Anniversario

E così è passato un altro anno e adesso sono due gli anni di ballo ed in più anche un anno di blog patriebalere. Che giornata !!

Lasciatemi fare un piccolo bilancio, diciamo un bilancino.

Un anno di blog.

Ricordo che sono partito per il bisogno di sfogare l’arretrato che avevo dentro, la voglia di curiosare  e raccontare non è passata anzi è diventata una piacevole e gratificante abitudine quotidiana, non passa giorno in cui non mi occupi in qualche modo di questa passioncella, girando, parlando con gli altri, curiosando su internet o nelle sale da ballo, buttando giù appunti.

Ci sono stati 3.200 contatti sul blog, cioè per 3.200 volte qualcuno ha cliccato ed aperto la prima pagina di patrie balere,  che poi abbia letto qualcosa è tutto da dimostrare, con una media di più di otto volte al giorno.

Si è visto di meglio in giro ma mi accontento, cercherò di farmi conoscere di più.

Di sicuro ci sono un paio di lettori fedeli che conosco di persona, per pudore non conto mia moglie, e forse due o tre altri che saltuariamente visitano il blog, qualcuno ha commentato, pochi a dire il vero e questo mi spiace, e non so chi sono. Ci sono due commenti che appartengono a compagni di ballo ma non ho so chi siano, o se è una sola persona, è intrigante anche questo mistero dell’anonimato, sono (oppure è) persone che mi vogliono bene, e questo mi basta.

Si è parlato di noi, dei compari e di personaggi inventati, di balere reali e  immaginarie, di strampalata tecnica di ballo, di posta del cuore e di lezioni surreali, resoconti di avventure dei figli di focus e ritratti degli amici.

Narrare le vicissitudini dei ballerini mi ha appagato e divertito, altre storie sono già pronte, continuerò di certo anche per il prossimo anno e migliorerò.

Due anni di ballo

E sono pure due anni di ballo, e la mia passione è aumentata ed il mio impegno pure, trascinando la mia compagna in un tour de force di allenamenti e lezioni che la sfiancano, si sa lei lavora e io non ho un cacchio da fare tutto il giorno!

Non so cosa ci riserva il futuro e se questa  infatuazione ginnico artistica avrà un  seguito, per adesso me la sto godendo con intensità ed attendo con trepidazione i prossimi eventi, già questo mi sembra una piccola grande conquista.

Di certo veder gli altri ballare bene mi piace, mi stuzzica e mi ispira.

Ah se avessi trent’anni di meno, anche venti, va!, ma anche dieci non sarebbero da buttar via. A questo punto farò ciò che potrò anche se davanti alle mie aspirazioni ho un muro invalicabile di articolazioni rattrappite e di muscoli flaccidi.

Brrrrr !!!!

Non so se ci sarà un ulteriore terzo anno di ballo in crescita …… speriamo.

Ma siamo scivolati nel mieloso e invece vorrei chiudere questa celebrazione con una riflessione amara, “in cauda venenum” come si suol dire

In questi mesi si è verificato ciò che un anno fa appariva impossibile: i figli di focus sono implosi e hanno generato figli di vario genere, figli di questo, figli di quell’altro, figli di nessuno e figli di buone donne. Insomma si è respirata aria pesante di distinguo e di divisione con annessa una buona dose di rancori, malintesi, equivoci, trucchi e trabocchetti, tarallucci e trappoline.

Si sono affrontate versioni discordanti ed accanite, tesi, dossier e libri bianchi, ricorsi alla corte di giustizia dell’Aja, ad Amnesty International e al giudizio popolare.

Un gran casino di parlare e riparlare, impermalimenti e bronci: lui mi ha offeso, lei non mi parla, l’altro non mi merita, e lui chi si crede di essere, esigo delle scuse e così andando, di tutto un po’ e di tutto di più, con assembramenti e formazione di gruppi, sottogruppi e comitati, delegazioni, correnti e assemblee plenarie.

Peggio di un condominio iroso dove si discute su tutto.

Sarà mica che ci siamo conosciuti meglio è sta emergendo il nostro  lato peggiore ?
Questa cosa non mi è piaciuta e non mi piace.

Io tiro dritto, non ho schieramenti da difendere, vado dove mi invitano e, soprattutto, dove ho voglia di andare, senza obblighi di appartenenza o di squadra. Non porto nessuna bandiera, rivendico ed auspico per tutti autonomia di giudizio.

Voglio chiudere questa ricorrenza con un affettuoso invito a smorzare le tensioni e le punte di orgoglio. Probabilmente l’invito non verrà raccolto, ma, se non altro, prendiamoci meno sul serio nelle nostre cazzate quotidiane e rendiamo un poco di levità alla nostra vita considerando che di cose serie in giro ce ne sono già tante !

Buon Patriebalere a tutti.

JB Bottegone

 

Via Fiorentina Bottegone  – 51100 Pistoia tel. 0573.544003
Facebook: casa del popolo bottegone  
Quando si balla  
sabato sera liscio e revival con  orchestra
domenica sera liscio e revival con orchestra
Prezzo  
inferiore a 10 euro  
Pista da ballo  
15 passi x 12 passi  
Parcheggio  
Davanti al locale, piccolissimo, sul retro più grande
Dove si mangia  
Al circolo arci a fianco, pizzeria e trattoria

Sono stato tre volte al JB, una delle quali di giovedì per seguire un gradevole spettacolo teatrale, e ne ho ricavato sempre la medesima impressione: cordialità, solida esperienza e relax.

Circolo e sala sono un tutt’uno che dagli anni cinquanta catalizza umori e amori della via Fiorentina, la lunga strada che attraversa ininterrotti paesi divenuti quartieri inglobati fra Pistoia, Quarrata e Firenze. Una interminabile sequenza di traffico, popolazione e vitalità, manco a dire sono numerosi i locali da ballo che si affacciano proprio su questa strada.

Il Circolo Bottegone sta qui, alla periferia di Pistoia,  a ricordare lotte sindacali e pomeriggi in allegria, cene e scioperi, feste e manifestazioni, ponte tra cultura e popolo secondo vocazione e tradizione in un sano e produttivo antagonismo con circoli di altre ispirazioni.

I tempi passano e le connotazioni politiche virano verso una frequentazione ormai di tutti legata a quel che offrono circolo e pista, che siano cene, cinema o ballo liscio e questa sala resiste nel tempo.

I colori predominanti sono chiari. La sala da ballo può ospitare fino a trecento avventori, ma oltre i centocinquanta mi vien da pensare sia un po’ complicato muoversi,  la pista infatti non è grandissima e non regge tutte le coppie che possono trovare agevolmente posto sui comodi divanetti rossi.

