Una Stagione al Maciucambo

E’ uscito in libreria per l’editore Marco del Bucchia il romanzo “Una stagione al Maciucambo” di Gianfranco Lotti

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E’ la cronaca di una stagione invernale di ballo in una balera di provincia. Venti serate da ottobre  a maggio con orchestre immaginarie e personaggi che caratterizzano le singole serate. Si raccontano le storie di coppie e di uomini e donne soli, di amori, delusioni, speranze o di semplice amicizia, tutto quello che di fatto avviene in una sala da ballo.

Ogni serata ha i suoi personaggi e la sua storia che inizia e si chiude all’interno del capitolo, ma esistono dei fili conduttori, dei fil rouge che attraversano il romanzo: per esempio la storia di amore non dichiarato del bigliettaio con Mafalda la barista, o il rapporto di coppia contrastato dei proprietari della trattoria che sta di fronte  alla balera, o le piccole disavventure degli altri dipendenti del locale.

Guarda il servizio sulla presentazione:

Una stagione al Maciucambo

Finalmente terminato  di registrare Una stagione a Maciucambo.

Il romazorosa è finito, sia su carta che in cd, adesso inizia la perigliosa ricerca di estimatori, dicasi editori.
Venti serate nella sala da ballo immaginaria dove il nostro narratore  cerca invano di far breccia nel cuore della bella Mafalda mentre dall’altro lato della strada si sviluppa il sofferto rapporto culi-amoroso (amore e culinaria) tra Sauro e Teresa della ben nota trattoria Sauro e Teresa.
In questi giorni a Radio Danza siamo alla puntata quattordici, finiremo per dicembre e con l’anno nuovo vedremo se ci sarà qualcos’altro.

Questi sono gli interpreti ed i  personaggi fissi:

INTERPRETI                     PERSONAGGI

Maria Teresa Rubani
Adriano Mencarelli
hanno fatto i coniugi Sauro e Teresa della omonima trattoria, Maria Teresa compare in undici puntate, Adriano in sei.
Patrizio Marchetti ha dato la voce a Ermes il proprietario taccagno del Maciucambo in 11 episodi
Patrizia Mazzei
Silvana Perrotta
sono le gemelline tutto pepe  Alba e Luna Tramonti
Monica Biagioni è Mafalda, suo il lungo monologo dell’ultima puntata ed altre brevi battute.
Daniele Marchetti ha dato la voce a Sebastiano Dalì e Saverio Peluso dipendenti emarginati
Gianfranco Lotti ha impersonato Torquato il cameriere con la za-zagaglia
Raffaele Forci ha interpretato Raffa il professore, chi altri avrebbe potuto ?
Salvatore Ternullo è stato l’altro opinionista fisso: Fulvio il finto poeta
Massimo Fantacci è il birichino Sigfrido Gallinacci

Ci sono poi i personaggi che compaiono nelle singole puntate, brevi ma significative apparizioni di alta recitazione (???)

