Le indagini del maresciallo Battaglia – 16° – Reggio Emilia

Addì 20 luglio dell’anno corrente si verbalizza l’indagine portata a termine nei giorni precedenti dalla pattuglia mobile al comando del maresciallo Battaglia.

La pattuglia risultava così composta: autista alla guida agente semplice Gerardo Tasselli, sedente davanti maresciallo Battaglia al didietro del quale stazionava come d’uso l’ausiliario Rino Badalà.

Il giorno 15 luglio u.s., anniversario di San Camillo,  la pattuglia stava perlustrando l’area adiacente alla località Bagnolo dove segnalavasi la presenza di signorine di facili costumi, quando  veniva richiamata dal piantone di guardia per una indagine urgente e dirottata  presso il condominio Fatebenefratelli di via del Salsero su segnalazione di tale Erika Manescu, di anni 52, infermiera, nubile  e vegetariana, di genere rumena.

Giunti sul posto, interno 5, pianerottolo a destra, il maresciallo Battaglia e i suoi uomini raccoglievano la testimonianza della Manescu che in quanto rumena si esprimeva in una lingua del tutto incomprensibile:

 “Vecina mea are sex spinto, da,  și io zento rumore de toate note  și dimensiunile nu mă fac dormire niet. Essere io poverina  în terapie psichiatrica, da”

Non avendo capito niente ma notando un atteggiamento per lo più isterico della Manescu l’ausiliario Badalà, essendo il più istruito della squadra, suggeriva di usare il traduttore di Google sul telefonino e il maresciallo pure se diffidente delle tecnologie avanzate ne autorizzava l’utilizzo per mezzo del quale traducevasi:

«La mia dirimpettaia fa sesso spinto e i rumori di ogni genere e dimensione non mi fanno dormire la notte. Ora sono in terapia psichiatrica, povera me».

Facendosi uno spiraglio di luce nella conversazione la Manescu proseguiva a briglia sciolta: 
“E' Un incubo che dura da tre anni. Sono disperata, ho dovuto modificare le mie abitudini di vita, temendo di essere coinvolta nelle sue porcherie, come dite voi italiani sporcaccioni”.
“Este un dolor que  se întâmplă de trei ani. Sunt disperat, a devut changer ma vita , temându-mă să mă implic în murdăria lui porvcate come dite vuie Italiani sporcaccioni”.

Incuriositosi il maresciallo Battaglia decideva quindi di bussare imperiosamente alla porta di fronte, lato sinistro del pianerottolo, al campanello di tale Rita Belvedere oggetto di tali insinuazioni.

Apertasi la porta raccoglieva la testimonianza della Belvedere, in arte Genevieve, di anni 44, originaria di Lamezia Terme, divorziata e procace, di professione pedicure a domicilio la quale a sua volta intendeva denunciare la Manescu per le stesse ragioni erotiche, ovvero secondo la Belvedere la vicina intratteneva vieppiù rapporti sessuali violenti con estranei di vario genere e nazionalità, con  finestre che sbattono, porte che cigolano, pugni contro il muro, risate e radiosveglie che partono a ogni ora del giorno e della notte, dice ella.

A questo punto la situazione risultava alquanto confusa e completamente opposta alla versione dell’altra donna.

Il maresciallo Battaglia anche se esperto di liti condominiali, non sapeva più a quale delle due credere e nemmeno il ben noto acume del Badalà era in grado comprendere da quale parte pendesse la ragione e da quale il torto propendendo per un pareggio di responsabilità o al massimo una connivenza.

Essi trovavansi quindi fra i famosi due fuochi tanto più che le due contendenti venute a confronto diretto stavano alzando di molto il livello dell’alterco  e cominciavano a usare le mani in maniera impropria sul pianerottolo comune. Non  sapendo più a chi dare retta e non volendo addentrarsi in questioni femminili ad alto rischio e per garantire l’incolumità degli innocenti condomini che affacciavansi al vano scale, il maresciallo Battaglia decideva di trarre in arresto sia la Manescu che la Belvedere  per molestie e stalking reciproco e verso terzi condomini e le traducevano senza manette, ma con la forza persuasiva nell’auto di servizio.

Quivi inserite sul sedile posteriore ai due lati dell’ausiliario Badalà le due contendenti reiteravano il tentativo di  prendersi a ceffoni l’una verso l’altra al punto che l’ausiliario stesso, richiesta autorizzazione semplice al capopattuglia, provvedeva ad ammanettarle al maniglione sopra il  finestrino per non essere a sua volta malmenato.

Giunti al comando il maresciallo scioglieva le due vicine di casa e le traduceva in due  celle di rigore separate a regime di  pane e acqua. La Manescu attraverso le sbarre apostrofava il maresciallo Battaglia “Tu, militare, essere peggio di  Ponzio Pilato!”

Il maresciallo chiedevasi chi fosse questo Ponzio a lui ignoto ma pur sospettando che trattassesi di offesa soprassedeva  e utilizzando tutto il suo proverbiale buon senso non denunciava la Manescu per oltraggio a pubblico ufficiale.

Raccolte le reciproche denunce gli atti del caso venivano quindi inoltrati al giudice di pace affinché  si guadagni la pagnotta anche esso o essa che sia.

Il resto del carlino – luglio 2016

Le indagini del maresciallo Battaglia – 15° – Orbetello

In data di oggi 10 dicembre c.a. si presentavano qui davanti al sottoscritto piantone Paccosi Settimio i signori Fanfani Pietro e Ulivagnoli Demetrio, pensionati e incensurati almeno fino a questo momento, i quali intendono sporgere denuncia in forma anonima verso ignoti rei di atti vandalici e scritte imperscrutabili.

I fatti.

Da alcune settimane i denuncianti, dai più definiti umarelli, nel corso dei loro sopralluoghi giornalieri ai cantieri stradali atti a monitorare l’efficienza degli operai comunali, si imbattevano ripetutamente in scritte definite misteriose con vernice nera su muri, cartellonistica varia, panchine e proprietà private. Le scritte in questione attiravano l’attenzione dei denuncianti in quanto non trattavasi delle consuete frasi scurrili aventi per oggetto  organi cosiddetti genitali o espressioni di fede calcistica del tipo violamerda, bensì di una sigla denominata “Q.S.B.” , ivi compresi i punti.

