01 – Quasi quasi non c’era nemmeno bisogno di partire

Domani parto !

messaggio rivolto ai miei coetanei che si scoglionano perché non sanno cosa fare della loro giornata e mugolano di noia con la moglie spazientita lamentandosi del futuro, umarelli per vocazione: inventatevi qualcosa, quasiasi cosa.

Non è una gita, non un  trekking e neppure un pellegrinaggio, ma un viaggio da costruire prima di tutto nella testa e poi nelle gambe, alla ricerca di una sfida mai pensata in gioventù, emersa adesso quando rasenta il limite delle mie possibilità. Si potrebbe anche dire: come cercare rogne quando tutto filerebbe liscio !

Ma di cosa si tratta,

Si tratta del Cammino di Fatima detto anche “Caminho do Tejo”: 5 giorni e 143 chilometri lungo il fiume Tago che tradotto in soldoni sono 28,6 km al giorno di media, con due tappe di 33 km, decisamente troppi per le mie capacità: mai stato un camminatore, né aspiro a esserlo, per sole tre volte mi sono avventurato per percorsi così lunghi, in compagnia e prendendola comunque con molta calma.

Si tratta soprattutto di farlo da solo, senza gli amici fidati, solo con le mie incertezze e fragilità, con l’età che avanza crudelmente, il dolore alla schiena che va e viene, la sordità galoppante che mi isola e il raffreddore che ho preso proprio oggi.

Si tratta di provare (e perché no ?).

Di idee un po’ folli ne vengono a tutti, a me vengono, e non tutte si possono cestinare come impossibili o semplicemente come cazzate, ogni tanto qualcuna si può trasformare in obiettivo perché è bello vivere anche di sfide, di scommesse con se stessi.

L’idea di Fatima nasce dopo Santiago quattro anni fa, un pomeriggio a una celebrazione dei pellegrini officiata da Padre Fabio dei Guanelliniani di Santiago: mentre lui parlava di pellegrinaggi interiori, di scoperta degli altri e di spiritualità, preso da un raptus emotivo mi son detto: “voglio andare a Fatima, e lo voglio fare da solo !”  e perché cazzo mi sia venuto in mente proprio non lo so.

Poi il covid, e gli impegni familiari e tutto il resto hanno ricacciato indietro l’dea, fino all’autunno scorso quando si è ripresentata, prima timidamente come una facezia, poi sempre più concretamente, ma vuoi vedere …. ma no dai………ma si, si può fare ……maddaiii !, e così rimuginando, tanto per esplorare, ho iniziato a consultare internet, e si sa che internet è un demone che quando ti prende sei finito e non ragioni più con lucidità.

Esistono pochi siti web che forniscono informazioni sul percorso, tracce, logistica dove esiste, spiritualità, il principale è “Caminhos de Fatima”  (https://www.caminhosdefatima.org/pt/) , ci troviamo quasi tutto comprese le tracce gps per me indispensabili vista la mia predisposizione a perdere frequentemente  la strada.

Non esistono guide in italiano.

La prima esigenza è stata quella di trasformare le cinque tappe previste in sette tappe di una ventina di chilometri ciascuna. In questa zona non esiste un sistema di accoglienza diffuso per  cui è stato necessario dividere le giornate sulla base degli alloggi disponibili da individuare e prenotare  prima di partire e non necessariamente in base alle tappe canoniche.

Ulteriore esigenza: sono abituato alle comodità, non voglio dormire in un ostello, in tenda, in sacco a pelo o in qualche caserma di pompieri, non mi piace e non mi sarebbe né di stimolo né di conforto, quindi la ricerca si è indirizzata su bed and breakfast, affittacamere, pensioni o alberghi, in ordine di preferenza. 

Altra premessa: non so leggere le mappe, il mio amico Andrea ha provato più volte e inutilmente a spiegarmi, ma non ho dimestichezza con la bussola, il mio senso di orientamento è nullo. Quindi prima di tutto occorrevano le tracce GPS.

Le tracce GPS sono reperibili sia sul sito del Caminho de Fatima sia sulla applicazione Wikiloc, sia su alcuni siti del cammino di Santiago Portoghese. Non tutte le tracce coincidono esattamente per cui è stato necessario  fare una sintesi e adottare un percorso, cioè costruire le mie tracce sulla mappa (tutto virtuale ovviamente).