Il posto per l’orchestra invece, situato in alto sul palcoscenico, è molto ampio, un gruppo di sette, otto elementi ci sta comodo, anche se le  quinte non sono sufficientemente profonde per gli spettacoli teatrali, del resto noi siamo qui per ballare e non per recitare!

Il pavimento in monocottura color avorio è di aspetto gradevole e scorre bene, liscio liscio, il bar posto in una nicchia della sala è pulito e di facile accesso.

Ho detto delle qualità di questo posto: la cordialità, virtù troppo spesso sottovalutata nei locali, è il primo impatto col cliente fino dall’ingresso  e dal guardaroba, in questo locale siamo tranquilli, un sorriso ed un invito non mancano mai.

Anche l’approccio con la pista è “cordiale” non ci sono i soliti sapientoni che monopolizzano l’attenzione e pretendono lo spazio per sé, nessuno sgomita, ci si scambia, ci si sfiora sempre con un sorriso. La clientela non è troppo giovane, diciamo di mezza età, e con una esperienza di balera ormai collaudata, prevale la spontaneità ed il vero gusto del ballo, i ritmi di gruppo ci sono ma non soffocano chi ama il ballo di coppia,  l’aria è sempre fresca e respirabile anche a causa del soffitto molto alto.

Forse la sala è troppo illuminata, l’impianto luci è pensato per un ambiente polivalente e manca un poco di atmosfera, di intimità, in compenso si vede bene dove mettere i piedi e, seduti sui comodi divanetti, si conversa volentieri.

Mi piace come sala perché ha elementi certi per starci bene dentro e se talvolta  in pista siamo un po’ nello stretto pazienza.

I giovedì invernali la pista ospita spettacoli teatrali amatoriali di buon livello con un pubblico numeroso e appassionato e la sala, con la sola ricollocazione dei divanetti e delle poltrone, si trasforma in un vero accogliente teatro di periferia. Molto carino!

Detto tutto ciò resta da chiarire un angoscioso dubbio: cosa cacchio significa quel JB prima del nome ?

Si tratta delle iniziali di James Brown, o di Joan Baez o quelle del pilota automobilistico Jenson Button, oppure di James Bond ? è la pubblicità di una marca di  whisky o il ricordo imperituro e doloroso della Juve in B ?

Ho capito, è l’acronimo della Jungfraubahn – una delle linee gestite dalle Ferrovie dello Jungfrau, ma che ci farebbe al Bottegone ?, ma può pure essere il codice vettore IATA di Helijjet o il codice ISO 3166-2:ID di Jawa Barat Indonesia o l’acronimo del quotidiano Jornal do Brasil.

Ebbene, non lo so !

Preso dall’angoscioso dubbio sono tornato una quarta volta al circolo per chiedere direttamente a qualcuno e non ho avuto risposte, allora  ci sono tornato ancora una volta ed una altra ancora e finalmente ho capito ….. che non lo sa nessuno o, meglio, che non lo ricorda più nessuno!

Il nome risale a tanti anni fa, venti ?, trenta ?,  chi l’ha a suo tempo pensato non c’è più e coloro che ci sono ora l’hanno per così dire ereditato assieme al locale e hanno preso atto. Diciamo che potrebbe non  fregargliene niente del nome e poi tutti lo conoscono così come JB Bottegone, perché mai cambiarlo ?

Come si dice: “Se una cosa funziona lasciatela com’è e non cincischiatela”.

Se non importa a loro figurarsi a me !

Giudizio: storica casa del popolo e storica sala da ballo ricca di iniziative in un quartiere vivace e popoloso. Ci si viene per star bene in compagnia respirando un ambiente familiare adatto a coppie e a singoli perché qualcuno o qualcuna con cui ballare lo trovi sempre. All’ una la pista comincia gradualmente a vuotarsi e fino alle due l’avrete tutta per voi.

Due ballerini

Magari se qualcuno dei lettori dovesse conoscere il significato di J.B. sarebbe bello  se ce lo raccontasse.

Sere d’estate

Feste dell’arci, della mcl, delle acli, del santi patrono e matrona, della madonna, della croce verde, bianca, rossa, azzurra, della misericordia, del circolo, dell’estate, del partito, del rione, della contrada e del borgo, feste storiche ed allegoriche, di auspicio e di ringraziamento, feste sacre e feste profane.

La mia città è ricca di questi eventi: iniziano a giugno, ed è una attesa spasmodica dopo l’inverno, e finiscono a ottobre che non se può più.

Ogni borgo, quartiere, paese e condominio ha una sua festa, loro, i miei amici,  vanno a vederle tutte, e ad assaggiare tutte le frittelle e i necci e le frappole, le sgnaccole, le polpette, le criccole e i bigattini e i ventricini e i migliacci e i noferini e i nocentini e i lapislazzuli, tutti i deliziosi troiai tipici che le massaie e i gioviali cuochi di quel posto lì dove fanno la festa mettono allegramente sulle bancarelle come se fosse un gioco.

Per buttar giù tutto questo malloppo bevono in gran quantità acqua minerale, al massimo spuma bionda, perché sono sobri e risparmiosi,  tutto si potrà dire di loro, ma non che si ubriacano.

Ma più di tutti sono attratti dall’odore del fritto dei bomboloni

I bomboloni brontolano borbottando in padella: “mas fuego, mas calor, hombre !” gridano (i bomboloni sono di madrelingua spagnola). Vogliono friggere e odorar di zucchero e cannella, vogliono andar sul piatto a fare mostra di sé per qualche istante prima che una mano rapace gli afferri.

Breve vita quella del bombolone, ma ricca di soddisfazioni: il morbido impasto di dolce farina e burro, lo zucchero zuccheroso, le mani affettuose che amalgamano con fiducia, il calore dell’olio bollente, come un bagno di sole d’agosto e poi il refrigerio del mestolo forato, l’aria fresca della sera della festa e un’ultima pioggia di zucchero a velo.

Vita di passione dolce e dedizione al palato dei ballerini che sostano per uno spuntino tra una mazurca e un tango. Lui fa la fila alla cassa, lei aspetta fiduciosa al tavolo di plastica bianca e intanto discorre con le compagne guardando distrattamente la pista.

E’ come un pit stop, un rifornimento di carboidrati per ripartire con nuovo vigore, bisogna pure smaltire la bomba energetica e non aver rimorsi di stomaco a dribblare ernie iatali.

Loro, i miei compari, si fanno chilometri ogni sera annusando l’aria tiepida d’estate ad intercettare l’odore  dolciastro della friggitrice, poi si  fiondano in questi posti sperduti tra vivai e inceneritori e prendono disordinatamente posto.

