La crociera

Mi trovavo a bordo di una nave da carico in rotta per l’oriente alla ricerca di nuove danze etniche quando fui improvvisamente colpito da una violenta febbre del sabato sera con induzione alle emorroidi.

Appena la cosa fu nota venni posto in quarantena dal medico di bordo che mi sbarcò con la forza su una sperduta isola delle Cicladi per timore di epidemie  a bordo dove l’equipaggio, composto di soli uomini allupati, avrebbe potuto creare disordini e ammutinamenti.

Dovetti così far sosta per un lungo periodo in una minuscola e verde isola del mare Egeo, ospite dei caritatevoli monaci ortodossi del convento di sant’Ermenegildo Zegna.

Caddi quindi preda di una fase di prostrazione fisica e morale; mi assentavo per lunghe ore dalle cure per girovagare sulle bianche spiagge dell’isola alla vana ricerca di consolazione.

Fu nel corso di uno di questi pomeriggi di profonda malinconia che mi imbattei in una bottiglia di colore verde scuro che galleggiava a breve distanza da riva, sospinta dalle dolci maree.

La curiosità in me innata mi indusse a inoltrarmi fra i flutti alla conquista dell’oggetto. Con mia grande sorpresa notai che essa era sigillata da un bel tappo di sughero. Sull’etichetta ancora parzialmente leggibile era scritto “Ferrochina Bisleri – il beverone che fa benone” una bevanda estranea alle mie pur ampie conoscenze enologiche e gastroenteriche.

La portai quindi con me alla casa dove venivo amorevolmente accudito e con molta cura provvidi ad estrarre il tappo. Dentro vi era un manoscritto recante alcune pagine di scrittura fitta e minuta, faticosamente decifrabile.

Il desiderio di saperne di più mi assalì e, seppure fossi ancora in preda alla malattia, mi misi a stendere con bramosia i fogli su un tavolaccio del convento ed a leggere avidamente.

Trattavasi della cronaca di un viaggio svolto da una congrega di adepti di una setta denominata “figli di Focus” non saprei dire in quale epoca né a quale scopo, ma sicuramente nelle stesse acque che stavano ospitando le mie stanche membra.

Il contenuto era sorprendente per motivazioni e ed accadimenti e mi affascinò oltre luogo tanto da risollevarmi lo spirito e rendere meno aspro il frizzore al deretano.

Adesso che sono finalmente tornato alla mia abituale vita di bagordi sento di  doverlo raccontare non esimendomi dal precisare che non so se si tratti di storia reale o di avventura fantasticata dall’anonimo narratore.

Lascio a voi, miei lettori occasionali, il giudizio e la curiosità di scoprire se le cronache ivi raccontate possano o meno rispondere a verità.


domenica

La nave è enorme e ci accoglie nel grembo materno come la balena di Pinocchio, dentro c’è di tutto e noi andiamo in esplorazione morbosamente curiosi.

Ci sono grandi saloni e piccole piste da ballo, poltrone e divani a perdita d’occhio, corridoi di chilometri e quindici ponti, come un grande palazzo lussuoso, e poi pianoforti e orchestrine, camerieri e bar, salottini e palestre.

Ad ogni angolo ci si imbatte in un distributore automatico di igienizzante per le mani, chiunque transiti non può fare a meno di porre il palmo sotto il getto e disinfettarsi, il livello di pulizia delle mani dei passeggeri è altissimo, su  quello del resto del corpo non scommetterei.

La colazione ha una certa regolarità di orari e alle dieci è terminata per tutti, la cena si effettua in due turni a causa del sovraffollamento, inizia alle diciannove e termina alle ventitre, tutto i resto del giorno è ora di pranzo.

Il pranzo è rappresentato da un ricco buffet, si ha la sensazione che più si caccia dentro il vassoio più si guadagna, tant’è che si notano passeggeri con chili di cibarie mescolate nel piatto che poi verranno regolarmente lasciate d’avanzo e buttate via.

Vedere i nostri bravi camerieri che ogni giorno gettano con rassegnazione quintali di cibo nei rifiuti e magari pensano ai familiari rimasti in Bangladesh o a Sumatra fa riflettere, o meglio, dovrebbe far riflettere.