Poi dovevo segnarmi i centri abitati lungo il percorso e tracciarli secondo il chilometraggio, appoggiandomi dove possibile alle tappe ufficiali ed inserendo le deviazioni o le tappe intermedie dove necessario.

Ho familiarizzato con l’area geografica e mi sono studiato le mappe e le strade, è stata una attività curiosa e divertente che ha occupato il mese di febbraio del 2023.

A questo punto avevo chiaro le zone dove avrei dovuto ricercare un alloggio tenendo conto che si tratta all’inizio di squallide zone industriali e successivamente di piccoli centri abitati. Il bello di questa fase è che il lavoro si basava tutto sulla immaginazione, considerando che tra un puntino e l’altro di Google Maps che magari sembrano vicini ci sono magari quattro, cinque chilometri da fare a piedi che  a fine giornata non sono per nulla gradevoli.

L’individuazione di possibili alloggi collocati alle giuste distanze ha occupato il mese di marzo. E’ stato divertente.

Prima poi si doveva arrivare al conquibus, ovvero prenotare il volo; dopo una serie di tentennamenti, indecisioni, dubbi e menate varie il 6 aprile ho prenotato i voli Ryanair che ovviamente sono costati il doppio rispetto ai mesi precedenti (credo che questa gita fuori porta verrà a costare un botto di soldi !)

I giorni successivi sono stati dedicati alla prenotazione degli alloggi (camera con bagno privato) e siamo arrivati a metà aprile, meno di un mese dalla partenza e ….basta non c’erano più scuse bisognava macinare chilometri per fare la gamba. Ecco diciamo che questa parte è stata un pochino trascurata e in effetti sto partendo con un bel quaderno fitto di appunti, con una serie infinita di tracce sul Garmin e sul telefono, ma …… senza allenamento.

Questo mi riporta al mio stato di umarello in pectore, ma, cazzo, com’era bello in inverno stare al calduccio a immaginare il viaggio, quasi quasi non c’era nemmeno bisogno di partire davvero!

mah ! questo è ciò che dovrebbe entrare nello zaino…

02 – Lisboa

Ed eccomi finalmente solo soletto a Lisbona dopo un volo buono, emozionante l’atterraggio fra i palazzi col pilota che correggeva l’assetto del velivolo col joystick: oscillazione da Luna park.

Tutto secondo i piani: la metro è pulita, precisa, economica e chiara da leggere, ordinata e funzionale, ottima impressione. Sbarcato alla Placa do Pombal che è enorme, impressionante nel suo saliscendi circolare, individuato con qualche problemino l’alloggio Good Marquez Suites (71 euro) che sta nello stesso palazzo dell’Ambasciata del Belgio. La receptionist è un tantino spazientita perché non afferro il suo inglese che peraltro mi sembra corretto, ma il rincoglionito sono io che non seguo, non capisco e, a differenza del passato, non mi sforzo nemmeno di capire.

Finalmente in camera (cameretta)  con finestra cieca su mezzanino (no spoiler).

Poi di nuovo Metro alla Placa do Comercio, bella, un po’ Trieste, un po’ Napoli o Barcellona o altre città di mare che non conoscerò mai.

All’Ufficio del Turismo non danno più le Credenziali del Cammino, di nessun Cammino che sia Santiago o Fatima è uguale, quindi informazione sbagliata ricevuta direttamente con e.mail dall‘ente del Turismo Portoghese e ahi ahi l’efficienza  lusitana mi cade un poco, così mi sembra d’essere ancora in Italia.

Allora vado alla vicina Cattedrale da Sé che è pure l’inizio del Caminho: ingresso 6 euro e io da buon pellegrino non sono entrato. Qui hanno finito le Credenziali del Caminho di Fatima, ho il sospetto che le abbiano finite da molto, molto  tempo, anzi che magari non ci siano mai state, in compenso per due euro mi hanno consegnato la Credenziale di Santiago, e va bene lo stesso, tanto per Fatima manco csiste la certificazione.

L’impressione è che non glie ne freghi niente del Caminho di Fatima e Santiago del resto è molto lontana, inizio a  pensare che non saremo in tanti per strada e a me va pure bene così.

Poi ho fatto qualche, anzi  molti giri nel quartiere di Alfama (due ore piene di giri) per vedere i vicoli caratteristici e cercare pure un ristorante.

