Lisboa

Ed eccomi finalmente solo soletto a Lisbona dopo un volo buono, emozionante l’atterraggio fra i palazzi col pilota che correggeva l’assetto del velivolo col joystick: oscillazione da Luna park.

Tutto secondo i piani: la metro è pulita, precisa, economica e chiara da leggere, ordinata e funzionale, ottima impressione. Sbarcato alla Placa do Pombal che è enorme, impressionante nel suo saliscendi circolare, individuato con qualche problemino l’alloggio Good Marquez Suites (71 euro) che sta nello stesso palazzo dell’Ambasciata del Belgio. La receptionist è un tantino spazientita perché non afferro il suo inglese che peraltro mi sembra corretto, ma il rincoglionito sono io che non seguo, non capisco e, a differenza del passato, non mi sforzo nemmeno di capire.

Finalmente in camera (cameretta)  con finestra cieca su mezzanino (no spoiler).

Poi di nuovo Metro alla Placa do Comercio, bella, un po’ Trieste, un po’ Napoli o Barcellona o altre città di mare che non conoscerò mai.

All’Ufficio del Turismo non danno più le Credenziali del Cammino, di nessun Cammino che sia Santiago o Fatima è uguale, quindi informazione sbagliata ricevuta direttamente con e.mail dall‘ente del Turismo Portoghese e ahi ahi l’efficienza  lusitana mi cade un poco, così mi sembra d’essere ancora in Italia.

Allora vado alla vicina Cattedrale da Sé che è pure l’inizio del Caminho: ingresso 6 euro e io da buon pellegrino non sono entrato. Qui hanno finito le Credenziali del Caminho di Fatima, ho il sospetto che le abbiano finite da molto, molto  tempo, anzi che magari non ci siano mai state, in compenso per due euro mi hanno consegnato la Credenziale di Santiago, e va bene lo stesso, tanto la Compostela di Fatima mica ce l’hanno.

L’impressione è che non glie ne freghi niente del Caminho di Fatima e Santiago del resto e molto lontana, inizio a  pensare che non saremo in tanti per strada e a me va pure bene così.

Poi ho fatto qualche, anzi  molti giri nel quartiere di Alfama (due ore piene di giri) per vedere i vicoli caratteristici e cercare pure un ristorante.

In effetti di ristoranti trattorie, bettole con Fado e osterie ce ne sono un miliardo e per tutti i gusti in baccalà e le sardine che volete, mi sono incaponito con Tripadvisor e ho cercato uno, due, tre posti assolutamente introvabili, o chiusi per turno o per cessata attività, alla fine ho trovato O Beco, anche troppo riservato, che aveva un sacco di pallini su Tripadvisor e mi sono fatto la mia prima Sagres e il baccalao com Natas che non so cosa sia, forse besciamella o qualche altra cosa molliccia servita in una padella rovente. Non sono soddisfatto.

Noto che le donne di Lisboa sono belle e apparentemente morbide, gli uomini  giovani  e magri, sembrano calciatori del Benfica e mi suggeriscono nomi come Joao, Ricardo e Sergio, mi sembra di conoscerli da sempre, sono abbronzati e il colore della pelle è magnificamente sfumato dal bianco al nero. Invidio questa loro cadenza strascicata e dolce, come una serena tristezza da Fado.

Per i pochi che non lo sapessero il Fado è un genere di musica popolare tipica delle città di Lisbona e Coimbra, riconosciuto dall’Unesco come patrimonio intangibile dell’umanità.

Viene eseguito da una formazione musicale composta dalla voce (fadista) che dialoga con la guitarra portuguesa, a 12 corde, accompagnati dalla chitarra ritmica o viola a cui possono essere aggiunti un basso portoghese (baixo) e una seconda chitarra portoghese.

Il nome deriva dal latino fatum (destino) in quanto si ispira al tipico sentimento portoghese della saudade e racconta temi di emigrazione, di lontananza, di separazione, dolore e sofferenza. Questo dice Wikipedia e chi siamo noi per dubitare ?, aggiungo che dopo dieci minuti di Fado la malinconia raggiunge inevitabilmente le parti basse dell’addome e fa cadere i coglioni  a terra, in caso di maschi, cosa accade alle donne non so.

Comunque all’Alfama ogni ristorante che si rispetti  ha qualcuno triste che canta il Fado tutta la sera fino a notte inoltrata, ecco perché è opportuno mangiare da qualche altra parte.

Caffè e gustosa pasterella portoghese in un bar davanti alla Cattedrale e rientro nella mia casa di stasera:

Puzza di fogna all’ingresso,

Puzza di fogna in camera

Scarafaggio gigante spiaccicato tramite scarpone  e immortalato per la recensione che sarà pessima.

Insomma

In questo giorno ho molto guardato e poco pensato, non mi sono sentito solo, sono gasato al punto giusto e non vedo l’ora di partire.