Le cabine si dividono in vere camere, con tanto di splendido balcone affacciato sul mediterraneo, e loculi interni. Ad alcuni di noi è toccato uno di questi, anche a Concetta che soffre di claustrofobia e ogni volta che entra in camera le sembra di fare una risonanza magnetica.

il direttore di crociera mister Patrick si esprime in uno strano idioma rotondo: conosce perfettamente cinque lingue ma finisce che le mescola suo malgrado, le biascica e le mastica restituendo un italiano che sa di francese e spagnolo, un tedesco che sa di inglese e francese, uno spagnolo che sembra italiano e inglese e così via, con digressioni in turco e yiddish. Nessuno capisce niente nella propria lingua ma sommando le cinque versioni si intende il significato di ciò che vuol dire.

“I noxtri artosti ascpettan une gronde opplouso !” è la sua frase preferita.

Si veste elegantemente con sacchi di vario colore a quattro bottoni ed è grasso come un porcello (porc in francese, cerdo in spagnolo, pig in inglese, schwein in tedesco, χοίρος in greco, כאַזער in Yiddish  e via e via).

Gli spettacoli sono splendidi, ci si chiede dove vivano tutto il giorno gli artisti e specialmente le ballerine che sono piuttosto discrete, e quel topone della cantante,  che vivano sottocoperta ? o piuttosto sotto-le-coperte ?

Le vasche idromassaggio presuppongono un livello di conoscenza accettabile tra gli ospiti visto che è teoricamente possibile scaricarvi qualunque residuo corporale senza che nessuno se ne accorga. Di fatto il colore dell’acqua a fine giornata tende al beige scuro. C’è gente che trascorre l’intero pomeriggio nella vasca, manca solo che ci porti il vassoio con la merenda e getti dentro briciole di pane e schizzi di mostarda.

Gli asciugamani per i lettini e le piscine vengono forniti gratuitamente, sono di colore blu per la nave e arancio per le escursioni. C’è chi ne prende cinque per volta, tanto sono gratis, c’è solo il problema della riconsegna serale che è un poco scocciante.

Le piscine sono carine, hanno una densità di frequentazione di quattordici ragazzetti urlanti al metro quadro con tanto di tuffi, che sarebbero vietati, e grassi genitori stravaccati al bordo.

La zona circostante le piscine è off limits: è piena di cartelli di “fare attenzione”, ma la gente continua a scivolare e a battere crepenti a tutte le ore del giorno, l’infermeria lavora essenzialmente per loro.

Il personale di bordo è di tutte le razze, con unico elemento comune l’appartenenza a paesi del terzo mondo dimenticati dal benessere.

Sono tutti giovani, disponibili e bravi, e soprattutto indifesi, per questo sono talvolta oggetto della protervia maleducazione dei buzzurri presenti in buon numero che credono di aver acquistato,  assieme al biglietto a prezzo scontato, anche dei servi da maltrattare. La presenza costante di questi figuri loschi e abietti è uno dei lati negativi del viaggio, un vero peccato non poterli gettare ai pesci.

Un altro aspetto negativo è rappresentato dalle interminabili code: code a colazione ed al buffet, code per trovare posto nei saloni, code per le uscite ed i rientri a bordo, il naviglio è sovraffollato e con una alta percentuale di maleducati.

Magic moment  di oggi l’uscita dal canale della Giudecca a Venezia la sera, a bocca aperta per la delicatezza ed il colore dei palazzi, la navigazione non potrebbe iniziare meglio.

lunedì

La nostra rotta ci conduce a Bari ridente città nota per i tre Nicola: la chiesa di San Nicola, lo stadio di San Nicola e il cantante bruttino degli anni sessanta Nicola, detto appunto Nicola di Bari. Pare che per decreto prefettizio a Bari tutti i maschi, almeno una volta nella vita, si debbano chiamare Nicola.

Bari è famosa anche per Cassano e le cassanate  e sopratutto per essere il terrore dei viaggiatori. Pare infatti che appena messo piede dentro le mura i turisti foresti vengano depredati dei loro averi e motteggiati con minacciosi proverbi locali del tipo:

“Na parola mangande e retirde a ccaste” (Una parola in meno e ritirati a casa tua), oppure  “Le mazzate sò ssèmbe o cane mazze” (Le mazzate vanno sempre al cane bastonato) o anche “Nan tande a trà la zoche, se no se spèzze” (Non tirare troppo la fune, altrimenti si spezza). 