 INTERPRETI                     PERSONAGGI

Agnese Lotti Melissa Finocchi, volitiva ragazza che fa chiacchierare
Andrea Cioni Er Trivella, sciupafemmine finito malamente
Annamaria Laveglia Signora anziana, mamma di Ugo, ama ballare con gli sconosciuti
Annamaria Laveglia La cantante slovena delle Ansambel Iskrice
Antonio Un cliente ciarliero
Enza Muzzicato Una signora infuriata col consorte (volano ceffoni e calci)
Giampaolo Sbragia Nunzio Rapolano, noto trombino della Val di Forfora
Graziana Mariani Irina, l’estetista slovena del piano di sopra (nella puntata 10)
Graziana Mariani Olga Primipara, la dispotica maestra di ballo
Luca Tosi Ugo, figlio di mammà (“ma mammà ..non sta bene !!”)
Maria Grazia Capecchi Edelweiss, detta Delvese, nostalgica nonnina danzante
Mario Magni Aladino, quello della pentola sul fornello
Mario Palmieri Un cliente curioso
Michela Floriana detta “Occhiatina”    (“dò solo un’occhiatina!”)
Michela Irina, l’estetista slovena del piano di sopra (nella puntata 8)
Miriam Accorsi Matilde la cantante dei Canossa (è di Mantova)
Monica Biagioni Fiamma, è in rotta col marito e cerca di sfogarsi in sala
Paola Penelope, rumbista autonoma, più che autonoma, sola
Paola Vecchi La cantante de Trio Carbone
Proto Azzu Brunero Vulcano, alle prese con gli acidi urici
Raffaello Ivo Basile, alias Ivo Nero, petomane solitario
Raffaello Astor Frondizi, guidatore di pulman e ballerine
Regine Odette (“lo conoscete le lac du cignes ?”) un tocco charmant
Roberto Innocenti Rodomiro Ortiz de Ramengo ….. dal baffo nero
Stefano Tasselli Valdo, timidone ma ottimo ballerino di fostrot
Tiziano Gori Un gemello Ruggeri

Qualcuno potrebbe supporre sia stato facile convincere questi signori a mettersi davanti ad un microfono a recitare frasi senza senso, senza neppure conoscere trama e personaggio, ebbene questo qualcuno  …… ha ragione.
Questi interpreti sono stati fantastici e disponibili, docili e entusiasti. Mi hanno accettato “ a scatola chiusa” fidandosi pienamente di me.
A loro dico grazie dal profondo del cuore, mi hanno fatto trascorrere mesi di divertimento puro e genuino, dato una disinteressata prova di amicizia e stima e molti spunti per il racconto.
Spero che il prodotto finito piaccia anche a loro, a me piace da morire !
Del resto non c’è da stupirsi, loro sono veri avanzi di balera !

Avanzi di balera – uno

Sabato 3 ottobre
Trio Carbone – ingresso 7 euro consumazione compresa

Nella sala buia del Maciucambo il Trio Carbone suonava da un paio d’ore melliflui ritmi lenti da scioglimento di budella, beguine zeppe di tradimenti e cuori straziati.
In pista poche coppie si strofinavano strascicando stracche sulle piastrelle di marmo verde chiaro, le mani degli uomini alla ricerca dei culi scontrosi  delle ballerine, le labbra  a sfiorare l’orecchio in un suggerire di inviti tentatori con alito da digestione pesante.
Atmosfera immobile e fiacca, nessun nuovo amore all’orizzonte.
Ritmo di beguines.

Il Trio carbone è in realtà un quartetto: fisa, batteria, pianola e Gloria la cantante mora: cinquanta anni di seno abbondante e cosce inguainate in una tunica rosso cardinalizio con spacco inguinale.
Sono arrivati alle otto col furgone più scassato visto da queste parti, un Ford Transit degli anni ottanta giallo canarino riciclato da un rappresentante della Calvè, sulla fiancata c’è ancora la pubblicità della maionese.
Vengono da Voghera, trecento chilometri per quattrocento euro a serata più un buono per la trattoria “Sauro e Teresa” qui di fronte. Meno di un centone pulito a testa, non sono professionisti e si sente, roba di mezza età.
Musicalmente rappresenta il punto più basso del programma del mese, forse di tutta la stagione invernale, il loro ingaggio ha il solo scopo di abbassare la media che la fisarmonica di Ramazzi alzerà paurosamente.
Ermes, il nostro gestore taccagno e calcolatore, è fermamente convinto che la prima serata della nuova stagione non parta mai col botto,  sostiene che dopo l’estate va bene tutto e la gente si accontenta di quel che c’è.

