La posta del cuore: Gerolamo Pelo

Alla attenzione di Libanore Ivano della allegra brigata SAMBA
Il giorno 24 settembre corrente nel corso della serata di ballo liscio presso il noto locale L’Arruffapopoli sito in località Belvedere, il sottoscritto appuntato Gerolamo Pelo, fuori servizio ed in abiti borghesi chiedeva di ballare una mazurca a tale Penicucci Adele di anni cinquantaquattro, nubile, che trovavasi in quel frangente seduta a un tavolo del bordo pista della suddetta sala in apparente stato di attesa.
La citata Penicucci si rifiutava di congiungersi col sottoscritto adducendo motivi di cattiva digestione. A tale risposta negativa il sottoscritto si ritirava in buon ordine.
Dopodiché il sottoscritto si recava a piedi all’altro capo della sala citata per chiedere di effettuare un valzerino romagnolo a una donna di sesso femminile risultante essere la signorina Quiriconi Rosalba di Pietrasanta di anni cinquantasette, la quale rifiutava pur’essa adducendo come alibi di avere le estremità inferiori doloranti.  Anche a seguito di  tale risposta negativa il sottoscritto si ritirava di nuovo in buon ordine.
Dopo circa ventiquattro minuti trascorsi a guardare gli altri ballare, il sottoscritto me medesimo, già in stato di abbattimento e frustrazione per i ripetuti rifiuti, si imbatteva, proprio sulla porta della ritirata, in una signora di aspetto non troppo assuefacente, ma dotata di curve e controcurve da ritiro della patente  e le chiedeva di abbinarsi al medesimo in un tango figurato corredato di  regolamentare casqué.
La donna, le cui generalità non sono state fornite, declinava l’invito con una frase ingiuriosa nei confronti dell’Arma, nello specifico: “No, nu abballo, ma quanto si’bbrutto figlio mio”.
A tale risposta negativa il sottoscritto non si ritirava in buon ordine bensì, estratto il tesserino di riconoscimento, imponeva d’autorità il silenzio all’orchestra spettacolo Mirko e i Buttafuori, ivi operante, composta da quattro elementi più il Mirko stesso, che si stavano esibendo nella nota composizione “La trottola dell’amore”.
Afferrato il microfono del Mirko il sottoscritto ingiungeva a tutte le donne di sesso femminile presenti in sala di mettersi sedute ai loro posti mantenendo la calma e minacciando in caso contrario di richiamare la pattuglia di servizio per una retata di massa.
Una volta messe tutte a sedere, il sottoscritto iniziava a raccogliere le generalità delle signore per sottoporle a stringente interrogatorio su gusti danzanti e presenza di eventuali mariti e/o fidanzati nel tentativo di scoprire quali di esse fossero effettivamente libere.
Purtroppo, mentre stavano per arrivare i primi riscontri, sopraggiungeva la pattuglia in servizio dell’arma che, anziché, procedere al fermo dei presenti,  trascinava il sottoscritto in caserma sottoponendolo ad una iniezione sottocutanea di valium all’uopo fornita dalla squadra antinarcotici.
Il sottoscritto si chiede: c’è forse qualcosa che non va nel suo atteggiamento ?
In fede appuntato Pelo Gerolamo

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Che nostalgia dell’Arma, caro Pelo !
A onor del vero non è che io c’entri molto con l’Arma, anzi per dirla tutta fui riformato al servizio di leva grazie alla mamma che, poverina, si dette un gran daffare con il quartier generale e, tanto per non far torto a nessuno, con tutto il distretto militare.
Ricordo però che in occasione di un  carnevale di molto tempo fa ebbi la felice idea di travestirmi da generale, maresciallo, o qualcosa del genere, insomma pantaloni neri, bande rosse, bandoliera, un mucchio di alamari,  cappellone con  piuma e sciabola d’ordinanza.
Facevo un figurone perché è risaputo che le donne sono attratte irresistibilmente dall’uniforme. In quella circostanza feci coppia fissa con una ninfomane di Voghera travestita da crocerossina della grande guerra.
Sembrava di essere sul campo di battaglia, e che battaglia !
Eravamo fittamente impegnati nelle grandi manovre quando venimmo cacciati dalla festa perché nel corso delle nostre effusioni combinai inavvertitamente qualche piccolo malestro con la sciabola, che ovviamente non mi ero tolto, e che sporgeva dalle terga.
Bei ricordi del tempo che fu.
Sovvenendomi di quell’episodio mi domando perché tu non ci dia un po’ più dentro di enfasi nelle tue uscite ballerine. Dovresti fare appello a tutto l’armamentario di autoritarismo e orgoglio virile che ti avranno sicuramente insegnato in caserma.
Bello e impettito infilati l’uniforme da parata, raccatta un po’ di medaglie e decorazioni colorate e appuntale sul torace, se non ne hai procuratele a qualche mercatino dell’usato, poi stivaloni da cavalleggero e cappellone con pennacchio da corazziere. Così dovresti essere alto un paio di metri e vedrai che quando metterai piede all’Arruffapopoli ti faranno largo con deferenza, infatti è di rispetto che hai bisogno per non farti rifiutare dalle comari ballerine.
Il massimo sarebbe presentarsi a cavallo, ma non pretendo tanto, però almeno la gazzella con tutte le luci accese dovresti fartela prestare dal comando, per una sera cosa vuoi che sia, ricorda che le auto vistose hanno sempre un fascino notevole sulle ragazze.
Mi raccomando di portare la sciabola che dona tanta autorità, ma abbi l’accortezza, una volta fatto un paio di passerelle in sala per farti notare, di lasciarla al guardaroba.
Petto in fuori e mento in su, avanti marsch … unò due, unò due, unò due ………….. eccetera eccetera.

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