La cosa faceva insospettire i denuncianti i quali, disponendo di molto tempo libero, si spingevano oltre il perimetro cittadino di loro competenza per verificare la presenza di tali scritte in altri luoghi. Con sgomento da questa verifica risultava che la scritta appariva qua e là come per dire ovunque, infatti  nel sottopasso della ferrovia la scritta QSB  spuntava a caratteri definiti cubitali sulla parete del tunnel, è poi appariva sul muro di un condominio, in via Sicilia era stato imbrattato il divanetto dipinto da un artista locale, creazione a cui i denuncianti erano molto affezionati e via via fino oltre la frazione di Albinia, passando per le campagne del Guinzone, dove è presente sui pali della luce, fino a Orbetello, quivi presente sulle pareti della pensilina che si trova alla fermata dei pullman e, come se non bastasse, le lettere sono comparse anche sui basamenti delle statue che si trovano proprio sotto il Comune.

Nella circostanza dei sopralluoghi i due pensionati venivano dati per dispersi in quanto rincasanti presso i loro domicili solo a notte fonda.

Numerosi  cittadini di Albinia e di Orbetello si ponevano domande prive di risposta sul significato della sigla misteriosa: essa poteva significare “Quanto sei bona” oppure “Quanto sei bischero” o “Qui si beve”. Ma nella realtà che ai più appariva romanzesca nessuno sa cosa significhi Q.S.B. e già alcuni mormoravano tratterebbesi di una sigla eversiva di origine islamica, visti i molteplici immigrati presenti in zona.

Nessuno sa darsi una spiegazione. L’interpretazione popolare dimostrava lo sdegno nei confronti di chi imbratta: quella scritta è infatti uno sfregio a proprietà di privati cittadini e a panchine e spazi civici e non.

Se una scritta poteva essere tollerata, le decine che sono comparse sono percepite come uno sgarbo alla comunità Albinese.

A questo punto la comunità locale omertosa invitava i signori Fanfani e Ulivagnoli a darsi da fare e sporgere denuncia contro ignoti.

E qui siamo alla data odierna.

A specifica richiesta i signori Fanfani e Ulivagnoli si rifiutavano tuttavia di firmare la denuncia in quanto  timorosi di vendette trasversali da parte di ignoti molestatori, la presente denuncia è pertanto redatta in forma anonima.

Visto il malcontento  popolare il comando generale decideva di assegnare un pattugliamento costante delle vie cittadine alla squadra volante composta dall’agente semplice Gerardo Tasselli, alla guida della vettura, dal maresciallo Battaglia sedente anteriore, e dall’ausiliario Rino Vadalà posto al suo didietro. La pattuglia che sarà dotata della più moderna tecnologia investigativa, veniva quindi distolta dal servizio di appostamento a fine contravvenzioni a raffica in località lungomare per dedicarsi anima e corpo alla soluzione del caso vandalistico.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

https://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2020/12/09/news/una-sigla-misteriosa-imbratta-muri-e-panchine-1.39641496

Le indagini del maresciallo Battaglia – 14° – Modena

Addì 16 ottobre dell’anno corrente si verbalizza l’intervento effettuato a seguito di una chiamata anonima presso la tabaccheria Caponcini posta in località Navicello.

L’agente di servizio al centralino contattava prontamente la pattuglia di ronda che risultava così composta: autista alla guida della vettura agente semplice Gerardo Tasselli, sedente anteriore destro maresciallo Battaglia al cui didietro era stabilmente posizionato l’ausiliario Rino Badalà.

I fatti:

La pattuglia volante sopra specificata stava stazionando di fronte al negozio di modista di  tale Iovanka Branescu detta “la rossa” di anni 45,  divorziata e incensurata, in località San Donnino. Ricevuta la segnalazione l’autovolante abbandonava la postazione di sorveglianza della modista e si recava a folle velocità verso la località del richiamante aiuto che trovasi al lato opposto della pacifica città di Modena. Il tragitto fu percorso nel tempo di 11 minuti, semafori rossi compresi, stabilendo un record definito invidiabile per le forze dell’ordine locali.

Il dichiarante fa presente che alcune autovetture transitanti in senso opposto di marcia del percorso sono state danneggiate in più punti e potranno rivolgersi alla locale agenzia SAI Unipol per richiesta di danni e non.

Giunto sul luogo del crimine il maresciallo Battaglia provvedeva alla ricostruzione dei fatti:

Alle ore nove del mattino circa Cesare Caponcini di anni settantadue, coniugato proprietario della tabaccheria omonima,  trovavasi da solo nel suo locale composto da un ingresso nella parte anteriore, sulla destra un lungo bancone con sigarette e altri articoli da spaccio, alla metà stazionava immobile il registratore di cassa, in fondo, di fronte all’ingresso eravi un bancone più piccolo, definito trespolo, con un’altra apparecchiatura che sembravasi erroneamente come una cassa atta invece a compilare schedine del Superenalotto. Il settantenne trovavasi dietro a quest’ultima, ovvero dietro al bancone piccolo.