Mi addormento col pensiero di sentirmi qualcosa zampettare sulle gambe, speriamo di riposare.

Fine della prima giornata.

Quasi quasi non c’era nemmeno bisogno di partire

domani parto !

messaggio rivolto ai miei coetanei che si scoglionano perché non sanno cosa fare della loro giornata e mugolano di noia con la moglie spazientita lamentandosi del futuro, umarelli per vocazione: inventatevi qualcosa, quasiasi cosa.

Non è una gita, non un  trekking e neppure un pellegrinaggio, ma un viaggio da costruire prima di tutto nella testa e poi nelle gambe, alla ricerca di una sfida mai pensata in gioventù, emersa adesso quando rasenta il limite delle mie possibilità. Si potrebbe anche dire: come cercare rogne quando tutto filerebbe liscio !

Ma di cosa si tratta,

Si tratta del Cammino di Fatima detto anche “Caminho do Tejo”: 5 giorni e 143 chilometri lungo il fiume Tago che tradotto in soldoni sono 28,6 km al giorno di media, con due tappe di 33 km, decisamente troppi per le mie capacità: mai stato un camminatore, né aspiro a esserlo, per sole tre volte mi sono avventurato per percorsi così lunghi, in compagnia e prendendola comunque con molta calma.

Si tratta soprattutto di farlo da solo, senza gli amici fidati, solo con le mie incertezze e fragilità, con l’età che avanza crudelmente, il dolore alla schiena che va e viene, la sordità galoppante che mi isola e il raffreddore che ho preso proprio oggi.

Si tratta di provare (e perché no ?).

Di idee un po’ folli ne vengono a tutti, a me vengono, e non tutte si possono cestinare come impossibili o semplicemente come cazzate, ogni tanto qualcuna si può trasformare in obiettivo perché è bello vivere anche di sfide, di scommesse con se stessi.

L’idea di Fatima nasce dopo Santiago quattro anni fa, un pomeriggio a una celebrazione dei pellegrini officiata da Padre Fabio dei Guanelliniani di Santiago: mentre lui parlava di pellegrinaggi interiori, di scoperte degli altri e di spiritualità, preso da un raptus emotivo mi son detto: “voglio andare a Fatima, e lo voglio fare da solo !”  e perché cazzo mi sia venuto in mente proprio non lo so.

Poi il covid, e gli impegni familiari e tutto il resto hanno ricacciato indietro l’dea, fino all’autunno scorso quando si è ripresentata, prima timidamente come una facezia, poi sempre più concretamente, ma vuoi vedere …. ma no dai………mai si si può fare ……maddaiii !, e così rimuginando, tanto per esplorare, ho iniziato a consultare internet, e si sa che internet è un demone che quando ti prende sei finito e non ragioni più con lucidità.

Esistono pochi siti web che forniscono informazioni sul percorso, tracce, logistica dove esiste, spiritualità, il principale è “Caminhos de Fatima”  (https://www.caminhosdefatima.org/pt/) , ci troviamo quasi tutto comprese le tracce gps per me indispensabili vista la mia predisposizione a perdere frequentemente  la strada.

Non esistono guide in italiano.

La prima esigenza è stata quella di trasformare le cinque tappe previste in sette tappe di una ventina di chilometri ciascuna. In questa zona non esiste un sistema di accoglienza diffuso per  cui è stato necessario divedere le giornate sulla base degli alloggi disponibili da individuare e prenotare  prima di partire e non necessariamente in base alle tappe canoniche.

Ulteriore esigenza: sono abituato alle comodità, non voglio dormire in un ostello, in tenda, in sacco a pelo o in qualche caserma di pompieri, non mi piace e non mi sarebbe né di stimolo né di conforto, quindi la ricerca si è indirizzata sul bed and breakfast, affittacamere, pensioni o alberghi, in ordine di preferenza. 

Altra premessa: non so leggere le mappe, il mio amico Andrea ha provato più volte e inutilmente a spiegarmi e non so orientarmi con la bussola, il mio senso di orientamento è nullo. Quindi prima di tutto occorrevano le tracce GPS.

Le tracce GPS sono reperibili sia sul sito del Caminho de Fatima sia sulla applicazione Wikiloc, sia su alcuni siti del cammino di Santiago Portoghese. Non tutte le tracce coincidono esattamente per cui è stato necessario  fare una sintesi e adottare un percorso, cioè costruire le mie tracce sulla mappa (tutto virtuale ovviamente).

Poi dovevo segnarmi i centri abitati lungo il percorso e tracciarli secondo il chilometraggio, appoggiandomi dove possibile alle tappe ufficiali ed inserendo le deviazioni o le tappe intermedie dove necessario.

Ho familiarizzato con l’area geografica e mi sono studiato le mappe e le strade, è stata una attività curiosa e divertente che ha occupato il mese di febbraio del 2023.

