Lezioni di ballo fai-da-te: Quadriglia di Maresca

Buongiorno, sono l’architetto e maestro di ballo Isidoro Polvani membro onorario del Foro di Bagno a Ripoli e ideatore del “Metodo di ballo semplificato fai-da-te del maestro e architetto Isidoro Polvani, del Foro di Bagno a Ripoli”.

Oggi, beneamate fanciulle, tenteremo di apprendere le regole di un ballo purtroppo poco noto al grande pubblico, ma di grande effetto scenico e che facilita gli incontri tra le diverse classi sociali, comprese le più abiette: la quadriglia di maresca.

Il posto ideale dove ballare la quadriglia di maresca sarebbe Maresca, ma poiché il ridente paese montano è piuttosto piccolo per accogliere tutti ed è anche fuori mano,  applicheremo le regole del nostro metodo semplificato fai-da-te ed individueremo così una valida alternativa in un bel salone con ampia terrazza a vetrate sul fiume posto al quarto piano di un maestoso palazzo dell’epoca del fascio. Se vogliamo scendere di piani e di soddisfazione può andare anche un garage dove trovi alloggio comodamente una mercedes familiare che per l’occasione dovrà essere parcheggiata in strada. Se non avete la mercedes familiare va bene anche un’altra auto purché sia anche questa parcheggiata all’esterno del garage stesso.

Limite intrinseco della quadriglia di maresca è che non si può ballare da soli e nemmeno in coppia, sarebbe una biglia di maresca, ma bisogna essere almeno quattro o multipli, quindi otto, sedici, trentadue, sessantaquattro, centoventotto, duecentocinquantasei e via  a salire, più siamo meglio è.

Per il nostro fai-da-te quindi dovrete raccattare forzatamente un marito o fidanzato e almeno un paio di parenti, amici, coinquilini o passanti. Se non trovate nessuno provate all’albergo dei poveri e vedrete che troverete sicuramente qualcuno disposto a piazzarsi in casa vostra, e  farete pure qualcosa di utile nella vostra vita futile e vuota.

Individuati i partecipanti al ballo occupiamoci dell’arredamento: se si tratta del garage non ce ne frega niente perché non c’è gusto ad arredare un garage, per cui basterà che buttiate via tutti gli inutili attrezzi di vostro marito, compresi gli sci, e facciate un bello spazio tutto per voi; ricordatevi di  tenere il bandone socchiuso per non creare un ambiente malsano e sudaticcio che non sta bene.

Se invece si tratta del bel salone fate in modo che ci sia più luce possibile spalancando la finestra sul fiume, sostituite poi gli inutili vecchi mobili di famiglia tipo scrittoi, consolle e tavoli in noce chiaro con abbondanti piante di ficus e di rododendro, agli angoli  potete posizionare delle credenzine angolari del seicento di castagno con piedini a cipolla, gli angoli infatti non disturbano il nostro ballo.

Dentro alle credenze sarà messo in risalto un bel servito bianco e azzurro di Sevres e qualche statuina di Capodimonte a tema bucolico, il resto delle suppellettili avanzate stipatele in qualche altra stanza, per esempio nello studio di vostro marito, se avete uno studio o un marito o, in alternativa, nella camera matrimoniale, dalla sua parte del lettone; alle pareti solo quadri con temi campestri e idilliaci.

Avrete ricreato così un ambiente di tipo montano che tanto si addice come sfondo alla quadriglia di maresca ed anche un bello spazio nella vostra sala perché questa danza richiede parecchi metri quadri liberi.

E adesso, mie bambole piene di aspettative, occupiamoci dei passi

La quadriglia si balla al comando di un “maestro di danza” che ordina una serie di figure o meglio manovre a spiccato riferimento corteggiatorio. Nel nostro metodo semplificato sarete voi contemporaneamente ballerina e maestro di danza.

L’abilità del maestro risiede nell’intrecciare le varie figure mantenendo l’armonia e la fluidità del ballo; le manovre più antiche sono molto semplici ma nello stesso tempo di grande effetto; queste sono alternate a comandi di esclusione grazie ai quali il maestro durante il ballo elimina le coppie danzanti facendone rimanere una sola, inutile dire che farete in modo di eliminare tutte le altre coppie ad esclusione della vostra, del resto la casa è vostra e fate come vi pare.

E’ chiaro che se siete due sole coppie la gara finirà molto presto perciò più siete meglio state.

I passi della quadriglia di maresca sono di una semplicità infantile ma sono numerosi e non posso certo elencarli tutti altrimenti non si parlerebbe più di un corso di ballo semplificato. Così vi darò qualche indicazione, diciamo gli ingredienti base, poi starà a voi, come maestra di ballo della serata,  mischiarli in allegre sequenze.

Metteteci quindi:

una serie di allontanamenti e avvicinamenti dagli estremi al centro del salotto,

un presa sottobraccio uomo donna con arrocchettamenti in tondo sul posto,

almeno un paio di girotondi giocosi mano nella mano,

una sequenza di gesti simbolici da mimare col dirimpettaio: schiaffetti, levate di cappello, inchini, calcetti,

almeno uno schieramento frontale con disposizione su due file e scambi di posto alternati tra i componenti,

pacche sui propri fianchi e sul deretano accompagnati da convincenti urletti di gioia

altre cose che vi venissero in mente sul momento, tanto siete voi la maestra di ballo e potete metterci dentro quel che vi pare.

Dimenticavo la  musica: dovrete individuare un pezzo che si chiami quadriglia e farlo suonare dentro il vostro riproduttore audio che metteremo su un bel piedistallo in alluminio anodizzato di color blu elettrico che terrete in bella evidenza all’ingresso del salone. Stessa dislocazione qualora con un colpo di fortuna riusciste a reperire un paio di villani che suonino organetto e ocarina dal vivo. Ma a una certa ora della notte ricordatevi di farli smettere di suonare e di dargli qualcosa da mangiare.

E ora, buon divertimento dal sempre vostro  Arch. Maestro Isidoro Polvani

 

La camminata

La camminata costituisce una componente importante nella resa estetica e nella efficacia dei balli da sala, si tratta di un movimento spontaneo che tuttavia nella danza ha delle regole precise che, se rispettate, danno un vero tocco di classe.

Generalmente abbiamo la camminata in avanti per il cavaliere e la camminata indietro per la dama: nella camminata indietro è molto difficile mantenere il giusto equilibrio ed una posizione esteticamente e tecnicamente perfetta,  in più deve evitare di essere travolta dall’uomo che incede. Le donne fanno il lavoro sporco e difficile anche se sorridono come se nulla fosse,.

Il cavaliere che esegue la camminata deve inclinare del tanto che occorre il corpo in avanti, facendo cadere il peso sull’avampiede e mantenendo un equilibrio perfetto, senza mai scomporre la figura, mantenendo il busto in una posizione naturale e con le ginocchia rilassate;

Il peso del corpo deve essere spostato in avanti prima ancora di muovere il piede che deve eseguire il passo, bisognerebbe ripartire il peso sui due piedi solo quando il passo in avanti raggiunge la massima estensione.

La dama deve avere una postura arcuata alla propria sinistra e leggermente inclinata all’indietro. In linea generale la funzione della dama è di seguire il cavaliere, sia che egli stia eseguendo bene una figura o che stia clamorosamente toppando, insomma il maschietto non va sputtanato pubblicamente, ma dolcemente ripreso e rimesso in riga, naturalmente per le donne che ci riescono e gli uomini che se lo fanno fare.

Infine sarebbe bene che i partner avessero altezza uguale fra di loro o per lo meno non ci fossero distanze siderali tali da far sembrare la coppia formata da un adulto ed un  bambino.

Questa è la teoria, in pratica poi bisogna vedere cosa succede.

Prendiamo per esempio la mia amica Ermelinda: un metro e settanta senza tacchi, ma lei insiste a portare scarpe col tacco, per cento chili di ciccia ben distribuita tra rosee cosciotte, fianchi da platano, culone da ninnananna, poppe da balia, bella schiena piena ed un volto radioso sormontato da una cofana di capelloni neri acciambellati in una crocchia sontuosa.

Uomini, fatemi vedere come impostate la camminata di ballo con questa signora  e vi dirò chi siete o, come si dice dalle mie parti, vi misurerò la febbre.

Ermelinda è sana e simpatica, grande mangiatrice che ogni tanto cede ai consigli dei benpensanti e si mette a dieta per un paio di settimane, salvo poi rifarsi della faticosissima perdita di tre etti nel corso di una sgranata di cacciucco alla livornese. Di costituzione forte e con una agilità insospettata non provatevi a considerala come una donna infelice e inabile perché, se è per caso nella giornata sbagliata, potreste ritrovarvi con un occhio gonfio.

