Petronilla cuore di vetro

Nata da famiglia facoltosa, una educazione classica spesa dalle suore crocifissine, magra cinquanta chili ed alta più di uno e settanta, occhialini d’argento e capelli neri raccolti in crocchia, vestiti di classe un po’ fuori moda, scarpe basse e calze spesse, spiritosa e riservata, con pochi amici e molti parenti: Petronilla Dehò della famiglia Dehò,  quella delle tazze di porcellana, intese come tazze del cesso.

Intelligente e istruita, una ragazza di buona famiglia come usava una volta, un ottimo partito col difetto di non essere appariscente e brillante, e, diciamolo, neanche una bellezza !

Così all’età di trentaquattro anni era ancora nubile e illibata, ed un tantino rassegnata.

Di innamoramenti ne aveva vissuti fin troppi, ma tutti introspettivi e ineluttabilmente solitari. Amina, la sua amica prediletta, la chiamava cuore di vetro perche era di una fragilità disarmante e di una trasparenza cristallina, un cuore, secondo lei, destinato a spezzarsi ogni volta che  veniva tirato in ballo, si sentiva quasi di proteggerla per questo.

I suoi slanci amorosi erano fantasticherie della sua fervida testolina mora, Petronilla era inguaribilmente romantica e aspettava un compagno che non aveva volto nè nome, e ancora non era fisicamente delineato nella sua testa, aspettava qualcuno che facesse vibrare quelle corde che sentiva di avere ancora intatte, nuove di pacca. Il resto non sarebbe stato importante.

Una inguaribile ottimista.

Ironia della sorte fu proprio Amina a mettere a dura prova il suo cuore trascinandola in una azzardosa avventura al termine di una giornata di mare settembrino: una serata al Fenicottero Rosa, dancing della riviera  rinomato per essere un ricettacolo di zitelle vogliose, scapoloni di mezza età e mariti in cerca di metter corna alle consorti,

Così per la prima volta mise piede in una sala da ballo e ne rimase segnata per sempre.

Non è che fosse sprovveduta al punto di non sapere come si svolgevano certe  serate, ma trovarsi immersa nella musica ad alto rimbombo di una orchestra di liscio con tanto di doppia cantante scosciata e ad un turbinar di ballerini in pista che roteavano apparentemente felici, la stregò oltre misura:  cosa c’era dietro quel divertirsi un po’ sguaiato ?

Carne viva e sudata,  desiderio, voglia di mettersi in mostra per attrarre in un gioco di seduzione scoperto che fece palpitare forte il suo cuore di vetro, senza che peraltro nemmeno si incrinasse.

Amina le parlava incessantemente dei suoi amori senza speranza, ma lei ascoltava distrattamente, troppo presa dal fascino del circo che si svolgeva sulla pista e dintorni. Guardava ed ascoltava e quell’ambiente a lei lontano le appariva viceversa familiare, come se nella precedente incarnazione il suo spirito avesse alloggiato nel corpo di una ballerina di saloon.

Sentiva le pulsioni che spingevano gli uomini al corteggiamento vistoso delle donne mentre le invitavano a ballare, sussurravano chissà quali frasi imperscrutabili vicino all’orecchio o ammiccavano con gesti ambigui. Sentiva l’attesa delle donne sedute  intente a perlustrare la sala senza farsi accorgere, gli sguardi obliqui che soppesavano gli uomini, tenevano le briglie della fantasia allentate pronte  a ritrarle sdegnose al primo approccio sgradito. Percepiva tutto questo e  si chiedeva dove avesse vissuto per tanti anni per essere sfuggita al quell’intrigante gioco delle parti, a quella recita fascinosa.

Ad un certo momento, inaspettatamente, la pista si spopolò e due candidi e evidentemente celebri  ballerini tutti bardati a festa si lanciarono improvvisamente in un  folle Quick Step per il godimento degli spettatori.

Se fino a quel momento la serata era stata affascinante e prodiga di promesse e emozioni quella esibizione fu la rivelazione. Petronilla seppe con assoluta certezza cosa voleva fare: ballare come loro.

La serata fini quando Amina ricevette la telefonata di uno dei suoi presunti spasimanti, un certo Felice impiegato comunale e rubacuori, ed insistette per andarsene incontro ad un appuntamento a suo dire chiarificatore, Petronilla mica poteva restare lì da sola e dunque se ne andò anche lei.

Ma qualcosa di inimmaginabile era accaduto: una scintilla di desiderio si era accesa e con essa la voglia di misurarsi in quel gioco sconosciuto pur non conoscendone  le sfaccettature e non  intuendone le possibili implicazioni.

Petronilla non aveva ballato che alle feste in casa, quando ancora usavano le feste in casa, e quindi solo con amici di una cerchia ristretta o conoscenti referenziati, non aveva alcuna nozione del ballo, sapeva solo che si creava un contatto fisico con un uomo, tanto vicino che  se ne poteva respirare l’odore e l’umore, se ne poteva guardare il viso nei minimi dettagli senza vergogna e senza scuse, si poteva parlare o stare silenziosi in un reciproco patto di riservatezza e di intimità.

Il pensiero della sala gremita di gente ansiosa di mettersi in mostra e di misurarsi nel gioco della seduzione le ritornò alla mente a sera prima di addormentarsi ed il giorno dopo e ancora per i giorni che vennero, fintanto che, dopo un mese di sensazioni e riflessioni, chiamò Amina e la pregò di accompagnarla di nuovo al Fenicottero Rosa il sabato successivo.

Petronilla trascorse il resto della settimana in una attesa piena di curiosità.

Arrivata al sabato  sera si acconciò con estrema cura come forse aveva fatto solo il giorno del matrimonio della cugina Camilla, quando si era ingenuamente illusa di condividere la felicità di lei, indossò una ampia gonna nera e una candida camicetta sbracciata, scarpine col tacco dodici che ne facevano una stangona, i lunghi capelli neri finalmente sciolti e unghie e labbra tinte di rosso fuoco, una femmina fatale nel giorno della festa.

Amina la passò a prendere e rimase a bocca aperta, non l’aveva mai vista così.

Eccole dunque al Fenicottero, Petronilla fa il suo ingresso in un mondo nuovo e si sente a casa. Eccole sedute al tavolo d’angolo che guardano curiose e ridono, ecco Amina che la prende per mano e la porta in pista a fare un ballo assieme a perfetti sconosciuti, Petronilla capisce al volo come  muoversi, si scioglie, le piace, esce il suo spirito cannibale, ha finalmente trovato la sua dimensione.

Il suo cuore è pronto, lei è pronta, Petronilla nasce una seconda volta  e questa volta e lei che decide come.

Hearth of glass – Cathy and the Swingatonics – Quick Step

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