Quando ci si propone al pubblico si esprimono non solo i contenuti della danza che si sta interpretando ma anche tutto il proprio mondo emotivo.
Il rapporto con l’esibizione prevede una maturità psicologica tale da accettare che altri possano assistere alla manifestazione delle tue emozioni più profonde: è una messa a nudo della propria identità. Il rapporto che si crea tra l’interprete e il pubblico è condizionato dall’accettazione del proprio prodotto artistico che inevitabilmente coinvolge la stessa identità dell’interprete. La paura che assale deriva dal timore di una mancata accettazione e si ricollega con le angosce connesse con l’evento della nascita. Quando un interprete propone il suo prodotto artistico corre il rischio di non essere accettato e questo psicologicamente equivale al dubbio amletico “Essere o non Essere”.
La paura della prestazione può derivare da insicurezze tecniche, ed in questo caso solo l’assiduo esercizio e lo studio possono essere di aiuto. E’ tuttavia importante arrivare ad un atteggiamento psicologico che preveda una accettazione del non consenso da parte di chi guarda, rendendosi conto che la non accettazione non significa necessariamente “non esistenza in vita”. Il modo migliore per accettare i propri limiti è riconoscerli e ciò può avvenire soltanto attraverso lo studio, l’autoanalisi e la ricerca di obiettivi consoni alle proprie caratteristiche.
La sicurezza psicologica deriva dalla consapevolezza delle proprie capacità e dall’accettazione di un eventuale mancanza di consenso che, se prevista, non può determinare una paralisi o le crisi di panico tipiche di molti interpreti.
Occorre quindi liberarci dall’identificazione con il proprio ruolo permettendo di fruire delle gioie che l’espressione artistica può dare se vissuta come strumento di conoscenza e comunicazione con gli altri. La tecnica deve essere lo strumento principale che libera la persona dalle ansie da prestazione, garantendo una sicurezza dell’esecuzione ma anche un sano distacco da una eccessiva identificazione della propria identità, può quindi garantire un equilibrio, esaltando il “servizio” di comunicazione al pubblico attraverso l’evento artistico.
Hai voglia che dire, ogni volta che ci espone si rischia del proprio.
Noi facciamo una mezza dozzina di esibizioni a fine corso; è il momento cardine della stagione perché riassume gli sforzi e l’impegno profuso nell’arco di diversi mesi ed è anche la realizzazione del desiderio di mostrare agli altri ciò che si è imparato all’interno di un contesto ufficiale: una sala con presentatori, musica e pubblico.
Un atto di vanità un poco infantile che sta a dire: guardatemi come sono diventato bravo.
Ovvio che non sempre vada tutto liscio, può accadere di tutto durante una esibizione e questa imprevedibilità è allo stesso tempo affascinante e terribile.
- Mancano cinque minuti all’ingresso in pista e ti scappa forte forte la pipi, c’è tutto il tempo, però la cerniera dei pantaloni si incaglia, tu tiri forte e si rompe, era un po’ che veniva su male e non l’hai mai cambiata. Ora sono cavoli tuoi: cerca di ballare a gambe strette sennò ti si apre il fischio e si vedranno le mutande rosse a pois bianchi che hai messo per l’occasione come portafortuna.
- Mancano due minuti al tuo turno e pensi che un caffeino possa darti coraggio, solo che sei già supereccitato e ti sbrodoli la camicia bianca. Non si rimedia, non puoi presentarti a torso nudo, l’unica è spillare la cravatta tutta storta a coprire la macchia, se ci riesci. Il discorso vale anche per succhi di frutta, cocacola e altre bevande in genere. Ricordarsi di portare sempre qualche spilla da balia in tasca.
- C’è anche di peggio: arriva la scarica di diarrea emotiva. Se vai in bagno e perdi il turno fai una figura in tono con quello che ti è appena accaduto perché in pochi minuti lo sapranno tutti, se tenti di fare il programma ed andare ad evacuare a esibizione terminata corri il rischio micidiale di fartela addosso appena apri le gambe in un medio cortè, però potrebbe pure andare bene. E’ una delle decisioni più difficili che ti capiterà di prendere in vita tua. Non ci sono consigli.
- Corollario a quanto esposto sopra: si risolve tutto in una scarica d’aria puzzolente dalle viscere: insomma un peto immane e fetido mentre sei in fila con gli altri pronto ad entrare in pista. Ti conviene buttarla sul ridere, ma sarai marchiato a vita come lo scoreggione del gruppo.
