Il Malandrone

Malandrone 1

 Il MalandroneVia Emilia 117, 56040 Castellina Marittima (Pisa)  Tel. 050.699748 – 3381327022 – 3356637141www.malandrone.it
Quando si balla  
Sabato seraDomenica pomeriggio e sera Liscio con orchestraLiscio con orchestra
Prezzo  
10 euro
Pista da ballo  
36 passi x 18 passi
Parcheggio  
Agevole, davanti al locale
Dove si mangia  
Giro Pizza con ballo  sabato a 10 euro, buffet con ballo la domenica a 10 euro

Scrivo queste note a due mesi dalla mia visita al Malandrone, ho fatto volutamente decantare le impressioni perché ero troppo coinvolto. Ero stato lì in occasione di una breve presentazione di “Una stagione al Maciucambo”, per chi non lo sapesse il mio romanzo sulle balere, invitato dalla brava Carmela, gestore del locale e giornalista di Telegranducato, Una serata piacevole e gratificante, con sensazioni forse falsate dalle circostanze. Lavorerò quindi sul ricordo di allora, scusandomi se ci dovesse essere qualche inesattezza legata alla memoria.

Prima però facciamo un passo indietro, fra storia e leggenda.
Divaghiamo sulla storia di Geppe Santo come ci viene raccontata da Don Mario Ciabatti nella pubblicazione “Vada nei secoli”
“Prima del 1800 le strade maestre del nostro Comune non erano sicure per i pericoli di aggressioni, nel tratto Acquabona-Malandrone, dove, in seguito all’uccisione di certo Francesco Bellomini, fu chiesto lo smacchiamento della strada, nella salita del Malandrone, luogo famoso, che tuttora ci ricorda le gesta di Geppe Santo (classe 1840) dell’Acquabona, dove aveva l’osteria. Costui – uomo corpacciuto – vestiva sempre di velluto, ed al panciotto teneva un catenaccio d’argento, campanelle d’oro agli orecchi e anelli nei diti della mano. Uomo bisbetico ed anche lazzerone incuteva timore a vederlo, con il suo barbone e per i suoi dispotici modi di vita. Di lui si dice che il Granduca Leopoldo II, passando sulla Via Emilia e conoscendo le stravaganti imprese e le sue azioni con i clienti, l’obbligò a radersi la barba, lo esortò a cambiare tenore di vita, sotto gravi sanzioni qualora avesse fatto orecchi da mercante alle intimidazioni fattegli. Beppe, impressionato e temendo il peggio, ottemperò, sebbene a malincuore, agli ordini del Sovrano, che dopo poco ripassava da lui. Quando morì la sua salma fu deposta nel camposanto di Rosignano Marittimo e con la morte di Geppe, ebbero termine anche le aggressioni del Malandrone.”
Costui dunque diede origine alla leggenda

Oggi il Malandrone si identifica in un nucleo di attività comprendenti un centro commerciale, negozi, osteria e appunto la nostra sala con annesso ristorante e pizzeria, una brevissima deviazione dalla A12 Genova Roma uscita Rosignano direzione Castellina Maritttima, come una stazione di posta per il ballerini.

Leviamo subito ogni equivoco: si stratta di un locale di livello ed ambizioni superiori rispetto alle balere che frequento generalmente. Intanto ha una vocazione precisa, esatta, locale da ballo, punto. Il fatto che ci siano il ristorante e la pizzeria annessi è qualcosa di accessorio, un servizio in più perché il fulcro, il centro di interesse e attrazione è appunto la pista da ballo.
E che sala ! 18 passi per 36, si proprio 36 passi, una pista veramente grande, non per niente si sono svolte qui molte gare di ballo social, una sala così grande che si permette anche di essere interrotta da file di divanetti che creano un ulteriore piccolo spazio posto proprio sotto l’orchestra, come una passerella per chi ama farsi vedere sotto i riflettori.
Attorno alla sala una balconata rialzata con poltrone e divani, a racchiudere i ballerini, fa venire in mente un anfiteatro, un’arena da esibizioni, una concezione antica e sempre godibile. Si scendono i pochi gradini e ci si offre allo sguardo di chi sta seduto, una sistemazione che consente di stare in disparte a chiacchierare o di guardare cosa succede a 360 gradi, come fosse una specie di spettacolo.
Una ulteriore più alta balconata si trova sul lato corto della sala, dalla parte opposta rispetto al grande palco dell’orchestra. Quest’altra galleria ospita altri tavoli e divani, in una zona più dominante e allo stesso tempo più raccolta (e, in verità, anche molto più afosa) .
Gli arredi con divani classici verde bottiglia a righe bordò e azzurre, danno un’atmosfera di “fiesta”, castello delle luci centrale ultra fornito di spot, palco dell’orchestra ampio quanto tutta la parete seppure poco profondo, soffitto chiaro con travi di cemento e colonne grezze, il soffitto ricorda un enorme scafo di acciaio rovesciato, le pareti sono pitturate in rosa, la climatizzazione è ottima, l’ingresso è formato da una serie di corridoi dalle pareti rosa acceso con un calcio balilla che fa bella mostra, da qui si accede al bar e al guardaroba dove troneggia un busto ligneo del famigerato Malandrone.
Aperto nel 1972 può ospitare senza disturbi mille persone, il locale è strettamente collegato con Telegranducato per cui si sprecano le riprese televisive, gli eventi e le occasioni di incontro.
Interessanti proposte al sabato con “giropizza” , pizza bibita e ingresso a 10 euro, e alla domenica, buffet e ballo sempre a 10 euro. Del resto il locale è un po’ fuori mano e quindi offre un servizio tutto compreso di notevole pregio e a costi minimi.

Nella pista ci si può realmente sbizzarrire, l’acustica è ottima e si scorre benissimo, godibile sia per chi balla che per chi vede, il personale è esperto, la signora Carmela conosce l’ambiente del ballo ed i gusti dei ballerini, sa come farli contenti e ci riesce pienamente.
D’estate si balla all’aperto a bordo piscina, mi piacerebbe venirci perché questo è un locale rivierasco, scendendo dalla Versilia il primo in grado raccogliere ad si sfrutta magnificamente anche nelle afose serate estive e, se tanto mi dà tanto,dve essere una meraviglia.
Il giudizio non può che essere ottimo sotto tutti i punti di vista: ottime orchestre, possibilità di ballare liberamente, atmosfera professionale, ma cordiale, non ci si accalda e si può discorrere seduti sui divani.
Tre ballerini

La Rinascita di Agliana

La Rinascita Agliana 1La Rinascita di Agliana

Circolo Arci RinascitaViale Roma, 38  – 51031 AGLIANA (PT) Tel.: 0574751122
Quando si balla  
Sabato sera liscio con piccoli gruppi
Prezzo  
Meno di sette euro
Pista da ballo  
21 passi x 12 passi
Parcheggio  
Problematico, da cercare nelle strade adiacenti
Dove si mangia
Spaghettata a mezzanotte
 

Sono  già stato al Rinascita o come si dice dal queste parti “alla Rinascita” di Agliana, diciamo quarant’anni fa (eh si, proprio così) in cerca di ragazze, con gli amici di allora, non certo per ballare.