A questo punto avevo chiaro le zone dove avrei dovuto ricercare un alloggio tenendo conto che si tratta all’inizio di squallide zone industriali e successivamente di piccoli centri abitati. Il bello di questa fase è che il lavoro si basava tutto sulla immaginazione, considerando che tra un puntino e l’altro di Google Maps che magari sembrano vicini ci sono magari quattro, cinque chilometri da fare a piedi che  a fine giornata non sono per nulla gradevoli.

L’individuazione di possibili alloggi collocati alle giuste distanze ha occupato il mese i marzo. E’ stato divertente.

Prima poi si doveva arrivare al conquibus, ovvero prenotare il volo; dopo una serie di tentennamenti, indecisioni, dubbi e menate varie il 6 aprile ho prenotato i voli Ryanair che ovviamente sono costati i doppio rispetto ai mesi precedenti (credo che questa gita fuori porta verrà a costare un botto di soldi !)

I giorni successivi sono stati dedicati alla prenotazione degli alloggi (camera con bagno privato) e siamo arrivati a metà aprile, meno di un mese dalla partenza e ….basta non c’erano più scuse bisognava macinare chilometri per fare la gamba. Ecco diciamo che questa pare è stata un pochino trascurata e in effetti sto partendo con un bel quaderno fitto di appunti, con una serie infinita di tracce sul Garmin e sul telefono, ma …… senza allenamento.

Questo mi riporta al mio stato di umarello in pectore, ma, cazzo, com’era bello in inverno stare al calduccio a immaginare il viaggio, quasi quasi non c’era nemmeno bisogno di partire davvero!

Le indagini del maresciallo Battaglia – 16° – Reggio Emilia

Addì 20 luglio dell’anno corrente si verbalizza l’indagine portata a termine nei giorni precedenti dalla pattuglia mobile al comando del maresciallo Battaglia.

La pattuglia risultava così composta: autista alla guida agente semplice Gerardo Tasselli, sedente davanti maresciallo Battaglia al didietro del quale stazionava come d’uso l’ausiliario Rino Badalà.

Il giorno 15 luglio u.s., anniversario di San Camillo,  la pattuglia stava perlustrando l’area adiacente alla località Bagnolo dove segnalavasi la presenza di signorine di facili costumi, quando  veniva richiamata dal piantone di guardia per una indagine urgente e dirottata  presso il condominio Fatebenefratelli di via del Salsero su segnalazione di tale Erika Manescu, di anni 52, infermiera, nubile  e vegetariana, di genere rumena.

Giunti sul posto, interno 5, pianerottolo a destra, il maresciallo Battaglia e i suoi uomini raccoglievano la testimonianza della Manescu che in quanto rumena si esprimeva in una lingua del tutto incomprensibile:

 “Vecina mea are sex spinto, da,  și io zento rumore de toate note  și dimensiunile nu mă fac dormire niet. Essere io poverina  în terapie psichiatrica, da”

Non avendo capito niente ma notando un atteggiamento per lo più isterico della Manescu l’ausiliario Badalà, essendo il più istruito della squadra, suggeriva di usare il traduttore di Google sul telefonino e il maresciallo pure se diffidente delle tecnologie avanzate ne autorizzava l’utilizzo per mezzo del quale traducevasi:

«La mia dirimpettaia fa sesso spinto e i rumori di ogni genere e dimensione non mi fanno dormire la notte. Ora sono in terapia psichiatrica, povera me».

Facendosi uno spiraglio di luce nella conversazione la Manescu proseguiva a briglia sciolta: 
“E' Un incubo che dura da tre anni. Sono disperata, ho dovuto modificare le mie abitudini di vita, temendo di essere coinvolta nelle sue porcherie, come dite voi italiani sporcaccioni”.
“Este un dolor que  se întâmplă de trei ani. Sunt disperat, a devut changer ma vita , temându-mă să mă implic în murdăria lui porvcate come dite vuie Italiani sporcaccioni”.

Incuriositosi il maresciallo Battaglia decideva quindi di bussare imperiosamente alla porta di fronte, lato sinistro del pianerottolo, al campanello di tale Rita Belvedere oggetto di tali insinuazioni.

Apertasi la porta raccoglieva la testimonianza della Belvedere, in arte Genevieve, di anni 44, originaria di Lamezia Terme, divorziata e procace, di professione pedicure a domicilio la quale a sua volta intendeva denunciare la Manescu per le stesse ragioni erotiche, ovvero secondo la Belvedere la vicina intratteneva vieppiù rapporti sessuali violenti con estranei di vario genere e nazionalità, con  finestre che sbattono, porte che cigolano, pugni contro il muro, risate e radiosveglie che partono a ogni ora del giorno e della notte, dice ella.

A questo punto la situazione risultava alquanto confusa e completamente opposta alla versione dell’altra donna.

Il maresciallo Battaglia anche se esperto di liti condominiali, non sapeva più a quale delle due credere e nemmeno il ben noto acume del Badalà era in grado comprendere da quale parte pendesse la ragione e da quale il torto propendendo per un pareggio di responsabilità o al massimo una connivenza.