Ermelinda farà la sua parte nel ballo, basta che sappiate abbinarvi in un duo equilibrato di stature e contrappesi altrimenti sarebbe come pretendere di guidare un camion dopo aver fatto scuola guida in motorino, insomma per lei ci vuole la patente per autoarticolati da sala, è una donna che richiede uomini veri e non mezze seghe.

Si è detto che in linea generale il ruolo della dama è di seguire il cavaliere, sia che egli stia eseguendo bene una figura o meno, ebbene Ermelinda non aderisce a questa linea di pensiero, conosce le regole e le figure dei balli ed ha pure il senso del ritmo, perciò non pensate che vi segua se sbagliate l’uno o l’altro, sarà come tentare di muovere un muro sul quale potreste andare  a sbattere dolorosamente, se invece vi lasciate andare lei vi rimetterà in carreggiata, con le buone o con le cattive.

E’ una prova del fuoco: nelle scuole di ballo serie dovrebbe essere obbligatorio sostenere un test di fine corso con lei per il conseguimento del diploma di perito ballerino. L’esperienza di un giro di tango con lei mette alla prova il sistema neurovegetativo, è una sfida tra le leggi della fisica, la forza di gravità e la capacità di controllare gli impulsi del sistema nervoso autonomo, come il rilascio di adrenalina, l’accelerazione dei battiti e la sensazione di paura.

Amo ballare con Ermelinda. So come domarla, con dolcezza e fermezza adeguando il mio passo veloce al suo più compassato e non pretendendo cose che non può dare come se fosse una frullina da venti chili, per il resto lei sa fare di tutto anche lanciarsi in valzer musette, che amore!, che sfiancano e la fanno ridere forte e tolgono il respiro, e persino nei medio cortè del tango, basta sorreggerla quando scende giù con la schiena. Il  trucco è tenere il baricentro in equilibrio facendole spostare il culone in maniera coordinata con le gambe, se si sbilancia sono dolori articolari e cazzi amari, ma a me non capita.

Ermelinda è tutta contenta quando partiamo in quarta e giriamo attorno alla pista facendoci largo tra gli avventori a suon di sportellate e svicolamenti rapidi, finta a destra, scarto a sinistra, tunnel e via, e non tentate di fermare la nostra mazurca che sennò montiamo su anche voi e vi depositiamo al traguardo senza che neanche ve ne accorgiate, una volta presa la velocità ci vuole una rampa di decelerazione per fermarci, mica si può inchiodare di brutto.

Volteggiare con Ermelinda suscitando l’invidia delle secche e lo stupore del pubblico è una festa dello spirito e fa bene alla salute, si perdono dai cinque ai sette etti a serata e mi ripaga delle frustrazioni  che mi porta questo fisicone da rinoceronte che mi porto dietro.

Certo chi ci incontra sulla linea di ballo deve per forza fuggire e cambiar direzione e questo ci rende invisi alla maggior parte dei frequentatori delle balere,  ma tant’è, nessuno è perfetto.

La posta del cuore: infiammazione

Beneamato signor Libanore, sono Rosa infiammata e afflitta

E’ da qualche tempo che soffro di una spiacevole infiammazione vaginale con prurito, bruciore e pizzicore, e con brutti pallini in rilievo sparsi un po’ dappertutto in quelle zone lì che non sta bene nominare.

Non riesco a dormire da quanto brucia e frizza  e non parliamo di quanto è dispiaciuto il mio moroso che tutte le volte che si avvicina mi vien fatto di scalciare mettendo a rischio anche le sue cosine alle quali sembra tenere tanto.

Lei si chiederà perché mi rivolgo a lei anziché ad un medico, è che mi sembra di avere più confidenza con voi del SAMBA e so che siete in gamba a dare consigli utili, e  poi tutto è nato in una sala da ballo.

Il fastidio è iniziato infatti una domenica, dopo che sono stata un paio di volte alla toilette dei maschi del Rinoceronte Nano, noto locale da ballo della riviera. Quella delle donne era chiusa per allagamento, ed essendo, come al solito, finita la carta ed i fazzoletti mi sono asciugata nell’intimo con la tenda di chiffon della finestra del bagno.

Da allora ho provato di tutto unguenti, pomate, vaselline, impiastri e fumente, e mi creda dottor Libanore, fare le fumente non è stato per niente facile.

Ho letto sull’enciclopedia e credo di essere stata assalita da una colonia di batteri malvagi che dovevano stare appiccicati stretti stretti sulla tenda.

Una volta abbiamo anche tentato di fare sesso col mio moroso in una vasca di acqua calda con camomilla e salvia, ma è stato peggio che mai, si è  slogato una caviglia ed ha tirato un sacco di accidenti; ha detto che non mi voleva più vedere e se ne andato per sempre saltellando sulla gamba slogata.

Non ne posso più, cosa mi consiglia ?

La ringrazio già da ora e la saluto con affetto

Rosa infiammata e afflitta

——————————————————————————————————————–

Mia cara Rosa infiammata

Mi dispiace molto che tu soffra di codesti bruciori.

La tua missiva mi ha riportato molti anni indietro quando frequentavo assiduamente e con discreto profitto  il bordello clandestino di via del Gelso nella mia ridente cittadina e mi davo da fare con una stangona friulana bella e tosta che ogni tanto aveva infiammazioni di codesto genere a tutte le uscite, regolamentari e non.

Lei si curava con impacchi di malva e ortica, che era un metodo insegnatole da sua nonna, con qualche rischio per chi si avvicinava troppo di urticarsi. Una volta per esempio non seppi resistere alla tentazione di una prolungata sveltina e non prestai sufficiente attenzione alle foglie di ortica che stavano nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Ti confesso che sono andato avanti due mesi a impiastri caldi di Mom, che all’epoca  non era così morbido e rinfrescante come il gel di oggi, che peraltro uso ancora con ottimi risultati per combattere la calvizie, ma era un polveraccia appiccicosa e puzzolente

Ma veniamo al tuo problema.

Il mio consiglio e che tu lasci perdere gli uomini per un bel po’ da quella parte e ti dedichi alla meditazione ascetica tipica di alcune religioni orientali che porta l’uomo e anche la donna verso il controllo della propria fisicità.

In pratica dovresti astenerti da frequentazioni intime maschili almeno per tre mesi compreso i festivi, quindi stai lontana dai locali da ballo e accontentati di ballare davanti allo specchio, possibilmente a gambe larghe per evitare sfregamenti involontari.

Se proprio ti scappa di andare in balera vai a cercare quei disperati nascosti nei cantucci bui che si mangiano le unghie e guardano con invidia gli altri ballare  e rintronali di discorsi, tanto con loro non rischi niente, piuttosto fatti pagare qualcosa da bere o una pizza, sempre se non hai infiammate anche le gengive.

Sopratutto stai lontana da me fino a quando non sei del tutto guarita, grazie.

El Pueblo Latino

 

El Pueblo Latino

 
Via Puccini, 79 Calenzano – Firenze tel. 055.8873501
Quando si balla  
mercoledì liscio e moderno
venerdi latino americano
sabato revival e moderno
domenica liscio e moderno
Prezzo  
inferiore a 10 euro
Pista da ballo  
8 passi x 13 passi
Parcheggio  
Davanti al locale,
Dove si mangia  
al piano superiore del circolo, pizza, antipasti e pastasciutta

Poiché queste storie sono spesso infarcite di stupidaggini e facezie irriverenti che non hanno ovviamente lo scopo di offendere la sensibilità di alcuno, sento il dovere di riportare come prima cosa, e cosa seria finalmente, il testo con cui viene descritta la nascita di questo circolo, e il succo vale idealmente per tutti gli altri circoli dei quali ci occupiamo.

“Subito dopo la liberazione, un gruppo di cittadini si unì per gestire all’interno della ex “casa del fascio” la nuova casa del popolo.

In breve la struttura sarebbe però divenuta la caserma per i carabinieri di Calenzano.

Il giorno previsto per lo sgombero, uno fra i tanti presenti, indicando un campo accidentato pieno di buche, disse rivolgendosi alle forze dell’ordine:” State tranquilli, non succederà niente, costruiremo la nostra Casa del Popolo proprio qui accanto!”.

Fu così che si iniziò una sottoscrizione per il buon esito della quale fu di fondamentale importanza Otello Faggi, uomo di grande valore umano e rettitudine morale, al quale cittadini di ogni credo e inclinazione politica affidarono le somme per l’acquisto di una prima  parte del terreno che si avverò nel 1953.

La prima costruzione fu quasi esclusivamente frutto dell’impegno e dell’opera di volontari, che ogni giorno dopo il lavoro, nei sabati e nelle domeniche si dedicavano alla costruzione.