Sconto comitiva per venti, trenta, quaranta, non si sa quanti sono i miei compagni;  occupano mezza festa da soli spostando a riunire tavoli e sedie, panche e sgabelli, poi, posati i golfini sulle spalliere, si lanciano in pista con frenesia per non  perder cacciata di ballo, che sia latino o romagnolo, e via, con la notte a disposizione.

Finisce che all’una del mattino l’orchestra smonta e i volontari della sagra, ci sono sempre volontari nelle sagre, rassettano e spazzano la pista, si spengono i riflettori, restano solo le lampadine volanti delle rificolone. E loro sono lì tranquilli, finalmente si sono seduti, hanno messo il golfino sulle spalle e iniziano una  nuova serata di chiacchiere ad alta voce per commentare il ballo di oggi e progettare quello di domani, perché domani, è ovvio, si ricomincia.

Sono le ferie, ferie forzate di ballerini randagi da una sagra all’altra, giornate d’estate trascorse nell’attesa della sera, del fresco, del fritto e del ballo e di ritrovare i volti conosciuti dei compagni: stessi gusti e stessi gesti.

La passione per il ballo è una scusa, quello che lega è il desiderio  di non stare da soli in casa, coppie intristite dall’età e dagli acciacchi che si infiammano per uno squarcio di giovinezza che, inatteso, riporta magicamente indietro il tempo delle emozioni.

Dicono: “cosa si fa domani sera?” e questa frase raccoglie la consapevolezza di non esser soli, l’entusiasmo di rivivere la frenesia e la libertà dei vent’anni, anche allora si diceva “cosa si fa domani ?” ed era un vero domani.

Oggi è solo oggi, stasera, questa festa, adesso! Domani è lontano, ed è quello che in fondo sanno tutti.

Sono teneri i miei compagni, vivono alla giornata come fosse una eternità, prendono la compagnia come una famiglia, credono ancora al futuro, sono gelosi l’uno dell’altro come ragazzi, stanno attenti ad ogni piccolo gesto di simpatia, a una parola in più o in meno, ad ogni sguardo, come non avessero già vissuto una vita intera spesso difficile.  Riassaporano l’ingenuità dei sentimenti e la fragilità emotiva degli adolescenti.

Ogni tanto mi associo, mi unisco alle loro serate randagie per feste e fiere,  mi lascio prendere e coinvolgere da questa tenera nostalgia fatta di amicizia, cameratismo e progetti irrealizzabili, per qualche momento dimentico gli anni e i guai.

Più tardi, molto più tardi, a letto,  quando spengo la luce, ripenso un poco alla festa, al ballo e ai bomboloni, poi, non so spiegare perché, sopraggiunge la malinconia.

Allenamento guidato

Normali, persone molto normali: elettricisti o cassiere, idraulici, insegnanti o avvocati. Durante il giorno lavorano al tornio oppure al banco del pesce, cercano di venderti una polizza o ti fanno il prelievo del sangue. Li incontri dozzine di volte senza vederli perché vivono con te e come te, facce comuni, lavorano e sorridono oppure sono tesi e nervosi per i soliti guai in famiglia, bambini da accompagnare a scuola e genitori anziani. Hanno gli stessi tuoi problemi di lavoro, di fretta e di salute.

E alla sera, dopo cena, te li immagini come te: spossati, il telegiornale e il divano ad accogliere quel poco che resta di una giornata pesante.

Invece questi qui, proprio adesso, a sera,  stanno entrando in palestra.

Arrivano a piccoli gruppi, a coppie, una borsa da ginnastica e una tuta, scarpe di gomma. Non sono eterei, continuano ad essere molto normali, facce stanche sulle quali si intravede un filo di concentrazione, stanno arrivando alla spicciolata.

Ad uno ad uno poggiano le borse a terra e prendono a corricchiare disordinatamente in cerchio, è il passaggio tra ciò che sono stati fino ad allora e ciò che vogliono essere da questo momento; cinque, dieci minuti non di più per sciogliere muscoli rattrappiti senza  stancarsi subito.

Poi si cambiano dove capita, senza entrare negli spogliatoi, l’uno a fianco dell’altro, con pudore e senza imbarazzo, soli dietro un’ombra di riflessione, scambiandosi a bassa voce confidenze e frasi fatte.

Dalle borse spuntano maglie e pantaloni neri, scarpette bianche e rosa e nero lucido e gonne nere. Sono tutti neri. Prendono posizione in sala distanziati gli uni dagli altri e non sembrano più grassi, eppure lo sembravano, stanno dritti sulla schiena mentre apparivano curvi, le chiappe sono sporgenti, il collo dritto, ma erano così prima ?

Il maestro ha sistemato un piccolo computer con una grande cassa e la musica parte, valzer inglese tanto per gradire, si parte sempre con il valzer inglese, è una regola non scritta, serve a prendere ritmo e concentrazione, ad entrare dolcemente nella parte.

Disseminate sulla pista un dozzina di coppie in nero di operai e impiegati, veterinari e commessi si prendono in posizione: lui ha le braccia larghe, il busto eretto le gambe rilassate e pronte, lei ha già il capo reclinato e morbidamente appoggia la mano sinistra sul deltoide di lui e via, si parte, inizia lo spettacolo,

Eh si è proprio uno spettacolo veder allenare questi qui, non i soliti mezzi imbranati come me che arano la sala, ma gommosi elasticizzati atleti che saltano e scivolano e scorrono levigati con le loro maledette scarpette nero lucido e  rosa pallido come se nemmeno toccassero il parquet.

Mosse, mossette, passi lunghi e salti, giravolte, capriole e sghiribizzi, torsioni e flessioni, non  sai dove guardare, né chi guardare: la coppia alta e giovane, o i due magri,  lui nervoso, lei arrendevole che si fermano un attimo e dopo un tuffo carpiato ripartono più sciolti di prima; i grassottelli hanno degli anni sulle spalle e non sembra, ma sembrava oggi, pensavo che lui fosse goffo e invece eccolo qua che salta come un grillo.

Più in là due coppie si avvicinano pericolosamente in velocità, ecco si scontreranno pensi e invece una si blocca all’improvviso sulle punte dei piedi, lascia passare gli altri e riparte come niente fosse, senza perdere la battuta del tempo, e, senza scomporsi, scivola al largo.

Il maestro corre, salta da una coppia all’altra: qui tocca la spalla e suggerisce all’orecchio,  là aggiusta una postura, là mima le rotazioni della dama e suggerisce, ora incita, ora rimprovera, sempre senza interrompere i loro movimenti, si affianca, corre, danza anch’egli per un attimo, come un domatore che segue attento l’esercizio per non lasciarsi sfuggire alcuna imperfezione, a incoraggiare, a stimolare, a riprendere.

E intanto la musica scorre felice di essere ballata come si deve e si impadronisce della sala.

