Le indagini del commissario Battaglia – 8° – Correggio

Alle ore 23.30 circa di ieri notte, cioè quella che precede oggi, l’agente semplice Tumiriello Genesio in servizio di piantone notturno veniva svegliato da un sonno ristoratore da una telefonata allarmata con la quale un individuo maschile richiedeva aiuto utilizzando le testuali parole:

“Presto ….. aiuto…… madre santa .. ….la mi’moglie mi vuole sparare.”

Scossosi dal giustificato torpore l’agente Tumiriello richiedeva ulteriori informazioni al chiamante: generalità, data di nascita, domicilio fiscale, estremi della patente di guida e ultimo ma non ultimo (?) l’indirizzo dal quale stava chiamando.

A tali precise richieste, utili peraltro alla compilazione del modulo PIC 112 del manuale del pronto intervento celere, l’individuo rispondeva in maniera piuttosto concitata declamando solo l’indirizzo che appuravasi essere quello di Piazza degli Ortaggi  della ridente località di Correggio senza peraltro specificare il numero civico, dettaglio che come vedremo rivestiva la sua importanza.

A questo punto pur insistendo per reperire i dati mancanti per la compilazione del  modulo con il richiedente aiuto che farfugliava frasi sconnesse, l’agente Tumiriello allertava la pattuglia di ronda notturna con l’altro telefono in dotazione al centralino, in quanto detto centralino ha per l’appunto più apparecchi telefonici a disposizione come da regolamento.

Veniva quindi allertata subitamente la pattuglia comandata dal maresciallo Battaglia che trovavasi in  auto con l’autista agente semplice Tasselli Gerardo  e l’ausiliario Rino Badalà posizionato alle sue spalle. La pattuglia stazionava in località Fosdondo nelle vicinanze di una passeggiatrice abusiva conosciuta come Luana che peraltro stava opponendo resistenza verbale alle forze dell’ordine. Lasciata perdere momentaneamente la passeggiatrice abusiva, l’auto si dirigeva a folle velocità lungo la strada provinciale in direzione di Correggio e precisamente sul luogo denunciato dal richiedente aiuto e quivi giungeva in circa dodici minuti avendo polverizzato ogni precedente  record di celerità sebbene con qualche danno secondario ad alcune autovetture parcheggiate sul lato destro della strada.

Giunti in Piazza degli Ortaggi la pattuglia si mostrava incerta sul palazzo nel quale effettuare l’intervento di soccorso, il maresciallo Battaglia comandava allora l’ausiliario Badalà affinché suonasse con insistenza tutti i campanelli dei palazzi circondanti la piazza al fine di reperire quello giusto. Il Badalà eseguiva di buon grado tale fanciullesca mansione e al sesto tentativo, dopo aver raccolto diversi insulti ed improperi da numerosi cittadini risvegliati in piena notte, individuava la casa giusta nella fattispecie l’appartamento posto al piano secondo del numero 17 intestato a Filippo Santiloni di Varazze quivi domiciliato e residente con la moglie Ardia-con-l’accento sulla-i Benesperi.

I  militi piombavano subitamente nell’appartamento e quivi rinvenivano la signora  Ardia-con-l’accento sulla-i Benesperi con in mano una Luger 08 (talvolta chiamata P08 Parabellum) che agitava in maniera maldestra e minacciosa in varie direzioni declamando le seguenti parole: “ Quel porco mi tradisce, se non mi fa subito vedere il cellulare gli sparo, sorbole !”.

Facendosi scudo col corpo recalcitrante dell’ausiliario Badalà, il maresciallo Battaglia abbastanza esterefatto intimava l’altolà alla Benesperi che come risposta traccheggiava, nel frattempo l’agente Tasselli piombava alle sue spalle e con una decisa mossa di arte marziale detta ta-che-vondo stendeva  a terra la donna e le montava sopra con  tutto il peso del corpo schiacciandola pesantemente sotto i suoi novanta chili vestiti.

Mentre la donna guaiva dal dolore e dalla frustrazione il maresciallo provvedeva ad apporre le manette ai polsi ed a recuperare la pistola e indi procurarle un paio di scariche a scopo intimidatorio tramite il nuovo storditore elettrico modello X26 in dotazione alla pattuglia.

Avendo ridotta finalmente al silenzio la Benesperi  si sentiva aprire cautamente la porta del bagno posto in fondo al corridoio a sinistra e una testa di uomo affacciavasi nel vano della porta. Tale testa risultava appartenere al corpo del richiedente aiuto Santiloni Filippo di anni 40 coniugato, impiegato statale e incensurato fino ad oggi, il quale uscendo lentamente dal bagno  si presentava in vestaglia da camera color azzurro e ciabatte di pelo e tutto tremante passava accanto alla donna ammanettata e ancora  distesa a terra esanime sotto il possente corpo dell’agente Tasselli.

Riportata una calma apparente nell’appartamento il maresciallo  sottoponeva a stringente interrogatorio il Santiloni al fine di ricostruire l’accaduto e veniva così a sapere che la signora  Ardia-con-l’accento-sulla-i Benesperi, scoperto che il marito aveva inserito una nuova pass-uord al cellulare, non  poteva più controllare il registro dei messaggini detti uo-zap in entrata ed uscita e quindi non poteva verificare le scappatelle amorose di costui. In preda a un attacco di gelosia parossistica la signora aveva pertanto recuperato la pistola Luger del marito malamente custodita nel cassettone e l’aveva minacciato di morte e danni materiali permanenti se non le avesse rivelato la nuova pass-uord del telefonino. Vista la mala parata il Santiloni, avendo evidentemente  qualcosa di sessuale da nascondere dentro il cellulare, temeva di rimanere vittima di insana gelosia, e si era barricato in bagno recando seco il telefono con il quale aveva allertato il centralino del comando.

Questi i fatti prontamente ricostruiti dal maresciallo Battaglia.