Nel corso degli anni 50 si aprì il primo bar per i soci, la pista da ballo “Cento stelle” e il cinema estivo all’aperto.

Nel 1959 fu acquistato un secondo appezzamento di terreno, iniziata la costruzione del cinema al chiuso “Majakowskji” ed il primo e secondo piano sul precedente manufatto del 1954.

Dagli anni ’60 ad oggi sono stati fatti diversi ampliamenti dell’immobile grazie ai tantissimi volontari che hanno prestato il loro contributo. Tanti sono i soci scomparsi che analogamente a quanto avvenuto in altre città dettero vita con  il loro impegno e la loro convinzione a questa avventura che si protrae fino ad oggi.”

Questo è quanto dovuto a chi nel tempo ha dedicato tanta passione ad uno scopo ideale in segno di fraterna condivisione

Ma veniamo a noi.

C’era una volta la casa del popolo, una invenzione dei comunisti mangiapreti per radunare operai e contadini, indottrinarli sul Capitale e insegnar loro a mangiare i bambini, un luogo mitico dove le donne in  segno di fratellanza la davano  a tutti, anche se a me non è mai capitato di prenderla.

Col tempo le case del popolo si sono trasformate in circoli ed hanno perso la loro destinazione originaria, adesso sono locali tenuti sovente da cooperative e non fanno distinzione di fede politica.

Tutto cambia, la sola caratteristica  immutabile è che non sappiamo se le donne continuano a darla a tutti, ma neppure adesso si riesce a prenderla.

In una uggiosa sera di maggio, qualcuno, propone di andare in uno di questi circoli che si chiama El pueblo latino, e già per la strada uno si immagina di entrare nella casa del popolo latina e non capisce bene cosa significhi: “domus vulgus latinorum” un luogo di ritrovo per latinisti appassionati ? L’ospizio degli Inti Illimani ? Qualcosa a che vedere con la ridente cittadina di Latina ? L’ultima casa del popolo ancora in vita occupata dai nipotini del Che?

Sorpresa:  la  classica balera di periferia, il mio regno.

Una piccola sala accogliente con comode poltroncine marroni distribuite fra il bordo pista ed una superficie rialzata alla quale si accede da un gradone largo e  ben segnalato, la presenza di due colonne con specchi un poco pericolosi non disturba più di tanto la piccola pista da ballo di forma rettangolare con un leggero sguancio laterale per agevolare i pivot ed con un perfetto pavimento dove ci si slancia senza scivolare, un palco per l’orchestra un po’ troppo piccolo e a ridosso dei ballerini.

Aria condizionata soffiata senza violenza direttamente sulla pista da ballo che alleggerisce lo sforzo e la calura, un bell’ambientino davvero.

Un locale gradevole gestito con cortesia e snellezza cortese da città operaia, all’una del mattino si accendono le luci centrali e l’orchestra stacca, il bar è già chiuso e i gestori fanno uscire i clienti, sbarrano le porte e se ne vanno, il complesso termina di smontare l’attrezzatura con la sala deserta, infila una uscita secondaria  e sbatte la porta.

Ma un locale da ballo è fatto da struttura e clienti abituali e qui il bello viene dalla clientela: chi frequenta il pueblo latino, gli operai e i contadini di un tempo, quelli che venivano a bere alla fonte del socialismo ? no, i vampiri.

C’è una fame atavica di incontri e palpamenti che si respira nell’aria, pare quasi che chi entra non abbia tempo da perdere in corteggiamenti e moine, del resto l’età non lascia molto tempo alle fantasie.

Sarà bene prestare grande attenzione alla vostra compagna, moglie, fidanzata, amante o mamma che sia, perché sarà oggetto di richieste incessanti fino a quando non ve ne sarete andati, per questo sembra un locale di vampiri assetati.

Fate finta di niente, non parlate con nessuno e non date confidenza, tenete la vostra compagna stretta e cercate di arrivare in fondo alla serata non staccandovi mai da lei, qualora doveste andare al bagno parcheggiatela al guardaroba facendovi rilasciare lo scontrino o chiudetela a chiave nel bagno delle donne.

Quando ballate  ammanettatela  a voi oppure legatevi per le caviglie, con evidente nocumento per il vostro ballo, anche se  potreste comunque trovare qualcuno disposto a ballare anche con voi in un imbarazzante  tango a trois.

Per non perder cacciata ed anticipare gli altri c’è chi chiede un giro di tango già nel parcheggio senza nemmeno domandarsi se siete lì per entrare nel locale o se invece non siete venuto a trovare la zia Clotilde che abita da quelle parti.

La sola controindicazione è non dare confidenza  a nessuno e tener gli occhi bassi scivolando nella penombra senza farsi notare.

Naturalmente non tutti i clienti sono vampiri, ci mancherebbe altro ! diciamo che ogni sala da ballo ha i suoi cercatori di avventura e qui ce n’è un singolare concentramento, basta sapere come funziona, indubbiamente esiste una clientela di nicchia che ama queste situazioni, l’importante è non finirci dentro per sbaglio perché qui vige la severa legge della transilvania.

La pista è affollata, non è molto grande, qui potrete assistere al raro spettacolo di pomiciamenti da terza età che farebbero tanta tenerezza a generi e nuore se li potessero vedere, non frega molto di ballare, si va per fare conoscenze e  raccattare l’anima gemella tardiva, o tardona come dir si voglia.

Così buona parte della sala è intasata da coppie in calore avvinghiate come quindicenni in esplosione ormonale e con un certo imbarazzo dovrete farvi largo a spinte per poter fare un minimo di passi di danza lungo i bordi .

Dopo un’oretta la situazione si sarà assestata, i vampiri avranno capito che siete una coppia inossidabile e indivisibile e vi lasceranno in pace, sarete ignorati a favore di nuovi arrivi o singole rimaste isolate sulle poltroncine, per sventura o per libera scelta.

Allora potrete ballare tranquilli e gustarvi la serata, ma non abbassate mai la guardia perché ci sono ancora i ritardatari, scapoli appena usciti dai sarcofagi che arrivano verso la mezzanotte,  e anche questi devono svolgere il loro compito di ricerca ossessiva del partner per la serata.

Il Pueblo si trasforma magicamente il venerdì sera, quando mi si racconta diventa teatro per sfrenati balli caraibici e l’età dei frequentatori scende vertiginosamente riprendendosi la sua natura di salsera.

Ma questa è un’altra storia.

Oggi la casa del popolo ospita al suo interno associazioni sportive, gestisce un bar, una sala da ballo invernale e di una estiva, una pizzeria, un self service , una sala TV, una sala carte e di una sala biliardi. Nel periodo estivo si balla all’aperto.

Giudizio

Ci si riferisce alla sola serata del sabato,

Si balla bene su un bel pavimento senza soffrire il caldo, ma si ballerebbe meglio se la pista fosse più grande e meno assediata dalla folla di coppie statiche e singoli che puntano la preda.

Le sedute sono gradevoli, il costo minimo ed il personale cortese, una decorosa serata di liscio senza infamia  e senza lode.

Un ballerino et demì

 

 

 

Lezioni di ballo fai-da-te: Macarena

Buongiorno, sono l’architetto e maestro di ballo Isidoro Polvani ideatore del “Metodo di ballo semplificato fai-da-te del maestro e architetto Isidoro Polvani, del Foro di Bagno a Ripoli”.

Dolci damigelle, se vi è piaciuta la mia lezione di ballo fai-da-te sulla polka ne consegue che potreste apprezzare la sua degna prosecuzione: la macarena.

Le caratteristiche principali di questo ballo sono che si può ballare anche da soli ma sarebbe meglio essere in molti, e che ha una origine afro latina e pertanto necessita di sculettamenti che notoriamente le persone di colore fanno meglio dei bianchi e  sopratutto dei gialli e dei britannici. Quindi sapete a chi dovrete pensare quando ancheggiate.

Si tratta di un ballo molto indicato per le casalinghe annoiate con mariti che escono al mattino per lavorare e rientrano a sera tardi stanchi morti e poco briosi.

Potranno esercitarsi a giornata piena per trascorrere il tempo in maniera alternativa e divertente rispetto ad attività più ripetitive quali stirare, pulire a terra, sorvegliare la lavatrice o cucinare le solite minestre.

In questo modo, mie affezionate signore, sarete pronte alla sera, quando lui rientra esausto ed affamato, a mostrargli i vostri progressi di ballo del giorno e vedrete come sarà felice, anche se magari la cena non sarà pronta.