Essi trovavansi quindi fra i famosi due fuochi tanto più che le due contendenti venute a confronto diretto stavano alzando di molto il livello dell’alterco  e cominciavano a usare le mani in maniera impropria sul pianerottolo comune. Non  sapendo più a chi dare retta e non volendo addentrarsi in questioni femminili ad alto rischio e per garantire l’incolumità degli innocenti condomini che affacciavansi al vano scale, il maresciallo Battaglia decideva di trarre in arresto sia la Manescu che la Belvedere  per molestie e stalking reciproco e verso terzi condomini e le traducevano senza manette, ma con la forza persuasiva nell’auto di servizio.

Quivi inserite sul sedile posteriore ai due lati dell’ausiliario Badalà le due contendenti reiteravano il tentativo di  prendersi a ceffoni l’una verso l’altra al punto che l’ausiliario stesso, richiesta autorizzazione semplice al capopattuglia, provvedeva ad ammanettarle al maniglione sopra il  finestrino per non essere a sua volta malmenato.

Giunti al comando il maresciallo scioglieva le due vicine di casa e le traduceva in due  celle di rigore separate a regime di  pane e acqua. La Manescu attraverso le sbarre apostrofava il maresciallo Battaglia “Tu, militare, essere peggio di  Ponzio Pilato!”

Il maresciallo chiedevasi chi fosse questo Ponzio a lui ignoto ma pur sospettando che trattassesi di offesa soprassedeva  e utilizzando tutto il suo proverbiale buon senso non denunciava la Manescu per oltraggio a pubblico ufficiale.

Raccolte le reciproche denunce gli atti del caso venivano quindi inoltrati al giudice di pace affinché  si guadagni la pagnotta anche esso o essa che sia.

Il resto del carlino – luglio 2016

A Dio

Oggi ci lascia un collega, un compagno di avventure di ballo, un amico, con il quale ho trascorso gli ultimi quaranta anni, un esempio di come si possa affrontare la vita con leggerezza e ironia, non  prendendoci mai veramente sul serio nemmeno nei periodi difficili, per andare avanti sempre e comunque col sorriso sulle labbra. Solo adesso mi accorgo di quanta influenza abbia avuto sulla mia formazione e di quanto abbia sempre desiderato di assomigliarli. Come avrebbe detto lui “Mala tempora currunt”

Valoris, addio.

Le indagini del maresciallo Battaglia – 15° – Orbetello

In data di oggi 10 dicembre c.a. si presentavano qui davanti al sottoscritto piantone Paccosi Settimio i signori Fanfani Pietro e Ulivagnoli Demetrio, pensionati e incensurati almeno fino a questo momento, i quali intendono sporgere denuncia in forma anonima verso ignoti rei di atti vandalici e scritte imperscrutabili.

I fatti.

Da alcune settimane i denuncianti, dai più definiti umarelli, nel corso dei loro sopralluoghi giornalieri ai cantieri stradali atti a monitorare l’efficienza degli operai comunali, si imbattevano ripetutamente in scritte definite misteriose con vernice nera su muri, cartellonistica varia, panchine e proprietà private. Le scritte in questione attiravano l’attenzione dei denuncianti in quanto non trattavasi delle consuete frasi scurrili aventi per oggetto  organi cosiddetti genitali o espressioni di fede calcistica del tipo violamerda, bensì di una sigla denominata “Q.S.B.” , ivi compresi i punti.

La cosa faceva insospettire i denuncianti i quali, disponendo di molto tempo libero, si spingevano oltre il perimetro cittadino di loro competenza per verificare la presenza di tali scritte in altri luoghi. Con sgomento da questa verifica risultava che la scritta appariva qua e là come per dire ovunque, infatti  nel sottopasso della ferrovia la scritta QSB  spuntava a caratteri definiti cubitali sulla parete del tunnel, è poi appariva sul muro di un condominio, in via Sicilia era stato imbrattato il divanetto dipinto da un artista locale, creazione a cui i denuncianti erano molto affezionati e via via fino oltre la frazione di Albinia, passando per le campagne del Guinzone, dove è presente sui pali della luce, fino a Orbetello, quivi presente sulle pareti della pensilina che si trova alla fermata dei pullman e, come se non bastasse, le lettere sono comparse anche sui basamenti delle statue che si trovano proprio sotto il Comune.

Nella circostanza dei sopralluoghi i due pensionati venivano dati per dispersi in quanto rincasanti presso i loro domicili solo a notte fonda.

Numerosi  cittadini di Albinia e di Orbetello si ponevano domande prive di risposta sul significato della sigla misteriosa: essa poteva significare “Quanto sei bona” oppure “Quanto sei bischero” o “Qui si beve”. Ma nella realtà che ai più appariva romanzesca nessuno sa cosa significhi Q.S.B. e già alcuni mormoravano tratterebbesi di una sigla eversiva di origine islamica, visti i molteplici immigrati presenti in zona.