A questo punto non restava che tradurre la signora incatenata in cella di sicurezza con  l’accusa infamante di minaccia  a mano armata nei confronti del coniuge, rissa e resistenza passiva a pubblico ufficiale e quivi trattenuta in attesa di processo sommario.

Al signor Santiloni veniva sequestrata la pistola Luger il porto d’armi, la patente di guida e il cellulare di marca cinese che viene consegnato alla autorità giudiziaria onde verificare la cronologia dei messaggi amorosi da archiviare come prova agli atti processuali.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzante Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

https://gazzettadireggio.gelocal.it/reggio/cronaca/2018/11/13/news/minaccia-il-marito-con-la-pistola-mostrami-il-cellulare-o-sparo-1.17460911

Le indagini del maresciallo Battaglia – 7° Titignano

Il giorno 6 novembre u.s. alle ore 16 un autoveicolo Hyundai modello Atos di colore rosso con targa AB 789 CD irrompeva nell’area di servizio del distributore della nota marca petrolifera cu-eit sito in località Titignano al chilometro 27 della  FI-PI-LI direzione LI, dove LI sta per Livorno, con andamento oscillatorio sussultorio del tipo zigzagante. L’autovettura viaggiava a velocità sostenuta e ondivaga fuori controllo motivo per cui urtava una fila di cartelloni espositivi recanti i prezzi dei carburanti e quattro secchi di plastica ad uso clientela per lavaggio andando poi a fermare la sua corsa contro la pompa del gasolio contrassegnata dal numero 2.

Assistendo alla scena al sicuro dal suo gabbiotto il gestore dell’autopompe chiamava il pronto intervento e questo allertava la pattuglia volante di servizio che nella fattispecie risultava essere quella costituita da:

autista alla guida agente semplice Gerardo Tasselli, sedente davanti al comando maresciallo Battaglia al di cui didietro si posizionava l’ausiliario Rino Badalà.

La pattuglia era in corso di pedinamento a bassa velocità di una autovettura recante alcune donne di genere femminile in abiti succinti per constatare dove fossero dirette quando allertata dell’urgenza dal piantone di servizio decideva con riluttanza  di dirottare verso l’autopompa di Titignano di cui sopra, ove pergiungeva alcuni minuti più tardi a forte velocità e sirene spiegate.

Qui giunta la pattuglia si avvicinava a piedi in ordine sparso alla autovettura e quivi rinveniva seduta sul sedile in posizione definita semisdraiata una donna di colore bianco che brandiva amichevolmente una bottiglia di limoncello da litri due marca “Sorrento” già in parte consumata dalla quale attingeva ripetuti sorsi di liquido giallo.

Insospettito dalla ilarità della donna il maresciallo Battaglia le intimava di scendere dalla autovettura e di consegnare la bottiglia e comandava all’ausiliario Badalà di effettuare la prova del palloncino alla suddetta.

La donna spalancava di colpo lo sportello urtando con violenza la parte anteriore pelvica dell’ausiliario Badalà che si stava avvicinando e sbattendolo a terra dolorante indi poi scendeva recalcitrantemente dall’auto ed estraeva con difficoltà i documenti dalla borsetta dai quali dimostravasi essere tale Manrica Favero di anni 50 separata, di professione portalettere residente a San Giuliano Terme.

Approntandosi  quindi alla redazione del verbale a suo carico per danneggiamento di proprietà privata petrolifera e mettendola repentinamente di fronte alle sue responsabilità civili e penali la Favero assumeva un atteggiamento definito languido e pregava i verbalizzanti di soprassedere tramite ammiccamenti, al diniego opposto dal maresciallo Battaglia la suddetta Favero decideva improvvisamente di slacciare la camicetta di colore verde chiaro e gettarla  a terra rimanendo in reggipetto a  coppa  traforato  color nero posizionando ambedue le mani sotto al seno medesimo in una offerta erotica nei confronti dei militi strizzando a più riprese l’occhio sinistro in atteggiamento provocatorio.

Nonostante la titubanza mostrata dall’ausiliario Badalà, la reazione del maresciallo Battaglia era ferma e tesa a scoraggiare ogni avance sessuale della Favero.

A questo punto la medesima, visti vanificati i suoi tentativi corruttivi, si alterava vieppiù e si gettava impetuosamente contro tale Demetrio Gaggini, di professione paramedico che si trovava sul luogo in quanto curioso.

Scaturiva quindi una focosa colluttazione nel corso della quale la Favero mordeva ripetutamente il paramedico a numerosi arti superiori e inferiori procurandogli lesioni multiple.

Il maresciallo Badalà si trovava quindi costretto a comminare alla Favero una serie di scariche elettriche tramite dissuasore modello X26 in dotazione alla pattuglia atte a stordirla procurandogli ustioni e abrasioni varie.

Ridotta all’impotenza l’indemoniata  veniva ammanettata e tradotta nella camera di sicurezza della caserma in attesa del procedimento per direttissima per guida in stato di ebbrezza alcolica, lesioni multiple volontarie a paramedico  e resistenza a pubblico ufficiale. La maggior parte dei convenuti si sono costituiti parte civile.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzante

Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

http://iltirreno.gelocal.it/pisa/cronaca/2018/10/27/news/si-offre-di-fare-sesso-con-i-poliziotti-per-evitare-il-verbale-1.17397107?ref=search

Le indagini del maresciallo Battaglia – 6° Stabbia

Addì 16 ottobre dell’anno corrente si verbalizza l’intervento effettuato  tramite la pattuglia di ronda così composta: autista alla guida della vettura agente semplice Gerardo Tasselli, sedente anteriore destro maresciallo Battaglia al cui didietro si posizionava l’ausiliario Rino Badalà.

I fatti:

Nella serata di ieri 15 ottobre perveniva una  telefonata al centralino di servizio con la quale una voce di genere femminile rotta dal tremore raccontava che il proprio vicino di casa la stava aggredendo ripetutamente in località Stabbia.