Non so più dove guardare, né chi guardare: uno ha preso la ballerina in giravolte veloci,  l’altro rallenta e la dama flette paurosamente all’indietro piegando il dorso fino a terra mentre solleva la gamba sinistra su, su, su in un movimento lento da ginnasta, ancora un altro sta levitando rendendo così semplice un maledetto spin e di là qualcuno rallenta, quasi si ferma, ma no, sta solo spostando lentissimamente piede e baricentro accompagnando in un sospiro la donna che avevi incrociato al supermercato col carrello della spesa e due mocciosi attaccati alle borse e che adesso appare sorridente librarsi senza peso. Una coppia sul fondale batte con il tacco il tempo di un tango vigoroso e muove con uno scatto imperioso la testa.

Li guardo e sogno di essere così.

L’allenamento guidato è un esercizio fondamentale per i ballerini che intendono progredire consentendo loro di sperimentare le capacità di apprendimento delle lezioni private, di cui sono un complemento indispensabile. E’ obbligatorio per preagonisti e competitori in quanto in questa occasione vengono approfondite strategie per i programmi  e proposti esercizi o vere e proprie simulazioni di gara.
Si svolge in spazi ampi e non è requisito essenziale che tutte le coppie siano dello stesso livello, è invece importante che tutti prendano la cosa sul serio e siano disposti a dare il massimo senza intralciare gli altri.

Ho visto una giovane splendida coppia fare le proprie evoluzioni di un samba sfrenato ai bordi della pista mentre gli altri seguivano il proprio programma di valzer ognuno concentrato sul proprio impegno. I passi, le sequenze sono un esercizio ginnico che tutti hanno memorizzato e possono eseguire senza musica, la musica stessa finalmente si realizza nel trasformare i movimenti in armonia.

È un luogo dove ci si diverte davvero a ballare, c’è lo spazio, non c’è la tensione della gara ma ci sono gli altri che vedi con la coda dell’occhio e che stimolano la competitività, c’è il maestro che ti guarda e suggerisce correggendo senza fermarti, hai spazio e tempo per ballare come sai, per scorrere sul parquet e dimenticare tutto il resto.

Se si riesce a lasciarsi andare si può dare il meglio di sè. Dura un’ora ed alla fine tutti sono stanchi morti, madidi e sfiancati, liberati da tossine e pensieri.

Chi ritiene che il ballo sia una disciplina leggera dovrebbe venire qui a  vedere e provare un paio di giri di tango o di quick step per ricredersi.

Ci vogliono occhi e muscoli, concentrazione e grinta e tanto, troppo fiato.

Bello da fare e bello da vedere, ma gli allenamenti guidati si svolgono a porte chiuse nel segreto delle scuole di ballo, fuori da occhi indiscreti o superficiali, e allora io, riconoscente, come in un leggiadro pivot mi slancio in un grazie di cuore per lo spettacolo al mio amico Maurizio Paccavia e ai suoi bravissimi allievi.

Salone Rinascita

 

Via G. Matteotti 18 Sesto Fiorentino (FI) tel. 055.440147/055.44056
www.salonerinascita.it  
Quando si balla  
venerdì sera boogie boogie con disk jockey
Sabato sera liscio con  orchestra
domenica pomeriggio liscio con orchestra
Prezzo  
inferiore a 10 euro  
Pista da ballo  
20 passi x 16 passi  
Parcheggio  
parcheggio pubblico a 400 metri, problematico nelle strette strade vicine
Dove si mangia  
al circolo arci adiacente, pizzeria e cibi tradizionali

 Siamo stati al Rinascita due volte in inverno, dietro suggerimento di qualcuno un sabato e la sera di natale, il solito gruppone di compari con alcune defezioni. L’ingresso avviene attraverso una ripida scala, in cima ci accolgono la biglietteria, il guardaroba e personale molto gentile, una spessa tenda separa dalla sala.

Buon impatto immediato: tanto spazio e aria fresca, alle pareti effetti di luce colorati e non aggressivi, un megaschermo tv sintonizzato su raiuno ed un  grande quadro di Graziano Martini raffigurante due ballerini di rock. Un’ampia vetrata separa la zona disk jockey che, almeno quelle sere lì, era un tranquillo signore anziano dai buoni gusti musicali.

Divanetti classici rossi e celesti, comodi e tanti, nicchie laterali con posti seduti più defilati, ma tutta la sala è tranquilla. Gli effetti luci non sono aggressivi, l’illuminazione è chiara e anche troppo accentuata, le casse non rimbombano, si ascolta la musica ma si ascolta anche ciò che ti dice il vicino di posto, la pista è di marmo color avorio  dove si viaggia che è un piacere. Un ambiente soft.

In pista ballerini esperti, molto esperti, di ogni età, nella fascia trenta settanta, molti con le scarpette da ballo, donne e uomini, tanti ballerini di scuola ma senza esibizionismo nessuno che si ferma in mezzo alla pista a beguinare o pomiciare, tutti scorrono con agilità e sicurezza lasciando spazio; stranamente non mi sono scontrato mai con nessuno anche a pista piena, ed è un buon segno.

Complessi del giro tradizionale: liscio, revival classici, rumbe e latini e foxtrot , molti fox, tanti fox, proprio per lo spirito che anima la sala: ballare.

Mi dicono che la clientela della domenica pomeriggio sia diversa: singoli uomini e donne alla ricerca del partner e poche coppie, forse si innalza anche l’età.

Non ho intenzione di verificare, mi fido.

E’ una delle sale più conosciute della Toscana fin dagli anni cinquanta, quando si ballava la domenica pomeriggio e raccoglieva la gioventù di Sesto e Firenze. In quel periodo e fino alla fine degli anni 70 in questo dancing si sono alternati orchestre e cantanti famosi,Celentano, Mina, Tony Dallara, Morandi e tanti altri. Allora e fino agli anni ottanta funzionava anche come teatro, quindi, a seguito di radicale ristrutturazione il salone rimase chiuso per due anni e venne riaperto nel natale del 1986 pressappoco nella attuale forma capace di ospitare 380 clienti.

Nei locali del Circolo si svolgono nei giorni della settimana corsi di ballo liscio, boogie boogie e latino americano, insomma come si suol dire “di quel che c’è non manca nulla !”

Siamo stati bene, molto bene al Rinascita, anche se ho dato qualche pestone alla mia dama, la prossima volta porto le scarpette anche io perché qui si balla, altro che se si balla !

Giudizio: Caldamente consigliato. Tre ballerini

Post scriptum

Ho fatto una capatina di controllo al circolo arci adiacente, dove si può cenare, ed ho scoperto un menù affascinante: crostini di fegato, budella, ventricini e budercola.

