Tre umarell… – 11° Dìa tres: da O’Porrino a Arcade

Questo giorno fu decisivo per lo sviluppo del cammino dei nostri umarelli.

Partirono che pioveva e le pasticcerie erano tutte chiuse e questo avrebbe potuto metterli di malumore se non fosse che quei tre avevano proprio voglia di essere lì in quel momento e ridevano di tutto, si facevano scherzi mentre camminavano e  foto in pose ridicole e dicevano “Buen Camino” a tutti e buttavano là parole a caso in spagnolo ad alta voce  “Ola, Buenas dias, Caballeros, andale andale, vamonos “ come incitamento e cantavano canzoni della gioventù e camminavano a zig zag e fingevano che gli zaini fossero leggeri.

Stavano bene insieme, si sentivano liberi e non avrebbero permesso a un po’ di pioggia di rovinar loro la giornata. Si bardarono con impermeabilini e mantelle di varia foggia e superarono il cippo dei cento chilometri per Santiago e si fecero la foto sorridenti e andarono per strade e sentieri attraverso paeselli minuscoli: Coto Filgueiras, Armeiro Longo, Veigadana, Rua. Poi arrivò la parte difficile. Verso Mos incapparono in una lunga e  ripida salita sotto la pioggia che spezzò loro le gambe e le risate. Il vecchio forestale arrancava come una locomotiva, il camminatore faceva finta di niente ma si sentiva il catarro che ribolliva nei bronchi e il fastidioso ticchettare dei bastoncini sul terreno e il ballerino era tenuto in piedi solo dall’adrenalina perché meditava qualcosa passo dopo passo. Dopo un paio d’ore di fatica arrivarono in un altro baretto strategico pieno di gente bagnata fradicia e si fermarono già esausti a metà mattinata invadendo il locale con zaini e mantelle inzuppate d’acqua che rovesciarono sul pavimento. La voglia di scherzare era passata, ma si doveva fare un piano di battaglia e si aprì un acceso dibattito perché il ballerino di liscio tirò fuori quello che covava dentro e bisognava discuterne.

L’antefatto era che tutti e tre sapevano dell’esistenza  di un percorso alternativo  chiamato Variante Spiritual, che tradotto significa proprio Variante Spirituale. Una deviazione dal tradizionale cammino portoghese che avrebbe allungato la strada verso Santiago di trenta chilometri e, forse, di un giorno e si sarebbe ricongiunto a nord, nella cittadina di Padron.

A tutti alluzzava l’idea di fare questa via alternativa della quale in giro si decantavano meraviglie, ma si doveva combattere con il tempo, la fatica e l’incognita di dove pernottare.

Dormire in una locanda o in un appartamento privato era la condizione sine-qua-non, senza quella certezza il forestale non si sarebbe mosso da quella sedia del baretto. L’altro problema era se avrebbero avuto il tempo materiale di aggiungere 30 chilometri al loro tracciato ed arrivare comunque in tempo per il 2 di ottobre a Santiago.

Dilemma sul quale il ballerino  si arrovellava dal giorno precedente, ecco su cosa stava rimuginando,  ed era arrivato ad una conclusione che espose ai compari: la cosa  poteva funzionare  rosicchiando ogni giorno un poco di percorso dal giorno successivo, cioè allungando le tappe e, a un certo punto, sperare in Dio di trovare dove dormire, e visto che lui era credente ci sperava davvero.

Non era un gran piano a dirla tutta e il tempo per decidere stringeva perché quel  giorno  sarebbero arrivati a Redondela e da lì in poi si doveva  scegliere: dormire lì, come nelle previsioni originarie e come sarebbe stato utile per le loro forze non avrebbe consentito di rosicchiare qualcosa sulla tappa successiva, quindi implicitamente era già una scelta, e allora che si fa ?

Il forestale non era convinto per niente, sentiva la stanchezza risalire dai piedi su, su lungo la schiena fino a fermarsi alle spalle e pensava con invidia agli umarelli che a quell’ora se ne stavano all’asciutto a casa loro. Il ballerino era invece determinato al punto di minacciare di staccarsi e fare il percorso alternativo da solo, il camminatore stava coi frati e intanto zappava l’orto, ovvero dava un colpo al cerchio e uno alla botte, o forse stava solo menando il can per l’aia e ogni tre per due si lamentava dei soldi che gli avevano ciulato. Ci furono momenti di grossa tensione in quel baretto umido e la tensione continuò per la nuova salita ancora sotto la pioggia. Ognuno rimuginava dentro di sè e il rumore del rimuginio lo si poteva ascoltare echeggiare lungo il tortuoso sentiero. Erano diventati seri. Non ci furono canzoni e scherzi in quel tratto, ma sudore e pensieri bagnati, che potrebbe sembrare il titolo di un film porno ma vi giuro che non lo é.

