Un’altra delle mie pensate invernali: il percorso originale per questo giorno prevedeva il tratto da Azambuja a Santarem per 33 chilometri di difficoltà media. Troppi per me che lavorando solo sull’immaginazione e Google Maps ho inventato due tappe distinte: la prima da Azambuja mi avrebbe portato a Cartaxo, quella che faccio oggi, la seconda da Cartaxo a Azoja de Baixo, oltre Santarem, quella che farò domani.
Premetto che ho fatto una cazzata, ma al contempo anche adesso che sono qui non saprei individuare una alternativa migliore se non farsi un tappone lungo 33 km che solo adesso so essere nelle mie possibilità, visto che comunque ne ho fatti 27!
Insomma oggi si tratta di due percorsi distinti: il primo seguendo la rotta del Caminho fino a Morgado e il secondo lasciando la strada maestra per deviare fino al paese di Cartaxo, 9 chilometri e mezzo fuori rotta dal Caminho, del tutto gratuiti.
Come ho detto non è stata una grande pensata e lo sconsiglio vivamente. Oltretutto la strada alternativa da me individuata è la statale nr. 3 e percorrerla non è stato per niente bello, mi sono sembrati proprio chilometri e fatica sprecati.
E’ andata così, a volte si indovina altre si sbaglia, bello è che non devo rendere conto a nessuno, ma mi girano un po’ le palle.
E’ stata comunque una bella giornata piena di sole, belle strade e paesaggio e le gambe che cominciano a tirare come si deve. Il Tago in questo tratto è bellissimo e selvaggio e pare più pulito, si cammina fra distese infinite di campi di pomodori e aziende agricole tanto estese da avere piste di atterraggio per piccoli aerei da diporto.
Ma come si passa il tempo da soli ?
Stamattina ho fatto la prima registrazione, non voglio perdere pensieri, impressioni passeggere per poterle recuperare a mente fredda quando sarò meno stanco e meno impegnato sulla strada
“Domenica 14, neanche tre chilometri da quando sono partito sotto il sole in mezzo a canneti e campi di pomodori e sono già stanco. Cosa sto facendo ? Cosa mi spinge a fare questo viaggio ? da dove viene questo desiderio irresistibile di verifica ? questa sfida che mi mette alla prova, una prova dura che in questo preciso momento mi fa rimpiangere di non essere a casa con la mia famiglia mentre ci prepariamo al pranzo domenicale, tutti insieme, verranno i ragazzi alla spicciolata e Monica avrà cucinato per tutti, ci sarà il piccolo Alessandro, la nonna e il gatto, staremo insieme a pranzo e poi tutti se ne andranno velocemente per godersi la loro domenica e noi resteremo a rimettere in ordine con calma e soddisfazione, un’altra occasione in cui stare tutti insieme. Mi dispiace di non essere con loro, oggi. Saudade come dicono qui, nostalgia.
Non lo so cosa ci faccio qui, fra questi canneti in questa domenica di maggio; speravo che fosse un cammino di fede ma forse non lo è, e neppure è una ricerca di fede. Non ho fatto una riflessione su Fatima, non mi sono informato, non so quasi nulla sui pastorelli, sulle profezie, sulla storia del santuario o sulla sua venerazione. Né so cosa farò una volta arrivato a Fatima.
Di sicuro non prego, in questi giorni non ho mai pregato e non ne ho sentito la necessita. No, non è un viaggio di fede il mio anche se è un paradosso che proprio la fede lo abbia a suo tempo ispirato.
Non so cosa mi fa andare avanti: forse la sfida per dimostrare agli altri ma sopratutto a me stesso che ancora ce la posso fare anche alla mia età, ma in effetti non ho mai fatto una cosa come questa e quindi non ci saranno termini di paragone.
Non potrò verificare se sono come prima, piuttosto vedrò se sono diverso dal prima se sono in grado di diventare diverso, affrontare le cose in maniera diversa iniziando proprio da oggi e da questa strada.
Ogni anno, ogni periodo della vita che passa ci propone qualcosa di nuovo, ci costringe al cambiamento e anche quando le cose vanno bene è difficile vivere come si viveva dieci anni prima, o anche cinque o tre anni prima, quando il nostro corpo, la nostra mente cambiano e assorbono esperienze e amici e parenti lentamente a loro volta si trasformano.
L’ idea che mi sta venendo stamani mentre cammino sotto il sole è che forse in questo viaggio, come nel resto in quello che mi resta da vivere, devo avere pazienza, non dico fiducia, dico pazienza, può darsi che occorra tutta questa strada che ancora mi separa dalla fine per capire, per scorgere le motivazioni vere che mi spingono avanti, ma lo dico senza nessuna certezza o speranza, può darsi, in questo momento semplicemente non lo so. Non lo so.”
Quindi il tempo passa pensando, ma spesso neppure penso, mi guardo in giro con curiosità e lascio andare le gambe facendo molta attenzione a dove metto i piedi perché non voglio cadere o sbagliare strada.
Molto tempo lo passo canticchiando fra me, certe volte a voce alta, ripasso le canzoni degli anni 30 che sto studiando col mio maestro di musica, american swing, mi mettono allegria e mi fanno una compagnia incredibile. Di sicuro non mi annoio, sono fondamentalmente uno spirito solitario.
E alla fine eccomi a Cartaxo questa cittadina piuttosto grande che col Caminho di Fatima non c’entra una beata mazza. L’albergo Bathaloz House è pulito, ma il bagno non è in camera ma in fondo al corridoio, dovrei andare in giro in mutande e la cosa non mi piace per niente. La recensione risentirà profondamente di questo malinteso anche se la ragazza che mi riceve è premurosa e gentile.
E‘ domenica sera e tutto è chiuso. L’unico locale aperto per cena è un self service di sushi, tutto compreso a 15 euro, e allora ne approfitto per fare la mia prima esperienza sushiana.
Alla fine ho mangiato bene, mi sono saziato ed ho sperimentato.
La notte invece è un casino! tre giornate di sole e vento mi hanno ustionato braccia e gambe e non riesco a dormire. Alle due attraverso seminudo il corridoio e vado in bagno a mettermi sotto l’acqua fredda e spalmarmi dappertutto di crema per l’emorroidi che ho portato con me per precauzione, tanto sempre di infiammazioni si tratta. Ma il sonno è difficoltoso e riposare male dopo queste giornate non è bene.
Domattina assolutamente sarà necessario trovare una farmacia.
Visto che sono sveglio mi metto ad esaminare il problema che mi si presenterà domattina quando dovrò pagare il dazio di altri 9 chilometri inutili per ricongiungermi al percorso originario, ma che stavolta non voglio assolutamente fare a piedi: autobus se esiste o taxi, visto che in paese ci sono.
Presa la decisione mi sento più tranquillo e mi addormento