E qui viene riportata la sua testimonianza 

«A un certo punto sono entrati quei due tunisini o marocchini, insomma quei neri tanto sono tutti uguali di circa ventotto anni e si sono precipitati verso di me. Avevano non due coltellini, ma due coltellacci, con delle lame lunghe come una mano e anche di più. Me li hanno strofinati sul petto spingendomi con le lame e mi hanno urlato “Caccia li sordi, brutto rincojonito, li sordi, vojamo li sordi!” in un dialetto secondo me tendente all’ arabo o al laziale. D’istinto mi sono appoggiato indietro. Uno dei due allora ha spinto il trespolo verso di me, come per chiudermi all’angolo e  raggiungermi meglio col coltello. Mentre l’altro mi teneva sotto tiro, quello che si era sporto ha allungato un braccio rufolando a casaccio nella cassettiera del trespolo, ma i primi tre cassetti li tengo chiusi, lui prova e non riesce ad aprirli. Poi arriva all’ultimo cassetto, ci ha infilato la mano, e io furbo con un ginocchio ho spinto il cassetto che si è chiuso di scatto e gli ha schiacciato la mano. Lui si è messo a urlare “Li Mortacci tua. Cazzo che male, boia che dolore !”  e allora io gli ho menato alcuni cazzotti. Con l’altra mano nel frattempo ho afferrato  una bomboletta al peperoncino che tenevo da quelle parti ma mi è caduta. Quello picchiato intanto urlava all’altro “daje ‘na cortellata ! menalo!  ”. Allora io grido: “calma ragazzi, non vi agitate, vi do i soldi, non sono qui, ma là, in quella cassa dell’altro banco”. Così sono andato all’altra cassa e i banditi si sono un po’ calmati mentre uno si teneva la mano sanguinolenta. Ho fatto  finta di aprire il registratore dove sapevo di avere un’altra bomboletta spray al peperoncino più grossa, come un sifone, l’ho afferrata e ho iniziato a spruzzare lo spray in faccia ai due che si sono  coperti il volto urlando frasi irripetibili e si sono voltati saltellando, a quel punto ho preso la mazza da baseball che tengo dietro il bancone e l’ho abbattuta contro la schiena di un malvivente che si è piegato a libro,  l’altro nella foga è scivolato sul pavimento e ha battuto una craniata  nello spigolo di ferro della porta tirando una cosa che secondo me era una bestemmia araba o laziale. A questo punto i due sono fuggiti a gambe levate e mi sono calmato e ho rimesso a posto il trespolo e la mazza da baseball perché non si sa mai.

Avevo premuto anche il campanello del sistema d’allarme collegato con la polizia ma qualcosa non è andato, forse si è inceppato, meglio così, ma se ci fosse stata mia moglie sarebbe andata molto peggio per loro, lei è tremenda !».

Il maresciallo Battaglia chiedeva allora al Caponcini se intendesse sporgere denuncia verso i due malviventi ignoti fino a un certo punto, ma il tabaccaio asseriva di non aver fatto nessuna chiamata al pronto intervento perché tanto se l’era cavata da solo e non voleva problemi con la giustizia che non si sa mai, e neppure con la moglie che si arrabbia di nulla, infatti si stava domandando perché la pattuglia fosse lì a disturbare.

A questo punto, raccolta la testimonianza, il maresciallo Battaglia concludeva con perspicacia che la chiamata non era pervenuta dal Caponcini stesso bensì dai due ladri alias vittime della controaggressione mentre tentavano essi medesimi un aggressione al tabaccaio, come una specie di rinculo, e proponeva l’archiviazione della pratica come se nulla fosse in quanto nella fattispecie non era agevole individuare il colpevole.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto e dal maresciallo Battaglia Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

Le indagini del maresciallo Battaglia – 13° – Aquileia

Alle ore 07.00 di questa mattina si è presentato qui davanti al sottoscritto piantone verbalizzante il signor Battistini Adolfo coniugato Pandolfi, incensurato per ora, originario di Pozzolatico, pensionato statale, in qualità di presidente onoris causa della associazione “Amici della zuppa” per sporgere regolare denuncia nei confronti di ignoti boicottatori della imminente sagra della zuppa di Aquilea.

Il denunciante riferiva di una serie di avvenimenti tesi a danneggiare la sagra. Il primo episodio avveniva pochi giorni or sono, alla vigilia del prima settimana della sagra della zuppa, allorquando accorgevasi che tutti i manifesti propagandistici della sagra attaccati nelle vie di Lucca erano stati abilmente strappati o impunemente imbrattati con vernice rossa. Dopo aver  constatato  con rammarico che evidentemente a qualcuno non piace la zuppa anche se tale circostanza sembra impossibile o quantomeno improbabile, visto che la tradizionale zuppa di Aquileia garba a grandi e piccini, provvedeva di persona coadiuvato dal segretario della associazione e alcuni  volontari all’uopo reclutati, ad affiggere un altro congruo numero di manifesti nelle vie cittadine. La mattina successiva anche questa serie di cartelli risultava lacerata e quindi illeggibile. E così deduceva che trattavasi di vandali che per propria iniziativa o ingaggiati da organizzatori di sagre concorrenti, avevano ben pensato di boicottare l’evento realizzato dal comitato paesano.

Nella notte di ieri, il terzo episodio, quello che toglieva qualunque dubbio sulla possibilità che trattassesi di un’operazione studiata a tavolino: «Abbiamo ancora una ventina di cartelli sparsi per Lucca – spiegava commosso il  Battistini – e li abbiamo trovati con sopra, attaccato, un foglio con la scritta “evento annullato, se Dio vole !”


Su Faceboc, che funge da tam tam mediatico, in tanti si domandano se questo significava che la sagra fosse stata annullata e rinviata, e gli organizzatori hanno avuto il loro bel daffare per spiegare che tutto è regolare.

Agli organizzatori non è rimasto altro da fare che salire in auto, controllare tutti i cartelli e sistemarli col pennarello aggiungendo la scritta “Invece si fa !” perché la sagra di Aquilea deve andare  avanti, nonostante il boicottaggio: nella circostanza il denunciante precisa che oltre alla parte gastronomica sarà presente il Dj Pippo Pieretti di Altopascio  e domenica 11 il gran finale con l’orchestra Amedeo che proporrà liscio e balli di gruppo, ricchi premi e cotillons.

Rimane, tuttavia, l’amarezza per qualcosa che non era mai successo in 44 anni di storia della manifestazione.