Nessuno sa darsi una spiegazione. L’interpretazione popolare dimostrava lo sdegno nei confronti di chi imbratta: quella scritta è infatti uno sfregio a proprietà di privati cittadini e a panchine e spazi civici e non.

Se una scritta poteva essere tollerata, le decine che sono comparse sono percepite come uno sgarbo alla comunità Albinese.

A questo punto la comunità locale omertosa invitava i signori Fanfani e Ulivagnoli a darsi da fare e sporgere denuncia contro ignoti.

E qui siamo alla data odierna.

A specifica richiesta i signori Fanfani e Ulivagnoli si rifiutavano tuttavia di firmare la denuncia in quanto  timorosi di vendette trasversali da parte di ignoti molestatori, la presente denuncia è pertanto redatta in forma anonima.

Visto il malcontento  popolare il comando generale decideva di assegnare un pattugliamento costante delle vie cittadine alla squadra volante composta dall’agente semplice Gerardo Tasselli, alla guida della vettura, dal maresciallo Battaglia sedente anteriore, e dall’ausiliario Rino Vadalà posto al suo didietro. La pattuglia che sarà dotata della più moderna tecnologia investigativa, veniva quindi distolta dal servizio di appostamento a fine contravvenzioni a raffica in località lungomare per dedicarsi anima e corpo alla soluzione del caso vandalistico.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

https://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2020/12/09/news/una-sigla-misteriosa-imbratta-muri-e-panchine-1.39641496

Le indagini del maresciallo Battaglia – 14° – Modena

Addì 16 ottobre dell’anno corrente si verbalizza l’intervento effettuato a seguito di una chiamata anonima presso la tabaccheria Caponcini posta in località Navicello.

L’agente di servizio al centralino contattava prontamente la pattuglia di ronda che risultava così composta: autista alla guida della vettura agente semplice Gerardo Tasselli, sedente anteriore destro maresciallo Battaglia al cui didietro era stabilmente posizionato l’ausiliario Rino Badalà.

I fatti:

La pattuglia volante sopra specificata stava stazionando di fronte al negozio di modista di  tale Iovanka Branescu detta “la rossa” di anni 45,  divorziata e incensurata, in località San Donnino. Ricevuta la segnalazione l’autovolante abbandonava la postazione di sorveglianza della modista e si recava a folle velocità verso la località del richiamante aiuto che trovasi al lato opposto della pacifica città di Modena. Il tragitto fu percorso nel tempo di 11 minuti, semafori rossi compresi, stabilendo un record definito invidiabile per le forze dell’ordine locali.

Il dichiarante fa presente che alcune autovetture transitanti in senso opposto di marcia del percorso sono state danneggiate in più punti e potranno rivolgersi alla locale agenzia SAI Unipol per richiesta di danni e non.

Giunto sul luogo del crimine il maresciallo Battaglia provvedeva alla ricostruzione dei fatti:

Alle ore nove del mattino circa Cesare Caponcini di anni settantadue, coniugato proprietario della tabaccheria omonima,  trovavasi da solo nel suo locale composto da un ingresso nella parte anteriore, sulla destra un lungo bancone con sigarette e altri articoli da spaccio, alla metà stazionava immobile il registratore di cassa, in fondo, di fronte all’ingresso eravi un bancone più piccolo, definito trespolo, con un’altra apparecchiatura che sembravasi erroneamente come una cassa atta invece a compilare schedine del Superenalotto. Il settantenne trovavasi dietro a quest’ultima, ovvero dietro al bancone piccolo.