“Sin sacrificio no hay gloria” era scritto a grandi lettere su un muro lungo il percorso, ed è vero non c’è gloria senza sacrificio, questo lo sapevano bene ma tendevano a dimenticarsene.

Arrivati in cima alla vetta di Santaguino de Antas era smesso di piovere, si fermarono, ancora chiusi nelle loro opinioni, e furono raggiunti da un garrulo gruppo di ciclisti spagnoli di Gerona che, tutti belli freschi e sportivi,  facevano il cammino in bicicletta, ovvero pedalavano. Si misero a chiacchierare del più e del meno e non si sa come il forestale fece loro sapere che era appunto un pezzo grosso della forestale e uno dei ciclisti spagnoli rispose “Yo tambien soy un forestal” ovvero sono anche io un forestale, e il nostro forestale disse “Io insegno a spengere incendi” e lo spagnolo in bici rispose “Yo tambien !”  che significa anche io, e il vecchio forestale disse piano agli altri due omarelli “Non è mica vero! Al massimo è un ingegnere“  perché lui ci teneva a essere l’unico esperto di foreste della zona. Avrebbe desiderato parlare ancora di incendi, ma gli altri non si dimostrarono  interessati e dissero   “Buen camino” e si involarono lungo la discesa verso Redondela lasciando una scia luminosa di invidia perché loro erano in bici e i tre umarelli a piedi e stracarichi e mentre i ciclisti sparivano lontano in fondo alla strada i nostri avanzavano a passo di lumaca.

Questa fu la conoscenza del giorno, non un granché, e non servi a tirare su il morale del vecchio forestale corrucciato che arrancava sempre più vittima di una crisi di gamba e di umore irreversibile.

Gli atri due un po’ per sfottere un po’ per fargli coraggio si misero a fare gli scemi camminando a passo di marcia per un bel pezzo. E dicevano “ Unò-due, unò-due, unò-due, unò-due- passoooo! “ E sbattevano i tacchi a terra e poi “front a sinis, front” Cadenzaaa  ta, ta, ta-ta-ta. – Passoo! ” e ricordavano i bei tempi del sevizio di leva che aveva segnato in negativo la loro giovinezza.  E il ballerino colto da un attacco di esaltazione faceva il sergente maggiore Hartman di Full Metal Jacket e gridava  “Avanti merde ! non vi fermate. Cosa sono le ginocchia doloranti ! cos’è il mal di piedi ! Niente ! Che ci fa a noi la stanchezza ? ci fa una segaaaa  a noi la stanchezza! Muovete le chiappe ! Mangiate la strada caproni !” e intanto si dava la carica e avrebbe voluto darne un poco anche al forestale che vedeva in difficoltà e piangeva dentro, ma l’energia proveniva dal sistema nervoso centrale e lo spingeva avanti metro dopo metro e non la poteva regalare a nessuno.

Questa scenetta disgustosa con uno sofferente e due grulli che scherzavano pur dolenti andò avanti svariati chilometri e portò i nostri tre eroici umarelli a Redondela, dove si fermarono a riflettere e a bere bevande gassate, dovete infatti sapere che il vecchio forestale oltre che di sigari era un appassionato di bibite gassate e se ne procurava in gran quantità.

Nel paese di Redondela c’erano molti ristorantini di polpo e altri locali e posti dove comodamente dormire, erano fortemente attratti, ma il ballerino spingeva e spingeva oltre e a un certo punto il vecchio forestale incazzatissimo disse “E va bene, andiamo !” si rimise in moto con la pancia piena di gas e tirarono  di lungo oltrepassando tutti quei bei localini e alberghetti e barettini allettevoli.

Quel che venne dopo non fu affatto bello: li aspettava un’altra salita ripida che fecero affannati e poi una mostruosa discesa che prosciugò ogni residua energia avessero in corpo. Un piede dopo l’altro con un ballino di cemento sulle spalle scendevano a spazzaneve per non rotolare in fondo e non parlavano più rinchiusi nelle loro ragioni e con rabbia arrivarono finalmente a Arcade, il posto dove secondo i suoi piani, li voleva portare li ballerino.

Anche l’individuazione del piccolo albergo con mezza stella dove dormire fu un supplizio, ma alla fine dopo venticinque chilometri di fatica ci arrivarono. E fu la terza sera.

Presero due camere e il forestale si rintanò risentito nella sua fino all’ora di cena non prima di aver fatto scorta di acqua gassata.

La cena di paella e baccalà fu scadente come tutto il resto, ma erano nel posto giusto per fare la deviazione. L’indomani avrebbero raggiunto Pontevedra e qui le alternative si dividevano: una strada tirava dritto verso Santiago, l’altra tornava indietro lungo la costa verso il cammino spirituale, ma loro erano in anticipo sulla tabella di marcia.

A conclusione della giornata il ballerino di liscio nel suo letto fra un colpo di tosse e l’altro del camminatore bronchitico ripensò a quella giornata e rifletté a lungo.

continua …

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