Tre umarell… – 24° Y llegó el último día: desde Madrid en casa

L’ultimo giorno non fu il più bello del loro viaggio perché sentivano la fine dell’avventura  e provavano un pizzico di malinconia. Prima però c’era Madrid, l’ultima cosa da vedere.

Il vecchio forestale che avrebbe fatto da guida in quella mini escursione perché già c’era stato altre volte, li buttò giù dal letto, o dalla sedia per meglio dire, alle sei spaccate. Non aveva chiuso occhio e non vedeva l’ora di mettere in marcia la comitiva. Stranamente colse gli altri due che pisolavano dopo una notte lunga e tomentosa ma non gliene poteva fregare di meno, Depositati i bagagli  presero la metropolitana in direzione centro città e sbarcarono in Plaza del Sol che era ancora buio pesto.

Nella piazza deserta c’erano solo ubriachi che concludevano le sbronze della notte precedente con le ultime birre e gridavano ad alta voce. Tutti i bar erano chiusissimi nel centro di Madrid alle sette di mattina. Strade e piazze deserte, tutto sprangato, qualche auto della policia che lampeggiava nella notte a sorvegliare. Questo fu l’impatto dei nostri umarelli con la grande capitale . E fu un impatto quantomeno strano.

Alle sette e mezzo finalmente un bar aprì e si fiondarono dentro a mangiare briosce e churros  fritti. Il bar era antico, quasi vecchio, ed era vicino ad un delizioso mercatino in cristallo, ovviamente chiuso. Traccheggiarono un pochino e poi partirono e videro l’alba di Madrid.

La città iniziò a svegliarsi pigramente dopo e otto, quando il traffico si infitti e i madrileni decisero che per piacere o per forza la giornata andava incominciata  anche se non ne avevano alcuna voglia. Era più facile incontrare turisti pimpanti che cittadini. Questa cosa che in Spagna e a Madrid in particolare  si viva più volentieri di notte che di mattina piaceva moltissimo al ballerino di liscio che pensava che con questi orari si sarebbe trovato proprio bene.

Girarono a piedi in strade magnifiche, enormi, lucide e pulite, accompagnati da un sole sfacciato e da un caldo che non provavano da una dozzina di giorni. A Madrid c’erano un sacco di cose da vedere, ma ogni minuto che passava la stanchezza si faceva largo dentro di loro ed ogni monumento, palazzo o piazza non faceva l’effetto che avrebbe meritato.  

Diciamo la verità, quella escursione a Madrid pensata mesi prima non era stata una scelta saggia bensì una emerita cazzata, ma ormai erano in ballo e ballarono fino a quando le forze li supportarono.

Un paio d’ore più tardi nella mattina e dopo aver camminato per qualche chilometro, ma tanto ormai non ci facevano neanche più caso, ripresero volentieri la metropolitana per tornare all’aeroporto e affrontare l’ultimo ostacolo burocratico al bancone della Ryanair con i documenti farlocchi del camminatore.

Con grande sollievo la cosa funzionò anche se fu necessario qualche chiarimento nel loro fluente spagnolo. Il camminatore fece l’unica sparata del viaggio davanti all’ultima hostess che controllava i biglietti immediatamente prima di metter piede sull’aereo. Forse non ne poteva più, aveva tenuto tutto dentro per tutti quei giorni facendo finta di nulla e poi sbottò con chi semplicemente aveva chiesto se si trattasse di una fotocopia o di un originale.

Così è la vita. Lui ebbe il suo sfogo, gli altri due omarelli lo squadrarono stupiti e severi e la hostess lo guardò come se fosse stato trasparente e tirò di lungo e gli omarelli salirono sul velivolo.

In questo volo non ci fu da raccontare niente al vicino di posto anche fosse stata una femmina provocante perché erano già con la testa a casa.

E a casa arrivarono a sera e si salutarono e ritrovarono il loro bagno pulito, le loro camerette immacolate e le spose pazienti. Tutto era andato bene, ce l’avevano fatta ad andare, a camminare e anche a tornare a casa.

Tutto era quindi finito.

Santiago Resumen Final

Fine della storia ?

E così siamo arrivati alla fine di questa avventura appagante come non avrei mai sperato,  vissuta e assaporata con gioia giorno per giorno, passo dopo passo facendo completamente mio il detto che il cammino stesso è la meta.

Ho iniziato questo diario di viaggio molto prima di partire, avevo bisogno di raccontare a qualcuno le sensazioni che andavano prendendo forma in me dopo che  ci siamo incontrati di nuovo, insieme come una volta e ancora capaci di fare qualcosa di elettrizzante.

Negli ultimi anni avevo scritto tante cose sulle mie passioni senili: il ballo, le commediole, il blog, gli sketch per radio divertendomi un sacco, ho poi scritto la storia delle radici della mia famiglia  a beneficio dei miei figli, ma ancora mancava un capitolo importante della mia storia: la narrazione dell’amicizia. Questo viaggio me ne ha dato l’occasione.

Tanti amici ho avuto nella mia fortunata vita, fortunata anche perché con tante persone ho vissuto esperienze e giorni tanto semplici quanto indimenticabili. Molti sono passati e non di tutti ricordo i nomi o il volto, con altri sono stati rapporti fugaci durante brevi periodi intensi che mi hanno lasciato sempre un poco più maturo: la scuola, l’università, il Guelfi magnifico esemplare di Montecatinese, Josè Fornelli, Ruggiu e le corse dei cavalli, la montagna, il servizio di leva, Claudio con i suoi problemi fisici, Alessandrini di Ancona, Olper di Trieste,Travi che mi insegnò il lavoro di fureria e quel bersagliere con i baffoni biondi che esclamava “minchia bollita” con accento romagnolo e di cui non ricordo il nome. La squadra di hockey e i suoi pittoreschi giocatori, i pakistani, Ciccio il frate che amava Che Guevara, e poi i colleghi di lavoro, Luca che mori giovanissimo, e gli amici di montagna, lo sfortunato Angelo, quelli di ballo, di volontariato, di musica, figure che anche se per poco tempo sono state importanti, alcuni un vero esempio di vita, e poi voi, vecchi amici di giovinezza tralasciati e ritrovati con lo stesso entusiasmo che avevamo da  ragazzi mitigato dalla consapevolezza dell’età.

E gli amici sono proprio così certe volte devono stare molto vicini altre volte allontanarsi e lasciare spazio.

Valeva davvero la pena ritrovarsi, ridere ancora, sognare ancora, progettare ancora, andare, osare, vivere, perché in fondo noi siamo sempre gli stessi: siamo i ragazzi della Via Paal che si schierano solidali, siano i Goonies circondati da esseri terrificanti, siamo i compagni di Stand by Me alla scoperta della vita e della morte, siamo i signori delle mosche sull’isola deserta,  siamo i moschettieri del re, siamo esseri unici che si riconoscono uno nell’altro, da sempre.

E alla fine di questa piccola avventura che ci ha tenuti legati ancora una volta io vi ringrazio amici miei, quelli che sono stati in cammino e quelli rimasti a casa ad aspettare, omarelli fuori e adolescenti nell’animo, il mio cuore è con voi, voi avete visto in me qualcosa che ci ha tenuto legati per tutto questo tempo,  con nessun altro io so essere così come voi mi conoscete.

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