Equilibrio

Nel ballo l’equilibrio occupa un posto importante. Possiamo dire che è essenziale mantenere tre genere di equilibri: personale, di coppia e di movimento.

Porco cane, detta così sembra proprio difficile !

Giannino Gallinacci in fatto di equilibrio non temeva concorrenti: fin da bambino camminava per divertimento sul cordolo dei marciapiede un passo dietro l’altro senza scomporsi, saliva su tutti i muretti a secco lungo la strada provinciale e camminava spedito senza tentennamenti, era sicuro che sarebbe stato capace di camminare anche sul filo sospeso se solo gli avessero spiegato come si tende il filo e anche che razza di filo sia.

In officina portava  fino a quattro barattoli d’olio motore uno sull’altro con la sola mano destra e su una sola gamba, saliva sulle passerelle di legno dei ponteggi e si divertiva a far finta di cadere giù facendo gridare i presenti dalla paura.

Possedeva insomma quella dote naturale di stabilità dovuta al baricentro basso ed al peso piuma, arricchita da buoni piedi taglia quarantatrè e polpacci muscolosi.

Quando ballava Giannino ballava il liscio, preferibilmente polka e mazurca, alla Casina di Vetro nel quartiere della fiera, e non aveva problemi a condurre la ballerina di turno in vorticosi giri. Non era proprio ortodosso come tecnica, la sua scuola era stata unicamente la balera, li, osservando gli altri e provando e riprovando, aveva appreso le regole ed trucchi per girare e cambiare posizione. Certo il portamento di danza non era bellissimo a vedersi, un po’ altalenante procedeva a saltelli inventando piroette e giravolte che parevano avvitarlo alla pista, però era efficace.  Per questo le ragazze del quartiere non si negavano anche se poi una volta finito il ballo doveva riaccomodarle a sedere perché da sole sbandavano per il giramento di capo. Certo era meglio esser state leggere a cena o non aver bevuto troppi bicchieri perché dopo c’era il rischio di fare i maialini in pista.

Per mantenere un giusto equilibrio nel ballo occorre essere coscienti del proprio centro di gravità. Il centro di gravità va trovato, curato, capito e usato per una buona tecnica del movimento.

Giannino non sapeva niente del centro di gravità, se proprio avesse dovuto dire dove era il suo centro di gravità avrebbe fatto un gestaccio volgare portandosi le mani sul suo rispettabile pacchetto anteriore e avrebbe detto una vaccata, era orgogliosamente ignorante, tuttavia sapeva che per piroettare agilmente doveva stare col peso più in basso possibile, così sentiva la forza delle cosce e dei polpacci e poteva scattare ripetutamente con strappi violenti come quando andava in montagna con la bici da corsa.

Le flessioni  devono sempre essere protese verso il centro di gravità in modo che un partner possa mantenere l’equilibrio senza il supporto dell’altro partner, ciò per evitare fatica; è necessario flettersi ed estendersi con naturalezza.

Anche delle flessioni Giannino non sapeva niente, però piegava le ginocchia quanto bastava per darsi slancio senza finire addosso alla ballerina. Questo movimento lo aveva imparato a proprie spese dopo essere più volte rovinato in braccio alla damigella sdegnata spiattellandola  per le terre, precarietà di equilibrio condiviso, appunto. In quanto alla fatica ci voleva ben altro che un ballo per sfiancarlo, Giannino era uno che lavorava dieci ore il giorno col sorriso sulle labbra.

Ogni parte del corpo che si muove deve sempre essere attenta e far riferimento al centro di gravità del corpo in movimento.

Effettivamente Giannino era attento, molto attento e curioso, ma più verso quello che succedeva intorno che verso il proprio corpo: non voleva perdersi  nulla di quel che succedeva in pista e tra il pubblico, amava farsi vedere e salutare gli amici e rideva fregandosene del centro di gravità. Le parti del corpo gli si muovevano autonomamente e con allegria: le braccia si agitavano in su e giù come pale di mulino, la testolina vagava a destra e a manca sul perno del collo e le gambe si muovevano freneticamente di motu proprio indipendentemente da tutto il resto.

Il centro di gravità è sempre in movimento e assume la sua posizione in base ai movimenti, alle rotazioni e alle mutevoli posizioni di coppia.

Era meglio se non muoveva il suo cosiddetto centro di gravità perché quando ciò accadeva si trasformava in una parodia dell’atto sessuale fratto di scatti del bacino avanti e indietro, avanti e indietro  accompagnati da grasse risate non sempre raccolte con scherzosità dalla ballerine che più di una volta lo avevano piantato in asso sdegnate a quel gesto.

Una delle difficoltà maggiori consiste nel riuscire a mantenere la buona posizione durante tutta la competizione senza far “soffrire” il partner né scomporre la coppia.

