Tre umarell… – 20° Noveno dia: descanso a Santiago

Il giorno di descanso ovvero di riposo a Santiago fu diviso in due sottogiorni: il mattino fu dedicato  a prendere la messa, visto che il giorno precedente non era stato possibile, e a fare acquisti di ricordini (recuerdos), il pomeriggio a prendere un auto a noleggio per recarsi a Finisterre il giorno successivo.

La mattina tornarono in piazza della Cattedrale, ma il tempo era cambiato, piovigginava e  non c’era l’atmosfera magica del giorno precedente e considerarono quanto fossero stati fortunati a beccare un giorno di sole in mezzo a una settimana cosi cosi.

Tentarono di prendere la messa alla chiesa di San Fiz de Solovio, da non confondersi  con  San Spritz degli Aperol,  come era stato indicato con precisione da un prete del Santuario e segnalato da tutti i cartelli informativi, ma la messa non c’era e la chiesa era chiusa, chiesa-chiusa era un cambio di vocale da settimana enigmistica che nessuno degli umarelli notò perché non erano ridotti così male. Evitando di tirare eresie che sarebbero state fuori luogo,  dovettero tornare alla chiesa di San Francesco dalla quale erano stati respinti il giorno prima perché portavano gli zaini. Alla messa di mezzogiorno c’era un pienone di pellegrini e di turisti e il prete faceva come fanno nei grandi locali notturni di Parigi come il Lidò  “Ci sono pellegrini che vengono dal Canada?“ e alzavano la mano quelli che venivano dal Canada “Ci sono pellegrini  dall’Olanda”  e alzavano la mano gli olandesi “dall’Italia?”  e loro alzarono la mano. Fu una bella cerimonia ma in Cattedrale sarebbe stata tutta un’altra cosa. Dopo ci andarono in Cattedrale  per il tradizionale abbraccio al santo perché quel percorso era agibile.

Sopra l’altare della Cattedrale c’è il sepolcro e la grande statua di San Giacomo rivestita da una lamina d’argento. Dietro l’altare, sulla sinistra, c’è una scaletta che permette di accedere alle spalle della statua: di lì si scende per altri scalini dall’altra parte dell’altare.

E’ tradizione pellegrinesca abbracciare la statua sussurrando al suo orecchio l‘antica frase medioevale “Raccomandami a Dio, amico mio” e questo fecero i nostri umarelli e ognuno aggiunse i propri buoni propositi.

Poi si recarono nella cripta alla Tomba dell’Apostolo dove i pellegrini di ogni epoca giungevano con la richiesta del perdono delle proprie colpe e ognuno di loro tre laicamente o religiosamente fece le proprie riflessioni e si guardò dentro senza timore.

A pranzo andarono al’Ospederia  San Martin Pinario proprio dietro la Cattedrale per scoprire questo bell’albergo a poco prezzo infestato dai preti. Da tenere in considerazione per le prossime, se mai ci saranno, gite a Santiago, poca spesa molta resa.

Naturalmente si fermarono  anche loro a farsi le foto con le signorine del parco, le statue colorate e simpatiche che raffigurano due anziane signore. Ogni scusa era buona per ridere.

Il pomeriggio era previsto il noleggio di un auto perciò andarono all’aeroporto e si presentarono alla Europcar belli convinti a noleggiare una honda civic che gli avrebbe portati a Finisterre.

Senonchè la signorina che stava lì apposta a noleggiare pretendeva una cifra spropositata e ingiustificata, non è che i nostri non avessero capito lo spagnolo perché la cifra era proprio scritta nera su giallino, e allora dissero ad alta voce  “Sucatecelo  voi e le vostre macchine di merda!” e lo dissero in italiano affinché non capisse perché è sempre meglio essere cortesi con le signorine che lavorano mentre loro erano in giro per il mondo a non far nulla.

Quindi risalirono sullo stesso autobus che li aveva portati li e stava ancora in sosta e all’autista parve una cosa strana, ma nessuno gliela spiegò.

Quella mattina il ballerino passeggiando per la città aveva preso un volantino della gite organizzate di quelli che vengono distribuiti ai turisti e immediatamente accartocciati e gettati nel primo bidone per rifiuti. Stranamente non lo aveva buttato, come se fosse una premonizione e adesso quel volantino fu ritirato fuori tutto spiegazzato, esaminato e divenne la soluzione perfetta per fare un bel giro  a Finisterre e in molti altri posti

Gli umarelli  furono  contenti perché farsi  scorazzare in tour organizzato e con una guida era proprio quello che ci voleva per salutare Santiago e la Galizia. Il ballerino di liscio fece un figurone quando telefonò al tour operator per fissare e combinò tutto speditamente perché gli altri non sapevano che l’altro parlava correttamente in italiano.

A cena andarono  alla trattoria  “Sicilia in bocca” a mangiare all’italiana. Qui ci lavorava Claudio un minuto cameriere calabrese molto cordiale che fu subito agganciato dagli umarelli che dopo dieci giorni di spagnoli avevano voglia di parlare con un connazionale. Il  forestale chiese se per caso conosceva il vice-presidente-questore-aggiunto delle foreste calabresi e naturalmente Claudio rispose  che no, non lo conosceva, anzi  non  sapeva nemmeno che esistesse una carica così altisonante in quella terra povera e dimenticata da Dio, che però la moglie di un suo cugino conosceva un autista che faceva il servizio volontario antincendi e se valeva lo stesso  ma il forestale scosse il capo deluso.  Il camminatore attaccò un lungo discorso cercando di portarlo sull’argomento dei funghi e sulla sua abilità nel trovarli nel bosco, ma Claudio mancava dalla Calabria da un bel po’ e i soli funghi che vedeva erano quelli che  portava in tavola quando erano nel menù. Il ballerino gli chiese una margherita con la bufala e quello fu il discorso più produttivo intrattenuto col bravo Claudio.

La pizza era fantastica perché quella era la migliore pizzeria di Spagna, questa balla stratosferica la raccontò Claudio, ma era buona davvero, così come il resto della cena. Oh bravo Claudio e bravo il pizzaiolo boliviano.

In camera procedettero al malinconico rito del confezionamento degli zaini per la partenza il ballerino seguì la tradizione che vuole che si lasci un  indumento a Santiago e lasciò in albergo i sandali e una maglietta sporca di Tavolara per la gioia delle cameriere.

Era l’ultima notte in Galizia perché quella successiva sarebbero stati a Madrid e qui la cosa stava assumendo un piega del tutto inattesa in quanto andava  rapidamente prendendo forma la cazzata perfetta, quella che avrebbe messo alla prova definitiva  la resistenza dei nostri umarelli e avrebbe rappresentato un ostacolo insormontabile per quelli di città,  in particolare per gli atri tre rimasti a casa: la notte successiva l’avrebbero passata in aeroporto alla diociliberi !

continua …

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