Per le indagini e gli accertamenti del caso è stato incaricato  il maresciallo Battaglia  e la sua squadra volante, già resisi protagonisti di scioglimento di casi intricati, il quale ha assicurato che non verrà tralasciato alcuno sforzo per assicurare i malviventi alla giustizia: come primo intervento ha provveduto nonostante le proteste del Battistini al sequestro dei manifesti corpo del reato per la rilevazione delle impronte digitali e ha assicurato la presenza costante della sua squadra negli orari di pranzo e  cena  alla sagra della Zuppa.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzante Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

https://iltirreno.gelocal.it/lucca/cronaca/2019/08/09/news/boicottati-i-cartelli-della-sagra-della-zuppa-1.37323935

Le indagini del maresciallo Battaglia – 12° – Cannigione

Addì ieri alle  ore 21.30 circa l’agente semplice Tumiriello Genesio stava approfittando del  turno di guardia notturno per godersi un meritato riposo quando veniva bruscamente svegliato da una telefonata anonima comminata dal proprietario del Bar Cristallo sito in località Cannigione che richiedeva l’intervento urgente di una pattuglia di forze dell’ordine.

Scossosi dal giustificato torpore l’agente Tumiriello richiedeva ulteriori informazioni al chiamante atte alla compilazione del modulo PIC 112 del manuale del pronto intervento celere: generalità, codice fiscale, domicilio, estremi della patente di guida e financo l’indirizzo dal quale stava chiamando che era appunto quello del bar Cristallo. Nonostante un apparente nervosismo l’individuo chiamante rispondeva esattamente alle varie domande di rito.  

Espletate le formalità l’agente Tumiriello procedeva con l’allertamento della  pattuglia di servizio  che nella fattispecie risultava essere quella della volante 41/bis comandata dal maresciallo Battaglia seduto in  auto con al fianco sinistro l’autista agente semplice Tasselli Gerardo  e l’ausiliario Rino Badalà posizionato direttamente alle sue spalle. La pattuglia era in servizio di perlustrazione sul lungomare alla ricerca di  passeggiatrici  abusive e non.

Ricevuta la chiamata l’auto procedeva ad una repentina  inversione a “U” sulla litoranea causando alcuni lievi tamponamenti e si dirigeva a velocità sostenuta e sirene spiegate e luci azzurre verso il luogo del delitto.

Quivi giunti il maresciallo Battaglia si accorgeva immediatamente che il Bar Cristallo trovavasi all’interno del Camping Bellavista della medesima località e ne faceva parte integrante.

All’interno del bar veniva rilevata la presenza di un uomo di tipo  romano di anni 50 che appariva su di giri e della moglie di genere procace e di un vacanziere austriaco di età imprecisata, anch’egli in modalità alterata. Erano presenti anche il gestore stesso del Bar Cristallo chiamante soccorso e un altro gruppuscolo di persone definite curiosi di circa un centinaio di capi facenti parte del gruppo vacanze del Camping sopracitato, tutti peraltro in  abiti succinti essendo la temperatura ancora elevata per la stagione.

Poiché gli animi risultavano ancora alquanto surriscaldati e maneschi il maresciallo Battaglia ordinava all’ausiliario Badalà di brandire minacciosamente il  dissuasore modello X26 in dotazione alla pattuglia in grado di procurare  ustioni e abrasioni varie.

Calmati i bollenti spiriti dietro la minaccia di scariche elettriche ad alta tensione si poteva finalmente procedere alla ricostruzione dei fatti dai quali risultava che il succitato turista austriaco, del quale non  faremo il nome per la privacy, aveva poche ore prima preso il mano il suo cellulare di origine cinese e scattato alcune foto nel locale da molteplici angolazioni ed altezze. Un gesto questo che faceva  andare su tutte le furie il 50enne della capitale convinto che oggetto degli scatti non fosse l’arredo del locale ma il lato B della moglie, dove per lato B si intende il posteriore anale della suddetta.

Avveniva quindi che senza ascoltare le parole giustificative dell’austriaco che in un tedesco che gli astanti definivano gutturale continuava a ripetere di aver fotografato solo il bancone e le sedie in pivvucci  il turista di Roma perdeva le staffe e procedeva a schiaffeggiare ripetutamente l’austriaco nonostante le reticenze della moglie procace.

Al termine del prolungato schiaffeggiamento gli asportava il telefonino e provvedeva  alla cancellazione di tutte le fotografie presenti nella memoria, odierne e non.

A questo punto il romano sembrava calmarsi ma  il  turista e austriaco non si riteneva soddisfatto e non faceva finta di niente. Lui che fino dal primo momento sosteneva di non aver immortalato nessun posteriore, al suo fianco c’erano anche la moglie e i figli,  non ha voluto assolutamente lasciar perdere e intendeva  denunciare  l’aggressore con la testimonianza  degli astanti che infatti provvedevano immediatamente a dileguarsi.

A questo punto al gestore del Bar Cristallo non restava che richiedere l’intervento delle forze dell’ordine.

Ricostruiti i fatti il maresciallo Battaglia provvedeva  a raccogliere pazientemente la denuncia del turista Austriaco e al sequestro del telefonino del medesimo che  in assenza di prove tangibili veniva inviato alla unità scientifica per tentare il recupero del corpo del reato ovvero le presunte foto del culo della signora.

All’uomo di genere romano in quanto sospettato di violenze ingiustificate su turista straniero venivano  ritirate la patente di guida e il libretto di circolazione in attesa di provvedimenti e veniva per il momento rilasciato a piede libero ma senza mezzi di trasporto.

Si procedeva infine a accogliere le  generalità e le testimonianze di tutti presenti ammontanti a un centinaio di astanti per gli atti processuali e alla segnalazione alla ASL competente per i tamponi resisi necessari in quanto partecipanti ad un assembramento non autorizzato in abiti succinti e senza la mascherina regolamentare. L’operazione si è protratta fino all’alba di questa mattina.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzanteAgente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

https://www.lanuovasardegna.it/olbia/cronaca/2020/08/25/news/cannigione-foto-al-lato-b-della-moglie-volano-gli-schiaffi-1.39231789

Le indagini del maresciallo Battaglia – 11° – Altopascio

Il giorno 15 ottobre c.a. la volante contraddistinta col numero 41/bis avente a capo pattuglia il maresciallo Battaglia che trovavasi in  auto con l’autista agente semplice Tasselli Gerardo  mentre l’ausiliario Rino Badalà si posizionava al lato della strada statale con la paletta alzata al fine di comminare contravvenzioni  fermava una autovettura di marca  Polo Volkswagen di colore begiolino che procedeva con andatura definita sospetta. 