Ci sono due posti dove ballare la macarena: uno per gli esercizi ed un altro per il vero ballo. Entrambi dovrebbero stare allo stesso piano dello stesso palazzo e dentro lo stesso appartamento, quindi  a casa vostra, a meno che non troviate un’amica che vi presta la casa a giornata per farvi piacere, ma poi quando a sera rientra vostro marito nella vera vostra casa la troverebbe vuota e questo non sta bene.

Per fare gli esercizi quotidiani di macarena è necessario un grande specchio a figura intera che potrete collocare in camera  in un angolo tra un paravento decò con cigni bianchi e verdi e la toeletta della nonna con piano in marmo bianco. Fate attenzione a fermar bene lo specchio a terra perché se cade e si frantuma sono sette anni di guai ininterrotti e addio ballo. In alternativa può andare bene l’antibagno  con specchio incassato a mezzo busto e cornice dorata o, se non possedete un antibagno e non potete ricavarne uno velocemente, il vero e proprio bagno facendovi posto davanti allo specchio piccolo tra le bottigliette di tranquillanti ed i dopobarba puzzolenti da quattro soldi di vostro marito.

Lo specchio si rende necessario per provare le figure del ballo che vado rapidamente ad elencare, non prima però di avervi ricordato di posizionare vicino a voi un riproduttore audio con una canzone di macarena dentro.

Appena attacca la canzone iniziate ad ancheggiare come foste una brasiliana in calore, esattamente come fate normalmente per qualsiasi musica latina o caraibica. Le braccia vanno tenute per adesso lungo i fianchi.

I passi da imparare sono nove, tutti molto semplici, quando il cantante inizia a cantare, iniziate a muovervi, magari a tempo che è meglio:

per prima cosa allungate il braccio destro, in modo che sia parallelo al terreno;

poi la stessa cosa col braccio sinistro;

adesso appoggiate la mano destra sul gomito sinistro;

fate altrettanto con la mano sinistra che però devo appoggiare sul gomito destro.

Ora con la mano destra toccate la parte destra del viso, vicino all’orecchio e poi la sinistra vicino l’orecchio sinistro.

Spostate la mano dal viso ai fianchi, muovendo sempre prima la destra e poi la sinistra, rispettivamente sul fianco destro e su quello sinistro ed infine ancheggiate ed ancora ancheggiate e dimenate il bacino e il deretano a più non posso.

Tutto qui.

Come vedete lo specchio è importante per verificare di avere imparato alla perfezione i movimenti. Dopo un mesetto di esercizio assiduo sarete pronte al gran debutto.

Qui entra in gioco l’altro locale da destinare permanentemente al metodo fai-fa-te.

Per questo ballo io consiglio sempre un locale ben arieggiato e luminoso con almeno un finestrone panoramico sul fiume, il colore alle pareti dovrebbe essere caldo come l’atmosfera latina, per esempio ocra e rosso porpora, la tappezzeria del grande divano semicircolare a righe provenzali, un cassettoncino liberty in un angolo con una bella composizione di ortensie essiccate dentro ad un vaso di murano. Eviterei tavoli da pranzo e sedie che intralciano, possiamo posizionare un bel tappeto Bukara di due metri per tre con fondo avorio e disegni verde marcio.

Liberate lo spazio una volta per tutte da altri arredi inutili in modo da creare una bella sala per il vostro svago, magari la tv mettetela nell’ingresso, tanto a vostro marito andrà bene tutto quello che fate. Considerate che per divertirvi davvero con la macarena dovreste essere almeno una dozzina, più donne ci sono meglio è perche sono più garrule e disinibite dei maschi, quindi dovrete convocare amiche  e parenti e spiegare anche a loro le nostre regole del metodo semplificato.

Questi spettacolini potete organizzarli ogni volta che vi prende lo sghiribizzo, senza tener conto delle esigenze familiari per non avere troppi legami e condizionamenti.

Personalmente  li vedo bene la sera dopo cena, magari qualche volta cercate di convincere a partecipare anche vostro marito perché non si annoi troppo tutto solo in cucina, oppure la domenica pomeriggio durante la telecronaca della partita di calcio che è un momento noiosissimo per voi donne, tanto vostro marito potrà guardarsela in santa pace nell’ingresso, specialmente se vi avrete collocato anche una sedia a dondolo in stile thonet ed un plaid scozzese di lana grossa sui toni dell’azzurro.

E ora, buon divertimento dal sempre vostro Isidoro Polvani.

La posta del cuore: Angelica sola soletta

Gentile dottor Libanore, fermo posta del cuore del SAMBA

Sono Angelica, una assidua frequentatrice del TucaTuca, che è un locale del mio paese molto famoso perché ci vanno gli uomini di una certa età di nascosto dalle consorti a vedere le cameriere in topless, mentre io ci vado sola soletta per vedere un po’ di mondo e anche naturalmente per ballare.

Ebbene qualche sabato fa ho conosciuto un signore distinto di qualche anno più grande di me, diciamo una quarantina d’anni almeno, che mi ha fatto ballare tanti foxettini piano piano e che mi ha riempito di attenzioni, ma essendo anche un timidone, non riusciva a sbrogliare la situazione.

Il sabato successivo ci siamo rincontrati sempre al TucaTuca e mi ha fatto ballare tutta la sera valzerini lentini lentini con un certo affanno. A un certo punto mi ha proposto delle cose spinte che mi vergogno a dire, ma ho avuto l’impressione che facesse tanto per chiacchierare e basta.

Il sabato dopo ci siamo ritrovati di  nuovo ed è stata la serata dei tanghettini corti corti col fiatone lungo lungo. Alla fine  mi ha chiesto se lo potevo accompagnare un fine settimana a Chianciano perché  aveva da risolvere un problema di affari, non ricordo bene se con l’ittero o con la cistifellea, insomma cosa sue.

Io non so cosa fare perché mi piacerebbe andare a visitare Chianciano visto che non mi muovo mai dal mio paesello dove vivo sola soletta, ma non vorrei stancarlo troppo, e poi non so se ci sono piste da ballo dove fare un po’ di movimento, magari pianino pianino come piace a lui.

Cosa mi consiglia dottor Libanore, lei che è uomo famoso per trovare sempre la soluzione ai problemi di noi femminucce indifese ?

Incerta sola soletta

———————————————————————————————————————

Mia tenera Angelica sola soletta,

La tua lettera mi riporta alla mente una gaudiosa estate che trascorsi in quel di Montecatini, cittadina termale famosa oltre che per le acque lassative anche per le frequentazioni combinate di uomini anziani e di donnine giovani di tutti i tipi e parcelle e per lo smodato consumo di Sildenafil e Tadalafil comunemente noti con i nomi di viagra e cialis.

Mi trovavo colà per un incarico di ballerino tuttofare in un dancing frequentato da ricchi stitici ed ebbi modo di familiarizzare con diverse pulzelle nazionali ed estere che passavano la stagionalità come entreneuses con il solo scopo di farsi mantenere il più a lungo possibile. Che tenerezza,  mi ricordavano tanto la mamma.

Io mi ero assunto l’onere di verificare attitudini e capacità motorie e sensoriali di molte di esse prima di gettarle in pasto a vecchi ed obesi frequentatori delle terme e fu un’attività che mi dette grandi soddisfazioni. Qualcuna di queste dolci fanciulle mi invia ancora  bigliettini di auguri profumati a Natale.

I vogliosi signori dovevano ricorrere ad ogni espediente per reggere il confronto con le giovani donzelle, compreso cimentarsi in balli frenetici, allora andavano twist e rock and roll, che spesso finivano per spomparli del tutto prima del match. Considera inoltre che allora non esistevano ancora i moderni ritrovati della scienza farmacologica e gli energizzanti per anziani si limitavano a peperoncini piccanti, pepe di caienna, uova di quaglia, e fegato di pavone, tutte cose che non facevano che peggiorare le condizioni di fegato e pancreas dei vecchietti e li mettevano definitivamente al tappeto.

Quante volte ho dovuto provvedere personalmente ad accontentare le belle signorine !

Che tempi !

Mia dolce Angelica, credo che la soluzione migliore per il tuo dilemma sia quella di recarti col tuo nonnetto flaccido nella gaudente cittadina termale di Chianciano  nella speranza che la combinazione di acque termali unita alla assunzione di abbondanti dosi di viagra rinforzato produca un effetto benefico e gli consenta di affrontare tanghi e valzer con un poco più di energia e magari  gli faccia sganciare qualche bel regalino di gioielleria o magari una bella bmw serie uno coupè.

Devo anche dirti però di stare bene attenta che non esageri con miscugli di acque e pasticche per non ritrovarti un vecchio esaltato col cervello inebriato o, peggio ancora, un imbarazzante cadavere nel lettone, e dovertene tornare a casa sola soletta.

Auguri e buon viaggio.