Veniva immediatamente allertata la pattuglia volante sopra specificata che stava stazionando nei pressi del negozio di alimentari gestito da tale Luana Battocchi detta “la panaia” di anni 25  sulla quale girano da alcuni mesi voci inquietanti di adescamento a scopo prostituivo.

Avvisati della urgenza i militi abbandonavano a malincuore la sorveglianza e si precipitavano a sirene spiegate e fari rotanti azzurri a led verso l’abitazione della richiedente soccorso della quale peraltro non conoscevano l’ubicazione poiché il piantone di servizio al centralino si era dimenticato di chiedere l’indirizzo preciso dell’aggressione.

Si trovavano quindi costretti a percorrere numerose strade e vicoli della località Stabbia a forte velocità procurando danni collaterali a cassonetti, motorini ed auto in sosta nel disperato tentativo di rintracciare la chiamata quando dopo una mezz’ora di folle corsa si ritrovavano finalmente sul luogo del delitto che dimostravasi essere posto in Via del Salsero 12.

Qui giunti scendevano dall’auto e di fronte ai fari a led che illuminavano a giorno la zona si trovavano dinanzi a uno scenario apocalittico composto  da vasi di terracotta infranti a terra, piante di geranio e rododendri sparpagliate, frutta, verdura, un pollo disossato, fustini di detersivo di varie marche e molteplici barattoli di marmellata di marca Citterio infranti e una  signora richiedente aiuto barricata sul terrazzino della propria abitazione posta al primo piano con un energumeno di sesso maschile che da piano terra continuava a lanciare oggetti di varia natura nella sua direzione colpendola e non.

Il maresciallo Battaglia prontamente intimava l’altolà all’aggredente e ordinava all’ausiliario Badalà di avvicinarglisielo con lo scopo di circuirlo e catturarlo.

L’ausiliario Badalà recalcitrava più volte combattuto fra  la imperiosità dell’ordine impartitogli e la foga dell’energumeno, poi, con l’ausilio di un poderoso calcio nelle terga sferratogli dal maresciallo stesso a scopo di sollecito, si decideva ad affrontare l’aggredente il quale a sua volta sguainava all’improvviso non si sa da dove una katana giapponese del XVIII° secolo di pregevole fattura e della lunghezza di cm. 80 e lo minacciava puntandogliela con cattiveria proprio in mezzo alla gola gridando “ora vi sgozzo tutti, razza di merde !”

A questo punto l’ausiliario Badalà retrocedeva addosso al maresciallo Battaglia mentre con una repentina iniziativa l’autista della volante agente semplice Gerardo Tasselli lanciava la vettura verso l’aggressore e lo stendeva a terra con un perfetto colpo nelle reni del cofano anteriore. A quel punto potevano intervenire a completamento dell’operazione gli altri due militi che zompavano addosso all’aggressore e tramite dissuasori elettrici modello X26 in dotazione alla pattuglia lo stordivano procurandogli ustioni e abrasioni varie.

Dai documenti estratti dal corpo esanime deducevasi che trattavasi del trentasettenne Alvaro Cacangelo originario di Pozzuoli con precedenti penali per risse e abuso di corpi contundenti, residente da numerosi anni a Stabbia in Via del Salsero 13 ovvero vicino di casa della vittima aggredita, il soggetto stazionava dunque davanti a casa sua a lanciare suppellettili sulla vicina.

Il Cacangelo ancora stordito veniva raccolto da mani pietose e tradotto al nosocomio di Cerreto Guidi dove gli venivano diagnosticate diverse escoriazioni da scossa elettrica, una forte colica renale e alcuni pestoni minori guaribili in diversi giorni s.c..

Il maresciallo Battaglia provvedeva quindi a raccogliere le testimonianze e rassicurare la difendente la quale risultava essere tale Nencioni Rosaria di anni 54 nubile atta a casa e il di lei fratello Nencioni Onofrio di anni 56 che prudentemente, vista la mala parata, stava al riparo nel tinello di casa non volendo correre rischi inutili e rinchiudendo la sorella all’esterno sul terrazzino. 

Pare che il litigio fra  Cacangelo e i fratelli Nencioni sia stato originato dalla pungente  rivalità dei propri animali domestici, nella fattispecie di cani, di cui un carlino di marca molossoide di nome Eusebio di proprietà dei fratelli Nencioni ed un ci-ua-ua  femmina di nome Fedora di proprietà del Cacangelo. Nello specifico pare che Eusebio cercasse  ripetutamente da alcuni giorni di montare la Fedora senza il permesso del proprietario.

A lungo andare questo corteggiamento inevaso aveva fatto infuriare il Cacangelo che aveva reagito con inusitata violenza verbale e non.

A seguito della puntuale ricostruzione dei fatti il Cacangelo veniva dichiarato in arresto, prelevato a forza dal nosocomio di Cerreto Guidi,  incatenato ai ceppi e messo in camera di sicurezza  blindata con l’accusa infamante di  aver scagliato vasi e suppellettili varie fra le quali una busta della spesa all’indirizzo dei due fratelli (colpendo la donna che ha riportato lesioni), aver danneggiato l’auto di pattuglia urtando il cofano col proprio corpo e spaccato gli specchietti ed i paraurti delle due estremità della vettura e minacciato i militari. La katana veniva altresì requisita e messa agli atti in una busta robusta.

Il colpevole veniva dunque assicurato alla giustizia affinché farebbe il suo corso.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto e dal maresciallo Battaglia. Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

http://iltirreno.gelocal.it/empoli/cronaca/2018/10/16/news/ferisce-la-vicina-e-spacca-auto-e-vasi-poi-minaccia-i-carabinieri-con-la-spada-1.17358719?ref=search

Le indagini del maresciallo Battaglia – 5° Camaiore

Addì 20 luglio dell’anno corrente si verbalizza l’indagine effettuata nei giorni precedenti dei quali poi saremo più precisi dalla pattuglia mobile al comando del maresciallo Battaglia.