Ho aperto la biglietteria alle nove, c’erano quattro coppie over sessanta che aspettavano coi giubbottini sul braccio, sorridenti e energici con una voglia di ballo da strapparsi le unghie dei piedi. Li avevo visti qualche volta, non sono di queste parti. Gentili. Temevano di non trovar posto “Siamo venuti per tempo sa, s’aveva una gran voglia di ballare” si vede che non sono clienti abituali !
La mia postazione al bancone: il blocchetto dei biglietti, la cassetta con i contanti  e i depliant col programma del mese: orchestra Misirizzi, Clorinda e i passionisti, Dado e Lucia, la fisarmonica di Lotario Ramazzi, emiliano verace di Budrio. Prezzi variabili dai sette di stasera ai dieci euro compresi bevuta e guardaroba.
A proposito di guardaroba, mi occupo anche di quello.
Biglietti e cappotti, resti, pellicce, scontrini, e programmi stampati sui cartoncini pieghevoli, questa è la mia mansione al Maciucambo da tre anni.
L’ingresso del Maciucambo è un ampio corridoio a elle racchiuso tra la doppia porta a vetri che si affaccia sulla strada e la tenda bordò che immette nella piccola sala della biglietteria, a fianco il guardaroba, di fronte ancora un breve corridoio e un arco dal quale si accede alla pista. Alle pareti manifesti di orchestre famose, la luce è discreta, più adatta al night che alla balera
Il mio angolo di vedetta: due metri per due rialzato dal pavimento da una pedana di trenta centimetri con un bancone di legno chiaro ed uno sgabello da cassiere, da lì si scende lo scalino della pedana e si accede direttamente al guardaroba.
Non mi piace tanto custodire cappotti e pellicce altrui, ma  tocca a me perche il vecchio guardarobiere gobbo Sebastiano è stato cacciato un anno fa e Ermes per contenere i costi ha appioppato il servizio a me.

Da qui intravedo uno spicchio di sala da ballo che sta appena più in là, nascosta dalla penombra, la mia finestra sul mondo.

Alle dieci e mezzo avevo staccato un centinaio di biglietti, sala mezza piena, o mezza vuota secondo Ermes,  ho dato un’occhiata panoramica alla sala e ho visto Ivo Nero che se ne stava  sprofondato sul divanetto azzurro consunto intento a scoreggiare piano, rassegnato a un‘altra serata in bianco.
Mollava tenui pete di gas naturale sollevando leggermente la coscia e intorbando  la zona circostante e intanto sorseggiava un tamarindo tramite gorgoglianti succhiamenti di cannuccia. Sapeva che nessuna essere umano di genere femminile si sarebbe avvicinato  a lui, e neppure di genere maschile a dirla tutta,  tanto valeva accerchiarsi di nube odorosa, era pur sempre  un modo per passare il tempo.
Lo so che fa queste cosette, lo sanno tutti gli habitué, per niente le poltrone attorno sono sempre le ultime a esser occupate o, come stasera, desolatamente vuote: un paio di volte sono passato vicino a lui ….. e ….. credevo di aver pestato una cacca di cane là fuori sul marciapiede, ho sollevato un piede alla volta guardando la suola ma niente, poi ho capito. Da allora giro al largo.
Tamarindo blues.