Floorcraft

Il termine floorcraft viene solitamente utilizzato in architettura e arredamento, soprattutto industriale,  per indicare la caratteristiche di fluidità di scorrimento di persone e mezzi attraverso un determinato percorso, indica ad esempio la corretta disposizione di stand, scaffali, merce e luoghi di sosta nei grandi magazzini, la collocazione degli sportelli negli uffici pubblici in relazione alle aree di attesa, la linea della catena di produzione di una fabbrica.

Una buona applicazione di floorcraft nei supermercati tenderà a rendere piacevole addentrarsi tra gli scaffali favorendo la curiosità verso la merce esposta e rendendo agevole muoversi. All’opposto orientarsi all’interno di un magazzino Ikea evidenzia notevoli difficoltà ed è probabile si tratti di floorcraft studiato per indurre il cliente ad attraversare tutti i padiglioni di esposizione pure a discapito della sua pazienza.

Nei paesi anglosassoni il concetto viene applicato anche al ballo.

In questo caso il termine floorcraft indica l’abilità nello sfruttare lo spazio disponibile per mantenere un costante avanzamento senza scontrarsi con altre coppie né rinunciare al proprio programma.

È la padronanza dei movimenti e della interrelazioni tra i due ballerini, un riflesso delle comunicazioni corporee attraverso le quali vengono rapidamente modificati passi e figure secondo la necessità.

Il ritmo, il movimento liscio e controllato, l’azione dei piedi, l’adeguamento della propria espressione musicale con il variare della velocità mantenendo  intatto l’equilibrio, il tempo e la tecnica perfetta sono caratteristiche per una applicazione ottimale di floorcraft, importanti nell’ambito agonistico ma  molto utili anche in sala per evitare incrocchi e calci negli stinchi.

Ovviamente una corretta applicazione prevede che i ballerini eseguano tutte le variazioni del caso come se niente fosse, senza farsene  accorgere e mantenendo postura e inclinazione del corpo misurate, con il sorriso sulle labbra e con una compostezza ed un equilibrio che non si lascino turbare dalla presenza ingombrante delle altre coppie.

E’ quello che molti cercano di fare in ogni sala da ballo stipata di ballerini entusiasti allorché si cerca di evitare di pestare gli altri: occorre  sapere modificare o alternare passi e figure, usare cioè variazioni  che  consentano agevolmente di potersi spostare di lato o  retrocedere senza ostacolare le altre coppie, e saper poi riprendere la linea di ballo in maniera naturale.

Come ben sappiamo la densità di genere umano nelle sale reca qualche fastidio perché ogni coppia che si muova decentemente vorrebbe l’esclusività della pista, anzi gradirebbe che vi fossero solo pochi scalzacani che ballano male per risaltare ancora di più, ma la realtà e che le sale sono affollate di umanità dotata di vari livelli di capacità che se ne strafregano degli altri e tirano dritti per la loro strada, anzi qualcuno neanche si sposta dal centro della pista tutto preso a pomiciare o a mettere radici nel pavimento.

Nella coppia il più delle volte sono le donne a innervosirsi per i cozzi e i pestoni che si danno e si prendono in pista, gli uomini sono più tolleranti ma anche più sbadati.

La ballerina, si sa, dovrebbe affidarsi ciecamente al cavaliere per la guida e la direzione, ma spesso lo fa con rassegnazione e a malincuore, cosi basta la minima scusa di un piccolo incidente di percorso per rivendicare una sorta di autonomia decisionale su come muoversi. Del resto in questa disciplina è indispensabile un affiatamento ed una comunione di intenti assoluta.

A tutti i ballerini uomini sarà capitato di sentirsi strattonare o trattenere per le braccia dalla dama senza capire perché salvo poi accorgersi che stavano andando a sbattere contro altre coppie. Lei allora guarda con rimprovero l’uomo come dire “meno male che ci sono io !”, e l’autorità di guida maschile è minata per sempre.

Per questo i ballerini maschi dovrebbero seguire dei corsi specializzati in floorcraft ed  esercitarsi con solerzia. Un buon banco di prova sono le corsie affollate del supermercato il venerdì pomeriggio o le code agli sportelli delle poste centrali a fine mese o le biglietterie delle grandi stazioni nell’ora di punta.

Qui, anche senza i passi canonici del ballo ma mantenendo postura e tempo, si potrà verificare la propria abilità a muoversi tra le file di persone con grazia sorridendo con nonchalance, se si riesce a fare più percorsi senza buscarne di brutto significa che siamo pronti per la sala da ballo.

Parliamo infine delle fantomatiche competizioni clandestine di floorcraft.

Per una esibizione come si deve di floorcraft sono necessari una pista affollata, un’orchestra brillante che non faccia addormentare e almeno un  paio di coppie incazzose in pista, di quelle che appena le sfiori ti saltano agli occhi.

Sarebbe inoltre opportuno che alcune coppie di anziani stazionassero permanentemente  al centro della sala senza scrollarsi dal loro ritmo di beguine statico, serviranno sia come punti di riferimento che come respingenti da flipper.

Infine è dimostrato che c’è più gusto ad esibirsi in un ambiente ostile, dove non si è conosciuti o indulgentemente tollerati piuttosto che nella solita vecchia balera dove son tutti amici.

La competizione consiste nel viaggiare a tutta birra occupando più spazio possibile ed evitando le altre coppie all’ultimo istante, vince chi urta meno persone senza incocciare i garretti di nessuno e dar di spallate a gente che non c’entra niente o magari sta bevendo qualcosa seduta al tavolo a bordo pista.  L’effetto ideale è creare il panico senza fare danni, con la sola suggestione, come quando una moto da corsa smarmittata vi passa accanto a trecento all’ora sfiorandovi.

La sfida può avvenire secondo le specialità di coppia base o coppia figure, inseguimento, speed slalom  e  free style.

La specialità più semplice è la “coppia base”: consiste nell’effettuazione di un programma lineare senza figure. Molto adatta ai principianti è quella che tutti praticano inconsapevolmente nelle sale sovraffollate, ci si limita ad evitare gli altri senza irritarli troppo. Qui si misura essenzialmente la compostezza e il garbo, generalmente non produce effetti collaterali sugli astanti.

Si comincia sempre da questo tipo di prova prima di passare a livelli più impegnativi, chi non riesce neanche  a fare questo sarà meglio che si dia al giardinaggio.

Assai più difficile è la specialità detta “coppia con figure” nella quale sono previsti programmi di ballo complessi con amalgamazioni e passi di varia difficoltà, il minimo sindacale sono serie di giri rovesci e spin, doppi pivot e promenade aperte. Già qui si dovrebbero iniziare a vedere i primi cozzi ed a ricevere dei “vaffa…” incarogniti di incoraggiamento da parte degli altri che vi vedranno sfrecciare a braccia tese e gambe allungate. Per ballerini esperti.

La specialità detta ”inseguimento” è analoga a quella del ciclismo su pista: due coppie di concorrenti partono contemporaneamente dai due angoli opposti della pista e si rincorrono seguendo la linea perimetrale di ballo, vince chi acchiappa l’altra, il tutto destreggiandosi tra gli altri ballerini. Questa esibizione prevede programmi con figure classiche da gara senza riguardi per nessuno; è molto eccitante a farsi ed a vedersi, spesso si risolve con calci nelle rotule e sportellate nella schiena degli improvvidi ballerini che si trovano fortuitamente sulla linea di ballo, è  molto coreografica e adatta a gente senza scrupoli.

Lo “speed slalom” è molto spettacolare, si pratica solo sul ritmo del valzer viennese e con i soli giri  a destra e a sinistra: occorre andare veloci, molto veloci, il più veloci che si riesce e passare il più rasente possibile alle altre coppie.

Il massimo si ottiene quando il leggero urto della propria giravolta farà a sua volta entrare in rotazione involontaria gli altri che stanno tranquillamente ballando, come far girare delle ruzzole che si incrociano, è bellissimo quando riesce. In genere al termine del pezzo si viene rincorsi fino fuori del locale da torme di ballerini eccitati. Questo fatto sta a significare che l’esibizione è riuscita.

Infine il “freestyle” nel quale innovative e originali  figure vengono improvvisate sul posto dai concorrenti, come il passo dell’ombrellaio, nel quale si passano le braccia sinistra uomo destra donna sopra le teste degli altri ballerini, il passo dello scorpione, con il quale si attorcigliano le gambe in un triplo pivot con allungo della gamba destra della dama a tranciare l’aria, la capovolta e mezza, le due capovolte e mezza e lo sgambetto multiplo con avvitamento a destra, tutta roba che potrebbe generare risse furiose. Il ballo ideale per questa specialità è naturalmente il quick step, ma anche la polka saltata fa sua figura.