La pattuglia risultava così composta: autista alla guida agente semplice Gerardo Tasselli, sedente davanti maresciallo Battaglia al didietro del quale si posizionava l’ausiliario Rino Badalà.

Il giorno 12 luglio u.s. la pattuglia stava stazionando in località Fiumetto dinanzi alla abitazione di tale Fernanda Bucelli di anni 39, incensurata, nubile, a suo tempo fidanzata con il sopracitato maresciallo Battaglia, sorvegliandone  i movimenti  quando veniva richiamata dal centralino per un intervento urgente al supermercato Esselunga del Lido. Accese le luci rotanti azzurre e la sirena di ordinanza l’autovettura lasciava l’appostamento e si recava a tutta velocità verso il luogo segnalato attraversando molteplici semafori recanti colore rosso ed invadendo la corsia rotabile ciclistica  causando spavento e apprensione in numerosi bagnanti di ritorno dalla spiaggia che si trovavano inopportunamente a transitare in quel preciso momento.

Giunti nel parcheggio del supermercato, del quale non faremo più il nome per non fare pubblicità occulta, la pattuglia raccoglieva la deposizione della signora Concetta Tasselli, di anni 75 abitante a Camaiore in Via delle Pulci 12, incensurata e pensionata delle ferrovie, attraverso la cui testimonianza si ricostruivano i fatti occorsi:

Era passato da poco mezzogiorno e la signora Tasselli, che a precisa domanda non intrattiene alcuna parentela con l’agente di pattuglia Gerardo Tasselli, usciva dal supermercato ….. omissis…… con  la busta della spesa quando un tizio di marca albanese piuttosto malvestito e tarchiato le si avvicinava  con la scusa di aiutarla e le afferrava subitamente la catenina d’oro per estirpargliela dal collo gettandola a terra. Intendesi la vecchia e non la catenina.

Con grande presenza di spirito la signora Tasselli reagiva attaccandosi tramite morso dei denti al braccio del tizio che per reazione strattonava violentemente l’arto e la bocca della signora riuscendo a liberarsi della stretta e si allontanava fuggendo in direzione lungomare su una bicicletta rubata lì per lì con il braccio sanguinolento e la dentiera appartenente alla Tasselli in esso conficcata come un pugnale, inseguito vanamente da una  folla urlante composta da tre o quattro passanti.

Giunti sul luogo del misfatto il maresciallo Battaglia comandava di prestare il primo soccorso alla signora Tasselli mentre inviava l’ausiliario Badalà in perlustrazione tramite piedi dell’area circostante in cerca delle tracce dell’uomo di genere albanese. Quantunque non entusiasta l’ausiliario Badalà  procedeva svogliatamente percorrendo alcune strade intorno al supermercato  …… omissis ….. sotto il sole dell’una di pomeriggio che era cocente e ritornava un’ora dopo non  avendo raccolto alcuna testimonianza utile, bensì perlopiù sudato.

La signora Tasselli colpita da sciok e dalle escoriazioni subite nella selvaggia lotta doveva  ricorrere alle cure dei sanitari del nosocomio versiliese  che le comminavano  un referto di sette giorni più due, salvo complicazioni. Il maresciallo Battaglia faceva sgomberare la piazza e indi poi raccoglieva la denuncia della Tasselli contro  ignoti albanesi per scippo e furto con destrezza di una catenina d’oro del valore di euro  1.500 e una dentiera del valore di euro 2.000.

Quanto sopra  per quanto riguarda l’incidente occorso con scippo in data 12 luglio.

Il maresciallo Battaglia, pur continuando a svolgere le proprie mansioni di sorveglianza e pattugliamento alla abitazione della signora Bucelli, non dimenticava la faccenda e manteneva lo sguardo vigile e la mente attenta in  attesa di acciuffare colui che nell’immaginario collettivo era oramai soprannominato il ladro della dentiera.

La sorte volle che in data 18 luglio c.a.  un anonimo cittadino esemplare e bagnante occasionale mentre si recava a fare due passi sul bagnasciuga del bagno Cicogna di Viareggio calpestasse inavvertitamente un corpo estraneo procurandosi una lacerazione  al piede sinistro e meglio guardando nella sabbia, assieme a residuati organici non definiti e mozziconi di sigaretta, rinvenisse una dentiera.

Molto civilmente l’anonimo bagnante consegnava la protesi al bagnino il quale a sua volta rapidamente la sbolognava ai vigili urbani del luogo che procedevano ad emettere un cartello di avviso nella bacheca sindacale del comando.

“Il proprietario della dentiera è invitato in questo ufficio per ritirarla nel termine di un anno a decorrere dalla data di pubblicazione del presente avviso, con avvertenza che trascorso inutilmente il termine fissato, l’oggetto sarà consegnato al ritrovatore. Astenersi perditempo”.

A questo punto essendosi il maresciallo Battaglia recato presso il Comando di polizia municipale al fine di farsi togliere una multa per sosta in doppia fila comminata a tale Cesira Tognozzi, nubile di anni 38 parrucchiera, notava con la coda dell’occhio l’avviso esposto e veniva colto da fulminea illuminazione.

Facendo dentro di sé due più due il maresciallo collegò il ritrovamento con lo scippo da lui rilevato giorni prima e facendo valere il proprio grado, si fece consegnare la dentiera per ulteriori indagini penali.

Rientrato in caserma il maresciallo comandava l’ausiliario Badalà affinché questa mattina raggiungesse l’abitazione della signora Concetta Tasselli in Via delle Pulci 12  recando con se il corpo del reato e la sottoponesse ad un test di adattabilità fisiologica ovvero inserisse la dentiera nelle fauci della signora Tasselli per verificarne la compatibilità.

Molto recalcitrante l’ausiliario Badalà si convinse alla fine ad eseguire l’ordine dietro patteggiamento di una licenza straordinaria di giorni tre e si recò al domicilio della vittima dove effettuò “manu propria” la prova con risultato positivo: dentiera e cavità orale combaciavano perfettamente.