Poiché risulta difficoltoso capire esattamente quali siano gli ingredienti di questa cena tipicamente sestese, mi riprometto di tornarci sopra.

Buon Natale

E’ il primo Natale di Patriebalere e voglio di fare un augurio a tutti:

auguri alla bella Miriam e a Marzio, gran signore e gran portamento, perché con le renne arrivi l’ispirazione sul giro spin

auguri alla simpatica Patrizia che è sempre stanca e a Massimo che non è mai stanco, a quando ci faranno capire qual’è il loro punto di incontro

auguri a Silvana con i piedini gonfi che non possono star fermi e al geloso Stefano che sembra guardi tutte le donne ma vede solo lei

auguri a Michela dagli occhi grandi, auguri a Marcello rifugio sicuro e caro amico

auguri alla sprizzante Monica e ad Andrea tutto preso dal lavoro, affinchè  trovino il tempo per un lungo tango appassionato

auguri a Manola e Adriano, sempre vivi e sempre attivi, di qui e di là, a smuovere umori e vitalizzare e rivitalizzare, tutti ballo e nipotini

auguri a Graziana e Roberto perchè babbo natale gli porti qualcosa che gli tenga sempre al calduccio testa e piedi

auguri ad Alessandra e a Luciano e che smetta di fare il burbero, tanto ormai lo sanno tutti che ha il cuore tenero

auguri a Franchina e Alfonso, quando usciranno dal rimessaggio e si faranno vedere

auguri alla dolce Grazia e al buon amico Vinicio, alle loro premure, alle loro garberie fuori moda eppur sempre di moda

auguri a Katia e Fabio che mi hanno messo in moto e mi insegnano a muovere i piedi a tempo, che il santo dei ballerini li protegga e li illumini

auguri a  Vittorio e a alla loro idea di terza età che mi piace dimolto

auguri a Annalisa e Carlo deliziosi compagni di giochi di carte e di sfiziosi buffet

auguri a santa Camilla e a Fabio con la speranza che mi procuri le gomme da neve prima dell’estate

auguri a Paola che ci ha portato a ballare la prima volta, auguri a Raffaele e al “piccolo” Iago (si raccomanda di non disturbare il can che dorme)

auguri alla dolce Silvia, di fragranza appena sfornata, e al prode Sauro sempre di ferro nonostante tutto

auguri a Francesca e Pippo sempre indaffarati sempre  illavorati, sempre imballati, eppur sempre disponibili

auguri ai miei amici di mare Tiziana e Maurizio e ai loro infiniti racconti di una vita di ballo e  ballerini

auguri a Teresa e a Sauro, agli arrosti, ai prosciutti e alla loro tavola imbandita,

auguri alla premurosa Enza e al premuroso e instancabile tuttofare Proto, con l’augurio che riesca a portare  tutti in Sardegna nel 2011

auguri alla tenace Franca, anima vitale della compagnia e a Valdo che cerca una vecchiaia che non si fa trovare, perché davvero non la trovi mai

auguri alla frizzante Gianna e a Loriano, e alla sua ernia alla quale siamo oramai tutti affezionati, sento già che ci mancherà un po’

auguri a Gabriella e Sabatino, alle battute e alle castagne, ai bomboloni e alle torte della nonna,

auguri alla signora Antonia e ai suoi compagni di ballo del sabato sera, quando ci sono, e mal che vada, ai balli di gruppo; auguri Giuseppe per le sere in cui la fa ballare

auguri ad Alba e a coloro che hanno avuto l’idea  di impiombarle le caviglie per stabilizzarla in pista

auguri all’infortunata Mariagrazia e a Daniele perché il nuovo anno porti loro gare e vittorie prestigiose, sempre se ne avranno voglia

auguri a Federica e Salvatore che con dispiacere quasi non incontro più, alle loro scelte, alle loro idee, al bar e alla Sicilia

auguri a Pina e a Piero che proprio non vedo più e che pure ci mancano, perché ogni tanto tornino da noi

auguri a Cristina sempre indaffarata e a Claudio sempre reperibile, alla loro naturale predisposizione per l’amicizia

e infine tanti auguri a Monica che sopporta le mie smanie da aspirante ballerino e con dedizione mi segue in questa dolce follia senile.

Auguri a tutti coloro che mi sono scordato di citare e auguri a Luciano del circolo di Candeglia, che sempre sarà la nostra casa. Auguri alle orchestre che ci accompagnano al sabato sera ed e infine, ma si, auguri anche alla scuola del Meoni, non fosse altro perché accoglie i nostri compagni, e a tutte le scuole di ballo, auguri alle balere, ai dancing, ai night, insomma auguri e lunga vita a tutti coloro che amano, apprezzano, capiscono il ballo ed il mondo affascinante, colorato e pazzerello che lo circonda.

Il baratto

Felice Cocquio è un dipendente del catasto di trentanove anni, alto e con un portamento da gara da puledro purosangue. È insomma un uomo fascinoso. Ha alle spalle un matrimonio fallito con una pazzoide nevrastenica con manie di grandezza di nome Ivana  con la quale era impossibile vivere e che lo aveva ridotto uno straccio.

Il divorzio gli è costato una franata, ma mai soldi furono spesi meglio.

Lei, dopo esser passata da uno psichiatra a un analista, da un esorcista ad un guaritore sembra abbia trovato un certo equilibrio in una comunità di buddisti del casentino, dove conduce una vita ascetica, si dice, e si accontenta di pochi lussi, cosa che pare un po’ singolare viste le sue abitudini di vita precedenti.

Erano due ottimi ballerini da gara, le volte in cui lei non aveva le paturnie e lo piantava in asso, adesso Felice è un ballerino singolo perché non vuole più sapere di far coppia fissa, né in sala da ballo né  nella vita.

Felice e quasi un uomo felice, il quasi è relativo ai brutti ricordi impressigli dalla ex che, generalizzando, ha esteso a tutto il genere femminile.

Intendiamoci Felice non ha cambiato tendenze sessuali e non si è rinchiuso in se stesso, è soltanto che non vuole più avere rapporti impegnativi con nessuna donna.

Così vive da solo in una casettina di periferia, ma senza una mogliettina semplice e carina, ed è proprio come piace a lui !

Guadagna bene e dopo aver passato gli alimenti a quella pazza della ex, gli resta quanto basta per fare una vita discreta senza sacrifici: orario di lavoro che termina alle due e  tanto tempo da dedicare a se stesso: sport, bei vestiti, e frequentazioni di cinema e bar con gli amici del cuore. Al sabato sera ballo, per gusto e per questione di sopravvivenza.

Felice Coquio è felice del proprio menage e della sua vita affollata di presenze e priva di contenuti, è un uomo trasparente, tanto trasparente da far sorgere il dubbio che sia proprio vuoto, nell’ambiente dicono che è semplicemente un furbacchione che sa come prendere le donne.