Non è che facesse soffrire le compagne di ballo, anzi si divertivano assai, bastava che fossero coscienti di cosa le aspettava entrando nel vortice delle sue mazurche:  chi si lanciava con lui si divertiva garantito, meglio che sul calcinculo dei giostrai della festa di Sant’Antimo, e pure gratis.

Niente gonne strette o scarpe col tacco alto, piuttosto abbigliamento da trekking e biancheria intima rinforzata per non correre rischi di rimanere denudate nel corso degli avvitamenti. In quanto alla posizione di certo non era in grado di mantenerla stabile sennò che divertimento era.

La contrazione dei muscoli deve essere in perfetta sintonia coi movimenti di estensione e conferire al corpo “flessuosità” morbidezza di movimento e un controllo rilassato e soffice.

Quanto alla contrazione dei muscoli meglio soprassedere, come sull’argomento della flessuosità: quei termini gli avrebbero richiamato pensieri a sfondo sessuale che lo avrebbero sicuramente distratto dal ballo. “Non son mica finocchio!” tagliava corto con chi gli faceva notare una certa mancanza di grazia  nelle sue trottole.

Se uno dei partner sente fatica significa che lui o l’altro partner sta facendo qualcosa che non va.

Giannino era sicuro di far bene, le altre si arrangiassero a stargli dietro, non aveva molto riguardo per la dama più che altro perché era troppo felice  e preso dalla propria energia per curarsi di quello che provava la sventurata di turno.

Nei vari movimenti la dama reagisce all’iniziativa dell’uomo con una intensità dieci volte maggiore a quella messa in moto dal proprio partner.

Le reazioni della dama occasionale erano le più svariate: qualcuna partiva in  quarta assecondando i suoi tempi e il turbinio di braccia e di gambe  che spazzolavano la pista come un rotowash, altre dopo pochi passi si pentivano di aver accettato il giro ed essere salite a bordo e si ranicchiavano facendosi il più piccine possibile in attesa della fine della sofferenza con uno sguardo tra l’atterrito e l’attonito. Una volta la Teresa, la guardarobiera della Casina di Vetro, di mole robusta e pochi complimenti, che dopo tanta insistenza aveva finalmente accettato il suo invito, frenò immediatamente dopo pochi passi e gli mollò un ceffone pensando di punirlo come si fa coi bambini troppo irrequieti.

 

Le inclinazioni non devono servire solo per migliorare l’equilibrio durante le rotazioni, ma anche e soprattutto per imprimere al movimento l’importante effetto di swing.

Beh lo swing per Giannino era il “sing” e voleva dire presentarsi in pista abbigliato alla Tony Manero con completino bianco e camicia nera e dondolare le spalle camminando e masticando cingomma.

Giannino non era un adone, piccoletto e mingherlino con capelli rossi ed una barbetta che lo faceva assomigliare inevitabilmente ad uno gnomo. Faceva il meccanico di trattori sulla provinciale per la collina, operaio a tempo indeterminato ma solo finche c’era lavoro, e per ora ce n’era sempre stato.

Era benvoluto da tutti perché era allegro e disponibile, e poi era piccino e faceva tenerezza. A Natale faceva il lanternino nella processione del presepe vivente, cioè il bambino che apre la sfilata addobbato da pastorello con la lanterna in mano e per l‘occasione si faceva anche la barba, a Pasqua nella ricostruzione della passione del venerdì santo faceva il centurione romano strappando un sorriso bonario a tutti, tanto che lo chiamavano “cinturino” .

Aspettava la domenica pomeriggio per andare a ballare e l’estate le sagre della polenta o del cinghiale e roba del genere che si concludevano immancabilmente con la serata di liscio. Non aveva nessuna relazione stabile, solo qualche battona a pagamento raccolta sullo stradone dell’ipermercato che gli finiva mezzo stipendio in una serata ma che lo rimetteva a posto nei punti essenziali.

La sua vita passava così e Giannino era  convinto che fosse una buona vita fatta di sentimenti semplici e naturali, un poco ingenui e senza grosse pretese.

Se la gustava fra pastasciutte abbondanti, ore in officina e giri di mazurca, senza litigare con nessuno e senza invidiare quelli apparentemente messi meglio di lui.

Forse non aveva un gran equilibrio nel ballo ma sicuramente possedeva un notevole equilibrio nell’affrontare la vita.

Un commento su “Equilibrio”

  1. Ciao! Finalmente ci sono riuscita!!! Bellino anche Giovannino!!! Ma questo e’ una storia che non mi sembra finita…sembra che debba continuare….mi manca qualcosa Gianfranco! Qui ci potresti inventare una storia!! Che so…una famiglia…un evento che gli sconvolge la vita…prova ad andare avanti…perche’mi ci manca qualcosa!

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