E qui viene riportata la sua testimonianza 

«A un certo punto sono entrati quei due tunisini o marocchini, insomma quei neri tanto sono tutti uguali di circa ventotto anni e si sono precipitati verso di me. Avevano non due coltellini, ma due coltellacci, con delle lame lunghe come una mano e anche di più. Me li hanno strofinati sul petto spingendomi con le lame e mi hanno urlato “Caccia li sordi, brutto rincojonito, li sordi, vojamo li sordi!” in un dialetto secondo me tendente all’ arabo o al laziale. D’istinto mi sono appoggiato indietro. Uno dei due allora ha spinto il trespolo verso di me, come per chiudermi all’angolo e  raggiungermi meglio col coltello. Mentre l’altro mi teneva sotto tiro, quello che si era sporto ha allungato un braccio rufolando a casaccio nella cassettiera del trespolo, ma i primi tre cassetti li tengo chiusi, lui prova e non riesce ad aprirli. Poi arriva all’ultimo cassetto, ci ha infilato la mano, e io furbo con un ginocchio ho spinto il cassetto che si è chiuso di scatto e gli ha schiacciato la mano. Lui si è messo a urlare “Li Mortacci tua. Cazzo che male, boia che dolore !”  e allora io gli ho menato alcuni cazzotti. Con l’altra mano nel frattempo ho afferrato  una bomboletta al peperoncino che tenevo da quelle parti ma mi è caduta. Quello picchiato intanto urlava all’altro “daje ‘na cortellata ! menalo!  ”. Allora io grido: “calma ragazzi, non vi agitate, vi do i soldi, non sono qui, ma là, in quella cassa dell’altro banco”. Così sono andato all’altra cassa e i banditi si sono un po’ calmati mentre uno si teneva la mano sanguinolenta. Ho fatto  finta di aprire il registratore dove sapevo di avere un’altra bomboletta spray al peperoncino più grossa, come un sifone, l’ho afferrata e ho iniziato a spruzzare lo spray in faccia ai due che si sono  coperti il volto urlando frasi irripetibili e si sono voltati saltellando, a quel punto ho preso la mazza da baseball che tengo dietro il bancone e l’ho abbattuta contro la schiena di un malvivente che si è piegato a libro,  l’altro nella foga è scivolato sul pavimento e ha battuto una craniata  nello spigolo di ferro della porta tirando una cosa che secondo me era una bestemmia araba o laziale. A questo punto i due sono fuggiti a gambe levate e mi sono calmato e ho rimesso a posto il trespolo e la mazza da baseball perché non si sa mai.

Avevo premuto anche il campanello del sistema d’allarme collegato con la polizia ma qualcosa non è andato, forse si è inceppato, meglio così, ma se ci fosse stata mia moglie sarebbe andata molto peggio per loro, lei è tremenda !».

Il maresciallo Battaglia chiedeva allora al Caponcini se intendesse sporgere denuncia verso i due malviventi ignoti fino a un certo punto, ma il tabaccaio asseriva di non aver fatto nessuna chiamata al pronto intervento perché tanto se l’era cavata da solo e non voleva problemi con la giustizia che non si sa mai, e neppure con la moglie che si arrabbia di nulla, infatti si stava domandando perché la pattuglia fosse lì a disturbare.

A questo punto, raccolta la testimonianza, il maresciallo Battaglia concludeva con perspicacia che la chiamata non era pervenuta dal Caponcini stesso bensì dai due ladri alias vittime della controaggressione mentre tentavano essi medesimi un aggressione al tabaccaio, come una specie di rinculo, e proponeva l’archiviazione della pratica come se nulla fosse in quanto nella fattispecie non era agevole individuare il colpevole.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto e dal maresciallo Battaglia Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

Le indagini del maresciallo Battaglia – 13° – Aquileia

Alle ore 07.00 di questa mattina si è presentato qui davanti al sottoscritto piantone verbalizzante il signor Battistini Adolfo coniugato Pandolfi, incensurato per ora, originario di Pozzolatico, pensionato statale, in qualità di presidente onoris causa della associazione “Amici della zuppa” per sporgere regolare denuncia nei confronti di ignoti boicottatori della imminente sagra della zuppa di Aquilea.

Il denunciante riferiva di una serie di avvenimenti tesi a danneggiare la sagra. Il primo episodio avveniva pochi giorni or sono, alla vigilia del prima settimana della sagra della zuppa, allorquando accorgevasi che tutti i manifesti propagandistici della sagra attaccati nelle vie di Lucca erano stati abilmente strappati o impunemente imbrattati con vernice rossa. Dopo aver  constatato  con rammarico che evidentemente a qualcuno non piace la zuppa anche se tale circostanza sembra impossibile o quantomeno improbabile, visto che la tradizionale zuppa di Aquileia garba a grandi e piccini, provvedeva di persona coadiuvato dal segretario della associazione e alcuni  volontari all’uopo reclutati, ad affiggere un altro congruo numero di manifesti nelle vie cittadine. La mattina successiva anche questa serie di cartelli risultava lacerata e quindi illeggibile. E così deduceva che trattavasi di vandali che per propria iniziativa o ingaggiati da organizzatori di sagre concorrenti, avevano ben pensato di boicottare l’evento realizzato dal comitato paesano.

Nella notte di ieri, il terzo episodio, quello che toglieva qualunque dubbio sulla possibilità che trattassesi di un’operazione studiata a tavolino: «Abbiamo ancora una ventina di cartelli sparsi per Lucca – spiegava commosso il  Battistini – e li abbiamo trovati con sopra, attaccato, un foglio con la scritta “evento annullato, se Dio vole !”


Su Faceboc, che funge da tam tam mediatico, in tanti si domandano se questo significava che la sagra fosse stata annullata e rinviata, e gli organizzatori hanno avuto il loro bel daffare per spiegare che tutto è regolare.

Agli organizzatori non è rimasto altro da fare che salire in auto, controllare tutti i cartelli e sistemarli col pennarello aggiungendo la scritta “Invece si fa !” perché la sagra di Aquilea deve andare  avanti, nonostante il boicottaggio: nella circostanza il denunciante precisa che oltre alla parte gastronomica sarà presente il Dj Pippo Pieretti di Altopascio  e domenica 11 il gran finale con l’orchestra Amedeo che proporrà liscio e balli di gruppo, ricchi premi e cotillons.