Il vero nome è Ivo Basile, ma per tutti è Ivo Nero perché anni fa lavorava in un carbonizzo e tornava a casa pieno di fuliggine e fumo. Adesso fa il bidello alle scuole elementari e non si sporca più, ma il nero gli rimasto appiccicato.
Il fratello Agesilao Basile gestisce con la Ines Togni la scuola di ballo latino “Nani e  ballerine”  ed è sempre pieno di donne.
Ivo no !
Sarà per il nomignolo o perché il viso e le mani sono veramente diventate nere o perché è timido, più probabile che dipenda dall’alone di azoto che lo circonda, ma lui non ne becca una di donne. E dire che è un tipo sentimentale.
Un sacco di volte Agesilao ha cercato di trascinarlo alle serate della scuola  per vedere di fargli conoscere qualcuna adatta a lui, ma lui è troppo riservato e troppo affumicato per sentirsi a posto in pubblico: si siede in un angolo e guarda gli altri, nella scuola, nella sala, nella vita.
Ivo e la pratica del ballo non hanno affinità: lui va solo a vedere ballare gli altri, a forza di guardare ha imparato un mucchio di cose su come ci si dovrebbe muovere, sul portamento, sui passi e i giri a destra e a manca, conosce ritmi e balli e conosce anche i programmi che il fratello fa eseguire ai suoi allievi, mentalmente li ha incamerati tutti senza mai provarli.
Non balla, sostiene di non esserne in grado e si vergogna a provare, quindi non impara mai e non saprà mai se c’è portato o meno, è un dannato circolo vizioso al quale anche Agesilao si è rassegnato.
Ivo è uno dei nostri clienti fissi: arriva dopo le nove quando ancora non c’è quasi nessuno,  passa dal bar, fa il pieno di noccioline,  ordina un tamarindo e si siede al suo abituale tavolo a pochi passi dall’orchestra in posizione leggermente  rialzata su un gradone che gira attorno al locale e dal quale si domina la pista che sta più in basso.
Raramente salta l’appuntamento del sabato sera, non l’ho mai visto ballare e non saprei dire quando ha cominciato a spetazzare in sala, non so neppure se ha queste manifestazioni anche fuori dal Maciucambo, al supermercato, a scuola o in trattoria  o se  si tratta di un privilegio che riserva alla nostra graziosa balera, forse sarà  il tamarindo, o la musica, chissà.
Il solo essere umano capace  di sopportare quella compagnia taciturna e quel tenue persistente frazio è  Enzino Gualtieri, le rare volte che viene,  un vecchio amico detto Susina per certe volatiche rosse sulle guance che gli hanno sempre reso difficile gli approcci con l’altro sesso e che tenta inutilmente di mascherare con molteplici strati di calendula.
Non è bello il Susina e neppure gran ballerino, ma un buon compagno di balera, disponibile a far tardi e con cui si può scambiare due parole.
La regola è che in sala ognuno fa  per sé e arrangiarsi, cosìcché Enzino appena entrato prende il suo posto vicino all’orchestra e inizia a lavorare di occhio, gamba, e mano pendula quando possibile.
Ivo invece si rintana sul divanetto azzurro a guardar coppie e fantasticare, mantiene un certo contegno fino alle dieci poi si lascia andare alla rassegnazione e inizia senza nemmeno accorgersene a  far vento dalle chiappe.
Fra una passata e l’altra Enzino torna al divanetto azzurro di Ivo, riprende fiato, scambia due commenti sulle donne presenti e riparte alla caccia.
Ivo va a ballare per un non ben definito scopo che sta a metà tra il gusto del movimento altrui e il desiderio di trovare compagnia, gli piacerebbe far bella figura al fianco di una ballerina, ma non capisce mai se e quando è il caso di tentare l’approccio, sempre indeciso sul comportamento con le donne, completamente diverso dal Susina che, quando riesce nell’impresa di agganciare qualcuna percorre tutto l’iter dell’approccio nel tempo stringato di una canzone.
Stasera Enzino non c’è e la noia regna incontrastata nella penombra polverosa  di questo sabato sera di ottobre.
Fuori pioggia e afa.