In effetti di ristoranti, trattorie, bettole con Fado e osterie ce ne sono un miliardo e per tutti i gusti e baccalà e sardine quante ne volete; mi sono incaponito con Tripadvisor e ho cercato uno, due, tre posti assolutamente introvabili, o chiusi per turno o per cessata attività, alla fine ho trovato O Beco, anche troppo riservato, che aveva un sacco di pallini su Tripadvisor e mi sono fatto la mia prima Sagres e il “baccalao com Natas” che non so cosa sia, forse besciamella, panna o qualche altra cosa molliccia servita in una padella rovente. Non sono soddisfatto.

Nel frattempo noto che le donne di Lisboa sono belle e apparentemente morbide e gli uomini  giovani  e magri, sembrano calciatori del Benfica e mi suggeriscono nomi come Joao, Ricardo e Sergio, mi sembra di conoscerli da sempre, sono abbronzati e il colore della pelle è magnificamente sfumato dal bianco al nero. Invidio questa loro cadenza strascicata e dolce, come una serena tristezza da Fado.

Per i pochi che non lo sapessero il Fado è un genere di musica popolare tipica delle città di Lisbona e Coimbra, riconosciuto dall’Unesco come patrimonio intangibile dell’umanità.

Viene eseguito da una formazione musicale composta dalla voce (fadista) che dialoga con la guitarra portuguesa a 12 corde, accompagnati dalla chitarra ritmica o viola a cui possono essere aggiunti un basso portoghese (baixo) e una seconda chitarra portoghese.

Il nome deriva dal latino fatum (destino) in quanto si ispira al tipico sentimento portoghese della saudade e racconta temi di emigrazione, di lontananza, di separazione, dolore e sofferenza. Questo dice Wikipedia e chi siamo noi per dubitare ?, aggiungo che dopo dieci minuti di Fado la malinconia raggiunge inevitabilmente le parti basse dell’addome e fa cadere i coglioni  a terra, in caso di maschi, cosa accade alle donne non so.

Comunque all’Alfama ogni ristorante che si rispetti  ha qualcuno triste che canta il Fado tutta la sera fino a notte inoltrata, ecco perché è opportuno mangiare da qualche altra parte.

Caffè e gustosa pasterella portoghese in un bar davanti alla Cattedrale e rientro nella mia casa di stasera:

Puzza di fogna all’ingresso,

Puzza di fogna in camera

Scarafaggio gigante spiaccicato tramite scarpone  e immortalato per la recensione che sarà pessima.

Insomma …….

In questo giorno ho molto guardato e poco pensato, non mi sono sentito solo, sono gasato al punto giusto e non vedo l’ora di partire.

Mi addormento col pensiero di sentirmi qualcosa zampettare sulle gambe e non è una bella sensazione, speriamo di riposare.

Fine della prima giornata.

03 – O primeiro dia: de Lisboa a Santa Iria de Azoia

Percorso snodato esattamente secondo i miei progetti invernali: 21 chilometri con pochissimi errori. Arrivato alle 15,45 locali stanco, molto stanco.

Il Miratejo, una sottospecie di residencial,  nel suo pregustato squallore mi è parso un paradiso quando sbucando dall’ennesimo cavalcavia della ferrovia l’ho intravisto in fondo alla statale 10 dei miei sogni invernali, laggiù, proprio di fianco al distributore Galp e proprio come cento volte l’avevo esplorato su Google Maps. Che bello !

La camera è spartana  ma profuma di pulito ed è una sensazione bellissima e necessaria, la signora è gentile e non pretende di parlare in inglese, si esprime nel linguaggio universale dei gesti: no documenti, 45 euro in contanti, nessuna registrazione, in cima alla scala a destra, ci siamo intesi benissimo e prima di salire mi sono fatto una Sagres gelata (adoro questa birra leggera come in Spagna ho adorato la Estrella Galicia, sarà un caso ?).

Incrociato tre pellegrini in tutta la giornata: il primo vicino alla Cattedrale, mentre stavo per partire, ci siamo parlati senza capirci, eravamo abbigliati da pellegrini e spiccavamo come due mosche sulla panna in mezzo a turisti e lisbonesi svaccati nei bar, e questo ci ha attratto l’uno verso l’altro: lui aspettava l’apertura della chiesa per la credenziale e il timbro, io invece ho fatto tutto ieri sera. Non ho capito se andava o tornava da Santiago o da Fatima o da un altro cazzo di posto, il mio inglese è primitivo. Addio.