Si faceva lo shake tanto per muoversi ed agganciarne qualcuna. Per inciso io non ho agganciato nessuna, ma un mio amico ci ha trovato moglie, qui, fra la Rinascita e il Matteotti, sempre ad Agliana.

Ci sono tornato l’altra sera dopo quarant’anni ed è stato come ritrovare un po’ della giovinezza.

Naturalmente  non ricordavo niente, non sapevo nemmeno che la sala esistesse ancora, il vicino Matteotti ha chiuso definitivamente diversi anni fa, c’è  voluto l’aiuto del gentilissimo presidente del circolo Nello Sinatti per spiegarmi che poco è cambiato da allora: il bar che stava sul fondo è stato avvicinato alla sala, gli arredi sono stati rinnovati, ma non il pavimento di quadrelli di marmo scuro che ancora regge a meraviglia il calpestio, il palco dell’orchestra è sempre al medesimo posto sul lato lungo della sala e purtroppo non c’è più il magnifico lampadario  di Boemia che troneggiava sulla pista, ma l’atmosfera resiste intatta.

Il circolo, inaugurato nel 1949, non aveva sala da ballo, i locali erano tutti al piano terra, allora si ballava all’Impero, solo nel 1958 fu edificato il piano primo e lì insediato il salone destinato a  convegni e sala da ballo, e già allora c’era il nostro amico Nello Sinatti.

Da allora questa sala ha ospitato di tutto e di più: convegni, congressi, mostre di pittura, sfilate di moda, pranzi, premiazioni, corsi e naturalmente ballo. Morandi, Guccini, Equipe 84, Camaleonti, Caterina Caselli  e tanti altri famosi gruppi sono passati da qui e hanno fatto il pienone, per tanti anni. Qualcuno si ricorda ancora di quando in questa sala il mitico Antoine si strappò la camicia in preda ad un raptus artistico durante un recital davanti a mille persone stipate (c’è qualcuno che non sa chi fosse Antoine ?).

Poi il declino e la chiusura nel 1981, infine  tre anni fa, sull’onda di un ritrovato gusto per il ballo di coppia, il consiglio del circolo decide coraggiosamente di riaprire la sala da ballo: nuova scala di accesso,  ascensore, spostamento del bar e per il resto tutto com’era prima

Ambizioni più contenute, niente artisti di fama internazionale, ma ballo decoroso assicurato nel pieno centro di Agliana, a portata di mano per tutti gli appassionati della zona e delle vicine Pistoia e Prato.

Non si balla più lo shake, ma il liscio da balera con gruppi di pochi elementi  per  questioni di spazio e di costi; ricordavo l’ambiente più buio, atmosfera più da imbrocco, ma forse è la memoria che mi inganna. Adesso è una balera come si deve e quindi c’è la luce giusta per vedere come  muoversi, non serve ad imbroccare, serve a ballare. Infatti qui girano ballerini corredati di  scarpette vellutate, c’è l’abitudine e l’attitudine al ballo, e anche scuole che tengono corsi nel pomeriggio e una affezionata clientela di mezza età che sa muoversi su qualsiasi ritmo.
Il soffitto è alto, la climatizzazione ottima, le pareti chiare bianco e giallo ocra, tavoli piccoli con sedie comode ai lati estremi della sala stretta e lunga, unica nota negativa  la sgradevole illuminazione al neon azzurro e bianco della parete che sta dalla parte opposta all’ingresso posto al termine di una lunga scalinata.

Il palco è di dimensioni contenute al centro della parete lunga, sul lato opposto si apre una ulteriore scalinata che porta alla balconata, adesso chiusa ed adibita ad uffici e sale riunioni del circolo. Un tempo dalla balconata si poteva ammirare la sala sottostante e il famoso lampadario gigante.

Il bar è piccolo, sufficiente alle esigenze, l’illuminazione è piuttosto forte, poco intima a dire il vero, il guardaroba non c’è, ci sono gli stender e ci si serve da soli.

E’ un circolo Arci e quindi l’accesso è riservato ai soci

Alle pareti un paio di grandi specchi e tanti quadri ricordo  delle vecchie mostre di pittura svoltesi qui, vicino al bar sono appese le immagini del vecchio locale,  sembra di vedere le vecchie foto dell’albergo di Shining, ma tranquilli qui l’atmosfera è rilassata e cordiale

A mezzanotte ti riforniscono di pastasciutta e dolce, ovviamente gratis e pure molto buoni, la gentilezza non si allenta di un centimetro anche se le ore passano e la stanchezza si fa sentire, del resto fanno tutto da soli i soci, i presidenti e segretari del circolo, insomma tutto in famiglia, una gestione oculata che consente di mantenere in vita la tradizione a costi ragionevoli.

La risposta mi dice il signor Nello è costante “La gente si diverte e balla bene” il sabato si fa il pieno, non ha una capienza enorme, massimo duecento posti, ed è meglio così, non  si sciupa l’atmosfera. Insomma la Rinascita resiste e male che vada è un posto dove al sabato si può ballare tranquilli e con poca spesa.
Si chiude alle una.

Evviva la Rinascita dunque, e che ci manca ? proprio nulla !

il voto non può essere il massimo perché c’è oggettivamente di più moderno e più rifinito, le orchestre non sono al top, ma l’atmosfera è piacevolissima, amichevole e informale, ci piace, ci piace assai e poi sono così amabili che fa voglia di ritornarci.

Due ballerini non glie li leva nessuno !