Felice balla bene e balla di tutto, classico da sala, latini caraibici e tango, oltretutto è di aspetto gradevole, si veste con eleganza, ha soldini da spendere e non è un micragnoso, tutte cose che piacciono, eccome se piacciono !

Felice ha una gestione amministrativa piuttosto complessa delle serate tra quelle dedicate alle donne e quelle agli amici, segue delle regole precise per non confondersi, ma in caso di emergenza  è libero di rinunciare a qualunque impegno senza troppe giustificazioni e sensi di colpa.

Felice si divide scientificamente tra quattro sale da ballo: il Babilonia il primo ed il secondo sabato del mese, il Caprice, il terzo sabato del mese, il Flamenco l’ultimo sabato ed il Blue Moon tutti i venerdì.  A Pasqua  e Natale riposa e va a trovare la zia a Villafranca.

Analogamente si divide tra molteplici donne e con tutte ha stretto da anni rapporti chiari e limpidi e di reciproca soddisfazione.

Tutto è nato casualmente e si è sviluppato nel corso del tempo, quando le sue varie ballerine sparse per città e provincia hanno capito che non sarebbe mai divenuto un partito affidabile con cui costruire qualcosa di serio. A quel punto hanno smesso di considerarlo una bocconcino da impalmare ed hanno avviato a trattarlo per quello che è: un uomo solo, impenitente e senza sentimenti e  con tanto bisogno di donne in senso lato, ma molto lato.

Non avendo più una madre protettiva da molti anni l’unica presenza femminile costante nella vita di Felice è un spaventosa donna delle pulizie filippina difficilmente classificabile come donna, che tre volte a settimana gli sistema la casa, il resto nisba.

Felice è ancora giovane  e pimpante ed i bisogni sessuali non se li può gestire in proprio, tra le donne con le quali balla attraverso una selezione naturale è emersa pian piano l’Amina Allori, una moretta cinquantenne di bell’aspetto, anche lei felicemente separata, che non ha nessuna intenzione di rifarsi una vita di coppia e che sta benissimo da sola.

L’ha conosciuta al Babilonia, un  locale di liscio dove lui spadroneggiava in pista e tra i tavolini con quell’aspetto distaccato ed elegante. I due si sono piaciuti e si piacciono fisicamente,  ballano, parlano e fanno vita di coppia all’interno del locale, poi finiscono a letto in casa di uno dei due e trascorrono così un bel sabato sera, al mattino ognuno a casa propria ed alle proprie abitudini consolidate e stop per quindici giorni, fino al prossimo richiamo delle gonadi. Un menage di reciproca soddisfazione fra due persone mature che non chiedono più di innamorarsi.

Contenti loro, contenti tutti !

Quindi l’impegno al Babilonia è legato al liscio e all’Amina e alla soddisfazione di certi bisogni primari che niente hanno a vedere con l’amore platonico.

Differente è il caso del Caprice.

Il Caprice è una milonga, un locale da ballo specializzato in tanghi, milonga e vals argentini dove vanno gli specialisti e i fissati di questi balli e se ci capita un estraneo che non conosce l’ambiente rimane basito aspettando invano un fox trot.

Qui Felice ha una schiera di puledre di varia stazza ed età che lo aspettano a gloria per fare un ballo decente con un vero macho fra tanti smidollati che saltellano strascicando i piedi e  illudendosi di tangare.

Tra ganci, parades e ocho cortado,  Felice si divide equamente tra le frequentatrici del Caprice con balli accalorati e passionali nei quali la passione è solo figurata.

Fra queste dame di compagnia la storia con l’Antonia, un fisico tirato a lucido dal body building giornaliero e una abilità straordinaria nel tango, è nata per caso quando lei, timidamente anni fa gli chiese di insegnarle qualche nuovo passo dichiarandosi disposta a pagare. Felice è un galantuomo e mai avrebbe accettato soldi da una donna, ma parlando del più e del meno scoprì che lei era appassionata di cucina e fra un convenevole e un’allusione finì che l’Antonia un bel sabato si presentò con una vaschetta di sugo all’arrabbiata pronto per condire gli spaghetti.  Felice gradì assai.

Da allora è consuetudine che il terzo sabato del mese, Antonia prepari qualche leccornia la metta sotto vuoto e la porti in sala da ballo per consegnarla a Felice, non  come pagamento delle lezioni, ma come pensiero gentile nei confronti di uno scapolone incapace di cucinare. Così, visto che le dosi sono andate aumentando e le vettovaglie dovevano durare più a lungo, Felice se ne torna a casa dopo il tango come se tornasse dal supermercato, quando con pentole di ribollita, quando con conserve di mirtillo, quando con barattoli di pesto alla genovese fresco e profumato.

E tutti sono contenti.

Poi c’è il Flamenco, l’ultimo sabato del mese: qui si balla latino e caraibico.

Questo è il regno delle gemelle Tramonti, Alba e Luna, che se lo contendono tra salsa, merengue e cha cha cha. Le sorelle sono note in città per il negozio di tessuti e passamaneria Tramonti, operativo nello stesso vetusto locale dal 1915 e già fornitore della real casa nel segmento bottoni e cordoni per tendaggi.

Le gemelle Tramonti hanno a che fare quotidianamente con le sartorie industriali, dunque quale miglior fornitore per vestiti, ma anche rammendi e aggiustature degli abiti per Felice.

Le sorelle in cambio della sua disponibilità illimitata a sequenze di balli frenetici sono sempre pronte a darsi da fare per trovare il negozio o la sarta giuste per rispondere alle richieste di Felice, e le richieste sono molteplici perché lui è un vero vanesio.

Recentemente  hanno pure disegnato e prodotto dei bottoni su misura per lui, con l’immagine minuscola di una ballerina, che lui desiderava tanto per la sua nuova giacca nera a due petti.

Ah, questi uomini ! sospirano  le gemelle, e lo guardano orgogliose come fosse un  figlio un po’ discolo.

Infine il Blue Moon, locale sul mare che vede Felice in azione tutti i venerdì sera: qui non ci sono partner affezionate, ma tre grandi piste dove ballare latino e caraibico, discodance e liscio e un mucchio di gente,  un paese del bengodi per i ballerini scapoli con tante donne sole che non cercano di meglio che un’avventura o una relazione, un ottimo bacino di utenza dove trovare di volta in volta una esperta in manicure o una fisioterapista, un’affidabile commercialista per la denuncia dei redditi, o una bancaria per consigli sui risparmi.