Il caso fu quindi risolto parzialmente in data odierna con soddisfazione della signora Tasselli. Proseguono senza sosta le ricerche dell’individuo di genere albanese a tale scopo il maresciallo Battaglia richiede alla squadra scientifica la prova del DNA sulla dentiera.

https://www.lanazione.it/toscana/cronaca/2012/07/15/744435-ladro-furto-dentiera.shtml

http://iltirreno.gelocal.it/cecina/cronaca/2014/08/30/news/dentiera-in-spiaggia-i-vigili-a-caccia-del-padrone-1.9843297

Le indagini del maresciallo Battaglia – 4° Formia

Erano le ore 01.00 circa del mattino di questa notte quando il piantone di servizio notturno agente semplice Tumiriello Genesio veniva svegliato da un telefonata anonima.

Dopo aver risposto più volte “Pronto chi parla ?” senza avere alcuna risposta l’agente Tumiriello si metteva ad ascoltare e percepiva rumori di fondo sospetti come di rufolamenti affannosi provenienti  dal telefono chiamante ed alcune voci sommesse che scambiavano il seguente colloquio, come da registrazione conservata su nastro magnetico:

“……Vedi se nel cassettone ci sono gioielli”

“Già fatto, c’è solo una collanina “

“Ma guarda te che morti di fame “

“Sei stato te a voler entrare qui. Io sarei andato nell’appartamento di sopra”

“Cazzo, abbiamo sbagliato casa !”

Il piantone Tumiriello mostrando un brillante spirito investigativo effettuava la ricerca usando la funzione “trova il mio telefono” e rintracciava il numero chiamante che nella fattispecie era costituito da un cellulare localizzato in Via Rocca Tebalda 36 in località Cicerone.

A questo punto con una fulminazione di pensiero il piantone si rendeva conto di assistere telefonicamente ad un furto in piena regola e chiamava immediatamente  la pattuglia volante di servizio.

Veniva quindi allertata la suddetta pattuglia volante notturna composta dall’agente semplice Gerardo Tasselli, alla guida della vettura, dal maresciallo Battaglia sedente anteriore, e dall’ausiliario Rino Vadalà sedentegli didietro. La pattuglia stava effettuando appostamento in località lungomare di Formia presso il noto ritrovo danzante Excelsior dove si esibisce un gruppo folcloristico di ballerine brasiliane da tempo sospette di adescamento.

Appena ricevuta la telefonata dalla centrale la pattuglia si dirigeva a sirene spiegate e con i fari rotanti a led azzurri verso località Cicerone colpendo inavvertitamente  a causa della forte velocità una serie di motorini in sosta che venivano abbattuti senza conseguenze per i passeggeri che peraltro non erano presenti.

Giunti davanti  al civico 36 di Via Rocca Tebalda la vettura vedeva passare davanti ai propri fari a led due individui incappucciati a forte velocità di gambe sicuramente atleti molto allenati che sfrecciavano via. Senza perdere tempo in un inseguimento dall’incerto esito il maresciallo Battaglia comandava all’ausiliario Badalà affinché gli facesse strada nell’appartamento indicato dal piantone e seguendo lui a distanza di sicurezza per un questione di grado. Il Badalà seppure recalcitrante piombava dunque in casa e a gran voce intimava l’alt anche se non scorgeva nessuno, quando entrati nel tinello in formica dell’appartamento scorgevano un individuo di genere maschile munito di passamontagna che stava disperatamente cercando di cancellare la cronologia delle chiamate dal suo telefono cellulare di marca Samsung Galaxy che risultava essere di origine cinese.

Circondato l’uomo i componenti della pattuglia insospettiti dal passamontagna di colore scuro, lo gettavano a terra piombandogli addosso e comminandoli numerose scariche con il  nuovo storditore elettrico modello X26 in dotazione alla volante.

L’uomo cadeva in stato di intronamento epilettico e si riprendeva solo dopo svariati minuti.

Ripresosi dal malessere fu accertato che trattavasi di tale Carlo Nardoni di anni 46, originario di Napoli, con numerosi precedenti penali e non,  che fu trovato in possesso di un passamontagna e di un borsello contenente attrezzi da scasso e parte della refurtiva composta da diversi oggetti d’oro ed alcuni in peltro, il quale suddetto Nardoni nel corso del furto aveva inavvertitamente premuto il tasto di chiamata rapida del 112 salvato fra i preferiti confondendolo evidentemente con il numero della fidanzata, tale Rossella Anastasi di Caserta, incensurata.  

Il Naldoni è stato quindi arrestato dal maresciallo Battaglia e tradotto in catene nelle camere di sicurezza del comando di Scauri,  provincia di Latina, in attesa di essere processato con rito direttissimo. Per gli altri due complici fuggitivi proseguono incessantemente le ricerche lungo il litorale laziale e non.

Il comando centrale proporrà un encomio ed un richiamo all’agente Tumiriello Genesio autore di una brillante deduzione investigativa ma reo di essersi addormentato durante il turno di guardia notturno.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto

Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

https://roma.repubblica.it/cronaca/2018/10/14/news/chiama_per_sbaglio_il_112_mentre_svaligia_appartamento_ladro_maldestro_arrestato_a_formia-208928462/?ref=search

Le indagini del maresciallo Battaglia: 3 – Capalbio

Addì 24 settembre dell’anno corrente alla mia presenza si verbalizza la deposizione del maresciallo Battaglia per un intervento effettuato nella serata di ieri 23 settembre tramite la pattuglia di servizio di cui egli maresciallo deteneva il comando essendo il più alto in grado gerarchico.

La pattuglia risultava così composta: autista alla guida della vettura agente semplice Gerardo Tasselli, sedente davanti maresciallo Battaglia al cui didietro stava l’ausiliario Rino Badalà.

La pattuglia si trovava in zona Capalbio per monitorare presunta attività criminosa di personaggi non ancora identificati in travestimento femminile che frequentano da alcuni mesi tale strade e a causa dei quali si sono avute numerose lamentele dai residenti rispettabili.