Il posto che non c’è

 

Pistoia
Quando si balla  
liscio con disck jockey
Prezzo  
12 euro cena
Pista da ballo  
20 passi x 7 passi
Parcheggio  
Quasi nientee
Dove si mangia  
Si viene per mangiare, il ballo è un extra

Il posto che non c’è è quello nel quale ci imbattiamo quasi per caso un sabato sera grazie a un passaparola di amici-degli amici-dei conoscenti.
Non ci si arriva tanto facilmente: non ha nome, né indirizzo, né insegna, come fosse  un luogo immaginario.
Non è bello il posto che non c’è: perduto tra campi e vivai e strade sterrate senza illuminazione, è squallido nell’architettura di rimessa di attrezzi, spoglio, con arredo da quattro soldi, le luci al neon sono da capannone di lavoro, nella vita precedente può essere stato un deposito, ma anche un‘officina o un cantiere, ma potrebbe esserlo ancora. Non nasce per accogliere le serate degli allegri compagnoni, non è frivolo né pretenzioso come certe sale da ballo e certi circoli  c’è del ferro battuto in giro e delle sculture grezze in pietra, opera di fabbro o di apprendista scultore
Nel posto che non c’è si fanno le feste in casa, come  quelle della giovinezza, certo, non può esistere questo posto, è solo nella nostra memoria e in ciò che di struggente vogliamo ricordare.
Si viene per mangiare, buona cucina casalinga, buon vino, dolce, caffè ammazzacaffè, bibite a volontà. Si cena su due tavoloni lunghissimi da quaranta cinquanta posti l’uno, come alle sagre, ma attenzione  non è una sagra, non ci può venire chiunque, ci si viene solo tramite gli amici-degli amici-dei conoscenti, e poi, una volta stati qui, si diventa conoscenti, e amici degli amici anche noi.
Un tam tam di provincia.
Si fanno le dieci a tavola, poi arrivano le api operaie che sono gli stessi  che hanno cucinato e servito i piatti con gentilezza e precisione. Le api laboriose sparecchiano, buttano gli avanzi, smontano e spostano i tavoli ai lati del capannone, accatastano le sedie di plastica, spazzano a terra, insomma trasformano, mutano l’ambiente come un loft d’avanguardia, una scena da teatro di commedia. In dieci minuti,  senza tecnologia solo a forza di braccia e gambe si è fatto posto nel mezzo e una pista che non c’era adesso c’è.
E’ stretta e lunga, sette passi per venti, meglio di tanti locali, piastrellata e liscia. Qualcuno sparge talco in un angolo per far scorrere le scarpette da ballo,  le luci al neon da officina  si spengono e come per magia subentrano poche applique artigianali, il sole e la luna, nuvole in ferro rosso.
Nella penombra tutto assume un nuovo colore, di intimità, qualcuno ricorda ancora quando di spengevano le luci e si ballava al buio cercando il primo contatto con la guancia della ragazza desiderata. Non c’è più bisogno del buio adesso, basta questa luce soffusa che ammorbidisce i profili delle donne e ingentilisce le pancette appesantite  degli uomini.
Un affabile signore si piazza dietro una armatura di ferraglia, credevamo fosse un deposito dei attrezzi in disuso ed era invece la consolle. Una vera consolle con casse potenti e profonde e centinaia di cd di tutte le razze e religioni, un cartello scritto col pennarello  recita “Sono bene accette le vostre richieste musicali”.
Sono pronti a tutto nel posto che non c’è pur di farci stare a nostro agio. E noi che facciamo?  prendiamo possesso !
Prendiamo possesso dell’unico divano presente, delle sedie da giardino appoggiate alle pareti, della pista da ballo, delle musiche, della confusione e delle risate, invadiamo il campo con irruenza e allegria. Si festeggia un compleanno nel posto che non c’è, cantando tutti assieme un “umpa pa zum” di valzer romagnolo ad una imprecisata signora, una alchimia misteriosa si sviluppa tra le note ed i commenti di chi mette i dischi e tra un pezzo e l’altro balla una sottile effervescenza di un dopo cena sobrio e allegro
Siamo a casa di amici, come quarant’anni fa, siamo qui per stupirci di ogni cosa, e quando accade,  se accade, basta una battuta, un gesto, una canzone o uno scherzo per ridere senza cinismo e  senza età.

Non vi dirò dov’è il posto che non c’è e che ho trovato per caso un sabato sera.
Sono geloso, non deve trasformarsi in un locale qualunque, è un luogo dell’anima, dei ricordi profondi e vecchi,  delle sensazioni leggere e positive, lo si guadagna solo desiderandolo. E’ un segreto che riservo ai miei amici del cuore.
Altrimenti potreste dire che è brutto e squallido, oppure  che non è un trattoria né una sala da ballo, che non è niente, che non c’è parcheggio e che è fuori moda.
Quando ce ne stiamo andando, già indossati i soprabiti, il posto che non c’è regala un’ultima sorpresa: le api laboriose e instancabili montano il karaoke ed iniziano a cantare tutti insieme “Arrivederci Roma”, hanno ancora voglia di godere la serata.
Cosa avreste fatto voi  se fosse stati lì con noi ?

La Magione

La Magione
Via Perticaia, 35 – 51030 Serravalle Pistoiese (PT)
tel. 0573.518066www.lamagione.it
Quando si balla  
domenica sera liscio con disck jockey
Prezzo  
12 euro con pizza e bevuta
Pista da ballo  
10 passi x 9 passi
Parcheggio  
Davanti al locale
Dove si mangia  
Si viene per la pizza, il ballo è un extra

Non so neppure io il perché della recensione di questo locale: non è una balera, un dancing, night, casa del popolo o circolo. E’ solo una pizzeria ristorante con prezzi popolari che la domenica sera propone come appuntamento fisso il ballo liscio abbinato alla pizza.
Sarà perché ci siamo capitati in una ventina di lisciomani affamati dell’una e dell’altro in una serata di umore favorevole, sarà perchè ci abbiamo trovato un altro gruppone di malati di ballo come noi, sarà perché la pizza è buona e abbondante e il prezzo contenuto, o perché il personale è cordiale, o perché si trova a metà strada fra la valdinievole e la città, comunque fatto sta che ci siamo stati bene e vale la pena di segnalarlo.
La pista da ballo è parte della sala ristorante, un po’ di sgombero di tavoli et voilà ecco comparire il pavimento a qudrelloni avorio con dieci passi per dieci liberi da intralci.
Non è molto, ma ricordiamoci che non è un locale finalizzato al ballo.
Beh a dire il vero un problemino c’è: si tratta di una colonna portante in cemento che troneggia in mezzo alla pista e che rappresenta un certo rischio per le giravolte, fate conto di avere qualche ballerino ottantenne che si struscia nel mezzo e scansatelo con garbo, anche perché se non scansate vi farete male, cosa che non accade di solito con i ballerini ottantenni immobili che pomiciano.
Ah già,  la musica: non si può pretendere un’orchestra, basta un disck jockey con l’impianto, non so se l’impianto è fisso però è sufficiente per i malati di liscio e del cico cico, ciquito, mambo e chachcacha, insomma dei balletti che si usano fare in gruppo.
Un locale per ballerini accoppiati, infatti  non c’è una frequentazione da sala da ballo, pertanto non ci troverete il partner se non ve lo portare da casa.
Per il resto, via,  la domenica sera ci può stare, è amichevole e non impegnativo.
E poi per dodici euro vi danno pizza, birra dolce e ballo … volete mi’a anche ‘na fettina di ‘ulo cò pinoli, eh ?, come dicono a Livorno.
Mezzo ballerino …..e una quattro stagioni!

