Il dancing & terrazza è un vecchio locale che sta lì da cinquant’anni: i nostri padri ci son passati per bere, giocare a carte o a biliardo, le nostre madri almeno una volta ci sono andate a ballare al ritmo di rock o di liscio o a vedere i complessini beat degli anni settanta. Da qualche tempo si è trasformato in locale dedicato prevalentemente alla social dance, volgarmente conosciuta come ballo di gruppo.
La moda del ballo di gruppo nasce da una esigenza reale: la necessità di potersi muovere in pista indipendentemente dall’avere un partner e in un modo libero, senza regole prestabilite. L’unica regola è quella di seguire il ritmo della base musicale lasciandosi andare a personali performances con la massima naturalezza.
Un po’ quello che accade con la discomusic con la differenza che questo è rivolto a tutte le età, anzi, la terza età è privilegiata nella esecuzione trattandosi di un misto di aerobica e ginnastica dolce delle gambe, senza sforzo, né allungo, sono la durata o l’affollamento della sala che fanno faticare
Il rito comincia quando qualcuno dell’orchestra urla nel microfono “….e ora un bel mambettino per cominciare, evvai…..!”
Allora una masnada di aspiranti ballerini si dispone in file disordinate occupando tutta l’area della pista fino alle poltrone emarginando i disperati che volessero affrontare un ballo di coppia tradizionale e che si ritrovano a camminare lungo i bordi della sala tra i tavoli con i gomiti strettissimi fino alla rinuncia definitiva.
Questa sera hanno sbagliato locale.
Non si sa come, ma l’orientamento delle file è sempre disordinato cioè qualcuna è rivolta verso ovest, altre verso la Mecca, altre ancora verso la stella polare, ma tant’è, mica stiamo parlando di una parata militare, importante e che almeno all’interno della stessa fila siano tutti rivolti in uno stesso verso altrimenti si creano incrocchi pericolosi per stinchi e menischi.
Certe orchestre manco si prendono la briga di suonare, attaccano sul computerino portatile una base di quelle che si scaricano gratis da internet e che si sentono ad ogni karaoke, poi ci mettono sopra il rullo della batteria per accentuare il tempo e la voce della cantante, doverosamente una morona grassoccia e discinta oppure una bionda anoressica col vestitino bianco di ordinanza e gli stivali.
I passi sono praticamente i soliti per qualunque ballo, cambia solo l’ampiezza ed il ritmo. Generalmente si ha un primo passo incrociato a sinistra con gambetta destra proiettata in un calcetto stile gemelle kessler, poi lo stesso passo verso destra con conseguente gambetta sinistra e calcetto, poi stessi passi avanti e poi indietro ed infine cambio di orientamento del corpo di novanta gradi verso destra e si ricomincia; come variante si possono battere le mani ritmicamente.
Gli sguardi sono fissi davanti a sé privi di ogni espressione e di qualunque barlume di intelligenza, la testa in alcuni casi è leggermente reclinata come a concentrarsi sul ritmo.
E‘ un movimento meccanico: un, due, tre, incrocio, saltino ripetuto all’infinito cambiando solo il fronte che porta alla ripetitività ossessiva del gesto. E‘ l’antitesi del ballo di coppia, che è fatto di regole e programmi contraddistinti e diversificati tra uomo e donna.
Come si può capire io non amo questo genere di balli e, quindi, non amo il Milleluci, ciò nonostante ritengo sia uno dei posti migliori per cuccare, specialmente donne di mezza età, sposate e non.
Intanto mi posso buttare in pista in qualunque posto desideri ovvero posizionandomi come se nulla fosse accanto a qualche bella mora, poi facendo finta di niente posso attaccar discorso disquisendo su passi e ritmi e tentando dialoghi indagatori senza eccedere, e da lì si vedrà.
La prima selezione avviene al termine della prima serie di balli quando le donne si riaccomodano perbenino ai loro posti e si capisce se sono accompagnate o no, per questo non conviene fare un primo approccio deciso, ma solo esplorativo ed amichevole.
Una volta fatta la prima verifica delle accompagnate, che vanno subito scartate come la peste, ci si dedica alle altre: alla ripartenza del ballo ci si riposiziona nelle vicinanze di una o più di queste, il vantaggio infatti è quello di poterne tenere sotto osservazione più di una per volta: quella che sta nella fila davanti a noi, quella che sta nella fila dietro e le due ai lati. La conquista di una buona posizione centrale è quindi strategica perché ci offre quattro alternative possibili, a meno che qualche sfigato di maschio non ci venga accanto, cosa da impedire con ogni mezzo.
Si dà un orecchio alla musica, è necessario purtroppo, e ci si muove in sintonia con gli altri facendo finta che ci piaccia. Dopo un po’ di “macarena” e di “meneito” e qualche cambio di fronte si tenta una prima avance cominciando da una qualunque delle quattro, tanto si deve provare con tutte: vanno bene risolini, commenti e battiti di mani.