Così la maggior parte della nostra ciurma terrorizzata ha pensato bene di non mettere piede a terra (pied-a-terre in francese) e di trascorrere una anonima ma protettiva giornata a mollo nella vasca idromassaggio del ponte tredici, anche per rifarsi della stanchezza del giorno precedente, perché è cosa risaputa che attività stancanti come la crociera non ce ne sono.

Coloro che hanno sfidato la sorte sono stati premiati: hanno girato la città con poca spesa e notevole soddisfazione, tutti quanti hanno visto la famosa basilica di San Nicola di Bari e hanno anche preso un caffettino senza essere picchiati selvaggiamente.

Non so se sono stati loro a portarseli dietro, ma so che a sera quando siamo salpati la nave era piena di baresi e napoletani, corredati di numerosa prole, che al mattino non c’erano e che hanno preso possesso di tutto ciò che di libero esisteva: poltrone, sdraio, frutta e soprattutto i divanetti del Tucano, il nostro localino preferito.

I meridionali si sono impadroniti del piroscafo.

Non ci sono stati incidenti o feriti; Federica e Salvatore sono impegnati in una sorta di staffetta di mal di testa a coppia. Lo tengono sei ore per uno, quando passa a lei inizia  lui e così via; quando uno ce l’ha si chiude in cabina  e riemerge lo stretto lasso di tempo necessario per passarlo all’altro. Stanno tentando di battere il record dei tre giorni consecutivi.

Si sono avuti i primi giuochini  degli animatori ufficiali del bastimento  i quali sono subito entrati in sintonia con i nostri animatori interni Proto, Massimo e Valdo.

Tre volte al giorno, mattina pomeriggio e sera si scambiano opinioni e argute battute e anche qualche spintarella o scappellotto.

Nel corso di uno di questi simposi colloco il magic moment del giorno: si è bandita una gara di destrezza col lancio del hula hoop alla quale hanno partecipato praticamente tutti i passeggeri e le maestranze fallendo miseramente il bersaglio: a un certo punto Carlo, con una dose di sicumera perfino superiore al suo abituale standard, si è alzato con flemma dalla poltrona e ha tentato facendo centro al primo colpo fra lo sbigottimento generale. Da standing ovation.

Inevitabile la battuta “La classe non è acqua!”.

A notte fonda c’era ancora qualcuno al vento del ponte tredici che tentava di emularlo.

martedì

Finalmente è stato rintracciato Loriano che si era eclissato all’imbarco ed era stato cercato per giorni da una Gianna leggermente turbata: la si vedeva a più riprese, ogni volta abbigliata in tuniche di diverso formato e colore e calzari dal tacco ripido, in vari angoli, in coperta e in sottocoperta, in plancia e in sottoplancia, con aria enigmatica, sempre alla caccia della figlia o del marito, una vera cacciatrice come la divina Artemide (in greco Ἄρτεμις, Ἀρτέμιδος), figlia di Zeus e di Leto, sorella gemella di Apollo, e moglie di Loriano aggiungo io, che fu una tra le più venerate divinità dell’Olimpo e i cui simboli sacri erano il cervo e il cipresso, particolare del quale a noi non frega niente.

Si sé così scoperto che il disperso non era tale, ma si era dedicato anima e corpo alla esplorazione minuziosa del natante: da questo momento Loriano è la persona con maggiori conoscenze logistiche della nave e potrebbe fare da guida allo stesso comandante.

La nostra rotta ci conduce a Kalakolon un piccolo porto sulle coste occidentali del Peloponneso che è anche la porta di Olimpia, località pastorale prescelta direttamente dal re degli dei e luogo di culto mitologico più importante della Grecia tradizionale, una meta immancabile alla quale peraltro hanno rinunciato volentieri tutti, o quasi tutti.

Primo tentativo di sbarco di massa della comitiva con conseguenti assemblee interminabili su itinerari, prezzi, mezzi da utilizzare e finalità del viaggio, con  mozioni contrastanti  sulle attività da svolgere:  bagni di mare, acquisto di ricordini, pranzi tipici o puro bighellonaggio.

Alla fine la maggior parte è andata al mare con vari mezzi di fortuna.