Rimane, tuttavia, l’amarezza per qualcosa che non era mai successo in 44 anni di storia della manifestazione.

Per le indagini e gli accertamenti del caso è stato incaricato  il maresciallo Battaglia  e la sua squadra volante, già resisi protagonisti di scioglimento di casi intricati, il quale ha assicurato che non verrà tralasciato alcuno sforzo per assicurare i malviventi alla giustizia: come primo intervento ha provveduto nonostante le proteste del Battistini al sequestro dei manifesti corpo del reato per la rilevazione delle impronte digitali e ha assicurato la presenza costante della sua squadra negli orari di pranzo e  cena  alla sagra della Zuppa.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzante Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

https://iltirreno.gelocal.it/lucca/cronaca/2019/08/09/news/boicottati-i-cartelli-della-sagra-della-zuppa-1.37323935

Le indagini del maresciallo Battaglia – 12° – Cannigione

Addì ieri alle  ore 21.30 circa l’agente semplice Tumiriello Genesio stava approfittando del  turno di guardia notturno per godersi un meritato riposo quando veniva bruscamente svegliato da una telefonata anonima comminata dal proprietario del Bar Cristallo sito in località Cannigione che richiedeva l’intervento urgente di una pattuglia di forze dell’ordine.

Scossosi dal giustificato torpore l’agente Tumiriello richiedeva ulteriori informazioni al chiamante atte alla compilazione del modulo PIC 112 del manuale del pronto intervento celere: generalità, codice fiscale, domicilio, estremi della patente di guida e financo l’indirizzo dal quale stava chiamando che era appunto quello del bar Cristallo. Nonostante un apparente nervosismo l’individuo chiamante rispondeva esattamente alle varie domande di rito.  

Espletate le formalità l’agente Tumiriello procedeva con l’allertamento della  pattuglia di servizio  che nella fattispecie risultava essere quella della volante 41/bis comandata dal maresciallo Battaglia seduto in  auto con al fianco sinistro l’autista agente semplice Tasselli Gerardo  e l’ausiliario Rino Badalà posizionato direttamente alle sue spalle. La pattuglia era in servizio di perlustrazione sul lungomare alla ricerca di  passeggiatrici  abusive e non.

Ricevuta la chiamata l’auto procedeva ad una repentina  inversione a “U” sulla litoranea causando alcuni lievi tamponamenti e si dirigeva a velocità sostenuta e sirene spiegate e luci azzurre verso il luogo del delitto.

Quivi giunti il maresciallo Battaglia si accorgeva immediatamente che il Bar Cristallo trovavasi all’interno del Camping Bellavista della medesima località e ne faceva parte integrante.

All’interno del bar veniva rilevata la presenza di un uomo di tipo  romano di anni 50 che appariva su di giri e della moglie di genere procace e di un vacanziere austriaco di età imprecisata, anch’egli in modalità alterata. Erano presenti anche il gestore stesso del Bar Cristallo chiamante soccorso e un altro gruppuscolo di persone definite curiosi di circa un centinaio di capi facenti parte del gruppo vacanze del Camping sopracitato, tutti peraltro in  abiti succinti essendo la temperatura ancora elevata per la stagione.

Poiché gli animi risultavano ancora alquanto surriscaldati e maneschi il maresciallo Battaglia ordinava all’ausiliario Badalà di brandire minacciosamente il  dissuasore modello X26 in dotazione alla pattuglia in grado di procurare  ustioni e abrasioni varie.

Calmati i bollenti spiriti dietro la minaccia di scariche elettriche ad alta tensione si poteva finalmente procedere alla ricostruzione dei fatti dai quali risultava che il succitato turista austriaco, del quale non  faremo il nome per la privacy, aveva poche ore prima preso il mano il suo cellulare di origine cinese e scattato alcune foto nel locale da molteplici angolazioni ed altezze. Un gesto questo che faceva  andare su tutte le furie il 50enne della capitale convinto che oggetto degli scatti non fosse l’arredo del locale ma il lato B della moglie, dove per lato B si intende il posteriore anale della suddetta.

Avveniva quindi che senza ascoltare le parole giustificative dell’austriaco che in un tedesco che gli astanti definivano gutturale continuava a ripetere di aver fotografato solo il bancone e le sedie in pivvucci  il turista di Roma perdeva le staffe e procedeva a schiaffeggiare ripetutamente l’austriaco nonostante le reticenze della moglie procace.

Al termine del prolungato schiaffeggiamento gli asportava il telefonino e provvedeva  alla cancellazione di tutte le fotografie presenti nella memoria, odierne e non.