Quelli che fanno i balli di gruppo sono gente di ogni età e capacità motoria, in effetti non è richiesto molto impegno basta seguire il tempo e fare quello che fanno gli altri, la regola è prendere a riferimento un solo ballerino e seguirlo sperando di non toppare.
Dopo un’oretta di questa solfa saremo tutti un po’ cotti e rintronati dalla musica, ma dovremo aver ristretto la cerchia ad un paio di bimbe, si fa per dire, da puntare.
L’approccio comincia in pista ma continua ai tavoli o lungo i bordi della stessa mentre di tanto in tanto si fa una pausa per riprender fiato, commentando i movimenti del gruppone ci si asciuga il sudore e si beve attaccati alla bottiglietta della minerale da quarto di litro.
Se non se ne può fare a meno, se lei lo richiede o fa la mossa di andare da sola, è consentito ributtarsi nella mischia per un altro giro di “alli galli (Hully Gully)” o di “moviendo la scalera“, ma bisogna non esagerare per non omologarsi alla massa proteiforme.
Nei balli di gruppo infatti bisogna distinguersi se si vuole cuccare, infatti il più ambito è colui che guida il gruppo, diciamo il battistrada o il nocchiero, ovvero colui che tenta di non far perdere la bussola alla folla accalcata e minacciosa che si muove in pista. A volte è un brasiliano, vero o finto, meglio se di colore, altre uno pseudo maestro di ballo che mostra fianchi e sculettamenti esagerati con aria di superiorità, altre ancora, e sono i casi più critici, è un tizio che si improvvisa condottiero senza avere l’esperienza per tenere a freno la folla inferocita e affamata. In questi casi lo sciagurato comincia a guidare tutto convinto, poi si guarda le spalle e si emoziona e non regge più di un minuto. Coltane la debolezza, viene subito affiancato prima da uno, poi due ed infine da folle di aspiranti colonnelli ansiosi di mettersi in mostra.
E’ infatti nella profonda indole di questo genere di ballerini il bisogno di sentire l’armonia del gruppo ed il bisogno di un leader, qualcuno che guidi tutti gli altri, tuttavia nessuno può pensare di imporre uno standard per molto tempo perché la plebe si stanca velocemente dei capipopolo ed ogni schematizzazione di questo ballo è impossibile.
Per farsi notare dalle nostre bambole non ci si deve mai avventurare verso la prima fila perché rischieremmo di fare un brutta fine, piuttosto bisogna trasmettere una sensazione di sicurezza nelle nostre mossettine, far quasi immaginare alle prescelte che potremmo anche guidare il gruppo ma preferiamo dedicarci unicamente a loro. Questa è la mossa vincente !
Approfittando dell’attacco di “un dos tres maria“ si comincia a mostrare varianti di passettini laterali o saltelli aggraziati tanto per invogliare le compagne di ballo che, avendo la possibilità di una miniguida vicina, la preferiranno a quella lontana lassù, in cima alla pista che manco si vede.
Sarà facile a questo punto che ci seguano in tutte le fantastiche e originali trovate che ci verranno in mente tipo un piegamento sulle ginocchia, un braccio su ed uno giù, un saltello e così via, tutto quello che avevamo imparato all‘asilo, insomma.
Se poi affronteremo la “bomba” con tutte le figurazioni regolamentari e codificate avremo conquistato definitivamente la loro fiducia.
A questo punto però dovremo fare l’ultima scelta e puntare decisamente su di una sola femmina accalorata, penso questa moretta ricciolina ad occhio e croce quarantenne con le calze a rete ed il vestito blu che sembra addomesticata dai passi che facciamo noi.
E’ con lei che affronteremo senza paura “el tipitipitero” a tutta gamba nonostante la fatica e qualche inizio di dolore alle articolazioni.
E’ andata, ci segue ciecamente, l’abbiamo conquistata.
Ma dopo questo salta su l’orchestra con una versione sfrenata del “ballo della casalinga” che la nostra compagna non vuol perdere. E’ notevole che non abbia perso quasi nessun ballo in tutta la sera ed anche adesso continua e continua, tra un “mueve la colita“ ed un “tuta tuca”. Deve essere una ex atleta della germania dell’est.
Intanto si sarà fatta l’una del mattino, avremo ballato strascicando i piedi anche l’ultima tarantella e saremo stanchi morti e completamente rincoglioniti con la camicia madida di sudore ed i piedi gonfi in vetta. E’ però finalmente arrivato il momento di raccogliere i frutti di questa immane fatica.
La nostra morettina di stasera sarà pure lei stanca, ci guarderà con occhio di pesce ed un sorrisetto stiracchiato e facendo ciao ciao con la manina se ne andrà sottobraccio al marito che spunta fuori dal nulla e che ha passato una serata tranquilla nell‘altra sala a giocare al biliardo.
“Sei contenta cara che ti ho portato a ballare ?” fa lui
“Tanto, amore. Pensa ho incontrato un giovanotto gentile che mi ha fatto ballare tutta la sera, alla fine era ridotto uno straccio, poverino.” Risponde lei.