Si verbalizza come di seguito:

“Erano le ore 19 circa quando mentre stavamo percorrendo la strada poderale della Crocetta in direzione Aurelia notavamo un’autovettura di colore marrone poggiata sul lato della strada in posizione nella quale poteva creare turbativa al traffico, peraltro assente.  Decidevo quindi di comandare l’ausiliario Badalà affinché accertasse se detta auto si trovasse in stato di guasto o semplicemente parcheggiata.

Poiché l’auto risultava aperta nello sportello anteriore lato guida l’ausiliario Badalà decideva autonomamente di azionare la suoneria del volante ed emettere un suono di richiamo. A tale circostanza si notava un movimento sospetto nel canneto adiacente la strada poderale, in particolare notavasi una testa con riccioli spuntare tra le canne con aria interrogativa. A questo punto decidevo seppure a malincuore di uscire dall’abitacolo della vettura di servizio e avvicinarmi cautamente alla figura sospetta.

Fatti alcuni passi nel canneto e dopo aver immerso i piedi in una pozzanghera di mota di notevoli dimensioni ivi presente, mi sono avvicinato a distanza di sicurezza dalla testa ed ho acclarato trattavasi di uomo maschio di età adulta in posizione fetale. Ho intimato l’alt seppure egli fosse già fermo e ne ho chiesto le generalità e cosa stesse facendo accucciato a terra. A domanda l’uomo rispondeva con le testuali parole “Non lo vede ? sto cacando !” senza peraltro declinare le generalità.

A questo punto insospettito dal tono evasivo della  risposta ho comandato l’ausiliario Badalà affinché si avvicinasse ulteriormente  all’individuo ed effettuasse un accertamento sul medesimo. Seppure recalcitrante l’ausiliario si avvicinava a tal punto da afferrare per un braccio l’individuo e sollevarlo quel tanto sufficiente per accorgersi senza ombra di dubbio che l’uomo seppur avesse i  calzoni  abbassati alle caviglie conservava le mutande nella loro posizione naturale e soprattutto che non vi erano tracce di defecazione recente.

Insospettito da tutto ciò facevo condurre all’auto di servizio l’uomo ancora con i calzoni abbassati per sottoporlo a stringente interrogatorio.

Da questo desumevasi che trattavasi di tale Erminio Gualandi di anni 68, di origini abruzzesi ma residente da anni nelle campagne capalbiesi, con precedenti penali per reati contro il patrimonio.

A questo punto l’ausiliario Badalà suggeriva una perlustrazione del territorio circostante ed io decidevo di effettuare la perlustrazione stessa.

Dopo circa un’ora di ricerche infruttuose l’ausiliario Badalà richiamava la mia attenzione in una zona poco distante dalla strada. Incatenato saldamente il Gualandi in manette allo sportello della sua auto ci recavamo quindi in forze dove richiamati dal collega e qui con somma sorpresa reperivamo una refurtiva composta da:

  1. una batteria da trattore da 100 Ah
  2. una torcia a batteria
  3. una vanga con manico in legno
  4. quattro confezioni di Kinder Bueno
  5. una bottiglia di birra Ichnusa ancora chiusa

A questo punto risultava evidente che l’uomo accucciato a terra anziché espletare le proprie funzioni corporali stesse semplicemente nascondendosi al nostro sguardo per proteggere la refurtiva e financo lui medesimo.

A precisa domanda in tal senso il Gualandi rispondeva celandosi dietro mutismo e quindi ci trovavamo autorizzati a condurlo al comando centrale per gli accertamenti del caso e l’incriminazione. Qui giunti il Gualandi, cedendo allo stringente interrogatorio condotto dal sottoscritto,  confessava di aver rubato la batteria e gli altri oggetti da un mezzo agricolo parcheggiato in un campo poco distante dal luogo del ritrovamento.

Una volta risaliti al proprietario, un agricoltore residente a Capalbio Scalo e terminati gli accertamenti, è stata restituita la refurtiva al legittimo proprietario, che dimostrava molta contentezza perché  altrimenti non avrebbe potuto lavorare l’indomani.

Per il ladro è scattata la denuncia per furto aggravato.”

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto e dal Maresciallo Battaglia

Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

http://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2018/07/10/news/ruba-batteria-di-un-trattore-e-si-nasconde-in-un-canneto-1.17047456

Le mirabolanti indagini del maresciallo Battaglia … due: Fornacette

Questa mattina 4 novembre alle ore 10,45 davanti a me agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo si presentava tale signor Demetrio Fantacci di anni 86 coniugato e convivente con Margherita Riccò di anni 84, di professione pensionati Inps entrambi sia lui che lei, il quale dichiarava che nella notte compresa tra ieri e oggi, ovvero stanotte quella passata e non quella che deve ancora arrivare, mentre si trovava nella sua abitazione sita in Via del Gelso numero 7 in località Poggio al Casone composta da due piani contenenti tre stanze al piano più un servizio con vasca da seduta, e precisamente al piano primo nel suo letto a due piazze dormendo di sonno lieve in quanto affetto da ventitre anni da insonnia di origine ansiosa,  percepiva dei rumori sospetti  provenienti dal tinello attiguo del tipo specifico riferentisi ad aperture di sportelli della credenza rococò, di epoca fine ottocento ereditato dalla famiglia dello zio, e rufolamenti fra gli oggetti in essi contenuti.

Nel contempo la di lui consorte Margherita Riccò, che non è qui presente in quanto tuttora convalescente, stava guardando al piano sottostante la televisione modello Grundig 40 pollici la puntata della nota trasmissione  “Camionisti in Trattoria”  che si stava protraendo oltre la mezzanotte.

Il signor Demetrio si dichiara sicuro che la moglie stesse dormendo in poltrona, cosa che accadeva ogni sera.

Ma veniamo al punto.