Narra la ridente Silvia  che la spiaggia fosse munita di ombrelloni e sdraio gratuiti, cosa inconcepibile per la nostra società avanzata, e che venissero fornite leccornie indigene in abbondanza accompagnate da fresca acqua di fonte alla modica cifra di tre euro a piatto, cosa ancor più incredibile se non fosse stata riportata da persona di tanta grazia e gentil portamento.

Uno sparuto manipolo composto da Vinicio Mariagrazia Monica e Gianfranco ha avuto la pensata di prendere un pulman locale per Olimpia, distante oltre trenta chilometri greci, che sono notoriamente più lunghi e meno rettilinei di quelli francesi o germanici.

Il tempo a disposizione non era granché e fra il viaggio e le prime dotte disquisizioni sui resti del ginnasio e del laboratorio di Frisia, con tanto di foto ricordo e commenti vari, si erano già  giocati un’oretta, così il poco tempo rimanente si è trasformato in una sorta di omaggio commemorativo al luogo attraverso una esaltante corsa ad ostacoli fra i ruderi del Leonidaion, il tempo di Zeus ed il museo, è stato scelto quello sbagliato ma più vicino perché quello giusto era troppo lontano.

Il museo è stato visitato, invero con una certa superficialità,  nel tempo record di due minuti e trenta secondi, compresa un breve escursione ai bagni pubblici e poi a perdifiato verso il pulman per il rientro sotto il sole cocente.

Una esperienza gratificante.

La sera cena di gala. Le donne sono tabogate alla morte: lunghi abiti e tacchi alti, scialle, labbra rosse e mascara, con l’opportunità di conquistare tutti i passeggeri e l’equipaggio con uno sguardo malizioso ed un movimento di fianchi.

Gli uomini finalmente in giacca emersa dal fondo degli armadi, per una volta via magliette, calzoncini e orribili sandali, sarà pure vero che l’abito non fa il monaco, ma tutti si sentivano un poco più amabili e gentili, beh quasi tutti.

Questa impegnativa giornata ci ha riservato anche l’elezione di mister  musica, allegra manifestazione alla quale ha naturalmente preso parte Proto, era inevitabile, che si è ben comportato anche nel delicato momento della esibizione della mutanda nera.

E’ risultato vincitore un imbattibile tamarro che oltre alla mutanda ascellare ha esibito anche una canotta della salute e una notevole peluria senile, un essere repellente che  si è dato pure un sacco d’arie. Proto ne è invece uscito con dignità.

Il magic moment del giorno: un lento fox trot sulla pista del Tucano, soli io e  la mia dama. Fantasticavo di trovarmi su un set al centro del mondo, l’ombelico fatato della nave, una sensazione che è durata il tempo del pezzo morbidamente eseguito dall’Elegance Quartet.

mercoledì

Approdo a Santorini, terra di vulcani sottomarini. Un gruppo decide di salire al paese di Fira (Φηρά) in cima al costone di roccia a dorso di mulo, un altro con la funivia. Molto più carina la prima opzione che pure produce qualche scuotimento delle parti basse mascoline con conseguenti disturbi urinari.

Ci aggiriamo negli stretti vicoli tra il bianco ed il blu in attesa degli altri che salgono in funicolare e ci gustiamo gli scorci da cartolina prima dell’afflusso dei naviganti delle numerose navi all’attracco.

Una volta ricostituita la comitiva  solita assemblea condominiale per decidere cosa fare nelle due ore rimanenti, alla fine ognuno si è mosso a casaccio per proprio conto arraffando la prima opzione disponibile. Sei audaci hanno noleggiato, a prezzi spropositati tre squassatissimi quad,  quadricicli fuoristrada di derivazione motociclistica concettualmente derivati dagli ATV prodotti negli anni sessanta, detti anche muli meccanici.

Uno è stato immediatamente tolto di mano a Gianfranco dal  noleggiatore per evitare rischi a danno di cose e persone locali, sostituito con un più maneggevole ed altrettanto scassato motorino. Massimo  ha sdegnosamente rifiutato il casco a noleggio per timore dei pidocchi e per non rovinare l’increspatura bionda.

E’ stata una bella gita: faticosa uscita dal parcheggio, ricerca del distributore, metti soldi di benzina con invettive conseguenti, ripartenza alla ricerca della strada per Oia rintracciamento della strada per Oia, dietrofront e ritorno alla base visto che era già passata un’ora. Non mi sono sembrati molto disinvolti neppure Vinicio e Massimo nella guida di questi quad da battaglia, ma è stato divertente.