A dire la verità servirebbe anche qualcuna che sapesse stirare i capi delicati meglio della filippina, ma convincere le donne a venire a casa a stirargli le camicie in cambio di una polka e una mazurca è un po’ più difficile, non gli è ancora riuscito !

Provateci un po’ voi se ne siete capaci.

Il reperibile

Claudio: un uomo, un perchè

Dal nomen latino Claudius, che significa letteralmente claudicante, zoppo, anche se altre teorie fanno derivare il nome dal sabino clausus, che significa chiuso.

Il nostro Claudio, invero, non è zoppo, poichè balla piuttosto bene, né chiuso, in quanto risulta anzi molto aperto e disponibile verso gli altri.

E’ difficile far rima con Claudio: ha un accento sdrucciolo sulla prima sillaba,  vengono bene solo audio e gaudio, che gli si addicono certamente, o altre un poco forzate come agrario, ammalio, anacardio,  antiorario, antiparassitario, antipolio, antiquario,  acquario, armadio, armamentario, armonio, ascidio, assedio, assegnatario, astrolabio, ausiliario, autoferrotranviario, autoritario,  aviario, aviatorio, avorio,  avversario,  azionario, solo per citare la “a”, che forse non sono troppo adatte a lui.

Troppo complicato un pensiero in rima

Ci sono Claudio famosi: cantanti come Villa, Abbado, il pianista Arrau,  attori come Amendola e Bisio, calciatori come Marchisio, Gentile o il portiere Claudione Garella, politici come Claudio Fava, Scajola e Signorile, il fisico e informatico Claudio Allocchio o il mitico Claudio Lotito.

Il nostro Claudio è un signore un poco demodè: gira in giacca e cravatta, è compìto e di modi gentili, porge la destra alle signore e non disdegna abbigliamenti teutonici con tanto di sandalo e calzino grigio, sembra uno zio impiegato al catasto che riporta alla memoria racconti  borghesi del novecento.

Ma il nostro Claudio è anche moderno: munito di cinepresa o magnetofono registra le sensazioni della signora e dei compagni, non come farebbe un papararazzo qualunque  per spiarne i movimenti o deriderne i gesti, bensì per goderne appieno con loro nella serate di ricordo e nostalgia. Niente a che vedere con i cattivi esempi di oggi, piuttosto un testimone, un benevolo biografo di giorni spensierati.

E’ un poco distratto a dire il vero, certe volte confonde i nomi o si fa portare via borsellino e documenti con un poco di ingenuità, ma da vero signore non inveisce e non sbraca, assorbe con dignità e sorrriso sulle labbra, chiunque altro avrebbe sclerato in quel caldo pomeriggio di Atene, ma lui no, non fa una piega. Si limita ad assolvere alla fastidiosa incombenza della denuncia del caso e riprende a ballare con la consenziente Cristina  da dove si era interrotto, senza nemmeno un moccolo!

Quando ci vuole Claudio c’è,  e”se non c’era ci andava messo “, lui è il nostro “reperibile” .

A noi piace così !

La posta del cuore: gelosone

Sono una sposina afflitta da insana gelosia

Le scrivo questa lettera in preda allo sconforto: sono una grande appassionata di ballo liscio, ma devo combattere col mio sposo che è siciliano e geloso da morire.

Lui non balla perché ha i piedi dolci  e non mi ha mai portata in un dancing anche quando eravamo fidanzatini di primo letto per la paura che guardassi gli altri maschi.

Da un annetto, dopo innumerevoli discussioni, ha accettato ad accompagnarmi a ballare, ma una sola volta al mese e solo al Rifrullo, una balera che ha selezionato lui dopo accurati studi.

Si è convinto perché certi suoi parenti siciliani gli hanno raccontato che lì ballano  la mazurca e la polca filuzziana che in origine veniva ballata tra uomini e  che si caratterizza per la presenza di figure staccate come i denzi, i mezzi denzi e le piroette, tutte figure faticose che non inducono in tentazione gli uomini perché sono troppo indaffarati a correre e saltare.

Inoltre nei balli alla filuzzi la coppia si muove in continuazione e velocemente così non c’è modo che il ballerino di turno stringa o palpi la dama. Per questo mi porta al Rifrullo.

Lui sta seduto vicino alla pista e mi lascia ballare però vuole controllare tutti i maschi che mi chiedono,  fa loro un esamino orale e li squadra da capo a piedi e dà o meno la sua approvazione. Poi non mi leva gli occhi di dosso durante tutto il tempo del ballo e mi viene a riprendere in mezzo alla pista appena la musica finisce. Sapessi quanti ne ha scartati e quanti ballerini non vengono più a chiedermi sapendo di dover affrontare questo severo controllo.

L’unico che a lui va bene è un suo prozio materno, un povero vecchio senza denti che fatica a tenersi in piedi e che non è in grado  di fare le piroette  e tanto meno il caratteristico frullone finale che a me piace tanto perché fa girare la testa.

Ora io le chiedo: come posso fare per divertirmi un pochino di più senza fare ingelosire il mio asfissiante consorte.

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 Mia afflitta

La tua storia mi riporta alcuni anni addietro quando me la facevo con una sposina che aveva un marito gelosissimo di Cantù. L’aveva talmente infastidita nella sua costrizione alla  reclusione che ella non trovava di meglio che farmi salire dal terrazzo dei vicini per tenerle un poco di sana e vivace compagnia.

Quante fughe ho dovuto fare quando lui improvvisamente rientrava dall’ufficio e noi eravamo affaccendati sul più bello.

Tutto ebbe termine quando, una di quelle volte di rientri anticipati, saltando giù dal balcone mi ruppi tarso e metatarso del piede destro e mi salvai miracolosamente  strascicandomi fino al motorino che avevo posteggiato dietro l’angolo.

Fu tale la paura che decidemmo di comune accordo di non vederci più, ma ancora oggi la sposina, nel frattempo cresciuta, mi  manda biglietti di ringraziamento per Natale.

Che bei ricordi !

Ma veniamo a noi.

E’ difficile convincere un marito geloso che non si fa niente di male a farsi stringere un po’ durante il ballo, fa parte della coreografia e per noi maschietti c’è molto più gusto quando si brancica la ballerina,

Anche per eseguire una buona mazurca alla filuzzi è necessaria una simbiosi col partner da affinare con l’esercizio, oltretutto questa tecnica particolare non è adatta a vecchi mosci, ma a giovanotti birbanti.

Per tua fortuna tra i nostri volontari del SAMBA ci sono un paio di maschietti un poco fluvi che sono soliti  ballare in coppia maschile secondo le antiche tradizioni filuzziane, in verità ballano in coppia anche il tango e la bachata, ma questa è un altra storia legata alle loro preferenze sessuali.

Ebbene dovrebbero costituire una garanzia per il tuo geloso consorte e, se necessario, per farlo stare tranquillo potremmo dotarli di certificato di autenticità omosessuale.