- Mancano venti secondi all’uscita in pista e dai un’ultima stretta alle scarpe per paura che non calzino abbastanza: tac, si rompe una stringa. Sono cazzi amarissimi. Dovrai ballare con una scarpa ed una ciabatta a rischio fuoriuscita del calcagno nel bel mezzo di un pivot. Stringi i denti, e gli alluci.
- Sei già sulla pista e stai aspettando l’attacco della musica quando ti sale un bel riflusso gastrico da ernia iatale di origine nervosa. Sopporta ed inghiotti fiele mantenendo un’aria serafica. Una volta partito dovrebbe andare tutto a posto.
- Non trovi la posizione giusta in sala, ed intanto la musica parte e devi attaccare da un angolo che hai sempre evitato, con tutta una sequenza da improvvisare e far capire alla tua dama in pochi secondi. Difficilmente si rimedierà, avresti dovuto pensarci prima.
- Non si sa come mai, ma hai sbagliato l’attacco e sei fuori tempo e ti prende un immediato stato depressivo fulminante. E’ un disastro che si mitiga solo con sangue freddo, fortuna e esperienza. La cosa migliore è fermarsi di brutto ammettere l’errore e ripartire, questa volta a tempo.
- La coppia di cari amici con la quale hai condiviso mesi di lezioni e serate va in confusione un metro davanti a te, ti vengono addosso mentre vorresti fare un giro spin e ti inchiodano all’angolo dal quale non esci che zompando e scavallando senza ritmo. Mantieni la calma anche se vorresti strozzarli tutti e due sul posto.
- La tua dolce metà decide che è il momento di apportare varianti al programma studiato e provato per un anno e ti inventa un’apertura dove non dovrebbe esserci lasciandoti come un fesso ad annaspare nel tentativo di riagguantarla. Sorridi.
- La tua dolce dama comincia a farti notare i piccoli errori che fai e ti innervosisce proprio quando vorresti stare tranquillo, la conseguenza è che i tuoi errori aumentano via via di gravità e lei continua a rimbeccarti. Sorridi digrignando i denti.
- La tua dolce compagna insiste a sbagliare l’ingresso del giro a sinistra del tango nonostante i miliardi di volte che lo avete provato. Fai finta di niente, se ne accorgeranno in pochi.
- La tua dolce partner decide che per una occasione così importante è lei che guida e inizia a far resistenza e tirarti dove le pare. Cerca di darle una bastonata metaforica con lo sguardo, devi riprendere il comando ad ogni costo.
- Arriva un irrefrenabile attacco di tosse canina, devi fare tutto a bocca chiusa a costo di diventare paonazzo e rischiare il soffocamento.
- Qualcuno del pubblico ti chiama a gran voce o ti fa cenni assurdi e ti distrae col rischio di farti sbarullare la sequenza di figure. E’ l’equivalente del secchio d’acqua gelata tirato addosso ai ciclisti in salita. Tira dritto e smoccola piano.
- Mentre sei impegnato in una promenade aperta intravedi tra il pubblico la tua amante che ti manda baci tutta estasiata. Te la sei cercata, chi te la fatto fare di accennarle a questa serata ? Non ti resta che sperare in una improvvisa catastrofe naturale che crei il caos assoluto in sala e ti consenta di scappare a gambe levate lasciando moglie e amante a vedersela fra loro.
- Come sospettavi la pista non è l’ideale: è dura di cemento corrosivo e le scarpe si piantano, devi saltellare anziché scorrere con fluidità oppure è scivolosa e il bufalino delle tue suole e troppo liscio e ti partono piedi e gambe da tutte le parti. Dovevi pensarci prima e verificare la tenuta delle gomme.
- Sei ormai in stato confusionale ed hai piazzato passi di fox nel valzer o viceversa. Fai finta di niente, se ne accorgerà e te lo farà notare solo qualche merdaiolo di compagno di squadra.
- Hai fatto male il primo ballo e te ne aspettano altri due da affrontare col morale sotto i tacchi e non ci stai capendo più niente. Coraggio, c’è di peggio nella vita, sorridi e vai avanti.
Ecco, se dio vuole è finita.
Saluta, fai un inchino e torna al tuo posto teso e sorridente come una maschera di cera di Madame Tussaud dal titolo “danseur hésitante”.
E’ stato bello ?
Si, è stato bello.
Post Scriptum
Qualcuno vorrebbe sapere come è andata a noi ?
Tutto bene, ovviamente.