PS
Per non farsi mancare nulla al venerdì cacciucco, al sabato pizza e karaoke, pranzo della domenica e tutte le sere pizza. Evvvaiiii !

 

 

Circolo Ricreativo Piteccio

Circolo Ricreativo Piteccio
Via S. Felice E Piteccio – 51100 Piteccio (PT)
tel. 0573.42030
Quando si balla  
sabato sera liscio e revival con orchestra
Prezzo  
inferiore a 10 euro
Pista da ballo  
13 passi x 9 passi
Parcheggio  
In paese lungo le strade
Dove si mangia  
Meglio provvedere prima di venire a ballare, non c’è un servizio ristoro

Bene, bene ……, al termine di una serata sconclusionata fatta di locali chiusi e mancate cene siamo finiti a Piteccio, giusto per farsi un’oretta di movimento in compagnia, balletti di gruppo e fostrotti a tutto andare con orchestrina e spazio a disposizione, molti clienti se ne erano già andati a letto.
Solo così i miei compagnoni lisciomani potevano finire a Piteccio, per una intuizione improvvisa e non premeditata, scatenata dalla impellente esigenza di placare la febbre del sabato sera.

E’ il solito circolo arci: bar, biliardo, flipper e sala riunioni che si trasforma al sabato in sala da ballo. Niente di speciale, niente di rifinito o ricercato, nessuna pretesa, solo il riferimento musicale e danzante del paese di Piteccio.
Finalità perfettamente e felicemente raggiunta.
La sala sta dieci scalini sotto il bar, ed è al bar che si fanno i biglietti. Il fatto di scendere non è un grande impatto emozionale sembra di stare in cantina come ai tempi del beat, ma non siamo così in basso, è piuttosto che il terreno degrada repentinamente di un paio di metri e se si aprono le porte di sicurezza del locale ci si trova inaspettatamente all’aperto su un grande spiazzo di campagna. E’ più l’idea del sottosuolo della cosa in sè.
Scese le scale in un breve corridoio c’è lo stender con le grucce per il guardaroba  fai-da-te,  un bancone da birra alla spina, disattivato, cucina e bagni e finalmente la sala sa ballo.
Un androne non tanto rifinito, la pista bordata da una fila di tavolinetti in finto marmo e sediole thonet; neon sopra la porta d’ingresso e luce diretta di riflettori bianchi,  il locale è molto illuminato, volutamente poco intimo. Pavimento a listelli di gres granigliato scuro (marmorizzato ?), ci si balla bene, muri un poco scrostati con inserti colorati.
L’impressione è quella di trovarsi nella stiva di un traghetto con il soffitto altissimo o in hangar da eliporto o in una vecchia corsia di ospedale, quelle dove stavano venti letti per lato, con le pareti verdoline e le canalizzazioni elettriche a vista.
Un ambiente un po’ freddino per colori e illuminazione fatta da fari smaccatamente variopinti avvitati a tralicci metallici sporgenti.
Dieci finestre a vasistas, lassù in alto, ricambiano l’aria, il soffitto è mosso. a grandi scalini rivestiti da una cosa che non capisco sia plastica o carta da parati verde marcio, grossi dischi colorati in plastica compaiono qua e là appiccicati al soffitto e alle pareti con lo scopo di dare movimento e atmosfera, ma sono sciupati e fanno tanta tristezza.
Il lato dietro l’orchestra, posizionata in angolo, è incorniciato da quinte in muratura anche queste rivestite da carta da parati verde, nel mezzo una parete bianca presumo sia il fondale per proiezioni cinematografiche,   il piccolo palco dell’orchestra è posto davanti ad una serie di grandi disegni dei Peanuts ed alla scritta “Charlie Brown Circolo Ricreativo Piteccio 1956”.
Ospita una scuola di ballo di liscio fiorentino, una rarità da queste parti …. ma io tengo per la juve e di fiorentino e un’ voglio nulla !

Attenzione a non sottovalutare: questo circolo è molto vitale e ospita volentieri le iniziative dei giovani del posto e della città, una circostanza rara e preziosa da salvaguardare.

Giudizio
Un po’ “naif”, ognuno del posto ha messo del suo per personalizzare  un ambiente polifunzionale legato ad eventi giovanili ed esigenze di tarda età, insomma è il circolo di questo paese e guai a chi lo tocca. E chi lo vuol toccare !!!!

Fatto sta che le rare volte che vengo qui mi sembra un po’ di disturbare l’intimità del posto, però mi trovo bene e siamo sempre i benvenuti. I like it !
Un ballerino pieno pieno

Ponte alle Tavole

Ponte alle Tavole
Via Gora e Barbatole, 209 – Pistoia tel. 0573.401260
Quando si balla  
sabato sera liscio e revival con orchestra
domenica pomeriggio liscio con musica riprodotta
Prezzo  
inferiore a 10 euro
Pista da ballo  
19 passi x 9 passi
Parcheggio  
A fianco del locale, sterrato
Dove si mangia  
Meglio provvedere prima di venire a ballare, non c’è un vero servizio ristoro