A questo punto il romano sembrava calmarsi ma  il  turista e austriaco non si riteneva soddisfatto e non faceva finta di niente. Lui che fino dal primo momento sosteneva di non aver immortalato nessun posteriore, al suo fianco c’erano anche la moglie e i figli,  non ha voluto assolutamente lasciar perdere e intendeva  denunciare  l’aggressore con la testimonianza  degli astanti che infatti provvedevano immediatamente a dileguarsi.

A questo punto al gestore del Bar Cristallo non restava che richiedere l’intervento delle forze dell’ordine.

Ricostruiti i fatti il maresciallo Battaglia provvedeva  a raccogliere pazientemente la denuncia del turista Austriaco e al sequestro del telefonino del medesimo che  in assenza di prove tangibili veniva inviato alla unità scientifica per tentare il recupero del corpo del reato ovvero le presunte foto del culo della signora.

All’uomo di genere romano in quanto sospettato di violenze ingiustificate su turista straniero venivano  ritirate la patente di guida e il libretto di circolazione in attesa di provvedimenti e veniva per il momento rilasciato a piede libero ma senza mezzi di trasporto.

Si procedeva infine a accogliere le  generalità e le testimonianze di tutti presenti ammontanti a un centinaio di astanti per gli atti processuali e alla segnalazione alla ASL competente per i tamponi resisi necessari in quanto partecipanti ad un assembramento non autorizzato in abiti succinti e senza la mascherina regolamentare. L’operazione si è protratta fino all’alba di questa mattina.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzanteAgente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

https://www.lanuovasardegna.it/olbia/cronaca/2020/08/25/news/cannigione-foto-al-lato-b-della-moglie-volano-gli-schiaffi-1.39231789

Le indagini del maresciallo Battaglia – 11° – Altopascio

Il giorno 15 ottobre c.a. la volante contraddistinta col numero 41/bis avente a capo pattuglia il maresciallo Battaglia che trovavasi in  auto con l’autista agente semplice Tasselli Gerardo  mentre l’ausiliario Rino Badalà si posizionava al lato della strada statale con la paletta alzata al fine di comminare contravvenzioni  fermava una autovettura di marca  Polo Volkswagen di colore begiolino che procedeva con andatura definita sospetta. 

All’altolà fermi o sparo pronunciato dal Badalà imbracciante la paletta rossa  l’autovettura si fermava sul ciglio della strada. Affacciatosi   con cautela al finestrino  il milite notava una moltitudine indistinta di arti inferiori e superiori all’interno della vettura e insospettito dal caos che regnava dentro estraeva prontamente l’arma di ordinanza peraltro munita di sicura, intimando agli occupanti di scendere cautamente uno alla volta e con le mani in alto.

A questo punto la pattuglia assisteva incredula ad una scena raccapricciante in quanto dalla Polo  scendeva una folla di occupanti di ogni razza, specie ed età.

Su quell’auto, stretti come sardine, erano state infatti stipate  dieci persone. Il maresciallo Battaglia spinto dalla curiosità era frattanto sceso dall’autopattuglia e richiedeva i documenti al conducente,  tale Radu Ciobanu trentenne di origine rumena ma  residente a Capannori disoccupato e nullatenente che dichiarava la propria estraneità ai fatti in un italiano definito approssimativo.

Il Ciobanu risultava non essere in possesso di patente o di altri documenti, ma solo di una tessera nominativa del FrescoMarket di Altopascio che veniva posta sotto sequestro cautelativo. Gli altri nove passeggeri declinavano la loro nazionalità che risultava essere mista fra italiana, marocchina e albanese, tutti di età compresa tra i 20 e i 30 anni, alcuni dei quali con precedenti penali e non. L’auto intestata a un certo conte Manfredi di Ripafratta risultava inoltre priva di assicurazione, con la revisione scaduta da quattro anni, le gomme usurate e i fanali posteriori di stop non funzionanti. Dal controllo incrociato effettuato con la centrale conseguivasi che il Ciobanu non solo non era in possesso di patente ma neppure ne aveva mai fatta richiesta e possedeva bensì precedenti penali di ubriachezza molesta e maltrattamento di animali da cortile. Difficile mettere insieme così tante infrazioni. L’ausiliario Badalà spalleggiato da tutta la pattuglia, comminava una contravvenzione record di euro 10.420 di cui 5mila solo per la guida senza patente e per la quale il Ciobanu testualmente  affermava “Pazienza, tanto soldi non ci sono !”

La macchina è stata posta sotto sequestro  tramite intervento di carro attrezzi e la moltitudine degli occupanti è stata rilasciata a piede libero. Il Ciobanu è stato tradotto senza manette alla centrale per la prova del palloncino e per dare una lezione alla popolazione giovanile del luogo. Il giudice preliminare deciderà con calma cosa fare.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzanteAgente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

http://iltirreno.gelocal.it/lucca/cronaca/2018/10/12/news/in-dieci-su-una-polo-priva-di-assicurazione-multa-da-6mila-euro-1.17346259?ref=search