In alcune esibizioni è stato tentato anche il “doppio axel” che si può produrre unicamente nella polka alla filuzzi e consiste come noto nello slancio della gamba destra del ballerino in avanti per facilitare la rotazione, una volta in aria viene eseguita una giravolta e mezza di coppia e infine si atterra sul tacco a spillo del piede sinistro della dama mentre braccia e gambe sfarfallano all’impazzata per dare maggior impeto.

Questo tipo di competizione libera di free style si effettua a fine serata con il cappotto già pronto e il motore della macchina tenuto acceso da un complice fuori della porta del locale perché le reazioni degli altri clienti sono del tutto imprevedibili e conviene darsela a gambe appena l’orchestra ha terminato il pezzo. Indicata per ballerini irresponsabili e fuori di testa.

Ricomincia la scuola

Settembre, riaprono le scuole e riaprono anche quelle di ballo per un altra stagione di fatiche e di sogni.

Patriebalere ha svolto una indagine anonima intervistando un campione rappresentativo di popolazione, rompendo i coglioni a casaccio ai passanti frettolosi e schivi all’uscita dei supermercati, alle fermate del bus e fuori dalle fabbriche . Ecco una panoramica di quanto hanno risposto alla interessantissima domanda:

“Andrà a scuola di ballo quest’anno ?”

Si e sono contenta, non ne potevo più di passare le serate a rigovernare e dare lo straccio per terra mentre quel fannullone di mio marito se ne sta a guardare le donne mezze nude in tivvu, ora dovrà guardare me per forza, così impara.

 

Quest’anno non andrò a scuola perche mi sono rotto i maroni.

 

SI, è  il mio primo anno, mi sono iscritto al liscio. Un amico che c’è stato l’anno scorso mi ha detto che qui si cucca perché ci sono più donne che uomini, speriamo perché a me di ballare non me ne frega niente.

 

Abbiamo deciso di iscriverci su consiglio del consulente matrimoniale perché siamo un pochino in crisi e litighiamo ogni giorno sul come sia meglio cucinare  il petto di pollo o sul tipo della candeggina o su che marca di benzina mettere, insomma queste cose vitali. Forse ballare ci farà riavvicinare però io vorrei fare il tango e lui il merengue.

 

No, quest’anno mi dedico al giardinaggio notturno, ci si riposa di più !

 

Evviva ricomincia la scuola, voglio fare la polka con tutti i maschi del corso.

 

Ma naturale. Se l’hanno scorso ho imparato il giro spin con avvitamento dorsale, quest’inverno voglio imparare lo spin-off del reverse figurato ambiguo, poi voglio imparare a star dritto sul tacco-pianta dei piedi. Voglio fare un figurone quando per Natale vado a ballare alla capannuccia (non quella capannuccia lì che si può pensare).

 

Torno a ballare perché spero che la Clara dai dai me la dia!

 

Noi smettiamo, abbiamo fatto un fioretto di non divertirci più. Vogliamo espiare le nostre colpe molteplici.

 

Viva il ballo e i ballerini.

 

Se trovo dove mettere il nonno vado a scuola di ballo caraibico e poi vado in crociera nei Caraibi e lo parcheggio all’ospizio.

 

Noi siamo contenti che la scuola ricominci così possiamo perfezionarci e fare invidia ai nostri vicini di casa che credono di essere chissacchì e confondono lo chassè con lo chassis. Roba da non credere.

 

Ho fatto un regalo di compleanno alla nonna e l’ho iscritta alla scuola di mazurka  così qualcuno se la piglierà almeno due sere a settimana e io sarò libera di frequentare il corso di danza del ventre per provare le sensazioni che questa danza etnica orientale può regalare, aumentare la mia deficiente  consapevolezza corporea, e soprattutto sviluppare la mia sensualità repressa.

 

Purtroppo devo smettere di ballare perché non me la sento più. E’ più di un mese che non me la sento. Chissà dove l’ho lasciata.

 

Sono stanco di essere depresso, non sono fatto per questo stato d’animo, sono un lottatore pertinace e in questi anni di delusioni e porte in faccia non ho mai mollato, il mio cervello ha lavorato di fantasia e dal nulla è emersa un’idea pazza prima apparsa come in un film o in sogno, poi pian piano fattasi convincente: iscrivermi ad una scuola di ballo liscio alla filuzzi e cercare una donnetta con la quale accoppiarmi in sala, accoppiarmi in senso metaforico per il momento ma senza mettere limiti alla provvidenza.

 

Vorrei iscrivermi alla scuola di flamenco del maestro Aragones ma finché non mi passa la peristalsi intestinale sarà meglio di no, non vorrei che a forza di sbattere i tacchi sul pavimento scappi anche qualcos’altro.

 

Come si vede le opinioni  e le aspettative sono le più svariate e variegate al cioccolato.

E’ luogo comune  che le scuole dell’obbligo del ballo si protraggano per due anni, principianti e intermedi, dopo questo periodo generalmente si ha la svolta: chi voleva imparare a muoversi decorosamente in pista e nei balli consueti ha raggiunto lo scopo e, ritenendosi soddisfatto, smette per dedicarsi alle uscite del sabato sera in balera. Chi ha desiderio di imparare nuovi balli e non li trova nella vecchia scuola va in cerca di nuove esperienze con la speranza di non dover ripartire daccapo e di non esser mai più considerato un principiante, chi apprezza l’impegno settimanale in sala o in palestra con il gruppo si iscrive ad un  terzo corso avanzato che promette perfezionamento un po’ fine a se stesso perché ciò che si imparerà non lo si metterà mai in pratica in pista. C’è poi chi è stato colpito dalla patologia e passa alle lezioni  private per scoprire i propri limiti fisici e di passione ed inizia una nuova e diversa avventura.

Generalmente fra i corsisti dei due anni di base si è formato un rapporto di cameratismo e amicizia che è doloroso interrompere E’ sempre un momento critico veder andar via i vecchi compagni di serate di polka e di tango con i quali abbiamo condiviso emozioni e inceppamenti e con i quali ci siamo illusi di aver imparato un poco di armoniosità, ma la vita va avanti comunque ed è naturale che ognuno faccia la propria scelta.

Così anche la nostra scuola riapre con programmi ed orari nuovi, ci saranno inevitabilmente cambiamenti  anche per noi che per due anni siamo stati assieme in tante serate speciali come in una serie di appuntamenti che sembrava non dovessero mai finire, perderemo le vecchie abitudini, prenderemo altre strade.

E’ proprio per voi, compagni di passione e di avventura di tante notti di musica e danza, di questa forza inesplicabile, di questi splendidi anni di dolce declino, per voi che animate queste storie di amore e solitudine, di speranza e malinconia, per voi amici di semplici baldorie, è per voi che siedo al mio tavolo, ricordo e scrivo, ascoltando una dopo l’altra canzoni che si diffondono lentamente.

Per quelli di voi che in macchina, tornando a casa, ascolteranno le canzoni della radio, per quelli che non sono ancora sazi di musica e per quelli che rimandano disperatamente l’ora del rientro.

Per quelli che prima di dormire parleranno ancora una volta di giro naturale, per quelli che hanno dato il meglio e non sono mai appagati e per quelli che hanno trascorso un’altra serata da soli, a guardare gli altri risplendere, ma non hanno abbandonato la speranza

Per quelli che domani dormiranno fino  a tardi e non ricorderanno  le avventure di oggi,  per quelli che sogneranno la ballerina con cui hanno condiviso un passo di tango, per quelli che hanno sonno  e non combattono più.

La serata è finita, e ancora resta sospeso un momento di struggente inquietudine.

La crociera

Mi trovavo a bordo di una nave da carico in rotta per l’oriente alla ricerca di nuove danze etniche quando fui improvvisamente colpito da una violenta febbre del sabato sera con induzione alle emorroidi.

Appena la cosa fu nota venni posto in quarantena dal medico di bordo che mi sbarcò con la forza su una sperduta isola delle Cicladi per timore di epidemie  a bordo dove l’equipaggio, composto di soli uomini allupati, avrebbe potuto creare disordini e ammutinamenti.

Dovetti così far sosta per un lungo periodo in una minuscola e verde isola del mare Egeo, ospite dei caritatevoli monaci ortodossi del convento di sant’Ermenegildo Zegna.

Caddi quindi preda di una fase di prostrazione fisica e morale; mi assentavo per lunghe ore dalle cure per girovagare sulle bianche spiagge dell’isola alla vana ricerca di consolazione.

Fu nel corso di uno di questi pomeriggi di profonda malinconia che mi imbattei in una bottiglia di colore verde scuro che galleggiava a breve distanza da riva, sospinta dalle dolci maree.