Alle ventitre e dodici, ora del grande quadrante appeso sopra il bar, si apre la tenda bordò e Melissa Finocchi fa la sua comparsa in un abitino corto di raso viola in bilico su due sottili tacchetti dorati dodici centimetri, le ginocchia secche avvolte in calze di rayon fucsia, i capelli platinati raccolti in una lunga coda.
Una apparizione, una ventata fluorescente che ha calamitato gli sguardi un po’ sorpresi di tutti quelli che stavano dentro al Maciucambo, una leggera scossa elettrica che ha turbato per un momento  il torpore serale, proprio lei che non si vedeva qui dentro da anni, da quando era scappata da casa col ballerino di rumba, perché si sa…..
“…. i ballerini di rumba sono dei veri rubacuori”
“Rubacuori ….. ??? diciamo traditori piuttosto  ”
“Lascia fare, non è la rumba è il conto in banca”
“Insomma la Melissa è sempre bella, però è un chiodo”
“E’ capace che abbia quarantanni..
“E quelli della culla !”
“Insomma io me la farei anche subito”
“A vedere se si rompe, o non lo vedi che è anoressica”
“No è stitica”
“Macchè ha l’adiesse”
“Si vah, ha l’adiesselle ….”
Ogni volta che qualcuno o qualcosa rompe l’equilibrio del nulla al Maciucambo si scatenano i commenti a bassa voce, e neppure tanto bassa.
Fatto sta che Melissa, che di queste cose se ne infischia, va al bar e ordina un tè verde, poi butta  un’occhiata in giro e si avvicina a Ivo, compagni di scuola e, a colpo d’occhio, lo sfigato della sala, scelta perfetta per il suo anticonformismo provocatorio.
E’ quello che lui temeva per tanti motivi, soprattutto per il torbido alone di zolfo che lo circonda. Si alza di scatto per andarle incontro, ma lei gli appoggia un dito sul petto e lo riporta con decisione al divanetto rosa. Si siede accanto a lui.
“C’è un aria strana”
“Sarà la fogna del bagno, sai in questi locali non tutto è a norma”.
“Ah può darsi.  – Come stai Ivo ? –  Ballerei volentieri sono un po’ triste. – Tuo fratello che fa ?  –  te la sei fatta una donna ?  c’è un mortorio ! – ma che odore è ??”
Melissa ragiona sempre così, parla senza dar tempo di rispondere perché fondamentalmente non sta a sentire quello che dicono gli altri, anzi non gliene frega proprio niente.
Ivo è in fibrillazione, non sta capendo più niente, ha un sussulto : “Va bene, vado a chiedere un pezzo”  E’ rimasto alla prima domanda, il suo metabolismo  cerebrale non è tanto svelto a elaborare parole a raffica.
Scuote le noccioline dal vestito blu e si appropinqua al palchetto dell’orchestra: mentre il trio attacca malinconicamente Verde Luna, lui prenota con timidezza “Colpo di fulmine” della Tatangelo.
Quello con la fisarmonica soffoca uno sbadiglio, la serata è noiosa anche per lui, e un po’ controvoglia ammicca: certo, si farà.
Ivo riprende posto, intanto Melissa è indaffarata col cellulare, sta in disparte sul divanetto presa da una conversazione concitata, una mano che tormenta i capelli. In sala molti occhi puntati su di lei, Ivo guarda da un’altra parte, soffocando l’istinto di una tranquillizzante trombettina all’idrogeno.
In pista una interminabile serie di ballabili con l’orchestra che fa quel che può  ma non si risparmia  e dà dentro agli strumenti a più non posso.: l’età media è oltre i cinquanta, coppie e abitanti della zona e vecchi compagni nostalgici della casa del popolo che una volta stava qui, al posto del Maciucambo.