Insospettito dal rumore ed avendo spesso appreso dal telegiornale, in particolare canale 5, di ripetuti tentativi di effrazione, furti, rapimenti e pestaggi nei confronti di vecchi indifesi, si premurava di alzarsi dalla posizione distesa e recarsi cautamente in pigiama nell’attiguo ripostiglio ove viene conservata, oltre ad alcune oggetti di uso quotidiano, una piccozza da alpino ricordo del servizio di leva svolto a Belluno, detenuta in tal luogo a scopo di arma di difesa contro eventuali aggressori.

Quivi, per non destare sospetti nell’intruso, tastava in silenzio e al buio alla ricerca della piccozza e raccoglieva il primo oggetto a portata di mano che nello specifico risultava essere anziché la suddetta piccozza uno spazzolone di tipo mocio vileda con impugnatura in plastica dura di colore giallo limone.

Munitosi di tale attrezzo si posizionava dietro la porta della camera e dopo alcuni minuti di attesa resa problematica a causa di sopraggiunti impellenti bisogni corporali e pur iniziando a temere di non resistere ulteriormente, si affacciava una figura non meglio identificata che con fare furtivo si introduceva nella camera armato di pila a batterie che puntava dritto negli occhi del signor Demetrio il quale profferiva le testuali parole:  “Chi sei? Togli la luce!” e nel contempo a scopo di difesa preventiva sferrava un colpo deciso sulla testa dell’intruso tramite lo spazzolone con mocio. Il malcapitato emetteva allora un urlo poderoso e frasi sconnesse in lingua non ben definita che il signor Demetrio identifica come arabo delle quali il signor Demetrio percepiva il solo termine “porca puttana” .

L’intruso, intimidito dalla pronta reazione del signor Demetrio barcollando sulle proprie estremità e tenendosi il cranio abbandonava a terra la pila a batteria ed un candeliere di peltro facente parte del corredo della signora Margherita Riccò, e si dirigeva con lunghi balzi verso la rampa di scale che conduce al piano terreno percorrendola con veemenza al termine della quale invadeva corporalmente la signora Margherita la quale, svegliata dal rumore della colluttazione, si era nel frattempo sollevata dalla poltrona e si stava dirigendo verso il piano superiore della abitazione proferendo le testuali parole “Demetrio che succede ? cos’è questo casino ? “.

La collisione fra il soggetto fuggente lungo la rampa di scale e la signora Margherita Riccò che stava salendo la medesima rampa portava ad una rovinosa caduta dei due fra i quali la moglie restava a terra in stato di stordimento e il fuggente si rimetteva subitamente in posizione eretta e usciva barcollando dalla porta di ingresso imprecando  e pronunciando offese irripetibili  in lingua sconosciuta delle quali peraltro né il signor Demetrio né la signora Margherita sono in grado di distinguere il significato allontanandosi successivamente di corsa nella notte buia.

A questo punto il signor Demetrio provvedeva a chiamare il pronto intervento che ivi dirottava la pattuglia di servizio che al comando del maresciallo Battaglia si trovava in località Fornacette in sosta di appostamento fuori del locale Flamengo dove si esibiscono ballerine di lap-dance

La pattuglia decideva quindi  di abbandonare momentaneamente l’appostamento e recarsi a sirene spiegate  in via del Gelso per un intervento di pubblica sicurezza, ma qui giunti non trovavano traccia alcuna del ladro bensì il signor Demetrio ancora in pigiama e la signora Margherita che si era riposizionata nella poltrona sopracitata con una grossa borsa di ghiaccio sul cranio.

Raccolte le generalità e constatato che non era possibile individuare la direzione presa  dall’invadente il maresciallo Battaglia consigliava l’intervento di una autoambulanza della locale Croce Rossa e di recarsi presso questa caserma per la denuncia  del caso e riprendeva le operazioni di appostamento al Flamengo

E qui siamo al punto

Da una inventario sommario non risulta che siano stati asportati oggetti di valore dalla abitazione, risultano altresì macchie di sangue e materiale organico di cui non si conosce l’appartenenza sul tappeto posizionato in fondo alle scale.

Il qui presente sopracitato Demetrio Riccò intende presentare denuncia per aggressione a mano armata a scopo di rapina e maltrattamenti alla moglie e disturbo della quiete pubblica e dichiara agli atti “E’ la prima volta che ci succede una cosa del genere, ma da mia cognata, che sta proprio accanto a noi, i ladri sono già entrati. A Pisa c’è da aver paura, è l’ora di farla finita con questi marocchini.”

La signora Margherita è stata giudicata guaribile in sette giorni salvo complicazioni ed intende sporgere richiesta di danni morali e materiali alla comunità musulmana delle provincie di Pisa e Livorno ed alla assicurazione La Fondiaria con la quale aveva stipulato  la polizza del capofamiglia.

Seguiranno accurate indagini per rintracciare l’individuo sospetto sulla base della identificazione del signor Riccò il quale precisa che il colorito della pelle dell’invadente appariva  marrone ed acclarare quindi gli avvenimenti.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

Questa è una storia vera. Non ci credete ? aprite il link qui sotto

http://iltirreno.gelocal.it/pisa/cronaca/2018/11/01/news/ottantenne-trova-il-rapinatore-in-casa-e-lo-mette-in-fuga-con-lo-spazzolone-1.17415907