All’altolà fermi o sparo pronunciato dal Badalà imbracciante la paletta rossa  l’autovettura si fermava sul ciglio della strada. Affacciatosi   con cautela al finestrino  il milite notava una moltitudine indistinta di arti inferiori e superiori all’interno della vettura e insospettito dal caos che regnava dentro estraeva prontamente l’arma di ordinanza peraltro munita di sicura, intimando agli occupanti di scendere cautamente uno alla volta e con le mani in alto.

A questo punto la pattuglia assisteva incredula ad una scena raccapricciante in quanto dalla Polo  scendeva una folla di occupanti di ogni razza, specie ed età.

Su quell’auto, stretti come sardine, erano state infatti stipate  dieci persone. Il maresciallo Battaglia spinto dalla curiosità era frattanto sceso dall’autopattuglia e richiedeva i documenti al conducente,  tale Radu Ciobanu trentenne di origine rumena ma  residente a Capannori disoccupato e nullatenente che dichiarava la propria estraneità ai fatti in un italiano definito approssimativo.

Il Ciobanu risultava non essere in possesso di patente o di altri documenti, ma solo di una tessera nominativa del FrescoMarket di Altopascio che veniva posta sotto sequestro cautelativo. Gli altri nove passeggeri declinavano la loro nazionalità che risultava essere mista fra italiana, marocchina e albanese, tutti di età compresa tra i 20 e i 30 anni, alcuni dei quali con precedenti penali e non. L’auto intestata a un certo conte Manfredi di Ripafratta risultava inoltre priva di assicurazione, con la revisione scaduta da quattro anni, le gomme usurate e i fanali posteriori di stop non funzionanti. Dal controllo incrociato effettuato con la centrale conseguivasi che il Ciobanu non solo non era in possesso di patente ma neppure ne aveva mai fatta richiesta e possedeva bensì precedenti penali di ubriachezza molesta e maltrattamento di animali da cortile. Difficile mettere insieme così tante infrazioni. L’ausiliario Badalà spalleggiato da tutta la pattuglia, comminava una contravvenzione record di euro 10.420 di cui 5mila solo per la guida senza patente e per la quale il Ciobanu testualmente  affermava “Pazienza, tanto soldi non ci sono !”

La macchina è stata posta sotto sequestro  tramite intervento di carro attrezzi e la moltitudine degli occupanti è stata rilasciata a piede libero. Il Ciobanu è stato tradotto senza manette alla centrale per la prova del palloncino e per dare una lezione alla popolazione giovanile del luogo. Il giudice preliminare deciderà con calma cosa fare.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzanteAgente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

http://iltirreno.gelocal.it/lucca/cronaca/2018/10/12/news/in-dieci-su-una-polo-priva-di-assicurazione-multa-da-6mila-euro-1.17346259?ref=search

Le indagini del maresciallo Battaglia – 10° – Pisa

In data 25 settembre si presentava qui davanti a me verbalizzante tale Marta Sandretti di anni 52 nubile e illibata residente a Vecchiano di professione guida turistica la quale trovavasi per lavoro a transitare nel percorso turistico alternativo denominato “Curiosando di qua e di là” che percorre alcuni camminamenti lungo le case adiacenti le mura di Pisa.

La Sandretti stava procedendo unitamente a  gruppo di quarantaquattro  famelici turisti di ogni genere e nazionalità sul suddetto percorso quando da un giardinetto, posto a circa metri sei, protendevasi verso di loro con fare definito minaccioso un individuo di razza bianca impugnante un fucile di grosse dimensioni che così appellava il nutrito gruppo: «Andate via, cosa avete da guardare brutte merde ? andate via sennò vi sparo».

A seguito di tale minaccia armata alcuni turisti in età avanzata venivano colti da malori di varia natura quali svenimenti, vomito, fuggi fuggi e diarrea e si veniva quindi a creare un panico definito incontrollabile nella comitiva.

Al termine del caos la Sandretti effettuava la conta tramite appello nominale con alzata di mano dal quale appuravasi  che quattro anziani di genere maschile e femminile dovevano ricorrere alle medicazioni della Misericordia per ecchimosi sparse da calpestio maldestro. Inoltre una coppia effettuante il viaggio di nozze d’oro originaria di Wuttenberg (Germania) risultava dispersa  fino a tarda notte quando veniva rintracciata in una cappella mortuaria  di proprietà della famiglia Nencini nell’adiacente camposanto monumentale.

Poscia la suddetta Sandretti si faceva carico di sporgere  denuncia contro ignoti, peraltro riconoscibili, per minaccia  a mano armata, offese a turisti stranieri e non, provocazione e lesioni multiple e abbandono di anziani.  

In data di ieri 29 settembre, come la famosa canzone, veniva inviata sul camminamento in oggetto una pattuglia investigativa formata dal maresciallo Battaglia e dall’ausiliario Badalà, in quanto il terzo componente agente semplice Gerardo Tasselli stazionava nell’auto volante parcheggiata in temporaneo divieto di sosta.

Dopo accurate ricerche percorrendo il suddetto camminamento turistico il maresciallo Battaglia veniva minacciato anch’esso da una coppia agguerrita e, disvelatosi, appurava che trattavasi di tale Joele Pancani di anni 65 e della sua legittima consorte Nadia Lottini in Pancani di anni 65 anche lei, pensionati  residenti nell’appartamento posto al numero civico 2 della strada adiacente il didietro delle mura di Piazza dei Miracoli di Pisa.

A seguito di sopralluogo trattavasi di appartamento di modeste dimensioni ad equo canone godente di una superba vista sulle mura stesse e sul camminamento sopra citato.