La curiosità in me innata mi indusse a inoltrarmi fra i flutti alla conquista dell’oggetto. Con mia grande sorpresa notai che essa era sigillata da un bel tappo di sughero. Sull’etichetta ancora parzialmente leggibile era scritto “Ferrochina Bisleri – il beverone che fa benone” una bevanda estranea alle mie pur ampie conoscenze enologiche e gastroenteriche.

La portai quindi con me alla casa dove venivo amorevolmente accudito e con molta cura provvidi ad estrarre il tappo. Dentro vi era un manoscritto recante alcune pagine di scrittura fitta e minuta, faticosamente decifrabile.

Il desiderio di saperne di più mi assalì e, seppure fossi ancora in preda alla malattia, mi misi a stendere con bramosia i fogli su un tavolaccio del convento ed a leggere avidamente.

Trattavasi della cronaca di un viaggio svolto da una congrega di adepti di una setta denominata “figli di Focus” non saprei dire in quale epoca né a quale scopo, ma sicuramente nelle stesse acque che stavano ospitando le mie stanche membra.

Il contenuto era sorprendente per motivazioni e ed accadimenti e mi affascinò oltre luogo tanto da risollevarmi lo spirito e rendere meno aspro il frizzore al deretano.

Adesso che sono finalmente tornato alla mia abituale vita di bagordi sento di  doverlo raccontare non esimendomi dal precisare che non so se si tratti di storia reale o di avventura fantasticata dall’anonimo narratore.

Lascio a voi, miei lettori occasionali, il giudizio e la curiosità di scoprire se le cronache ivi raccontate possano o meno rispondere a verità.


domenica

La nave è enorme e ci accoglie nel grembo materno come la balena di Pinocchio, dentro c’è di tutto e noi andiamo in esplorazione morbosamente curiosi.

Ci sono grandi saloni e piccole piste da ballo, poltrone e divani a perdita d’occhio, corridoi di chilometri e quindici ponti, come un grande palazzo lussuoso, e poi pianoforti e orchestrine, camerieri e bar, salottini e palestre.

Ad ogni angolo ci si imbatte in un distributore automatico di igienizzante per le mani, chiunque transiti non può fare a meno di porre il palmo sotto il getto e disinfettarsi, il livello di pulizia delle mani dei passeggeri è altissimo, su  quello del resto del corpo non scommetterei.

La colazione ha una certa regolarità di orari e alle dieci è terminata per tutti, la cena si effettua in due turni a causa del sovraffollamento, inizia alle diciannove e termina alle ventitre, tutto i resto del giorno è ora di pranzo.

Il pranzo è rappresentato da un ricco buffet, si ha la sensazione che più si caccia dentro il vassoio più si guadagna, tant’è che si notano passeggeri con chili di cibarie mescolate nel piatto che poi verranno regolarmente lasciate d’avanzo e buttate via.

Vedere i nostri bravi camerieri che ogni giorno gettano con rassegnazione quintali di cibo nei rifiuti e magari pensano ai familiari rimasti in Bangladesh o a Sumatra fa riflettere, o meglio, dovrebbe far riflettere.

Le cabine si dividono in vere camere, con tanto di splendido balcone affacciato sul mediterraneo, e loculi interni. Ad alcuni di noi è toccato uno di questi, anche a Concetta che soffre di claustrofobia e ogni volta che entra in camera le sembra di fare una risonanza magnetica.

il direttore di crociera mister Patrick si esprime in uno strano idioma rotondo: conosce perfettamente cinque lingue ma finisce che le mescola suo malgrado, le biascica e le mastica restituendo un italiano che sa di francese e spagnolo, un tedesco che sa di inglese e francese, uno spagnolo che sembra italiano e inglese e così via, con digressioni in turco e yiddish. Nessuno capisce niente nella propria lingua ma sommando le cinque versioni si intende il significato di ciò che vuol dire.

“I noxtri artosti ascpettan une gronde opplouso !” è la sua frase preferita.

Si veste elegantemente con sacchi di vario colore a quattro bottoni ed è grasso come un porcello (porc in francese, cerdo in spagnolo, pig in inglese, schwein in tedesco, χοίρος in greco, כאַזער in Yiddish  e via e via).

Gli spettacoli sono splendidi, ci si chiede dove vivano tutto il giorno gli artisti e specialmente le ballerine che sono piuttosto discrete, e quel topone della cantante,  che vivano sottocoperta ? o piuttosto sotto-le-coperte ?

Le vasche idromassaggio presuppongono un livello di conoscenza accettabile tra gli ospiti visto che è teoricamente possibile scaricarvi qualunque residuo corporale senza che nessuno se ne accorga. Di fatto il colore dell’acqua a fine giornata tende al beige scuro. C’è gente che trascorre l’intero pomeriggio nella vasca, manca solo che ci porti il vassoio con la merenda e getti dentro briciole di pane e schizzi di mostarda.

Gli asciugamani per i lettini e le piscine vengono forniti gratuitamente, sono di colore blu per la nave e arancio per le escursioni. C’è chi ne prende cinque per volta, tanto sono gratis, c’è solo il problema della riconsegna serale che è un poco scocciante.

Le piscine sono carine, hanno una densità di frequentazione di quattordici ragazzetti urlanti al metro quadro con tanto di tuffi, che sarebbero vietati, e grassi genitori stravaccati al bordo.

La zona circostante le piscine è off limits: è piena di cartelli di “fare attenzione”, ma la gente continua a scivolare e a battere crepenti a tutte le ore del giorno, l’infermeria lavora essenzialmente per loro.

Il personale di bordo è di tutte le razze, con unico elemento comune l’appartenenza a paesi del terzo mondo dimenticati dal benessere.

Sono tutti giovani, disponibili e bravi, e soprattutto indifesi, per questo sono talvolta oggetto della protervia maleducazione dei buzzurri presenti in buon numero che credono di aver acquistato,  assieme al biglietto a prezzo scontato, anche dei servi da maltrattare. La presenza costante di questi figuri loschi e abietti è uno dei lati negativi del viaggio, un vero peccato non poterli gettare ai pesci.

Un altro aspetto negativo è rappresentato dalle interminabili code: code a colazione ed al buffet, code per trovare posto nei saloni, code per le uscite ed i rientri a bordo, il naviglio è sovraffollato e con una alta percentuale di maleducati.

Magic moment  di oggi l’uscita dal canale della Giudecca a Venezia la sera, a bocca aperta per la delicatezza ed il colore dei palazzi, la navigazione non potrebbe iniziare meglio.

lunedì

La nostra rotta ci conduce a Bari ridente città nota per i tre Nicola: la chiesa di San Nicola, lo stadio di San Nicola e il cantante bruttino degli anni sessanta Nicola, detto appunto Nicola di Bari. Pare che per decreto prefettizio a Bari tutti i maschi, almeno una volta nella vita, si debbano chiamare Nicola.

Bari è famosa anche per Cassano e le cassanate  e sopratutto per essere il terrore dei viaggiatori. Pare infatti che appena messo piede dentro le mura i turisti foresti vengano depredati dei loro averi e motteggiati con minacciosi proverbi locali del tipo:

“Na parola mangande e retirde a ccaste” (Una parola in meno e ritirati a casa tua), oppure  “Le mazzate sò ssèmbe o cane mazze” (Le mazzate vanno sempre al cane bastonato) o anche “Nan tande a trà la zoche, se no se spèzze” (Non tirare troppo la fune, altrimenti si spezza). 

Così la maggior parte della nostra ciurma terrorizzata ha pensato bene di non mettere piede a terra (pied-a-terre in francese) e di trascorrere una anonima ma protettiva giornata a mollo nella vasca idromassaggio del ponte tredici, anche per rifarsi della stanchezza del giorno precedente, perché è cosa risaputa che attività stancanti come la crociera non ce ne sono.

Coloro che hanno sfidato la sorte sono stati premiati: hanno girato la città con poca spesa e notevole soddisfazione, tutti quanti hanno visto la famosa basilica di San Nicola di Bari e hanno anche preso un caffettino senza essere picchiati selvaggiamente.

Non so se sono stati loro a portarseli dietro, ma so che a sera quando siamo salpati la nave era piena di baresi e napoletani, corredati di numerosa prole, che al mattino non c’erano e che hanno preso possesso di tutto ciò che di libero esisteva: poltrone, sdraio, frutta e soprattutto i divanetti del Tucano, il nostro localino preferito.

I meridionali si sono impadroniti del piroscafo.

Non ci sono stati incidenti o feriti; Federica e Salvatore sono impegnati in una sorta di staffetta di mal di testa a coppia. Lo tengono sei ore per uno, quando passa a lei inizia  lui e così via; quando uno ce l’ha si chiude in cabina  e riemerge lo stretto lasso di tempo necessario per passarlo all’altro. Stanno tentando di battere il record dei tre giorni consecutivi.