Le mirabolanti indagini del maresciallo Battaglia

Sarzana
Alle ore 02,00 del mattino del giorno 5 maggio c.a. si presentava presso questo comando la signorina Verusca-con-la-kappa Tognozzi la quale si manifestava in abiti succinti composti da: una mutanda a filo deretano di colore indefinibile in quanto confondevasi con l’epidermide sottostante, un paio di calze a rete lungamente smagliate sulla coscia sinistra, una scarpa con tacco alto molto più del necessario, una maglietta della squadra calcistica professionistica Sampdoria recante il numero 10 e la scritta Cassano sul retro. La signorina si presentava ansimante nella parte interiore del torace e scarmigliata nella parte superiore del cranio e con una vistosa fasciatura al polso destro.
La suddetta signorina Verusca-con-la-kappa riferiva che nel corso della notte medesima si trovava sul tetto del villino Milly sito in località Al Poggio della ridente cittadina di Sarzana quando a causa di uno spavento scivolava lungo gli scoscesi embrici di tipo portoghese in laterizio di colore rossastro piombando rovinosamente sul terrazzo sottostante il tetto suddetto e fratturandosi, secondo sua personale diagnosi, il polso destro.
Da quanto asserisce la sopracitata lo spavento le veniva procurato dall’inaspettato intervento delle forze dell’ordine che stavano sopraggiungendo a sirene spiegate e con i riflettori a led azzurro di recente dotazione della potenza non trascurabile di 3.000 vatt che la illuminavano accecandole la vista degli occhi mentre si trovava appunto sul tetto sopra menzionato.
A tale scopo questo verbalizzante ritiene utile precisare che tale intervento delle forze dell’ordine comandato dal maresciallo Battaglia era stato reso necessario dalla chiamata telefonica della signora Milly Pappalardo di professione infermiera presso il nosocomio “Speriamobene” del capoluogo e residente nel suddetto villino Milly che appunto da lei aveva assunto il nome considerata anche la circostanza che come ella sostiene lo aveva pagato tutto di tasca sua senza che il marito ci mettesse una lira.
A precisa domanda indagatoria del maresciallo la signora Milly Pappalardo dichiarava che avendo ella terminato il turno di sorveglianza notturno degli ammalati in anticipo rispetto all’orario consueto che prevedeva le ore otto del mattino, si era recata alla propria abitazione tutta contenta di poter occupare come da testuali parole “finalmente, una volta tanto” il letto matrimoniale insieme al suo legittimo consorte nonché convivente S.T. di anni 54 che nel letto doveva già trovarsi dalle ore 23 della sera precedente. Quando, dopo aver parcheggiato l’autovettura, una Ford Fiesta color fegato con targa AZ 222 PT regolarmente revisionata e in regola col bollo, scorgeva una figura di tipo femminile che con movimento furtivo e sospetto fuoriusciva dalla porta finestra sita in camera da letto e si arrampicava sul canale di gronda in rame rifatto l’anno precedente fino a salire sul tetto del villino.
Scambiando tale figura misteriosa per un malvivente di sesso femminile telefonava prontamente a questo comando richiedendo l’intervento della pattuglia di servizio.
Datosi che la pattuglia di servizio sopra citata comandata dal maresciallo Battaglia si trovava in perlustrazione nelle strade adiacenti dove agiscono da tempo note avvenenti prostitute libanesi, occorsero pochi minuti perché l’auto si presentasse appunto a sirene spiegate e con i fari a led accesi al villino.
Fu allora che ebbe luogo l’incidente.
La signorina Verusca-con-la-kappa Tognozzi dopo essere caduta sul terrazzo della camera da letto del villino Milly veniva prontamente soccorsa dal signor S.T., marito della chiamante intervento signora Milly, il quale facendo capolino dalla camera  le rivolgeva a gran voce e con tono preoccupato le testuali parole dal consesso udibili “Ti sei fatta male tesoro ?”
A questo punto la signora Milly Pappalardo veniva colta in ordine cronologico:
1. da uno svenimento di breve durata con caduta senza conseguenze grazie al pronto intervento del maresciallo Battaglia che la prendeva al volo mentre cadeva
2. da un subitaneo risveglio con espressione interrogativa nei confronti della pattuglia
3. da una improvvisa crisi di nervi che la portava ad urlare offese verso il marito S.T. e la signorina Verusca-con-la-kappa alla quale si rivolgeva con l’appellativo “maledetta sgualdrina”
4. da una reazione impulsiva che la portava a liberarsi con una certa fatica dalle braccia del maresciallo Battaglia che continuava a stringerla cercando di calmarla con le parole “non si preoccupi ci sono qua io”
5. da un imprevedibile raptus energetico che la portava a correre in casa, vanamente inseguita dal maresciallo e giunta alla camera da letto di cui sopra colpire ripetutamente nella parte superiore del corpo il signor S.T. con lo sgabello poggiapiedi in stile francese che trovavasi nelle vicinanze del letto
Poiché la situazione stava precipitando la pattuglia ritenne opportuno bloccare i contendenti e per la sua propria incolumità apporre le manette ai polsi al signor S.T. che peraltro presentava una espressione di stupore e nel contempo tranquillizzare la signora Milly Pappalardo che stava continuando a percuotere il marito ammanettato, tramite una tazza di cioccolata calda subitamente preparata dal maresciallo Battaglia stesso con l’aggiunta di quattro bustine di zucchero di canna.
Nel contempo la signorina Verusca-con-la-kappa che si trovava dentro gli abiti ristretti citati in questo verbale e si lamentava del dolore veniva premurosamente accompagnata nell’ infermeria di questo comando in quanto non si ritenne opportuno condurla al nosocomio “Speriamobene” per non agitare le acque già burrascose.
Alla signorina Verusca-con-la-kappa venivano applicati nella infermeria di questo comando cinque punti di sutura sul polso destro nonostante ella fosse convinta che una frattura non si cura con i punti di sutura e protestasse alquanto e le venivano pertanto somministrate a scopo curativo 50 gocce di Valium.
La signorina Verusca-con-la-kappa resa molto più tranquilla dal Valium e dalla ottima fasciatura decideva quindi di sporgere denuncia contro ignoti per i danni subiti non intendendo gravare con accuse pesanti e circostanziate i convenuti all’incidente e non rinunciando tuttavia ai propri diritti di risarcimento assicurativi nei confronti della compagnia La Fondiaria dove vige una polizza infortuni a suo favore.
E qui siamo.
Questo comando eseguirà dunque le opportune indagini per appurare il reale svolgimento degli eventi onde assicurare i colpevoli alla giustizia.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto
Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

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https://www.lanazione.it/sarzana/cronaca/amante-tetto-1.4224547