Il secondo era un distinto signore di mezza età, pellegrino nei modi e nel vestiario, che cercava i segnali nel centro di Lisbona; abbiamo fatto qualche chilometro insieme, non più di un paio, uno avanti l’altro indietro di cento passi e poi viceversa, quello avanti inforcava un bivio e cercava la muta approvazione dell’altro con lo sguardo, e se si accorgeva di un errore tornava sui propri passi facendo un breve cenno di intesa all’altro. In effetti c’è un bel pezzo di Lisbona nel quale le segnalazioni del Cammino sono carenti. Lui viaggiava  con un libro/guida molto approssimativo, io con il mio infallibile Gps da polso ma con minor senso dell’orientamento. Direi che siamo stati vicendevolmente di aiuto per quel poco che ci serviva. Ci siamo persi di vista dopo un po’ e senza rimpianti. Voleva stare da solo anche lui. In effetti credo che abbiamo scambiato non più di tre parole.

Il terzo era un asiatico in bicicletta con un discreto bagaglio distribuito su tutti gli appoggi del mezzo meccanico e non, che ho incrociato per pochi minuti sulla statale nr. 10 di Santa Iria. Credo che lui abbia proseguito su quella strada diretta ma pericolosa mentre io sono uscito subito verso un altro percorso, Ci siamo scambiati un “Buon Cammino” che detto a uno in bicicletta è un po’ un controsenso, ma non saprei cosa altro augurare.

A proposito della statale nr. 10, era una mia opzione della prima stesura quando decisi che mi sarei distaccato dal Cammino ufficiale per prendere una scorciatoia a mia capocchia personale.

Avevo già subodorato dalle foto che non sarebbe stato il caso ed avevo quindi individuato una terza ulteriore opzione, un poco più lunga ma più sicura, a fianco all’autostrada, una volta sul posto, poi, cioè oggi, ho avuto la conferma: traffico sostenutissimo sulla nr. 10 e niente marciapiede, pericolo costante e gas di scarico, sarebbe stata la via più diretta verso Santa Iria, ma una missione suicida ed io non sono qui per suicidarmi. Auguri al pellegrino ciclista con tratti somatici orientali. Io passo di là !

E’ stata una giornata dalle emozioni contrastanti: rabbia per la mancanza di indicazioni del percorso, delusione per il percorso stesso che è veramente orrendo diviso tra fatiscenti quartieri di Lisbona e la periferia infinita industriale, ferrovie, porto, autostrade fabbriche cavalcavia e tutta strada asfaltata. Unica zona interessante il quartiere del “Pavillao delle Nacoes” sul fiume Tago, moderna, imponente sfavillante, un poco fuori contesto e il grande ponte sul Tago, che qui si chiama Tejo.

Ma anche consapevolezza di farcela con le mie gambe e le mie scelte, soprattutto grande soddisfazione. Anche stupore infantile, curiosità, appagamento gioioso nel percorrere realmente le strade inseguite su internet per mesi, nel constatare di persona che avevo avuto le impressioni corrette. Mi sono divertito moltissimo quando ho trovato la mia strada alternativa che avevo pensato a casa e che si rivelava  esattamente come immaginavo e il tutto ha funzionato bene. Bellissima sensazione.

Dal chilometro 17 ho avuto una crisi di gamba e di sconforto che mi ha accompagnato fino alla fine, l’ultimo tratto a fianco dell’autostrada con sole e camion è stato molto lungo e faticoso, mi sembrava di non  arrivare mai.

Poi in camera a leccarsi le ferite e a bere Sagres. Cena al Miratejo stesso con “bife portugues” (bistecca alla portoghese ovvero con uovo affrittellato e montagna di patate) per un costo di 14 euro e 10. Discreta.

Prima di dormire ho studiato ancora una volta il percorso di ricongiunzione col Camino che mi aspetta domani mattina, saranno 4 chilometri di statale 10 che un poco mi preoccupano. Insomma per adesso sto bene, anzi benissimo,  a pancia piena e senza puzza di fogna. Condiviso con la famiglia, con Fulvio e Andrea che sono i soli che mi seguono con interesse e affetto.

A domani.

Ponte Vasco de Gama – Lisboa