Normali, persone molto normali: elettricisti o cassiere, idraulici, insegnanti o avvocati. Durante il giorno lavorano al tornio oppure al banco del pesce, cercano di venderti una polizza o ti fanno il prelievo del sangue. Li incontri dozzine di volte senza vederli perché vivono con te e come te, facce comuni, lavorano e sorridono oppure sono tesi e nervosi per i soliti guai in famiglia, bambini da accompagnare a scuola e genitori anziani. Hanno gli stessi tuoi problemi di lavoro, di fretta e di salute.
E alla sera, dopo cena, te li immagini come te: spossati, il telegiornale e il divano ad accogliere quel poco che resta di una giornata pesante.
Invece questi qui, proprio adesso, a sera, stanno entrando in palestra.
Arrivano a piccoli gruppi, a coppie, una borsa da ginnastica e una tuta, scarpe di gomma. Non sono eterei, continuano ad essere molto normali, facce stanche sulle quali si intravede un filo di concentrazione, stanno arrivando alla spicciolata.
Ad uno ad uno poggiano le borse a terra e prendono a corricchiare disordinatamente in cerchio, è il passaggio tra ciò che sono stati fino ad allora e ciò che vogliono essere da questo momento; cinque, dieci minuti non di più per sciogliere muscoli rattrappiti senza stancarsi subito.
Poi si cambiano dove capita, senza entrare negli spogliatoi, l’uno a fianco dell’altro, con pudore e senza imbarazzo, soli dietro un’ombra di riflessione, scambiandosi a bassa voce confidenze e frasi fatte.
Dalle borse spuntano maglie e pantaloni neri, scarpette bianche e rosa e nero lucido e gonne nere. Sono tutti neri. Prendono posizione in sala distanziati gli uni dagli altri e non sembrano più grassi, eppure lo sembravano, stanno dritti sulla schiena mentre apparivano curvi, le chiappe sono sporgenti, il collo dritto, ma erano così prima ?
Il maestro ha sistemato un piccolo computer con una grande cassa e la musica parte, valzer inglese tanto per gradire, si parte sempre con il valzer inglese, è una regola non scritta, serve a prendere ritmo e concentrazione, ad entrare dolcemente nella parte.
Disseminate sulla pista un dozzina di coppie in nero di operai e impiegati, veterinari e commessi si prendono in posizione: lui ha le braccia larghe, il busto eretto le gambe rilassate e pronte, lei ha già il capo reclinato e morbidamente appoggia la mano sinistra sul deltoide di lui e via, si parte, inizia lo spettacolo,
Eh si è proprio uno spettacolo veder allenare questi qui, non i soliti mezzi imbranati come me che arano la sala, ma gommosi elasticizzati atleti che saltano e scivolano e scorrono levigati con le loro maledette scarpette nero lucido e rosa pallido come se nemmeno toccassero il parquet.
Mosse, mossette, passi lunghi e salti, giravolte, capriole e sghiribizzi, torsioni e flessioni, non sai dove guardare, né chi guardare: la coppia alta e giovane, o i due magri, lui nervoso, lei arrendevole che si fermano un attimo e dopo un tuffo carpiato ripartono più sciolti di prima; i grassottelli hanno degli anni sulle spalle e non sembra, ma sembrava oggi, pensavo che lui fosse goffo e invece eccolo qua che salta come un grillo.
Più in là due coppie si avvicinano pericolosamente in velocità, ecco si scontreranno pensi e invece una si blocca all’improvviso sulle punte dei piedi, lascia passare gli altri e riparte come niente fosse, senza perdere la battuta del tempo, e, senza scomporsi, scivola al largo.
Il maestro corre, salta da una coppia all’altra: qui tocca la spalla e suggerisce all’orecchio, là aggiusta una postura, là mima le rotazioni della dama e suggerisce, ora incita, ora rimprovera, sempre senza interrompere i loro movimenti, si affianca, corre, danza anch’egli per un attimo, come un domatore che segue attento l’esercizio per non lasciarsi sfuggire alcuna imperfezione, a incoraggiare, a stimolare, a riprendere.
E intanto la musica scorre felice di essere ballata come si deve e si impadronisce della sala.
Non so più dove guardare, né chi guardare: uno ha preso la ballerina in giravolte veloci, l’altro rallenta e la dama flette paurosamente all’indietro piegando il dorso fino a terra mentre solleva la gamba sinistra su, su, su in un movimento lento da ginnasta, ancora un altro sta levitando rendendo così semplice un maledetto spin e di là qualcuno rallenta, quasi si ferma, ma no, sta solo spostando lentissimamente piede e baricentro accompagnando in un sospiro la donna che avevi incrociato al supermercato col carrello della spesa e due mocciosi attaccati alle borse e che adesso appare sorridente librarsi senza peso. Una coppia sul fondale batte con il tacco il tempo di un tango vigoroso e muove con uno scatto imperioso la testa.
Li guardo e sogno di essere così.
L’allenamento guidato è un esercizio fondamentale per i ballerini che intendono progredire consentendo loro di sperimentare le capacità di apprendimento delle lezioni private, di cui sono un complemento indispensabile. E’ obbligatorio per preagonisti e competitori in quanto in questa occasione vengono approfondite strategie per i programmi e proposti esercizi o vere e proprie simulazioni di gara.
Si svolge in spazi ampi e non è requisito essenziale che tutte le coppie siano dello stesso livello, è invece importante che tutti prendano la cosa sul serio e siano disposti a dare il massimo senza intralciare gli altri.
Ho visto una giovane splendida coppia fare le proprie evoluzioni di un samba sfrenato ai bordi della pista mentre gli altri seguivano il proprio programma di valzer ognuno concentrato sul proprio impegno. I passi, le sequenze sono un esercizio ginnico che tutti hanno memorizzato e possono eseguire senza musica, la musica stessa finalmente si realizza nel trasformare i movimenti in armonia.
È un luogo dove ci si diverte davvero a ballare, c’è lo spazio, non c’è la tensione della gara ma ci sono gli altri che vedi con la coda dell’occhio e che stimolano la competitività, c’è il maestro che ti guarda e suggerisce correggendo senza fermarti, hai spazio e tempo per ballare come sai, per scorrere sul parquet e dimenticare tutto il resto.
Se si riesce a lasciarsi andare si può dare il meglio di sè. Dura un’ora ed alla fine tutti sono stanchi morti, madidi e sfiancati, liberati da tossine e pensieri.
Chi ritiene che il ballo sia una disciplina leggera dovrebbe venire qui a vedere e provare un paio di giri di tango o di quick step per ricredersi.
Ci vogliono occhi e muscoli, concentrazione e grinta e tanto, troppo fiato.
Bello da fare e bello da vedere, ma gli allenamenti guidati si svolgono a porte chiuse nel segreto delle scuole di ballo, fuori da occhi indiscreti o superficiali, e allora io, riconoscente, come in un leggiadro pivot mi slancio in un grazie di cuore per lo spettacolo al mio amico Maurizio Paccavia e ai suoi bravissimi allievi.
sono piacevolmente sorpreso e dato che Franco é, e ripeto é, una persona sincera sono felice di averlo come amico. Grazie di cuore…. per tutto!