Il tempo passa in attempata letizia, la pista affollata perché qui tutti sanno ballare il liscio e non si vergognano,  quel volpone di Ermes ha visto giusto, la serata non è da buttare.
Ivo è sul divano azzurro, attaccato alla cannuccia del tamarindo  e guarda e riguarda battendo il tempo con il piede, ogni tanto qualcuno si avvicina  per chiedere  se Agesilao si vedrà a far vedere come si balla davvero, ma lo fanno solo per sbirciare la Melissa al telefono, tutti sanno che Agesilao gira al largo dal Maciucambo,  Ivo sta resistendo stoicamente a rassicuranti impulsi intestinali.
E’ giunta mezzanotte, il complesso fa la pausa e attacca un cd con i pezzi da relax. Il fisa attraversa la sala, Ivo si alza e timidamente, lo blocca e gli ricorda la sua richiesta di Colpo di fulmine “Lo facciamo stai tranquillo” risponde quello che dà del tu a chiunque .
Intanto Melissa è corsa al bagno piangendo. Ma che cazzo combina ?!” pensa Ivo e pensano tutti quelli che guardano e giudicano, altre storie altre scenate.
“La vedi la Melissa ? troppa energia per questo posto  – dico a Mafalda la barista – vedrai che molla tutto e torna via”.
Dopo la pausa si riprende: faccio passare qualche ragazzotto senza biglietto, solo quelli che mi stanno simpatici, prendono il posto delle nonne che, come cenerentola, rientrano per la mezzanotte. L’orchestra attacca una serie di balli di gruppo: la pista avvampa degli ultimi fuochi.
Melissa è ricomparsa dal nulla, intruppata da sola là in mezzo alla sala a muover passi di scalera e di galena, Ivo non l’ha seguita e lei appare e scompare nel mucchio, come risucchiata dal vortice di un mambo.
Ad un tratto, quasi correndo torna al tavolo afferra la borsetta, fa ciao ciao a Ivo sfiorandogli la spalla e se ne va.
E’ così siamo quasi all’una ormai e Ivo è di nuovo solo sul divanetto azzurro,  ancora aspetta la sua canzone: poi si avvicina al complesso e fa cenno col dito alla Gloria cantante “Si ricorda, per favore….” quella fa si con la testa mentre canta con enfasi “Primo turbamento” che ha scritto con le sue mani su musica del maestro tal dei tali.
Ivo è stanco, la mattina ha lavorato a scuola e il pomeriggio ha fatto l’orto dietro casa, avrebbe anche sonno, ma la sua serata non è completa, molla una grosso peto per la frustrazione che qualcuno dal tavolo vicino capta con raccapriccio
Il Maciucambo si sta svuotando di ballerini, restano in pista quelli del corso di bachata che si strofinano stancamente al centro della sala, qualche cameriere inizia a pulire i tavoli liberi da bicchieri e bottiglie, e anche dai tavoli occupati e anche se le bottiglie non sono vuote.
Ivo si avvicina nuovamente al complesso, ormai lei non c’è più ma è un punto d’onore, la cantante lo vede e fa il cerchietto col pollice e l’indice della mano destra come dire: okay tutto a posto.

Sono le due meno dieci e l’orchestra vuole smontare e tornare a casa, i camerieri vogliono  pulire e tornare a casa, Mafalda la barista sta già chiudendo e tornerà a casa prima di tutti.  Mi chiamano al guardaroba …. altri soprabiti da ritirare, ancora qualche saluto.
Gloria la cantante  afferra decisa il microfono e lo stacca dalla base.
“E ora a gentile richiesta del nostro amico seduto là in disparte, Colpo di fulmine, e con questo brano l’orchestra spettacolo Trio Carbone vi ringrazia  e vi dà appuntamento alla prossima volta. Siete fantastici. Buonanotte.”
Parte finalmente Colpo di fulmine: Ivo seduto al suo posto ascolta a occhi chiusi con in mano il bicchiere con l’ultimo sorso di tamarindo, dondola leggermente la testa e lascia andare flebili, nostalgiche flautolenze al metanolo.
Qualcuno accende le luci al neon e illumina di un bianco freddo la pista.
I ballerini si salutano dandosi appuntamento per sabato prossimo.
Il batterista del Trio Carbone a metà brano inizia a smontare i tamburi, io chiudo cassa  e la consegno a Ermes col resoconto. Le pulizie toccano alle inservienti, sarà meglio che qualcuno domattina spalanchi i finestroni per cambiare aria.
Sono stanco, me ne torno a casa anch’io.