Per te sarebbe una buona soluzione perché si tratta di due energici e provetti danzatori che, partendo dalla filuzzi potrebbero farti ballare anche tutto il resto e trascinarti in un vorticoso frullone finale. Formereste un trio fantastico e tuo marito si potrebbe fare una birretta con animo tranquillo e rilassato.

Per correttezza deontologica devo precisare che uno dei due compari non è propriamente omo, ma più esattamente bisessuale, in altre parole gli vanno benone sia maschi che femmine, ma questo particolare ti conviene non starlo a raccontare a quel gelosone  del  tuo sposo che tanto non capirebbe e creerebbe un mucchio di problemi.

Lezioni di ballo fai-da-te: Quadriglia di Maresca

Buongiorno, sono l’architetto e maestro di ballo Isidoro Polvani membro onorario del Foro di Bagno a Ripoli e ideatore del “Metodo di ballo semplificato fai-da-te del maestro e architetto Isidoro Polvani, del Foro di Bagno a Ripoli”.

Oggi, beneamate fanciulle, tenteremo di apprendere le regole di un ballo purtroppo poco noto al grande pubblico, ma di grande effetto scenico e che facilita gli incontri tra le diverse classi sociali, comprese le più abiette: la quadriglia di maresca.

Il posto ideale dove ballare la quadriglia di maresca sarebbe Maresca, ma poiché il ridente paese montano è piuttosto piccolo per accogliere tutti ed è anche fuori mano,  applicheremo le regole del nostro metodo semplificato fai-da-te ed individueremo così una valida alternativa in un bel salone con ampia terrazza a vetrate sul fiume posto al quarto piano di un maestoso palazzo dell’epoca del fascio. Se vogliamo scendere di piani e di soddisfazione può andare anche un garage dove trovi alloggio comodamente una mercedes familiare che per l’occasione dovrà essere parcheggiata in strada. Se non avete la mercedes familiare va bene anche un’altra auto purché sia anche questa parcheggiata all’esterno del garage stesso.

Limite intrinseco della quadriglia di maresca è che non si può ballare da soli e nemmeno in coppia, sarebbe una biglia di maresca, ma bisogna essere almeno quattro o multipli, quindi otto, sedici, trentadue, sessantaquattro, centoventotto, duecentocinquantasei e via  a salire, più siamo meglio è.

Per il nostro fai-da-te quindi dovrete raccattare forzatamente un marito o fidanzato e almeno un paio di parenti, amici, coinquilini o passanti. Se non trovate nessuno provate all’albergo dei poveri e vedrete che troverete sicuramente qualcuno disposto a piazzarsi in casa vostra, e  farete pure qualcosa di utile nella vostra vita futile e vuota.

Individuati i partecipanti al ballo occupiamoci dell’arredamento: se si tratta del garage non ce ne frega niente perché non c’è gusto ad arredare un garage, per cui basterà che buttiate via tutti gli inutili attrezzi di vostro marito, compresi gli sci, e facciate un bello spazio tutto per voi; ricordatevi di  tenere il bandone socchiuso per non creare un ambiente malsano e sudaticcio che non sta bene.

Se invece si tratta del bel salone fate in modo che ci sia più luce possibile spalancando la finestra sul fiume, sostituite poi gli inutili vecchi mobili di famiglia tipo scrittoi, consolle e tavoli in noce chiaro con abbondanti piante di ficus e di rododendro, agli angoli  potete posizionare delle credenzine angolari del seicento di castagno con piedini a cipolla, gli angoli infatti non disturbano il nostro ballo.

Dentro alle credenze sarà messo in risalto un bel servito bianco e azzurro di Sevres e qualche statuina di Capodimonte a tema bucolico, il resto delle suppellettili avanzate stipatele in qualche altra stanza, per esempio nello studio di vostro marito, se avete uno studio o un marito o, in alternativa, nella camera matrimoniale, dalla sua parte del lettone; alle pareti solo quadri con temi campestri e idilliaci.

Avrete ricreato così un ambiente di tipo montano che tanto si addice come sfondo alla quadriglia di maresca ed anche un bello spazio nella vostra sala perché questa danza richiede parecchi metri quadri liberi.

E adesso, mie bambole piene di aspettative, occupiamoci dei passi

La quadriglia si balla al comando di un “maestro di danza” che ordina una serie di figure o meglio manovre a spiccato riferimento corteggiatorio. Nel nostro metodo semplificato sarete voi contemporaneamente ballerina e maestro di danza.

L’abilità del maestro risiede nell’intrecciare le varie figure mantenendo l’armonia e la fluidità del ballo; le manovre più antiche sono molto semplici ma nello stesso tempo di grande effetto; queste sono alternate a comandi di esclusione grazie ai quali il maestro durante il ballo elimina le coppie danzanti facendone rimanere una sola, inutile dire che farete in modo di eliminare tutte le altre coppie ad esclusione della vostra, del resto la casa è vostra e fate come vi pare.

E’ chiaro che se siete due sole coppie la gara finirà molto presto perciò più siete meglio state.

I passi della quadriglia di maresca sono di una semplicità infantile ma sono numerosi e non posso certo elencarli tutti altrimenti non si parlerebbe più di un corso di ballo semplificato. Così vi darò qualche indicazione, diciamo gli ingredienti base, poi starà a voi, come maestra di ballo della serata,  mischiarli in allegre sequenze.

Metteteci quindi:

una serie di allontanamenti e avvicinamenti dagli estremi al centro del salotto,

un presa sottobraccio uomo donna con arrocchettamenti in tondo sul posto,

almeno un paio di girotondi giocosi mano nella mano,

una sequenza di gesti simbolici da mimare col dirimpettaio: schiaffetti, levate di cappello, inchini, calcetti,

almeno uno schieramento frontale con disposizione su due file e scambi di posto alternati tra i componenti,

pacche sui propri fianchi e sul deretano accompagnati da convincenti urletti di gioia

altre cose che vi venissero in mente sul momento, tanto siete voi la maestra di ballo e potete metterci dentro quel che vi pare.

Dimenticavo la  musica: dovrete individuare un pezzo che si chiami quadriglia e farlo suonare dentro il vostro riproduttore audio che metteremo su un bel piedistallo in alluminio anodizzato di color blu elettrico che terrete in bella evidenza all’ingresso del salone. Stessa dislocazione qualora con un colpo di fortuna riusciste a reperire un paio di villani che suonino organetto e ocarina dal vivo. Ma a una certa ora della notte ricordatevi di farli smettere di suonare e di dargli qualcosa da mangiare.

E ora, buon divertimento dal sempre vostro  Arch. Maestro Isidoro Polvani