Di fronte al persuasivo e stringente interrogatorio effettuato in loco  i due  Pancani ammettevano il proprio comportamento e lo giustificavano asserendo che ogni giorno, tre volte al giorno una manipolo di sfaccendati turisti di ogni genere e religione transitavano davanti al loro giardinetto  gettando sguardi invasivi e spesso commentando in maniera malevola le loro abitudini alimentari ed il loro abbigliamento definito casual o trasandato. Il Pancani sosteneva altresì di essere stato oggetto in alcune circostanze di lancio di noccioline e banane da parte di turisti parlanti lingue straniere, forse americane.

I due coniugi protestavano con veemenza e intendevano sporgere denuncia contro numerosi ignoti per disturbo della quiete familiare e calunnia acciocché venisse fatta giustizia nei loro confronti in quanto non beneficianti di alcun corrispettivo economico per queste visite con sosta, bensì essendo vittime di sbeffeggiamenti ilari e non.

I due intendevano inoltre richiedere i danni materiali e morali  alla agenzia “Viaggi Ardimentosi srl” organizzatrice dei tour “Curiosando di qua e di là”.

Il maresciallo Battaglia trovavasi quindi nella invidiabile posizione di essere il terzo fra i due litiganti e procedeva di autorità  al sequestro dell’arma, un fucile a pallettoni e ad una cartucciera piena di cartucce a sale grosso fatte a mano dalla tesso Pancani.

A questo punto nei confronti dell’uomo sarà celebrata al più presto l’udienza di convalida dell’arresto e anche della donna per favoreggiamento  e contestualmente il processo che si svolgerà oggi stesso con rito direttissimo.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzante Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

http://iltirreno.gelocal.it/pisa/cronaca/2018/12/02/news/punta-un-fucile-contro-i-turisti-sulle-mura-basta-guardare-dentro-la-mia-proprieta-1.17521860

Le indagini del maresciallo Battaglia – 9° – Capannori

Alle ore 07.00 di questa mattina si presentavano qui davanti al sottoscritto piantone verbalizzante il signor Genesio Baccolini fu Giovanni di Turrita di Siena celibe e incensurato fino a questo momento e il signor Attanasio Furgiuele originario di Pozzuoli nullatenente seppure perito informatico, i quali venivano qui scortati dalla pattuglia comandata dal maresciallo Battaglia nelle loro vesti dei due litiganti.

Ma veniamo ai fatti

Nel corso della serata quasi notturna di ieri sera in località Capannori si stava svolgendo presso il Bar Stellarossa di proprietà di tale Xu-Xiaohao-Kozu di origine cinese una partita di calciobalilla a due ritenuta molto accesa dai testimoni avente in palio una serie di bevute per tutti gli avventori nel corso della quale venivano segnati molti goals da parte della squadra degli omini di colore rosso manipolati dal Baccolini tramite manovra detta “frullone”, modalità non prevista dalla contesa secondo il regolamento vigente nel bar Stellarossa essendo essi qualificati come non professionisti del settore calciobalilla.

Nonostante le reiterate proteste del Furgiuele il Baccolini insisteva svariate volte nella effettuazione del suddetto tiro a frullone infliggendo numerosi punti all’avversario ed avviandosi quindi a concludere  trionfalmente la partita  a proprio favore.

All’ennesimo utilizzo del tiro proibito ed alle parole che secondo le testimonianze il Baccolini rivolgeva all’avversario “Te tu sei una sega a biliardino!” il Furgiuele evidentemente esasperato dalla tattica aggressiva dell’avversario aveva una reazione dai più definita sopra le righe in quanto estraeva dalla tasca posteriore dei calzoni una pistola scacciacani a pallini di gomma parecchio dura  ed esplodeva alcuni colpi in varie direzioni, dette anche a casaccio, colpendo una fila di bottiglie del bancone, due avventori di striscio e più che altro il torace del Baccolini.

A questo punto scatenavasi una baraonda generalizzata all’interno del Bar Stellarossa e mentre il proprietario cinese chiamava utilizzando la lingua italiana il pronto intervento i due contendenti più un folto numero di avventori procedevano ad una rissa tramite spintoni, calci e numerosi cazzotti.

Il caso volle che la pattuglia volante comandata dal maresciallo Battaglia trovassesi  nelle vicinanze di ronda presso il cinema Eden dove veniva proiettato il film a luci rosse “Malattie veneree”   e quindi poteva intervenire nel giro di pochi minuti.

Al  sopraggiungere della pattuglia i contendenti che erano già fuoriusciti dal locale e si trovavano nella strada antistante ove proseguivano incessantemente i combattimenti, tentavano di allontanarsi il Baccolini a piedi e il Furgiuele salendo su una autovettura Clio verde con targa VY 345 GH, indi detto Furgiuele dava una sgommata dai più definita poderosa e si dirigeva ad andatura costante verso il Baccolini colpendolo nel posteriore tramite  cofano anteriore e gettandolo a terra ove veniva trascinato per metri dodici.

Dopo di che il Furgiuele, non sazio, scendeva dall’autovettura impugnando  il cric e, nonostante il timido  intervento dell’ausiliario Badalà, cercava di calarlo sul cranio del Baccolini inerme.

Il maresciallo Battaglia decideva quindi di intervenire e provvedeva  ad applicare una scarica di botte al Furgiuele tramite il  manganello d’ordinanza  annientandone le velleità e quindi a tradurlo ammanettato mani e piedi in centrale.

Trasportato al nosocomio di Capannori al Baccolini veniva riscontrato oltre allo scioc  emotivo, anche un politrauma e contusioni sparpagliate dappertutto che i medici giudicavano guaribili in un mese e quindi dimesso avendo firmato la liberatoria sanitaria.

L’arma, una modello 92 di scacciacani modificata calibro 8 marca Bruni con canna di 15 centimetri è stata sequestrata.