Qualcuno di noi ha fatto ritorno a piedi lungo la mulattiera: bell’itinerario ripido spalmato di sdrucciolevole merda di ciuco, necessaria la massima attenzione onde evitare frittate.

A sera finalmente a Mikonos

Non sappiamo perché Mikonos negli anni si sia costruita questa fama di isola licenziosa e rifugio degli omosessuali di mezzo mondo, sta di fatto che da quando dal mare abbiamo avvistato le candide case l’unico argomento di discussione è stato quanto avremmo dovuto stare attenti alle avances dei pederasti indigeni.

Si sono quindi intrecciati lazzi e frizzi, battute e mimiche nelle quali si sono distinti Loriano, Paolo e Stefano, con mani a protezione delle terga e improvvisi piegamenti dimostrativi a novanta gradi .

Ad ogni maschio che incontravano lungo il cammino veniva fatta una radiografia per percepirne le tendenze, non  parliamo poi di coloro manifestamente e orgogliosamente gay intorno ai quali si creavano capannelli ammiccanti di turisti curiosi a scattar foto ricordo.

La principale attrazione dell’isola ci è sembrato un grande pellicano accudito da un tizio che abbiamo bollato subito e senza alcun motivo per finocchio.

Il paesino e fichissimo strapieno di localini, bottegucce, angoletti bui e gioventù.

Si narra infatti che sia meta prediletta di chi vuol trasgredire in quantità di accoppiamenti di ogni genere  e natura in piena libertà, vale sia per uomini che donne, animali e suppellettili varie.

Il magic moment odierno è una riflessione amara e malinconica di fronte al bel lungomare, allo scorcio dei mulini e alla musica che fuoriesce dai locali strapieni di varia umanità: sono nato troppo presto, ai miei tempi altro che Mikonos, ci si accontentava di giocare a tappini. Beata gioventù !

giovedì

Giornata ricca di avvenimenti a bordo

La nostra peregrinazione ci conduce al centro della regione Attica nella prefettura della mitica città di Atene dove, dopo una notte di navigazione tranquilla,  siamo sbarcati alle prime ore del mattino.

Stefano e Silvana non hanno messo la sveglia e non si sono presentati all’appuntamento fissato per lo sbarco: li abbiamo chiamati per misericordia e solo  dopo aver messo ai voti la decisione, siamo o non siamo nel regno della nascita della democrazia? In dieci minuti si sono svegliati, hanno indossati calzari e vesti appropriate alla canicola e ci hanno raggiunto. Stefano con grande sconforto ha rinunciato alla colazione e questo credo che non ce lo perdonerà mai, del resto avrebbe preferito mille volte perdere il Partenone che l’ovetto sodo.

Le guide per l’Acropoli  sono state Carlo e Claudio con l’ausilio della stagista Cristina che fa tutto questo come volontariato: sono stati perfetti. Sono riusciti nell’impresa di mantenere compatto un gruppo di ben ventitre sciagurati senza perderne neppure un pezzo. Uniti e coesi siamo saliti fino al Partenone  assieme a un paio di milioni di turisti incolonnati scesi da una flotta di navi da crociera da far invidia alla spedizione di Troia. Ci siamo pestati abbondantemente i calcagni sospinti dalla ressa e da una leggera brezza che ha evitato insolazioni e rincoglionimenti.

Abbiamo potuto ammirare la sommità dei templi che era l’unico punto non occultato dall’orda di turisti totalmente disinteressati. Sono però state scattate un milioneequattrocentomila fotografie a casaccio con vari gruppi misti: mogli con gambe di passaggio di altra gente, teste di turisti spagnoli che sbucano tra le spalle del cognato e così via. Un bel ricordo per quando torneremo a casa.

I  commenti sull’Acropoli sono stati i più vari e profondi  “.. ma chi me l’ha fatto fare ?” “L’ha  indovinata chi è rimasto a bordo” “Ma qui è tutto rotto!” “A che ora si mangia?” “E’meglio il colosseo”” ma che bella visuale” “Amore, attento a non farti male” “Quello laggiù dev’essere lo stadio del Panathinaikos” e così andando.