Una premessa: per un motivo o per un altro i miei approcci con questo locale sono sfortunati.
La mia prima esperienza è legata a un periodo di alcuni anni or sono di tentativi di ballo miseramente naufragati, tentativi che mi convinsero che non ero propriamente portato per queste cose, che poi non era neppure vero !
La seconda volta sono incappato in una serata di  calore insopportabile e di  pienone, era in giugno, alla chiusura della stagione. Si trattò di un’avventura tra gente, sudore, bibite ghiacciate e ballo, fortunatamente  si esibiva un ottimo gruppo musicale.
Ci siamo divertiti … (???), alla fine sembravamo reduci dal Camel Trophy, il lato positivo è che abbiamo perso qualche chilo di peso a testa.
Sono poi ricapitato alle due del mattino di una fine anno pensando ingenuamente di entrare gratis o con poca spesa e sono stato respinto con un “no” secchissimo. “Entra solo chi ha pagato la cena” e capirai ….. …
Infine sono tornato il pomeriggio della domenica per curiosare, pagando il biglietto ovviamente ed ho trovato di  nuovo la sala strapiena, non  c’era l’orchestra ma un attempato disck jockey faceva girare pezzi di liscio terzinato a go go.
Questa volta ho intercettato il presidente del circolo per avere informazioni sulle caratteristiche e le storie del posto e mi sono sentito sbattere la porta in faccia, per fortuna in senso figurato.
In pratica si è tassativamente rifiutato di rispondermi, non si fidava delle mie intenzioni, non credeva nel mio interesse di documentarista delle balere, anzi mi ha liquidato con maniere scortesi ed ostili. E stata l’unica volta che è capitato nelle mie peregrinazioni di balere.
Bene, faremo a meno della sua collaborazione.

Si tratta di una pista storica per la città, con una tradizione ininterrotta di molti anni di ballo. E’ la “cosa” che più assomiglia al significato di balera.
La balera è un locale da ballo tendenzialmente orientato verso un pubblico di estrazione popolare che si caratterizza per il tipo di musica che in essa si suona e balla: il liscio. Per questo la balera non riscuote particolare successo fra i giovani, mentre rappresenta un sicuro punto di aggregazione e socialità per coppie mature ed anziani.
Ecco, ho detto tutto.
Sulla grande pista in  piastrelle di gres chiaro si incontrano e si incrociano nel liscio coppie mature, molto mature.
Si tratta di uno stanzone molto ampio, una specie di capannone con le pareti spoglie pitturate di bianco e una illuminazione al neon da sala macchine, quattordici  fari sui quattro lati diffondono luci colorate da sala da ballo.
Il  guardaroba sta dentro la sala ed è del tipo minimalista: una serie di stender con grucce, ovviamente incustodito. Dietro il palco dell’orchestra un brutto murales raffigurante fiori esotici, il pavimento è a piastrelloni bianchi con inserita una cornice a scacchi che delimita la pista ideale, le sediole sono rosse del tipo conferenza, credo che qui si tengano spesso riunioni assembleari, e i tavoli piccoli, non si sta comodi a chiacchierare. La biglietteria è appena fuori la porta della sala, un tavolinetto con il bigliettaio che stacca i biglietti.
Opportuni lavori di ristrutturazione hanno tolto di mezzo le quattro aggressive colonne che un tempo troneggiavano in sala togliendo spazio ai ballerini e visuale ai sedutini, e creando pericoli per le corna dei camerieri (ma mi sa i camerieri non siano previsti).
C’è un pubblico di fedelissimi e variopinti ballerini di tutte l’età, intendo dai sessanta in su, età che tende ad elevarsi nel pomeriggio domenicale, una sana alternativa alla partita a briscola e alle bocce.
Qui si viene per stare insieme, ritrovare parenti e compagni, habitué con lo stesso “vizio” del liscio.
Non so se nascono amori senili qui dentro di certo la gente si diverte e mostra una affezione al locale difficilmente riscontrabile altrove.
Una scuola specializzata in ballo latino e caraibico tiene i corsi in  questa sala durante la settimana, è l’unica folata di movimento e gioventù.

Giudizio
Adatto a signore e signori molto attempati, economico e con buone orchestre, si ballerebbe bene sulla grande pista ma il pienone che sembra esserci sempre toglie spazio, i frequentatori non sono ballerini rifiniti piuttosto amanti della compagnia e del movimento lento, li troverete su ogni centimetro della sala compreso il centro dove ristagnano con i loro passettini in tranquilla convivialità, se uno intoppa una vecchia conoscenza si ferma e si mette a discorrere in mezzo alla sala, tanto gli altri ci gireranno attorno .
Ambiente paesano dove si ritrovano vecchi amici e una tradizione di musica e ballo di tutto rispetto
Mi sembra però un posto chiuso, diffidente, riservato alla tarda età e che non gradisce le novità, capisco perché i miei compagni ballerini  lo evitano con somma cura.
L’ho detto, sono sfortunato negli approcci con  questo locale, ma ora che ho fatto la mia recensione mica ci torno più !
Beh, se un sabato sera non doveste trovar posto in nessun altro locale della provincia, balera, night, discoteca, bocciofila, circolino, pianobar o pub ……… potete sempre optare per il cinema !
Un ballerino … e mi sciupo

Brigidino

Dancing Brigidino
Via Leonardo da Vinci 26 – Borgano – Lamporecchio tel. 0573.82351   347.7878774
Quando si balla  
sabato sera liscio e revival con orchestra
domenica sera liscio e revival con orchestra
Prezzo  
inferiore a 10 euro
Pista da ballo  
17 passi x 12 passi
Parcheggio  
Non molto grande a fianco del locale
Dove si mangia  