Presentatisi qui davanti a me verbalizzante i due contendenti rifiutavano una pacificazione bonaria in quanto il Baccolini intendeva sporgere denuncia per aggressione a mano armata e tramite autovettura nei confronti del Furgiuele mentre costui gridando “ommesfaccimmo”  tentava ancora di colpirlo tramite una sedia facente parte dell’arredo del commissariato centrale. 

Nei confronti dell’uomo sarà celebrata al più presto l’udienza di convalida dell’arresto e contestualmente il processo che si svolgerà oggi stesso con rito direttissimo.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzante Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

http://iltirreno.gelocal.it/lucca/cronaca/2018/11/18/news/spara-al-rivale-del-calcio-balilla-e-lo-travolge-con-la-macchina-1.17475024

http://iltirreno.gelocal.it/lucca/cronaca/2018/11/18/news/spara-al-rivale-del-calcio-balilla-e-lo-travolge-con-la-macchina-1.17475024

Le indagini del commissario Battaglia – 8° – Correggio

Alle ore 23.30 circa di ieri notte, cioè quella che precede oggi, l’agente semplice Tumiriello Genesio in servizio di piantone notturno veniva svegliato da un sonno ristoratore da una telefonata allarmata con la quale un individuo maschile richiedeva aiuto utilizzando le testuali parole:

“Presto ….. aiuto…… madre santa .. ….la mi’moglie mi vuole sparare.”

Scossosi dal giustificato torpore l’agente Tumiriello richiedeva ulteriori informazioni al chiamante: generalità, data di nascita, domicilio fiscale, estremi della patente di guida e ultimo ma non ultimo (?) l’indirizzo dal quale stava chiamando.

A tali precise richieste, utili peraltro alla compilazione del modulo PIC 112 del manuale del pronto intervento celere, l’individuo rispondeva in maniera piuttosto concitata declamando solo l’indirizzo che appuravasi essere quello di Piazza degli Ortaggi  della ridente località di Correggio senza peraltro specificare il numero civico, dettaglio che come vedremo rivestiva la sua importanza.

A questo punto pur insistendo per reperire i dati mancanti per la compilazione del  modulo con il richiedente aiuto che farfugliava frasi sconnesse, l’agente Tumiriello allertava la pattuglia di ronda notturna con l’altro telefono in dotazione al centralino, in quanto detto centralino ha per l’appunto più apparecchi telefonici a disposizione come da regolamento.

Veniva quindi allertata subitamente la pattuglia comandata dal maresciallo Battaglia che trovavasi in  auto con l’autista agente semplice Tasselli Gerardo  e l’ausiliario Rino Badalà posizionato alle sue spalle. La pattuglia stazionava in località Fosdondo nelle vicinanze di una passeggiatrice abusiva conosciuta come Luana che peraltro stava opponendo resistenza verbale alle forze dell’ordine. Lasciata perdere momentaneamente la passeggiatrice abusiva, l’auto si dirigeva a folle velocità lungo la strada provinciale in direzione di Correggio e precisamente sul luogo denunciato dal richiedente aiuto e quivi giungeva in circa dodici minuti avendo polverizzato ogni precedente  record di celerità sebbene con qualche danno secondario ad alcune autovetture parcheggiate sul lato destro della strada.

Giunti in Piazza degli Ortaggi la pattuglia si mostrava incerta sul palazzo nel quale effettuare l’intervento di soccorso, il maresciallo Battaglia comandava allora l’ausiliario Badalà affinché suonasse con insistenza tutti i campanelli dei palazzi circondanti la piazza al fine di reperire quello giusto. Il Badalà eseguiva di buon grado tale fanciullesca mansione e al sesto tentativo, dopo aver raccolto diversi insulti ed improperi da numerosi cittadini risvegliati in piena notte, individuava la casa giusta nella fattispecie l’appartamento posto al piano secondo del numero 17 intestato a Filippo Santiloni di Varazze quivi domiciliato e residente con la moglie Ardia-con-l’accento sulla-i Benesperi.

I  militi piombavano subitamente nell’appartamento e quivi rinvenivano la signora  Ardia-con-l’accento sulla-i Benesperi con in mano una Luger 08 (talvolta chiamata P08 Parabellum) che agitava in maniera maldestra e minacciosa in varie direzioni declamando le seguenti parole: “ Quel porco mi tradisce, se non mi fa subito vedere il cellulare gli sparo, sorbole !”.

Facendosi scudo col corpo recalcitrante dell’ausiliario Badalà, il maresciallo Battaglia abbastanza esterefatto intimava l’altolà alla Benesperi che come risposta traccheggiava, nel frattempo l’agente Tasselli piombava alle sue spalle e con una decisa mossa di arte marziale detta ta-che-vondo stendeva  a terra la donna e le montava sopra con  tutto il peso del corpo schiacciandola pesantemente sotto i suoi novanta chili vestiti.

Mentre la donna guaiva dal dolore e dalla frustrazione il maresciallo provvedeva ad apporre le manette ai polsi ed a recuperare la pistola e indi procurarle un paio di scariche a scopo intimidatorio tramite il nuovo storditore elettrico modello X26 in dotazione alla pattuglia.

Avendo ridotta finalmente al silenzio la Benesperi  si sentiva aprire cautamente la porta del bagno posto in fondo al corridoio a sinistra e una testa di uomo affacciavasi nel vano della porta. Tale testa risultava appartenere al corpo del richiedente aiuto Santiloni Filippo di anni 40 coniugato, impiegato statale e incensurato fino ad oggi, il quale uscendo lentamente dal bagno  si presentava in vestaglia da camera color azzurro e ciabatte di pelo e tutto tremante passava accanto alla donna ammanettata e ancora  distesa a terra esanime sotto il possente corpo dell’agente Tasselli.