Bollettino di giornata

Sulla strada del ritorno Annalisa si è ingegnosamente procurata una storta alla caviglia, curata con bendaggi ed unguenti dal maniscalco di bordo per la modica cifra di cinquanta euri nautici.

Claudio è stato vittima di uno scippo del portafoglio sulla metro oppure sull’autobus, oppure al mercato della Plaka, o forse lo ha semplicemente perduto. Il fatto comunque contribuirà ad accrescere la meritata fama di ladri e borseggiatori dei pacifici abitanti del luogo.

Da rilevare che tutta la nave era ben conscia di non doversi portare appresso  valori, ebbene il nostro si era voluto distinguere portandosi  carta di credito, bancomat carta d’identità e cospicuo contante, mancava solo la tessera della Coop e la frittata sarebbe stata completa. Probabilmente era  la sola persona sbarcata in mattinata con tutto quel bendiddio appresso. La cosa mette in evidenza  l’arcinota astuzia degli ateniesi  che evidentemente sono dei fenomeni, infatti qualsiasi altro avessero scippato non avrebbero cavato quasi niente.

Fortunatamente Claudio è un gentleman e l’ha presa bene. Allegria.

Al rientro a bordo Raffaele ha preso la bronchitella abituale nel passaggio tra la doccia e il self service al piano tredici, cento gradi fahrenheit di sbalzo.

Sembra un uccellino bagnato. Ce lo siamo giocato per un paio di giorni.

A chiusura di giornata Gianfranco si è sfracellato a bordo piscina saltando sugli infradito traditori: molteplici danni al costato, alla testa ed alla spalla e sopratutto ai coglioni che hanno preso a girare furiosamente.

Finalmente a cena. Serata  di gala con dolce  a sorpresa consistente in una torta gelato sammontana con al colmo un ciotolino di benzina incendiata. Flambé, si dice.

L’elezione di Miss Musica ha riservato un fuori programma di Valdo che ha impersonato una convincente versione del noto pornoattore Rocco Siffredi,  con tanto di appropriata camicia nera lucida. Come sempre Valdo ha contagiato il folto pubblico con la sua simpatia e mimica, ha perfino accennato la mossettina di bacino che lo ha reso famoso su tutte le navi da crociera del Mediterraneo.

Dopo l’elezione della miss, ovviamente ha vinto la partner di Valdo, Stefano e Silvana hanno improvvisato una spettacolare sceneggiata napoletana di litigio coniugale con soggetto libero dal titolo “Ti avevo detto che aspettavo in discoteca e tu mi ti fermi al Cristal, cazzo!”  Splendida anche l’interpretazione di Concetta che pure in un ruolo minore ha recitato la parte con grande impegno. Per alcuni minuti le grida dei tre hanno sopraffatto l’orchestrina Blue Sound Band.

Visti i numerosi infortunati di giornata a un certo punto Proto si è trovato a ballare un mambo con sei ballerine sei, tre ad ogni lato e tutte sincronizzate.  E’ stato un ulteriore momento memorabile.

La sera si è chiusa in discoteca, cosa poco gradita dai giovani della compagnia che colà stanziano  a tempo pieno.

Ammirare nella notte il mare da poppa e  la lunga silenziosa candida scia della nave con le luci de Peloponneso sul magico fondale dell’orizzonte  è stato stupendo, il magic moment di oggi.

venerdì

Oh dolce Kerkira, morbidi rilievi ammantati di verde, alte scogliere e spiagge sabbiose, patria dei Feaci, ove approdò il naufrago Ulisse, ricca di bar dai prezzi stracciati e ove approdiamo pure noialtri.

Quanto è rilassante il bagno nelle tue calme acque profonde, e quanto fresca l’ombra sotto l’unica pianticella occupata dai bianconi Valdo e Loriano.

Odo il suono allegro del buzuki e rumor di danze sarde, che non c’entrano niente, e forse non sono sarde ma di questi posti qui però ci somigliano assai.

Il bagno nel mare fresco mi ispira rime baciate e mi rigenera

dal cibo eccessivo del bastimento

di pieno gradimento

ma ricco di condimento

che mi rende corpulento.

Visitiamo le piccole stradine alla caccia di souvenir e di foto ricordo a coppie, singoli misti, incrociati e scambiati e gruppi compositi. Manca solo il febbricitante Raffaele che è rimasto a bordo per la mestizia di Paola che non si gode il passeggio e il paesaggio.