I brigidini sono i tipici dolci di Lamporecchio:  cialde dorate friabili, di forma ondulata e rotondeggiante di circa sette centimetri di diametro, gli ingredienti sono zucchero, farina, uova ed essenza di anice. Quando si morde scrocchia.
Lo si trova facilmente sulle bancarelle delle fiere  e delle sagre toscane, nei luna park, e fuori delle chiese nelle feste del patrono. Gli ambulanti lo cuociono sul posto tramite un marchingegno che è un indecifrabile misto tra un impastatrice ed un bidone di benzina, confezionandolo in un tipico sacchetto trasparente dalla forma stretta e allungata dal costo oscillante dai tre ai sette euro.
La leggenda vuole che nel medioevo siano state le suore del vicino convento di Santa Brigida, il cui compito era quello di produrre le ostie, ad inventare per sbaglio il brigidino. Tutto cominciò con un errore di una qualche monachina che si confuse mentre stava preparando l’impasto delle ostie. Per non sprecare quel composto, che pure doveva già essere gradevole, le sorelle pensarono di ingentilirlo aggiungendovi dei semi di anice.
Secondo me  la monachina era  precedentemente strafatta di anice e pasticciò con l’impasto concependo quindi questo meraviglioso portento.
Nacque così quel chicco destinato a divenire una tradizione a Lamporecchio, dove la ricetta si tramanda di generazione in generazione dando vita a molte botteghe artigianali specializzate proprio nel brigidino, i miei gusti privilegiano da sempre la Pasticceria Carli che per inciso sforna anche un delizioso berlingozzo composto dello stesso impasto, ma molto più morbido.
Si dice nella piana che a Lamporeccchio si siano fatti ricchi coi brigidini e ci deve essere del vero. Ecco dunque che anche la sala da ballo locale rende omaggio allo sfizioso manicaretto ed abbiamo quindi il Brigidino di Lamporecchio, per l’esattezza di Borgano di Lamporecchio.
Sarebbe un po’ come intitolare al Castagnaccio la sala da ballo di San Marcello, o il Ventricino quella di Piancastagnaio, e così il Lampredotto di Scandicci e il Mallegato di Pescia.
Ma non è proprio così, è piuttosto che a Lamporecchio sono orgogliosi del brigidino e effettivamente gli devono molto. Il brigidino  è una specie di nume tutelare del posto.

Ma veniamo al dunque
Finalmente i miei compagnoni lisciomani sono venuti con me al Brigidino.
Questa sala da ballo si trova in località Borgano e qui ci tengono a specificare che non si tratta di Lamporecchio anche se i due abitati sono contigui.
Il paese è in posizione strategica non troppo lontano dalle città per scoraggiare gli appassionati, accoglie gli affezionati frequentatori del posto e solo chi ha veramente voglia di ballare tanto da farsi qualche chilometro in più da Pistoia e Prato o dalla vicina Valdinievole.
L’edificio è un parallelepipedo munito di tetto spiovente, proprio come nei disegni infantili. In origine sede dell’associazione Reduci e Combattenti è da 35 anni il circolo arci di Borgano. Mantiene viva con orgoglio la tradizione del ballo liscio per due giorni a settimana e comunque rappresenta luogo di aggregazione per tutto l’anno aprendosi anche per feste e rappresentazioni delle scuole.
E’ un pochino stantìo come si dice dalle nostre parti, un po’ vecchiotto insomma, ma ci sono scelte funzionali difese a spada tratta dal gestore Enrico Leporatti, anfitrione squisito e appassionato, di una gentilezza di altri tempi.
Le sedie in plastica ad esempio, sono quelle bianche da giardino che costano pochi euro e decisamente non sono belle, rispondono però ad una logica, sono impilabili e facilmente trasportabili, consentono di trasformare la sala in una grande palestra per la scuola di ballo o per altre manifestazioni, e poi sono più facilmente pulibili rispetto ai divanetti di stoffa che tendono ad assorbire e rilasciare con insospettabile lentezza la polvere di secoli di ballerini, e poi, ammettiamolo, sono pure comode.
Ciò che si perde in belluria si guadagna in funzionalità, quel fenomeno del Leporatti mi ha quasi convinto con le sue teorie.
Sul botteghino, però, non accetto scuse, andrebbe rifatto perché pare una garitta con la cassiera incastonata al buio come una sentinella tra cassetti e scontrini.
Anche il guardaroba non è propriamente moderno, in compenso la guardarobiera è una signora affabile e spiritosa, verrebbe voglia di fermarsi a chiacchierare tutta la sera senza neppure entrare.
Il bar è da casa del popolo, il che non è necessariamente un’offesa, fuori moda e accogliente, senza grandi pretese né ambiziosi barman, ma coi quotidiani e le carte da gioco sui tavolini, la sala giochi e la tivvu sempre accesa, da paese insomma.
Tra convenevoli e chiacchiere alla fine si entra nella bella sala rettangolare: palco dell’orchestra rustico in legno sullo sfondo, grande quanto basta, ai lati una fila di tavoli e sedie ed in fondo una triplice fila, sulla parete opposta all’orchestra troneggiano i grandi specchi per far rimirare le signore e soprattutto i ballerini della scuola di ballo “Dance Project Toscana”di Francesco Calcò che qui tiene i corsi.
Pavimento in piastrelloni di gres marmorizzato color mattone, pareti tinteggiate di rosa con tendaggi azzurri, tavolinetti bianchi e, come detto, sedie bianche da giardino.
Il soffitto è a doghe color marrone arricchito da luci colorate e quattro ventilatori a pala, non è altissimo.
Al Brigidino si balla bene perché chi viene qui, scuola o no, si muove a tempo e con garbo, lasciando spazio agli altri e senza spingere, si conoscono le buone regole di comportamento della pista, i balli di gruppo sono racchiusi in brevi serie di due tre pezzi e le signore indossano scarpette da ballo estratte come per magia da  minuscoli necessaire.
In pista aria respirabile, ai tavoli si può discorrere senza bisogno di alzare la voce in un clima di cordialità agevolata dalla presenza premurosa e costante del gestore. Può ospitare fino a 250 persone.
Ovviamente a un certo punto della serata, la direzione fa girare piatti di brigidini su tutti i tavoli, e ci mancherebbe ! Si balla fino alle due e la gente si attarda volentieri.
Le orchestre sono quelle del giro, senza cadute di stile e senza slanci. E’ il regno del terzinato.
Giudizio
Non smetterei più di parlare di questo locale, mi aggrada assai, e poi mi stanno simpatici tutti. Il mio giudizio potrebbe non essere obiettivo, ma mi sento di dargli il massimo, tre ballerini, ci metterò un meno solo perché l’ingresso alla sala non è degno della qualità del posto.
Coraggio Enrico, spendiamo un po’ di soldi per il nostro croccante friabile gustoso Brigidino di Borgano.

meno

Liscio Più

Liscio più
Via A.Boito,11 Ponte Buggianese (PT) tel. 0572.635063 – 380.2629681
Liscio più é su Facebook
Quando si balla  
martedì sera liscio e tradizionale con  orchestra
giovedì sera cio e tradizionale con  orchestra
sabato sera liscio e tradizionale con  orchestra
domenica pomeriggio liscio e tradizionale con  orchestra
Prezzo  
10 euro con consumazione
Pista da ballo  
21 passi x 16 passi
Parcheggio  
parcheggio di fronte al locale
Dove si mangia  
pizzeria e ristorante gestiti dal locale