Riportata una calma apparente nell’appartamento il maresciallo  sottoponeva a stringente interrogatorio il Santiloni al fine di ricostruire l’accaduto e veniva così a sapere che la signora  Ardia-con-l’accento-sulla-i Benesperi, scoperto che il marito aveva inserito una nuova pass-uord al cellulare, non  poteva più controllare il registro dei messaggini detti uo-zap in entrata ed uscita e quindi non poteva verificare le scappatelle amorose di costui. In preda a un attacco di gelosia parossistica la signora aveva pertanto recuperato la pistola Luger del marito malamente custodita nel cassettone e l’aveva minacciato di morte e danni materiali permanenti se non le avesse rivelato la nuova pass-uord del telefonino. Vista la mala parata il Santiloni, avendo evidentemente  qualcosa di sessuale da nascondere dentro il cellulare, temeva di rimanere vittima di insana gelosia, e si era barricato in bagno recando seco il telefono con il quale aveva allertato il centralino del comando.

Questi i fatti prontamente ricostruiti dal maresciallo Battaglia.

A questo punto non restava che tradurre la signora incatenata in cella di sicurezza con  l’accusa infamante di minaccia  a mano armata nei confronti del coniuge, rissa e resistenza passiva a pubblico ufficiale e quivi trattenuta in attesa di processo sommario.

Al signor Santiloni veniva sequestrata la pistola Luger il porto d’armi, la patente di guida e il cellulare di marca cinese che viene consegnato alla autorità giudiziaria onde verificare la cronologia dei messaggi amorosi da archiviare come prova agli atti processuali.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzante Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

https://gazzettadireggio.gelocal.it/reggio/cronaca/2018/11/13/news/minaccia-il-marito-con-la-pistola-mostrami-il-cellulare-o-sparo-1.17460911

Le indagini del maresciallo Battaglia – 7° Titignano

Il giorno 6 novembre u.s. alle ore 16 un autoveicolo Hyundai modello Atos di colore rosso con targa AB 789 CD irrompeva nell’area di servizio del distributore della nota marca petrolifera cu-eit sito in località Titignano al chilometro 27 della  FI-PI-LI direzione LI, dove LI sta per Livorno, con andamento oscillatorio sussultorio del tipo zigzagante. L’autovettura viaggiava a velocità sostenuta e ondivaga fuori controllo motivo per cui urtava una fila di cartelloni espositivi recanti i prezzi dei carburanti e quattro secchi di plastica ad uso clientela per lavaggio andando poi a fermare la sua corsa contro la pompa del gasolio contrassegnata dal numero 2.

Assistendo alla scena al sicuro dal suo gabbiotto il gestore dell’autopompe chiamava il pronto intervento e questo allertava la pattuglia volante di servizio che nella fattispecie risultava essere quella costituita da:

autista alla guida agente semplice Gerardo Tasselli, sedente davanti al comando maresciallo Battaglia al di cui didietro si posizionava l’ausiliario Rino Badalà.

La pattuglia era in corso di pedinamento a bassa velocità di una autovettura recante alcune donne di genere femminile in abiti succinti per constatare dove fossero dirette quando allertata dell’urgenza dal piantone di servizio decideva con riluttanza  di dirottare verso l’autopompa di Titignano di cui sopra, ove pergiungeva alcuni minuti più tardi a forte velocità e sirene spiegate.

Qui giunta la pattuglia si avvicinava a piedi in ordine sparso alla autovettura e quivi rinveniva seduta sul sedile in posizione definita semisdraiata una donna di colore bianco che brandiva amichevolmente una bottiglia di limoncello da litri due marca “Sorrento” già in parte consumata dalla quale attingeva ripetuti sorsi di liquido giallo.

Insospettito dalla ilarità della donna il maresciallo Battaglia le intimava di scendere dalla autovettura e di consegnare la bottiglia e comandava all’ausiliario Badalà di effettuare la prova del palloncino alla suddetta.

La donna spalancava di colpo lo sportello urtando con violenza la parte anteriore pelvica dell’ausiliario Badalà che si stava avvicinando e sbattendolo a terra dolorante indi poi scendeva recalcitrantemente dall’auto ed estraeva con difficoltà i documenti dalla borsetta dai quali dimostravasi essere tale Manrica Favero di anni 50 separata, di professione portalettere residente a San Giuliano Terme.

Approntandosi  quindi alla redazione del verbale a suo carico per danneggiamento di proprietà privata petrolifera e mettendola repentinamente di fronte alle sue responsabilità civili e penali la Favero assumeva un atteggiamento definito languido e pregava i verbalizzanti di soprassedere tramite ammiccamenti, al diniego opposto dal maresciallo Battaglia la suddetta Favero decideva improvvisamente di slacciare la camicetta di colore verde chiaro e gettarla  a terra rimanendo in reggipetto a  coppa  traforato  color nero posizionando ambedue le mani sotto al seno medesimo in una offerta erotica nei confronti dei militi strizzando a più riprese l’occhio sinistro in atteggiamento provocatorio.

Nonostante la titubanza mostrata dall’ausiliario Badalà, la reazione del maresciallo Battaglia era ferma e tesa a scoraggiare ogni avance sessuale della Favero.

A questo punto la medesima, visti vanificati i suoi tentativi corruttivi, si alterava vieppiù e si gettava impetuosamente contro tale Demetrio Gaggini, di professione paramedico che si trovava sul luogo in quanto curioso.

Scaturiva quindi una focosa colluttazione nel corso della quale la Favero mordeva ripetutamente il paramedico a numerosi arti superiori e inferiori procurandogli lesioni multiple.

Il maresciallo Badalà si trovava quindi costretto a comminare alla Favero una serie di scariche elettriche tramite dissuasore modello X26 in dotazione alla pattuglia atte a stordirla procurandogli ustioni e abrasioni varie.

Ridotta all’impotenza l’indemoniata  veniva ammanettata e tradotta nella camera di sicurezza della caserma in attesa del procedimento per direttissima per guida in stato di ebbrezza alcolica, lesioni multiple volontarie a paramedico  e resistenza a pubblico ufficiale. La maggior parte dei convenuti si sono costituiti parte civile.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzante

Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

http://iltirreno.gelocal.it/pisa/cronaca/2018/10/27/news/si-offre-di-fare-sesso-con-i-poliziotti-per-evitare-il-verbale-1.17397107?ref=search