Alle ore 00.00 circa di ieri notte, cioè di oggi, si presentavano presso questo comando il maresciallo Battaglia e l’ausiliario Rino Badalà posizionato seppure in piedi alle spalle del maresciallo stesso, unico assente l’autista agente semplice Tasselli Gerardo che trattenevasi semiaddormentato nell’auto di servizio.
La truppa trascinava seco in manette tale Giandomenico Serra di anni 53 e mesi 4, nato a Pozzolatico e residente a Decimumannu (CA), censurato varie volte per reati minori contro la pubblica quiete.
Scossosi dallo stupore, vista l’ora desueta, l’agente Tumiriello richiedeva ulteriori informazioni al maresciallo Battaglia sul perché ed il percome e soprattutto come mai a tale ora tarda. A tali precise richieste, utili peraltro alla compilazione del modulo RAV 74 del “Manuale delle corrette modalità di arresto e detenzione”, il maresciallo in maniera piuttosto esagitata asseriva che trattavasi dell’autore del furto della lancia metallica della statua di San Michele Arcangelo risalente al XVII secolo che trovavasi nell’omonima chiesa di Cagliari, furto dai più definito sacrilego e vilipendioso che destò sgomento nella locale popolazione di credenti e non.
I fatti:
Lo scorso mese di aprile un malvivente si introduceva nella chiesa di San Michele, fingendosi un comune devoto e approfittando del fatto che la statua dell’Arcangelo, rimessa a nuovo da un lungo e costoso restauro pagato dalla banca locale, era stata posizionata davanti all’altare invece che nella sua nicchia centrale, aveva rubato la lancia uscendo poi dal luogo di culto con cosiddetta noncscialans usando la spada di San Michele come un comune bastone da passeggio, sebbene molto appuntito, e passando dunque inosservato fra la folla dei fedeli che peraltro risultava assente. Il furto era stato denunciato il 19 aprile allorquando il sacrestano, tale Virgilio Amoruso di anni 97 disoccupato, si era accorto del sacrilego furto in quanto il Santo, ad una attenta osservazione, risultava in posizione definita ambigua in quanto il braccio destro in alto impugnava qualcosa che non c’era, ovvero la lancia di cui sopra.
Il parroco aveva quindi fatto prontamente togliere dalla mano sinistra dell’Arcangelo anche la bilancia per evitare che facesse la stessa fine della lancia e San Michele risultava quindi desolatamente a mani vuote ed aveva infine esortato i fedeli a pregare un’Ave Maria per chi si era reso colpevole dello sfregio e che, sempre a detta del religioso, farà poco guadagno nel venderla, a meno che non voglia usarla per altri riti non meglio definiti.
Veniva dunque allertato il comando generale che assegnava il caso definito spinoso al drappello del Maresciallo Battaglia ritenuto a ben vedere specializzato in tutela del patrimonio artistico in quanto notoriamente appassionato delle videotrasmissioni di tale Alberto Angela, incensurato. La pattuglia investigava prontamente tralasciando vari casi di pedinamento di prostitute in corso. Ricostruiti faticosamente i fatti grazie a un serrato interrogatorio del sacrestano, furono poscia esaminati i filmati della videosorveglianza della chiesa e di alcuni negozi della zona che portarono alla identificazione dell’autore sorpreso nell’atto efferato, ovvero il ben riconoscibile dai tratti somatici Serra, già tristemente noto alle autorità locali per atti vandalici e spesso inconsulti.
Rintracciato prontamente il 53enne Serra veniva messo alle strette dall’atteggiamento minaccioso del Maresciallo e confessava adducendo motivazioni definite di matrice spirituale: soffriva nel vedere la lancia che lacerava le carni al Diavolo. Così approfittando di un momento di solitudine e penombra della chiesa, aveva sfilato dalle mani della statua lignea seicentesca di San Michele,. «È stato il diavolo a ordinarmi di rubarla. Non sopportava più il dolore provocato da quella lancia, specialmente temendo che venisse direzionata verso le parti basse».
Il Serra confessava inoltre di averla tenuta gelosamente per qualche ora, il tempo di arrivare in piazza Matteotti e prendere il primo autobus per Flumini e solo lì abbandonava la sacra arma in un canneto dove a tempo debito saranno indirizzate le ricerche. Precisasi che la lancia non è autentica è risale al XIX secolo, è di metallo ma non di pregio.
A questo punto avendo reperito i dati necessari alla compilazione del modulo RAV 74 l’agente Tumiriello dava il nulla osta affinché il Serra venisse tradotto in ceppi presso la camera di sicurezza locale e ivi venisse trattenuto a disposizione in attesa di essere incriminato per demenza senile e sottoposto a giudizio sommario per atti efferati contro la religione cattolica e non, come da regolamento, oppure essere trasferito al locale Ospedale psichiatrico.
Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzante
Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo