Scuole di ballo

Oggi parliamo di scuole di ballo.

Al solo termine di scuola qualcuno si impressionerà ma qui non si tratta di scuola dell’obbligo, a queste scuole si va volontariamente si paga e si accettano regole e insegnamenti fino a quando regge voglia e pazienza e, soprattutto, si può smettere quando ci pare.

Agli inizi del secolo ho frequentato due scuole di ballo:

la prima era un vero spasso, abbiamo trascorso quattro divertentissimi mesi di serate di lunedì in palestra sotto la guida di un maestro pressappochista che ci ha insegnato la nobile arte del passo base del merengue  e del cha cha cha.

Non abbiamo imparato un tubo, ma ci siamo fatti un mucchio di risate.

Era una bella combriccola,  una dozzina di sfigati poco disciplinati e poco propensi al ballo che andavamo lì per ridere dopo una giornata di lavoro e preoccupazioni.

La frase preferita del maestro era “con voi divento ricco !” nel senso che per portarci ad un livello decente sarebbero occorsi anni e anni di lezioni.

Non è andata così, abbiamo smesso tutti per manifesta incapacità.

Un paio di anni più tardi ci siamo lasciati coinvolgere in un’altra scuola, non dico quale, per affrontare ancora i latini, in effetti eravamo fissati coi latini.

A questo giro c‘era invero più professionalità, ma  siamo arrivati un po’ tardi e ci hanno piazzato in una specie di corso differenziato per zucconi.

Abbiamo smesso dopo un mesetto quando abbiamo visto provare la rueda a sessantenni scosciate, non volevamo correre rischi di fare quella fine.

Cosa abbiamo imparato ? niente però almeno non ci ha fatto passare del tutto la voglia.

Infine due anni fa siamo approdati casualmente a Candeglia con la sensazione che sarebbe stato un ulteriore buco nell’acqua: un sacco di allievi, due maestri giovani e belli, corso già iniziato da quattro mesi, e noi sempre più vecchi, figuriamoci !

E’ andata che questa volta, inattesa, insperata è avvenuta la magia, è scattato quel non-so-che che trasforma un passatempo in una passione, nella passione che senti dentro che potrebbe accompagnarti per sempre.

E’ una alchimia, una magica miscela fatta di maestri, di compagni, di ambiente, di assistenti e della consapevolezza dell’ultimo tentativo.

E’ il  mistero che  ci accompagna in certe scelte felici della vita, la scintilla che scocca improvvisa e fa scoprire un nuovo mondo.

Oggi si chiude la nostra terza stagione di ballo e il nostro pensiero va ai nostri cari maestri Fabio Sacconi e Katia Foderi e alla loro bella e florida scuola di ballo Progetto Danza Toscana.

A loro dobbiamo quel che abbiamo imparato, a loro il grazie di cuore per il tempo che ci hanno dedicato e per ciò che ci hanno trasmesso. a loro dobbiamo soprattutto i momenti di felicità trascorsi sulla pista da ballo.

C’è una morale in tutto questo ? Boh, noi abbiamo avuto fortuna e al terzo tentativo abbiamo beccato la scuola giusta, ma non è detto che per tutti valga la stessa cosa, comunque se fossi in voi a ottobre una scappatina in Candeglia dopo cena ce la farei ……..

Allenamento guidato

Normali, persone molto normali: elettricisti o cassiere, idraulici, insegnanti o avvocati. Durante il giorno lavorano al tornio oppure al banco del pesce, cercano di venderti una polizza o ti fanno il prelievo del sangue. Li incontri dozzine di volte senza vederli perché vivono con te e come te, facce comuni, lavorano e sorridono oppure sono tesi e nervosi per i soliti guai in famiglia, bambini da accompagnare a scuola e genitori anziani. Hanno gli stessi tuoi problemi di lavoro, di fretta e di salute.

E alla sera, dopo cena, te li immagini come te: spossati, il telegiornale e il divano ad accogliere quel poco che resta di una giornata pesante.

Invece questi qui, proprio adesso, a sera,  stanno entrando in palestra.

Arrivano a piccoli gruppi, a coppie, una borsa da ginnastica e una tuta, scarpe di gomma. Non sono eterei, continuano ad essere molto normali, facce stanche sulle quali si intravede un filo di concentrazione, stanno arrivando alla spicciolata.

Ad uno ad uno poggiano le borse a terra e prendono a corricchiare disordinatamente in cerchio, è il passaggio tra ciò che sono stati fino ad allora e ciò che vogliono essere da questo momento; cinque, dieci minuti non di più per sciogliere muscoli rattrappiti senza  stancarsi subito.

Poi si cambiano dove capita, senza entrare negli spogliatoi, l’uno a fianco dell’altro, con pudore e senza imbarazzo, soli dietro un’ombra di riflessione, scambiandosi a bassa voce confidenze e frasi fatte.

Dalle borse spuntano maglie e pantaloni neri, scarpette bianche e rosa e nero lucido e gonne nere. Sono tutti neri. Prendono posizione in sala distanziati gli uni dagli altri e non sembrano più grassi, eppure lo sembravano, stanno dritti sulla schiena mentre apparivano curvi, le chiappe sono sporgenti, il collo dritto, ma erano così prima ?

Il maestro ha sistemato un piccolo computer con una grande cassa e la musica parte, valzer inglese tanto per gradire, si parte sempre con il valzer inglese, è una regola non scritta, serve a prendere ritmo e concentrazione, ad entrare dolcemente nella parte.

Disseminate sulla pista un dozzina di coppie in nero di operai e impiegati, veterinari e commessi si prendono in posizione: lui ha le braccia larghe, il busto eretto le gambe rilassate e pronte, lei ha già il capo reclinato e morbidamente appoggia la mano sinistra sul deltoide di lui e via, si parte, inizia lo spettacolo,

Eh si è proprio uno spettacolo veder allenare questi qui, non i soliti mezzi imbranati come me che arano la sala, ma gommosi elasticizzati atleti che saltano e scivolano e scorrono levigati con le loro maledette scarpette nero lucido e  rosa pallido come se nemmeno toccassero il parquet.

Mosse, mossette, passi lunghi e salti, giravolte, capriole e sghiribizzi, torsioni e flessioni, non  sai dove guardare, né chi guardare: la coppia alta e giovane, o i due magri,  lui nervoso, lei arrendevole che si fermano un attimo e dopo un tuffo carpiato ripartono più sciolti di prima; i grassottelli hanno degli anni sulle spalle e non sembra, ma sembrava oggi, pensavo che lui fosse goffo e invece eccolo qua che salta come un grillo.

Più in là due coppie si avvicinano pericolosamente in velocità, ecco si scontreranno pensi e invece una si blocca all’improvviso sulle punte dei piedi, lascia passare gli altri e riparte come niente fosse, senza perdere la battuta del tempo, e, senza scomporsi, scivola al largo.

Il maestro corre, salta da una coppia all’altra: qui tocca la spalla e suggerisce all’orecchio,  là aggiusta una postura, là mima le rotazioni della dama e suggerisce, ora incita, ora rimprovera, sempre senza interrompere i loro movimenti, si affianca, corre, danza anch’egli per un attimo, come un domatore che segue attento l’esercizio per non lasciarsi sfuggire alcuna imperfezione, a incoraggiare, a stimolare, a riprendere.

E intanto la musica scorre felice di essere ballata come si deve e si impadronisce della sala.

Non so più dove guardare, né chi guardare: uno ha preso la ballerina in giravolte veloci,  l’altro rallenta e la dama flette paurosamente all’indietro piegando il dorso fino a terra mentre solleva la gamba sinistra su, su, su in un movimento lento da ginnasta, ancora un altro sta levitando rendendo così semplice un maledetto spin e di là qualcuno rallenta, quasi si ferma, ma no, sta solo spostando lentissimamente piede e baricentro accompagnando in un sospiro la donna che avevi incrociato al supermercato col carrello della spesa e due mocciosi attaccati alle borse e che adesso appare sorridente librarsi senza peso. Una coppia sul fondale batte con il tacco il tempo di un tango vigoroso e muove con uno scatto imperioso la testa.

Li guardo e sogno di essere così.

L’allenamento guidato è un esercizio fondamentale per i ballerini che intendono progredire consentendo loro di sperimentare le capacità di apprendimento delle lezioni private, di cui sono un complemento indispensabile. E’ obbligatorio per preagonisti e competitori in quanto in questa occasione vengono approfondite strategie per i programmi  e proposti esercizi o vere e proprie simulazioni di gara.
Si svolge in spazi ampi e non è requisito essenziale che tutte le coppie siano dello stesso livello, è invece importante che tutti prendano la cosa sul serio e siano disposti a dare il massimo senza intralciare gli altri.

Ho visto una giovane splendida coppia fare le proprie evoluzioni di un samba sfrenato ai bordi della pista mentre gli altri seguivano il proprio programma di valzer ognuno concentrato sul proprio impegno. I passi, le sequenze sono un esercizio ginnico che tutti hanno memorizzato e possono eseguire senza musica, la musica stessa finalmente si realizza nel trasformare i movimenti in armonia.

È un luogo dove ci si diverte davvero a ballare, c’è lo spazio, non c’è la tensione della gara ma ci sono gli altri che vedi con la coda dell’occhio e che stimolano la competitività, c’è il maestro che ti guarda e suggerisce correggendo senza fermarti, hai spazio e tempo per ballare come sai, per scorrere sul parquet e dimenticare tutto il resto.

Se si riesce a lasciarsi andare si può dare il meglio di sè. Dura un’ora ed alla fine tutti sono stanchi morti, madidi e sfiancati, liberati da tossine e pensieri.

Chi ritiene che il ballo sia una disciplina leggera dovrebbe venire qui a  vedere e provare un paio di giri di tango o di quick step per ricredersi.

Ci vogliono occhi e muscoli, concentrazione e grinta e tanto, troppo fiato.

Bello da fare e bello da vedere, ma gli allenamenti guidati si svolgono a porte chiuse nel segreto delle scuole di ballo, fuori da occhi indiscreti o superficiali, e allora io, riconoscente, come in un leggiadro pivot mi slancio in un grazie di cuore per lo spettacolo al mio amico Maurizio Paccavia e ai suoi bravissimi allievi.

La camminata

La camminata costituisce una componente importante nella resa estetica e nella efficacia dei balli da sala, si tratta di un movimento spontaneo che tuttavia nella danza ha delle regole precise che, se rispettate, danno un vero tocco di classe.

Generalmente abbiamo la camminata in avanti per il cavaliere e la camminata indietro per la dama: nella camminata indietro è molto difficile mantenere il giusto equilibrio ed una posizione esteticamente e tecnicamente perfetta,  in più deve evitare di essere travolta dall’uomo che incede. Le donne fanno il lavoro sporco e difficile anche se sorridono come se nulla fosse,.

Il cavaliere che esegue la camminata deve inclinare del tanto che occorre il corpo in avanti, facendo cadere il peso sull’avampiede e mantenendo un equilibrio perfetto, senza mai scomporre la figura, mantenendo il busto in una posizione naturale e con le ginocchia rilassate;

Il peso del corpo deve essere spostato in avanti prima ancora di muovere il piede che deve eseguire il passo, bisognerebbe ripartire il peso sui due piedi solo quando il passo in avanti raggiunge la massima estensione.

La dama deve avere una postura arcuata alla propria sinistra e leggermente inclinata all’indietro. In linea generale la funzione della dama è di seguire il cavaliere, sia che egli stia eseguendo bene una figura o che stia clamorosamente toppando, insomma il maschietto non va sputtanato pubblicamente, ma dolcemente ripreso e rimesso in riga, naturalmente per le donne che ci riescono e gli uomini che se lo fanno fare.

Infine sarebbe bene che i partner avessero altezza uguale fra di loro o per lo meno non ci fossero distanze siderali tali da far sembrare la coppia formata da un adulto ed un  bambino.

Questa è la teoria, in pratica poi bisogna vedere cosa succede.

Prendiamo per esempio la mia amica Ermelinda: un metro e settanta senza tacchi, ma lei insiste a portare scarpe col tacco, per cento chili di ciccia ben distribuita tra rosee cosciotte, fianchi da platano, culone da ninnananna, poppe da balia, bella schiena piena ed un volto radioso sormontato da una cofana di capelloni neri acciambellati in una crocchia sontuosa.

Uomini, fatemi vedere come impostate la camminata di ballo con questa signora  e vi dirò chi siete o, come si dice dalle mie parti, vi misurerò la febbre.

Ermelinda è sana e simpatica, grande mangiatrice che ogni tanto cede ai consigli dei benpensanti e si mette a dieta per un paio di settimane, salvo poi rifarsi della faticosissima perdita di tre etti nel corso di una sgranata di cacciucco alla livornese. Di costituzione forte e con una agilità insospettata non provatevi a considerala come una donna infelice e inabile perché, se è per caso nella giornata sbagliata, potreste ritrovarvi con un occhio gonfio.

Ermelinda farà la sua parte nel ballo, basta che sappiate abbinarvi in un duo equilibrato di stature e contrappesi altrimenti sarebbe come pretendere di guidare un camion dopo aver fatto scuola guida in motorino, insomma per lei ci vuole la patente per autoarticolati da sala, è una donna che richiede uomini veri e non mezze seghe.

Si è detto che in linea generale il ruolo della dama è di seguire il cavaliere, sia che egli stia eseguendo bene una figura o meno, ebbene Ermelinda non aderisce a questa linea di pensiero, conosce le regole e le figure dei balli ed ha pure il senso del ritmo, perciò non pensate che vi segua se sbagliate l’uno o l’altro, sarà come tentare di muovere un muro sul quale potreste andare  a sbattere dolorosamente, se invece vi lasciate andare lei vi rimetterà in carreggiata, con le buone o con le cattive.

E’ una prova del fuoco: nelle scuole di ballo serie dovrebbe essere obbligatorio sostenere un test di fine corso con lei per il conseguimento del diploma di perito ballerino. L’esperienza di un giro di tango con lei mette alla prova il sistema neurovegetativo, è una sfida tra le leggi della fisica, la forza di gravità e la capacità di controllare gli impulsi del sistema nervoso autonomo, come il rilascio di adrenalina, l’accelerazione dei battiti e la sensazione di paura.

Amo ballare con Ermelinda. So come domarla, con dolcezza e fermezza adeguando il mio passo veloce al suo più compassato e non pretendendo cose che non può dare come se fosse una frullina da venti chili, per il resto lei sa fare di tutto anche lanciarsi in valzer musette, che amore!, che sfiancano e la fanno ridere forte e tolgono il respiro, e persino nei medio cortè del tango, basta sorreggerla quando scende giù con la schiena. Il  trucco è tenere il baricentro in equilibrio facendole spostare il culone in maniera coordinata con le gambe, se si sbilancia sono dolori articolari e cazzi amari, ma a me non capita.

Ermelinda è tutta contenta quando partiamo in quarta e giriamo attorno alla pista facendoci largo tra gli avventori a suon di sportellate e svicolamenti rapidi, finta a destra, scarto a sinistra, tunnel e via, e non tentate di fermare la nostra mazurca che sennò montiamo su anche voi e vi depositiamo al traguardo senza che neanche ve ne accorgiate, una volta presa la velocità ci vuole una rampa di decelerazione per fermarci, mica si può inchiodare di brutto.

Volteggiare con Ermelinda suscitando l’invidia delle secche e lo stupore del pubblico è una festa dello spirito e fa bene alla salute, si perdono dai cinque ai sette etti a serata e mi ripaga delle frustrazioni  che mi porta questo fisicone da rinoceronte che mi porto dietro.

Certo chi ci incontra sulla linea di ballo deve per forza fuggire e cambiar direzione e questo ci rende invisi alla maggior parte dei frequentatori delle balere,  ma tant’è, nessuno è perfetto.

Floorcraft

Il termine floorcraft viene solitamente utilizzato in architettura e arredamento, soprattutto industriale,  per indicare la caratteristiche di fluidità di scorrimento di persone e mezzi attraverso un determinato percorso, indica ad esempio la corretta disposizione di stand, scaffali, merce e luoghi di sosta nei grandi magazzini, la collocazione degli sportelli negli uffici pubblici in relazione alle aree di attesa, la linea della catena di produzione di una fabbrica.

Una buona applicazione di floorcraft nei supermercati tenderà a rendere piacevole addentrarsi tra gli scaffali favorendo la curiosità verso la merce esposta e rendendo agevole muoversi. All’opposto orientarsi all’interno di un magazzino Ikea evidenzia notevoli difficoltà ed è probabile si tratti di floorcraft studiato per indurre il cliente ad attraversare tutti i padiglioni di esposizione pure a discapito della sua pazienza.

Nei paesi anglosassoni il concetto viene applicato anche al ballo.

In questo caso il termine floorcraft indica l’abilità nello sfruttare lo spazio disponibile per mantenere un costante avanzamento senza scontrarsi con altre coppie né rinunciare al proprio programma.

È la padronanza dei movimenti e della interrelazioni tra i due ballerini, un riflesso delle comunicazioni corporee attraverso le quali vengono rapidamente modificati passi e figure secondo la necessità.

Il ritmo, il movimento liscio e controllato, l’azione dei piedi, l’adeguamento della propria espressione musicale con il variare della velocità mantenendo  intatto l’equilibrio, il tempo e la tecnica perfetta sono caratteristiche per una applicazione ottimale di floorcraft, importanti nell’ambito agonistico ma  molto utili anche in sala per evitare incrocchi e calci negli stinchi.

Ovviamente una corretta applicazione prevede che i ballerini eseguano tutte le variazioni del caso come se niente fosse, senza farsene  accorgere e mantenendo postura e inclinazione del corpo misurate, con il sorriso sulle labbra e con una compostezza ed un equilibrio che non si lascino turbare dalla presenza ingombrante delle altre coppie.

E’ quello che molti cercano di fare in ogni sala da ballo stipata di ballerini entusiasti allorché si cerca di evitare di pestare gli altri: occorre  sapere modificare o alternare passi e figure, usare cioè variazioni  che  consentano agevolmente di potersi spostare di lato o  retrocedere senza ostacolare le altre coppie, e saper poi riprendere la linea di ballo in maniera naturale.

Come ben sappiamo la densità di genere umano nelle sale reca qualche fastidio perché ogni coppia che si muova decentemente vorrebbe l’esclusività della pista, anzi gradirebbe che vi fossero solo pochi scalzacani che ballano male per risaltare ancora di più, ma la realtà e che le sale sono affollate di umanità dotata di vari livelli di capacità che se ne strafregano degli altri e tirano dritti per la loro strada, anzi qualcuno neanche si sposta dal centro della pista tutto preso a pomiciare o a mettere radici nel pavimento.

Nella coppia il più delle volte sono le donne a innervosirsi per i cozzi e i pestoni che si danno e si prendono in pista, gli uomini sono più tolleranti ma anche più sbadati.

La ballerina, si sa, dovrebbe affidarsi ciecamente al cavaliere per la guida e la direzione, ma spesso lo fa con rassegnazione e a malincuore, cosi basta la minima scusa di un piccolo incidente di percorso per rivendicare una sorta di autonomia decisionale su come muoversi. Del resto in questa disciplina è indispensabile un affiatamento ed una comunione di intenti assoluta.

A tutti i ballerini uomini sarà capitato di sentirsi strattonare o trattenere per le braccia dalla dama senza capire perché salvo poi accorgersi che stavano andando a sbattere contro altre coppie. Lei allora guarda con rimprovero l’uomo come dire “meno male che ci sono io !”, e l’autorità di guida maschile è minata per sempre.

Per questo i ballerini maschi dovrebbero seguire dei corsi specializzati in floorcraft ed  esercitarsi con solerzia. Un buon banco di prova sono le corsie affollate del supermercato il venerdì pomeriggio o le code agli sportelli delle poste centrali a fine mese o le biglietterie delle grandi stazioni nell’ora di punta.

Qui, anche senza i passi canonici del ballo ma mantenendo postura e tempo, si potrà verificare la propria abilità a muoversi tra le file di persone con grazia sorridendo con nonchalance, se si riesce a fare più percorsi senza buscarne di brutto significa che siamo pronti per la sala da ballo.

Parliamo infine delle fantomatiche competizioni clandestine di floorcraft.

Per una esibizione come si deve di floorcraft sono necessari una pista affollata, un’orchestra brillante che non faccia addormentare e almeno un  paio di coppie incazzose in pista, di quelle che appena le sfiori ti saltano agli occhi.

Sarebbe inoltre opportuno che alcune coppie di anziani stazionassero permanentemente  al centro della sala senza scrollarsi dal loro ritmo di beguine statico, serviranno sia come punti di riferimento che come respingenti da flipper.

Infine è dimostrato che c’è più gusto ad esibirsi in un ambiente ostile, dove non si è conosciuti o indulgentemente tollerati piuttosto che nella solita vecchia balera dove son tutti amici.

La competizione consiste nel viaggiare a tutta birra occupando più spazio possibile ed evitando le altre coppie all’ultimo istante, vince chi urta meno persone senza incocciare i garretti di nessuno e dar di spallate a gente che non c’entra niente o magari sta bevendo qualcosa seduta al tavolo a bordo pista.  L’effetto ideale è creare il panico senza fare danni, con la sola suggestione, come quando una moto da corsa smarmittata vi passa accanto a trecento all’ora sfiorandovi.

La sfida può avvenire secondo le specialità di coppia base o coppia figure, inseguimento, speed slalom  e  free style.

La specialità più semplice è la “coppia base”: consiste nell’effettuazione di un programma lineare senza figure. Molto adatta ai principianti è quella che tutti praticano inconsapevolmente nelle sale sovraffollate, ci si limita ad evitare gli altri senza irritarli troppo. Qui si misura essenzialmente la compostezza e il garbo, generalmente non produce effetti collaterali sugli astanti.

Si comincia sempre da questo tipo di prova prima di passare a livelli più impegnativi, chi non riesce neanche  a fare questo sarà meglio che si dia al giardinaggio.

Assai più difficile è la specialità detta “coppia con figure” nella quale sono previsti programmi di ballo complessi con amalgamazioni e passi di varia difficoltà, il minimo sindacale sono serie di giri rovesci e spin, doppi pivot e promenade aperte. Già qui si dovrebbero iniziare a vedere i primi cozzi ed a ricevere dei “vaffa…” incarogniti di incoraggiamento da parte degli altri che vi vedranno sfrecciare a braccia tese e gambe allungate. Per ballerini esperti.

La specialità detta ”inseguimento” è analoga a quella del ciclismo su pista: due coppie di concorrenti partono contemporaneamente dai due angoli opposti della pista e si rincorrono seguendo la linea perimetrale di ballo, vince chi acchiappa l’altra, il tutto destreggiandosi tra gli altri ballerini. Questa esibizione prevede programmi con figure classiche da gara senza riguardi per nessuno; è molto eccitante a farsi ed a vedersi, spesso si risolve con calci nelle rotule e sportellate nella schiena degli improvvidi ballerini che si trovano fortuitamente sulla linea di ballo, è  molto coreografica e adatta a gente senza scrupoli.

Lo “speed slalom” è molto spettacolare, si pratica solo sul ritmo del valzer viennese e con i soli giri  a destra e a sinistra: occorre andare veloci, molto veloci, il più veloci che si riesce e passare il più rasente possibile alle altre coppie.

Il massimo si ottiene quando il leggero urto della propria giravolta farà a sua volta entrare in rotazione involontaria gli altri che stanno tranquillamente ballando, come far girare delle ruzzole che si incrociano, è bellissimo quando riesce. In genere al termine del pezzo si viene rincorsi fino fuori del locale da torme di ballerini eccitati. Questo fatto sta a significare che l’esibizione è riuscita.

Infine il “freestyle” nel quale innovative e originali  figure vengono improvvisate sul posto dai concorrenti, come il passo dell’ombrellaio, nel quale si passano le braccia sinistra uomo destra donna sopra le teste degli altri ballerini, il passo dello scorpione, con il quale si attorcigliano le gambe in un triplo pivot con allungo della gamba destra della dama a tranciare l’aria, la capovolta e mezza, le due capovolte e mezza e lo sgambetto multiplo con avvitamento a destra, tutta roba che potrebbe generare risse furiose. Il ballo ideale per questa specialità è naturalmente il quick step, ma anche la polka saltata fa sua figura.

In alcune esibizioni è stato tentato anche il “doppio axel” che si può produrre unicamente nella polka alla filuzzi e consiste come noto nello slancio della gamba destra del ballerino in avanti per facilitare la rotazione, una volta in aria viene eseguita una giravolta e mezza di coppia e infine si atterra sul tacco a spillo del piede sinistro della dama mentre braccia e gambe sfarfallano all’impazzata per dare maggior impeto.

Questo tipo di competizione libera di free style si effettua a fine serata con il cappotto già pronto e il motore della macchina tenuto acceso da un complice fuori della porta del locale perché le reazioni degli altri clienti sono del tutto imprevedibili e conviene darsela a gambe appena l’orchestra ha terminato il pezzo. Indicata per ballerini irresponsabili e fuori di testa.

Ma come fanno i ballerini …….

Una premessa fondamentale: tutti miei amici ballano molto bene.

Da quanto scrivo si potrebbe credere che facciano sorridere in pista, tutt’altro, sono provetti animali da balera coi quali tutte le donne vogliono ballare, e infatti sono richiestissimi.

Ci sono coppie che ballano a programma ovvero per ogni danza eseguono una sequenza di passi e figure concordate cosi che ognuno dei due sa perfettamente cosa fare. Tuttavia nelle sale affollate non è quasi mai possibile mantenere immutato un programma di ballo, spesso si e’ costretti a procedere in una sorta di gimkana fra le altre coppie introducendo passi compatibili con la situazione del momento. Molte coppie, poi,  non hanno un programma fisso e quindi di volta in volta nel corso del ballo mettono in sequenza le figure che conoscono.

Allora come fa il cavaliere a far capire alla dama cosa vuol fare?

La corretta posizione della coppia è determinante: la dama deve mantenere costantemente il contatto fisico col cavaliere dall’altezza dei fianchi in giù, il suo corpo deve essere fermo, pronto a percepire la guida senza anticipare il cavaliere. Questi non deve usare la mano o il braccio sinistro per la guida, prima di tutto deve usare il corpo: per introdurre i giri deve muovere leggermente l’avambraccio destro verso l’interno, aiutandosi con una lieve pressione della mano destra, che comunque non deve spingere o tirare la dama,  sarà sufficiente lavorare con il palmo della mano in modo simile al lavoro del bacino, dunque bacino e mano fanno la stessa cosa.

La guida del cavaliere deve essere  precisa e risoluta, formalmente composta ed elegante in modo tale che la dama possa sentirla ed avere allo stesso tempo possibilità di movimento. Guida risoluta significa decisa, non molle, senza che diventi una morsa. La dama dal canto suo deve mantenere la morbidezza del corpo senza aggrapparsi al cavaliere; i suoi movimenti, quantunque condizionati dalle scelte dell’uomo, devono essere sincroni e non successivi nè tanto meno anticipati rispetto all’azione di guida del partner.

Ovviamente i passi devono essere adattati alla lunghezza di quelli della dama, non facendoli molto lunghi se lei è fisicamente incapace di farli.

Infine se la posizione dei due corpi è corretta ovvero ognuno allineato dalla propria parte l’uomo riesce a vedere al di là della dama quando avanza e la donna a sua volta riesce a vedere al di là dell’uomo quando è lei che avanza.

Esistono poi ulteriori metodi di guida non codificati utilizzati abitualmente dai miei compagni.

Luciano usa il metodo del moccolo: ogni volta che la sua dama non afferra al volo le sue intenzioni parte un’eresìa non propriamente a bassa voce che leva le musiche e scandalizza le signore benpensanti del pubblico, e qui scatta la seconda fase di accidenti per il presunto errore. Da notare che, secondo questa particolare concezione,  l’errore è sempre da addebitare alla dama e mai a se stesso.

Luciano è una persona disponibile e allegra che assieme alle scarpe lucide da sala indossa una armatura di ignoranza e aggressività che lo pone in contrasto col resto del mondo.

Se viene sfiorato da un’altra coppia saetta occhiatacce di odio puro, se qualcuno intralcia la sua linea di ballo si sentono mormorare accidenti. E’ irascibile perché è teso come una corda di violino, mi chiedo che divertimento trovi nel ballo se non una tensione emotiva che altri scaricano nello sport estremo o nelle nuotate transoceaniche.

Meglio stare alla larga oppure, per i più dispettosi, urtarlo di proposito una, due, tre volte per farlo smettere di ballare, infatti dopo ripetute sfuriate finisce che molla la presa e la pista.

Massimo invece non si preoccupa più di tanto di comunicare indicazioni alla dama, semplicemente non la guida: considerato che hanno imparato assieme e conoscono entrambi il programma di base, lascia che ognuno vada  a memoria sulle cose da fare, un po’ per indolenza, un po’ per non prendersi troppa responsabilità. La cosa funziona fino a un certo punto, in genere i primi trenta secondi del pezzo, poi uno dei due si disunisce o si dimentica la sequenza, che pure è sempre la solita, e la coppia si sdoppia in due ballerini solisti.

Stefano, che è alto sei metri e mezzo, prende su la sua dama che è bassina e pesa dodici chili e la porta a giro per la sala, anzi vorrebbe portarla ma poiché lei è più brava e svelta di lui cerca a sua volta di correggere la sua guida. L’ideale sarebbe regalarle una cavezza, montarla in sella e far condurre lei, sarebbe una coppia perfetta.

Carlo guida la dama come se fosse seduto in una decappottabile bianca, largo e comodo con la sicurezza di chi ha preso la patente da anni e ne ha viste di cotte e di crude, sempre elegante e impeccabile lo infastidiscono i pedoni ed i ciclisti che lo sfiorano ballando perché gli fanno perdere la postura e lo spettinano. La dama gradisce l’escursione e lo asseconda divertita, anche lei sembra seduta a bordo della spider, ma, al contrario di lui, non fa caso ai pedoni, sono una coppia amalgamata.

Giuseppe si sente sotto esame, balla bene, ma c’è sempre qualcuno che balla meglio di lui e quindi deve dare il massimo, ha una dama altrettanto brava che lo segue, lo legge, lo anticipa, lo corregge e gli consente di guidare, tutta protesa sulla sua sinistra,  talvolta temo le cada la testa  all’indietro.

E’ un po’ teso quando balla, non ho capito se si diverte o se si sente in competizione col mondo. Si affida molto alla sua dama. E fa bene.

Loriano afferra tra le sue manone la dama esile e minuta e la pilota convinto  e concentrato, lui ha la faccia seria ma l’allegria gli esce da tutte le parti e ogni tanto si distrae perso dietro a qualche battutaccia, meno male che lei non se la prende se poi la brontola perchè non ha seguito ciò che lui ha sbagliato.

Alfonso non ha bisogno di guidare la sua dama: hanno una carica di energia al plutonio che dura dodici anni e sono solo al quarto di utilizzo. Sono coordinati in maniera pazzesca, anzi è un solo essere con due teste e quattro gambe e braccia che si muovono contemporaneamente in tutte le direzioni  sul filo di una ritmica salsa, senza versare una goccia di sudore e senza sgarrare una mossa. Niente emozione, è una spietata macchina da gol che non esulta per un bel ballo e rientra ai box a musica finita. Farebbero bene le ombre cinesi.

Andrea mi fa schiantare perché balla bene ma pare che abbia sempre voglia di ridere. Non si prende sul serio come ballerino, ed è invece bravo, gli piace di più la compagnia che la pista ma si adatta a fare il conducente per piacere della sua dama. E’ un tipo sanguigno con una voglia matta di inventare passi strabilianti al quale invece sono state imposte le regole del ballo che segue senza capire perché debba farlo, sempre in dubbio se sta facendo una cosa importante o ridicola.

Marcellone balla con distacco e guida per dovere: sa farlo e lo fa con professione senza sbavature, come sa fare quasi tutto, che lo si metta su un cantiere o dietro ai fornelli,  la dama lo conosce talmente bene che sa già cosa farà e come, e non sbagliano. Lui sembra sovrappensiero, preso da altri problemi più importanti del ballo, ma intanto aziona il radar incorporato col quale capta e nota tutto quel che gli sta intorno, e non perde un colpo.

Roberto guida a testa e gomito alti, specie nel tango, quindi meglio stare alla larga, è convinto di quello che fa e macina passi e giri sulla sua personale linea di ballo pilotando la dama con una convinzione non sempre corrisposta, mentre lui necessita di partecipazione emotiva per dare il meglio, per questo ogni tanto perde le staffe e gli vien voglia di smettere, salvo ricominciare subito dopo.

Sergio guida perché è lui l’uomo di casa e porta i pantaloni. Punto. Poche storie e concentrazione su quel che si fa, conosce movimenti e tempi e non ha alcuna intenzione di sbagliare, questo vale anche per gli eventuali sbagli di lei che segue attenta, sentendosi in mani sicure.

Marzio è un vero signore, porta la dama in carrozza senza scomporsi né sudare, chè sono i cavalli che tirano, riesce a mantenere indosso il pullover nelle serate più calde senza fare una piega come se non toccasse a lui, evidentemente la sua dama gli è salita sui piedi e si fa portare gratis col sorriso sulle labbra.

Sabatino è gentile e sapido, un signore di mezza età che guida rilassato con nonchalance la sua dama: quando attacca un jive è uno spettacolo per la platea: si muove dondolando capoccione e polpacci portando la compagna a spasso in un perfetto bilanciamento di equilibrio sull’altalena, attira inevitabilmente la simpatia e la voglia di fare come lui, ma non è facile, non ci riesce nessuno.

Sauro guida la ruspa, o meglio, prende la dama e la porta in giro per la sala dove vuole lui tracciando linee rette che tagliano la pista come fette di prosciutto sottile sotto l’affettatrice a volano. E’ un tipo pericoloso, intendo pericoloso quando si muove con tutte le lame protese a tracciare lo spazio necessario alle promenade ed ai giri a sinistra. Bisogna stare sempre attenti e guardare nei retrovisori perché le nostre caviglie non finiscano affettate anch’esse.

Valdo più che guidare partecipa a una assemblea di condominio, prima discutendo con la sua dama quanto c’è da fare e come, poi guardandosi attorno per prendere spunto o cercare negli altri conferma e approvazione alle sue teorie. Ricerca la maggioranza all’interno della coppia per convincerla democraticamente e con le buone che è lui che decide passi e movimenti.

Amedeo guida masticando cingomma come un allenatore concentrato a far giocare al meglio la squadra. Più che seguirlo la dama lo guarda circospetta nel timore di una sua indecisione, lei conosce la parte a memoria, ma necessita della parte maschile della coppia per ballare in due, credo che sotto sotto covi la vocazione della ballerina solista.

Dall’alto dei suoi numerosi metri di altitudine Daniele può vedere laggiù in fondo gli altri ballerini che si muovono e cercare traettorie libere. Bisogna sapere che con la sua altissima dama occupano uno spazio di tre metri di raggio e con le lunghe leve che si ritrovano si fa presto ad arrivare da un capo all’altro della sala. Occorre guidare con prudenza, per questo anzichè un numero di gara sulle schiena dovrebbe portare appeso alla giacca il cartello trasporti eccezionali.

Raffaele da buon matematico guida con il metodo dei numeri che non sbagliano mai e devono tornare sempre precisi, la dama è invece un’istintiva e non vuol sapere di contare o sentir contare, dunque è un interessante dibattito sempre acceso tra teorie distanti fra loro: quando si coniugano i due sistemi il ballo magicamente scorre fluido, negli altri casi è un crepitar di gambe e di ginocchi.

Vinicio prende in custodia la dama inserendola tra le lunghe braccia a protezione del  mondo esterno e crudele come in una cellula di sopravvivenza corredata di airbag, poi partono compatti scivolando sul linoleum che è un piacere a passi corti, aperture corte, piroette strette a non farsi male e non far male  a nessuno. Ha una guida protettiva a testa alta, tesa ad evitare le collisioni sempre in agguato e procedere come se sotto ai loro piedi ci fosse la moquette.

Salvatore guida stanco per la giornata di lavoro, poi si fa forza e parte in quarta con vigoria ritrovata. Agogna jive e rock per poter sgambare come nella vita precedente, negli altri balli è molto esigente con se stesso quindi se la gode poco rispetto alla fatica ed alla concentrazione. Ha una guida dispendiosa di energia, così finisce che si stanca prima degli altri.

Luigi, infine, più che guidare prende su tra le braccia la dama come fosse una fascina di frasche legate col cordino di sambuco e la porta a spasso per la pista un pò piegato all’indietro contando i passi e stando attento a non perdere rami e a non graffiarsi il viso .