Il posto ricorda le nostre terre natie per architettura e usanze, non certo per i prezzi che sono modici. Monica cerca tendaggi e tendine, Gianna scarpe e scarpine, Enza cerca di non perder Proto a sua volta perso dietro a curiose femmine obese.

Dopo la refrigerante abluzione si rientra sul naviglio stanchi e contenti, pronti al notevole sforzo della cena perché dovete sapere che anche il mangiare così di frequente spossa le membra di noi viaggiatori.

Quindi la combriccola si espande dappertutto come chiazza d’olio: c’è qualcuno di  noi in ogni recondito angolo del piroscafo, e questo è un bene per l’armatore perché rechiamo l’armonia e la felicità del culto di Focus e facciamo proseliti un po’ dappertutto.

Enza e Gabriella si appartano misteriosamente complici, stanno  cercando un posticino sul ponte dove fumare in pace senza che qualcuno le rimbrotti.

Sulla pista a mezzaluna del Cristal  si esibiscono in un delicato paso doble i fieri Paola e Proto inventori, per la goduria degli occhi e delle orecchie, del famoso passo della lambretta, con tanto di messa in moto e smanettamento di gas

Sul ponte, Franca accenna passi di danza con tutti gli animatori contemporaneamente: è la nostra musa ispiratrice e sacerdotessa, ma in questa spedizione non è al massimo del vigore fisico, attorniata dalla premurosa Patrizia e dal consorte è comunque il baricentro della nave e delle nostre attenzioni.

Paolo e Massimo stanno proseguendo il censimento che dall’inizio del viaggio compiono sulle femmine imbarcate classificandole per età, peso e girovita, mentre le rispettive consorti Cosetta e Patrizia, a loro volta, monitorano con discrezione, scuotendo il capo, che i due non allunghino troppo il passo o le mani.

Vinicio e Mariagrazia come incrociano un foxtrot e uno spazio libero si mettono a ballare seri seri, possibilmente da soli, Stefano  è un po’ fuori dal suo mondo, ritrova se stesso solo in sala da pranzo, nel tempo rimanente  girovaga tra discoteca Q32, Crystal e Tucano senza sapere cosa scegliere e intanto Silvana, che nel frattempo si è infortunata ai piedi scuotendoli con troppa energia nell’acqua della piscina, non lo segue più, non ballano mai assieme, e questa è una notizia .

Concetta e Pasquale si aggirano perplessi  tra i piani e i corridoi per ritrovare la cabina.

Sauro e Silvia sono inseparabili, galleggiano a un metro dal suolo felici e contenti che è un piacere, Annalisa cerca in giro spunti per aggregarsi a balli di gruppo, a giochi di gruppo, a bischerate di gruppo mentre Carlo, sornione, accenna qualche passetto distaccato e si risiede comodamente ad osservare, dividendo l’attenzione tra i compagni di viaggio, il giornale e il cellulare.

Sabatino non rinuncia alle battute ed al jive che esibisce senza risparmio su qualsiasi ritmo, Gabriella ciarla a destra e a manca mentre Valdo è in compagnia degli animatori o dei camerieri o di altri passeggeri o di qualcun altro, ma sempre in compagnia sta.

Salvatore e Federica stanno bene in salute contemporaneamente e ne siamo felici, Gianfranco invece è acciaccato e Monica cerca di prendere la linea al telefono con  qualcuno di casa.

Come sempre, ogni volta che ballano, Massimo e Patrizia discutono se la guida debba essere decisa o flessibile, se il passo a destra o sinistra, se le braccia incrociate o distese, si lasciano e si riprendono, si rilasciano e vien loro da sorridere, non si prendono sul serio.

Raffaele è riemerso dal letto col golfino di lana e si aggira per i fatti suoi, Claudio filma anche la sciacquatura dei bicchieri del bar e il rullare della batteria mentre Cristina vorrebbe scendere in pista, ma è pure contenta che lui registri tutto a futura memoria.

A fine giornata viene stilato il bollettino medico:

due feriti leggeri da contusioni in condizioni stabili dal giorno precedente, un ammalato di bronchite in via di guarigione, una doppia storta alle caviglie di giornata, alcuni mal di testa risolti positivamente. Concetta ha ritrovato la cabina  e può andare a nanna.