Non capisco perché nel mio gruppo di sodali buontemponi questo locale stia un poco ai margini delle preferenze, eppure ha tutto quello che essi, noi, i ballerini, i lisciomani, insomma gli appassionati di questo genere possono chiedere a una sala da ballo.
Grande, arioso, pulito, buone orchestre, personale gentile, ottimo bar, pista scorrevole, poltrone comode, tante serate, ristorante annesso.
Un locale dedicato al ballo, esclusivamente al ballo.
Il Liscio Più è questo, un grande edificio colorato in mezzo al paese, una spaziosa sala con triplice fila di divanetti e dodici colonne rivestite di specchi che delimitano  una buona pista da ballo in piastrelline quadrate 5 x 5 bianche  con inserti celesti e blù dove si scorre piacevolmente. Poi  un grande palco centrale in grado di ospitare nutrite orchestre incorniciato da due colonne e un architrave a ricreare la facciata di un tempietto classico.
Le pareti sono bianche interrotte da strisce di luci rosse, i divanetti marrone scuro a righe sottili, tavolinetti essenziali quadrati e  spazio fra le file dei divani con passaggio agevole da un settore all’altro.
Si viene a creare un’atmosfera rosea un poco ammiccante che meriterebbe di essere valorizzata con una illuminazione più tenue.
Il soffitto è alto e tre ventilatori a pale garantiscono un ricambio d’aria sufficiente a far ballare a tutto ritmo senza sudare e soffocare dal caldo, l’acustica è buona, si ascolta la musica e si riesce a parlare col vicino senza sforzi vocali.
Il bar è grande e ben fornito ed il servizio squisito, pasticcini e stuzzichini vengono messi a disposizione  a getto continuo. Accanto un megaschermo tv per chi proprio non  ne può fare a meno.
Una breve rampa di scale conduce al ballatoio, dal quale si gode una bella vista sull’orchestra e la sala, e alla terrazza esterna destinata ai fumatori.
Il sistema di pagamento è diverso dagli altri locali, si paga all’uscita in base alle consumazioni effettuate che peraltro hanno un costo a scalare: si parte dai 10 euro con una bevuta, si sale a 15 con due bevute, 18 con tre, 20 con  quattro, 21 con cinque bevute, 21,50 con sei bevute, praticamente più ci si sbronza e meno si paga !!!!
Tranquilli, alla settima bevuta quando saremo completamente strafatti, dovremo tirare fuori ulteriori 20 euro, dopo ….. spero sia previsto l’intervento della croce d’oro ….. e meno male che non ci sono i buttafuori.
La frequentazione è per ogni età, stato sociale e civile, coppie e scoppiati, giovani e vecchi, uomini e donne, belli e brutti, ricchi e poveri e matia bazar  e si balla di tutto liscio, gasato e rockenrolle e le orchestre in programma sono tra le migliori ascoltabili nel circondario, sempre di livello molto buono.
Ci sono anche dei difetti: le sedie in plastica del bar stridono con tutto il resto e non rendono giustizia alla buona varietà di bevande e spuntini proposti e il ballatoio meriterebbe una valorizzazione maggiore perché è un ottimo angolo per vedere e chiacchierare.
Il locale nel complesso è un po’ usurato, con uno stile demodè e l’ingresso della biglietteria è angusto.
Non è una semplice balera da circolo, ma neppure accattivante e luccicante come un dancing moderno.
Giudizio
Proprio non capisco perché nel mio gruppo di sodali buontemponi questo locale sia un poco ai margini delle preferenze …… a me sembra un gran bel locale.
Ci sarebbe solamente bisogno di un intervento di rinnovamento perché l’ambiente lo merita ampiamente.
Tre ballerini e un meno

    meno

Post Scriptum
Avrei descritto volentieri anche altre cose del Liscio Più: la storia, gli aneddoti, i personaggi e le orchestre famose che qui sono transitate, per questo ho chiesto più volte alla cortese direttrice informazioni che al momento non ho ricevuto.
Se c’è qualcuno che sa qualcosa di interessante sulla vita di questo locale può inserirla nei commenti e sarà cosa sicuramente gradita.

JB Bottegone – soluzione di un mistero

Meraviglie di internet:
questa mattina mi arrivano due commenti sul JB Bottegone che rispondono in maniera autorevole, e direi definitiva, al quesito che mi ero posto nella recensione del locale, ovvero il misterioso significato della sigla JB.
Fra le ipotesi fantasiose e surreali che avevo proposto ce n’era una che tanto fantasiosa invece non era .
Lascio la risposta alle parole di Enzo, confermate anche da Claudio, che troverete anche nei commenti, ma che ripropongo volentieri e ringrazio di cuore.

“Salve
negli anni 70 io mi occupavo del bar
del jb e vi confermo che il nome deriva dalla cantante americana, all’epoca (ma anche oggi) eravamo affascinati da quella musica ma c’era solo la rai e perciò
la si poteva ascoltare solo sui dischi
la domenica si passava musica per ballare
ma durante la settimana fra di noi sempre in discoteca
si ascoltava
joan baez, bob dylan , pink floyd ecc,
il locale di adesso ha poco a che vedere con la discoteca di allora che fra l’altro era al piano superiore
ma sono contento che quella sigla che scegliemmo quasi 40 anni fa sia rimasta
saluti
enzo “

come dicevamo: meraviglie di internet e meravigliosa Joan Baez

 

Milleluci

MilleluciVia Fratelli Cervi, 1 – Casalguidi (PT)         tel. 0573.929070
arci.milleluci@virgilio.it
Quando si balla
sabato sera                                                  liscio e revival con orchestra
Prezzo
inferiore a 10 euro
Pista da ballo
22 (17) passi x 10 passi
Parcheggio
Parcheggio pubblico al di là della strada, non molto grande
Dove si mangia
A fianco nel circolo Arci ristorante e pizzeria

Innanzitutto una precisazione: noi foresti si tende a dire il Milleluci, singolare maschile, ma la corretta definizione è “le Milleluci”  plurale femminile, tante, tante, ma tante lucine accese nella notte di Casalguidi.
Esistono due correnti di pensiero tra i frequentatori abituali delle sale da ballo della nostra zona: chi ama le Milleluci e chi non le sopporta.
La discriminante è una ed una soltanto: il ballo di gruppo.
Si accusa infatti la popolazione danzante delle Milleluci di eccedere in questa pratica.
Io l’ho provato più volte ed effettivamente c’è la tendenza a invadere la pista con  mambi, cinquiti, hullygully, bachate e via discorrendo un po’ di più rispetto ad altri locali, si tratta probabilmente di una tradizione che si autoalimenta attirando i molti appassionati di questa specialità.