Il momento magico oggi è questa consapevolezza che assaporo di poter girovagare a casaccio in questo enorme contenitore, fra migliaia di persone, come in un  formicaio immenso e non sentirmi solo, in ogni luogo incontro un amico e mi sento fortunato per questo.

sabato

Sbarco nella splendida città slava di Dubrovnik, o Ragusa, raggiunta dopo una lunga e faticosa camminata.

Luogo affascinante offuscato dalle migliaia di visitatori, perennemente incolonnati tipo stadio nel giorno del derby, tra piedi, scarpe e gambe di  varie nazionalità e lingua si è perfino  intravisto il pavimento marmoreo dello Stradun la strada principale che collega le due porte principali. Ci siamo perduti e ritrovati con tutti gli altri una mezza dozzina di volte, ci hanno pure costretto a cambiare i  nostri pregiatissimi denari in una valuta inutile come le kune che abbiamo utilizzato per comprare biglietti del tram e ricordini indigeni made in china, e buttando ai pesci il resto.

La visita ci ha fatto scoprire alcuni aspetti sociali interessanti:

  • questo popolo non fa salire sull’autobus se non si è in possesso di regolare biglietto,
  • alcuni rappresentanti di questa terra non sono molto cortesi con gli stranieri come noi
  • sull’autobus Concetta ha preso una accanita  discussione con una spagnola con tema “vai indietro che c’ero prima io” che ci fa capire quanto i rapporti siano tesi anche all’interno della Comunità Europea

Pasquale si è mostrato molto combattivo e, ovviamente, solidale con Concetta soprattutto sul fatto che gli stranieri, specie se slavi, specie se croati, ma anche spagnoli, ma anche tutti, dovrebbero starsene a casa loro e non venire da noi a spaccare i marroni e non pagare il biglietto del tram.

Si sono avuti numerosi interventi concitati e poco costruttivi da quali si trae la conclusione che sarebbe bene che ognuno facesse i fatti suoi e specialmente non invadesse Casalguidi.

Più tardi, tornati a bordo, Concetta e Pasquale si sono calmati.

Magic moment odierno al tardo pomeriggio:  un sodalizio di trenta persone legate dalla pratica devozionale della danza che decidono di fare a meno dell’animazione di bordo ed organizzano autonomamente giochi fanciulleschi sul ponte tredici attirando bambini gioiosi e commenti benevoli dei grandi, e, soprattutto, divertendosi un sacco.

Adoro la levità senile che anima i miei compagni di viaggio, mi fa sentire vicino a loro ed alla mia perduta giovinezza, mi ispira un sospiro.

Mare mosso

Da questo pomeriggio il mare si è agitato, stasera a cena i tavolini erano inclinati e il brodo disteso a quarantacinque gradi dentro la scodella faceva uno strano effetto. I ponti esterni sono stati chiusi col lucchetto (in inglese look-at). Silvia si è avvicinata sorridendo e dondolando, qualcosa era inclinato paurosamente, o lei o il pavimento.

Paola prima ha mangiato abbondantemente poi è sparita nella stiva a distendersi per non fare i maialini sui tappeti blu.

Qualche audace ha tentato dei passi di ballo liscio al Crystal Lounge, ho notato Vinicio e Maria Grazia e Salvatore e Federica che barcollavano, sembrava di esser sul Tit….. , ma non lo voglio nemmeno nominare.

Il piano bar funziona anche adesso,  al Tucano c’è uno spettacolino con la gente che si aggrappa alle poltrone per non cadere, il vento soffia forte e piove, non c’è nessuno che passeggia per non sbandare e battere boccate sulla moquette. Il personale di bordo chiude gli stand dei ricordini e ripone tutto in bauli verdi.

Ho deciso di prendere le pagine del diario di bordo di questi ultimi sette giorni e chiuderle nella bottiglia di Ferrochina Bisleri comprata al Vitamin Bar per soli tremila euro pagabili in comode rate mensili che mi sono testé scolato per farmi coraggio, sto facendo debiti, tanto a questo punto chissenefrega.

Adesso chiuderò la bottiglia con un bel tappo e la getterò fuori dalla nave.

Qualora dovesse accadere l’irreparabile il mondo un giorno saprà come i figli di Focus hanno vissuto questi giorni di navigazione: tutti insieme, appassionatamente.