La moda del ballo di gruppo nasce da una esigenza reale: la necessità di potersi muovere in pista indipendentemente dall’avere un partner e in un modo libero, l’unica regola è quella di seguire il ritmo della base musicale lasciandosi andare con la massima naturalezza.
Un po’ quello che accade con la discomusic con la differenza che questo è rivolto a tutte le età, anzi, la terza età è privilegiata nella esecuzione trattandosi di un misto di aerobica e ginnastica dolce delle gambe, senza sforzo, né allungo, sono la durata o l’affollamento della sala che fanno faticare.
Quando qualcuno dell’orchestra annuncia al microfono “….e ora un bel mambettino per cominciare …..!”  ecco che una masnada di aspiranti ballerini si dispone in file disordinate occupando tutta l’area della pista fino alle poltrone ed emarginando i disperati che vorrebbero affrontare un ballo di coppia tradizionale e che si ritrovano a procedere lungo i bordi della sala con i gomiti strettissimi fino alla rinuncia definitiva.
Uno dei misteri del ballo di gruppo e che l’orientamento delle file che si vengono a formare è sempre disordinato, qualcuna è rivolta verso ovest, altre verso la Mecca, altre ancora verso la stella polare, ma va bene lo stesso, mica stiamo parlando di una parata militare !
Importante  e che almeno all’interno della stessa fila siano tutti rivolti in uno stesso verso altrimenti si creano incrocchi pericolosi per stinchi e menischi.
I passi sono praticamente i soliti per qualunque ballo, cambia solo l’ampiezza e il ritmo. Generalmente si ha un primo passo incrociato a sinistra con gambetta destra proiettata in un calcetto stile gemelle kessler, poi lo stesso passo verso destra con conseguente gambetta sinistra e calcetto, poi stessi  passi avanti e poi indietro ed infine cambio di orientamento del corpo di novanta gradi verso destra e si ricomincia; come variante si possono battere le mani ritmicamente.
Gli sguardi sono fissi davanti a sé privi di ogni espressione e di qualunque barlume di intelligenza, la testa in alcuni casi è leggermente reclinata come  a concentrarsi sul ritmo.
E‘ un movimento meccanico: un, due, tre, incrocio, saltino, ripetuto all’infinito cambiando solo il fronte e che porta alla ripetitività ossessiva del gesto. E‘ l’antitesi del ballo  di coppia, che è fatto di regole  e programmi  contraddistinti e diversificati tra uomo e donna.
E questo è quanto per il ballo di gruppo.

Il locale è famosissimo nella piana sia perché Milleluci è un circolo Arci di grande tradizione e molteplicità di interessi sia perché qui si balla da una vita.
I nostri padri ci son passati per giocare a carte o a biliardo, o magari a farsi una pizza,  le nostre madri almeno una volta ci sono andate a ballare al ritmo di rock o di liscio o a vedere i complessini beat degli anni settanta.
Storie, amori, amicizie e scuole di ballo, grandi orchestre, e solisti  di grido  si sono succedute in questa pista.
Ma il circolo non è solo ballo, vanta infatti una presenza  politica, culturale e sportiva di prim’ordine iniziata il 25 giugno del 1955.
Quasi sessanta anni di vita strettamente intessuta con le comunità di Casalguidi e Cantagrillo  e che per vitalità e impegno si è andata estendendo molto  oltre i confini del comune di Serravalle fino a Pistoia, Prato e Firenze.
Per sapere tutto ma proprio tutto sulle Milleluci si veda la bella pubblicazione di Adele Tasselli, cognome classico di questa zona, “Le Milleluci, storia della Casa del Popolo di Casalguidi“ Nuova Toscana Editrice.

La pista ha una forma singolare: rettangolare con il lato corto non molto ampio e un paio di prolungamenti che estendono i lati lunghi in un percorso insolito.
Il pavimento è in piastrelle di marmo amaranto molto scorrevole, i tanti e comodi divanetti rossi sono posizionati su due file di gradini con pavimento a quadrotti bianchi e celeste, le pareti sono tinteggiate di azzurro, l’illuminazione è fatta da tantissime piccole luci multicolori, è ovvio siamo alle milleluci, e crea un ambiente caldo e accogliente.
Ci si sta bene.
II palco dell’orchestra posizionato sul lato lungo della pista ospita sei, sette elementi, alle spalle una grande “M” stilizzata simbolo del locale.
Il bar è ampio e ben fornito di cocktail e beveraggi tradizionali ed a mezzanotte propone sempre un gradevole spuntino.
E’ aperto solo al sabato sera, una offerta  prudente che garantisce un bell’affollamento, può ospitare  sino a trecento persone e chiude alle due di mattina,  per i gruppi musicali ci si affida alla Vegastar.
Raccontano  i “vecchi” del Milleluci di aver accolto qui dentro negli anni settanta 1.200 persone per un concerto di Sandro Giacobbe.……. non ci posso credere ….. ma dove li hanno cacciati tutti ?????
L’ambiente è semplice, ma non banale, sui divanetti si parla senza bisogno di urlare e si vede bene cosa accade sulla pista che è un poco più in basso, l’accoglienza è cordiale e amichevole, l’atmosfera è quella di un vecchio dancing tradizionale, immutabile.
Musiche diverse e abiti diversi ma l’atmosfera doveva essere la solita trent’anni fa, ecco, la definizione più giusta di questo locale è “tradizionale”, si sa cosa offre e non tradisce  le aspettative.

Giudizio
Grande tradizione di ballo liscio e pista da provare, assolutamente da non perdere per chi ama i balli di gruppo.
Cortesia del personale, buone orchestre, guardaroba ben posizionato, ottimo e professionale il servizio bar.
Non una baleraccia da raccattati, ma un bel locale dove la gente si presenta con l’abito buono e con il solo scopo di ballare, ballare, ballare. Frequentatissimo da sempre, non tradisce mai.
Due avvertenze però dobbiamo farle:
occorre fare i conti con i gruppi che si formano spontaneamente sui ritmi latini e moderni e effettivamente restringono lo spazio in pista.
occorre un poco di attenzione ai gradini che si insinuano perfidi fra le belle poltroncine rosse, sono illuminati da mille lucine, ma ……. traditori.

Due ballerini e mezzo e …… lunga  vita alle Milleluci !