Si sono avuti i primi giuochini  degli animatori ufficiali del bastimento  i quali sono subito entrati in sintonia con i nostri animatori interni Proto, Massimo e Valdo.

Tre volte al giorno, mattina pomeriggio e sera si scambiano opinioni e argute battute e anche qualche spintarella o scappellotto.

Nel corso di uno di questi simposi colloco il magic moment del giorno: si è bandita una gara di destrezza col lancio del hula hoop alla quale hanno partecipato praticamente tutti i passeggeri e le maestranze fallendo miseramente il bersaglio: a un certo punto Carlo, con una dose di sicumera perfino superiore al suo abituale standard, si è alzato con flemma dalla poltrona e ha tentato facendo centro al primo colpo fra lo sbigottimento generale. Da standing ovation.

Inevitabile la battuta “La classe non è acqua!”.

A notte fonda c’era ancora qualcuno al vento del ponte tredici che tentava di emularlo.

martedì

Finalmente è stato rintracciato Loriano che si era eclissato all’imbarco ed era stato cercato per giorni da una Gianna leggermente turbata: la si vedeva a più riprese, ogni volta abbigliata in tuniche di diverso formato e colore e calzari dal tacco ripido, in vari angoli, in coperta e in sottocoperta, in plancia e in sottoplancia, con aria enigmatica, sempre alla caccia della figlia o del marito, una vera cacciatrice come la divina Artemide (in greco Ἄρτεμις, Ἀρτέμιδος), figlia di Zeus e di Leto, sorella gemella di Apollo, e moglie di Loriano aggiungo io, che fu una tra le più venerate divinità dell’Olimpo e i cui simboli sacri erano il cervo e il cipresso, particolare del quale a noi non frega niente.

Si sé così scoperto che il disperso non era tale, ma si era dedicato anima e corpo alla esplorazione minuziosa del natante: da questo momento Loriano è la persona con maggiori conoscenze logistiche della nave e potrebbe fare da guida allo stesso comandante.

La nostra rotta ci conduce a Kalakolon un piccolo porto sulle coste occidentali del Peloponneso che è anche la porta di Olimpia, località pastorale prescelta direttamente dal re degli dei e luogo di culto mitologico più importante della Grecia tradizionale, una meta immancabile alla quale peraltro hanno rinunciato volentieri tutti, o quasi tutti.

Primo tentativo di sbarco di massa della comitiva con conseguenti assemblee interminabili su itinerari, prezzi, mezzi da utilizzare e finalità del viaggio, con  mozioni contrastanti  sulle attività da svolgere:  bagni di mare, acquisto di ricordini, pranzi tipici o puro bighellonaggio.

Alla fine la maggior parte è andata al mare con vari mezzi di fortuna.

Narra la ridente Silvia  che la spiaggia fosse munita di ombrelloni e sdraio gratuiti, cosa inconcepibile per la nostra società avanzata, e che venissero fornite leccornie indigene in abbondanza accompagnate da fresca acqua di fonte alla modica cifra di tre euro a piatto, cosa ancor più incredibile se non fosse stata riportata da persona di tanta grazia e gentil portamento.

Uno sparuto manipolo composto da Vinicio Mariagrazia Monica e Gianfranco ha avuto la pensata di prendere un pulman locale per Olimpia, distante oltre trenta chilometri greci, che sono notoriamente più lunghi e meno rettilinei di quelli francesi o germanici.

Il tempo a disposizione non era granché e fra il viaggio e le prime dotte disquisizioni sui resti del ginnasio e del laboratorio di Frisia, con tanto di foto ricordo e commenti vari, si erano già  giocati un’oretta, così il poco tempo rimanente si è trasformato in una sorta di omaggio commemorativo al luogo attraverso una esaltante corsa ad ostacoli fra i ruderi del Leonidaion, il tempo di Zeus ed il museo, è stato scelto quello sbagliato ma più vicino perché quello giusto era troppo lontano.

Il museo è stato visitato, invero con una certa superficialità,  nel tempo record di due minuti e trenta secondi, compresa un breve escursione ai bagni pubblici e poi a perdifiato verso il pulman per il rientro sotto il sole cocente.

Una esperienza gratificante.

La sera cena di gala. Le donne sono tabogate alla morte: lunghi abiti e tacchi alti, scialle, labbra rosse e mascara, con l’opportunità di conquistare tutti i passeggeri e l’equipaggio con uno sguardo malizioso ed un movimento di fianchi.

Gli uomini finalmente in giacca emersa dal fondo degli armadi, per una volta via magliette, calzoncini e orribili sandali, sarà pure vero che l’abito non fa il monaco, ma tutti si sentivano un poco più amabili e gentili, beh quasi tutti.

Questa impegnativa giornata ci ha riservato anche l’elezione di mister  musica, allegra manifestazione alla quale ha naturalmente preso parte Proto, era inevitabile, che si è ben comportato anche nel delicato momento della esibizione della mutanda nera.

E’ risultato vincitore un imbattibile tamarro che oltre alla mutanda ascellare ha esibito anche una canotta della salute e una notevole peluria senile, un essere repellente che  si è dato pure un sacco d’arie. Proto ne è invece uscito con dignità.

Il magic moment del giorno: un lento fox trot sulla pista del Tucano, soli io e  la mia dama. Fantasticavo di trovarmi su un set al centro del mondo, l’ombelico fatato della nave, una sensazione che è durata il tempo del pezzo morbidamente eseguito dall’Elegance Quartet.

mercoledì

Approdo a Santorini, terra di vulcani sottomarini. Un gruppo decide di salire al paese di Fira (Φηρά) in cima al costone di roccia a dorso di mulo, un altro con la funivia. Molto più carina la prima opzione che pure produce qualche scuotimento delle parti basse mascoline con conseguenti disturbi urinari.

Ci aggiriamo negli stretti vicoli tra il bianco ed il blu in attesa degli altri che salgono in funicolare e ci gustiamo gli scorci da cartolina prima dell’afflusso dei naviganti delle numerose navi all’attracco.

Una volta ricostituita la comitiva  solita assemblea condominiale per decidere cosa fare nelle due ore rimanenti, alla fine ognuno si è mosso a casaccio per proprio conto arraffando la prima opzione disponibile. Sei audaci hanno noleggiato, a prezzi spropositati tre squassatissimi quad,  quadricicli fuoristrada di derivazione motociclistica concettualmente derivati dagli ATV prodotti negli anni sessanta, detti anche muli meccanici.

Uno è stato immediatamente tolto di mano a Gianfranco dal  noleggiatore per evitare rischi a danno di cose e persone locali, sostituito con un più maneggevole ed altrettanto scassato motorino. Massimo  ha sdegnosamente rifiutato il casco a noleggio per timore dei pidocchi e per non rovinare l’increspatura bionda.

E’ stata una bella gita: faticosa uscita dal parcheggio, ricerca del distributore, metti soldi di benzina con invettive conseguenti, ripartenza alla ricerca della strada per Oia rintracciamento della strada per Oia, dietrofront e ritorno alla base visto che era già passata un’ora. Non mi sono sembrati molto disinvolti neppure Vinicio e Massimo nella guida di questi quad da battaglia, ma è stato divertente.

Qualcuno di noi ha fatto ritorno a piedi lungo la mulattiera: bell’itinerario ripido spalmato di sdrucciolevole merda di ciuco, necessaria la massima attenzione onde evitare frittate.

A sera finalmente a Mikonos

Non sappiamo perché Mikonos negli anni si sia costruita questa fama di isola licenziosa e rifugio degli omosessuali di mezzo mondo, sta di fatto che da quando dal mare abbiamo avvistato le candide case l’unico argomento di discussione è stato quanto avremmo dovuto stare attenti alle avances dei pederasti indigeni.

Si sono quindi intrecciati lazzi e frizzi, battute e mimiche nelle quali si sono distinti Loriano, Paolo e Stefano, con mani a protezione delle terga e improvvisi piegamenti dimostrativi a novanta gradi .

Ad ogni maschio che incontravano lungo il cammino veniva fatta una radiografia per percepirne le tendenze, non  parliamo poi di coloro manifestamente e orgogliosamente gay intorno ai quali si creavano capannelli ammiccanti di turisti curiosi a scattar foto ricordo.

La principale attrazione dell’isola ci è sembrato un grande pellicano accudito da un tizio che abbiamo bollato subito e senza alcun motivo per finocchio.

Il paesino e fichissimo strapieno di localini, bottegucce, angoletti bui e gioventù.

Si narra infatti che sia meta prediletta di chi vuol trasgredire in quantità di accoppiamenti di ogni genere  e natura in piena libertà, vale sia per uomini che donne, animali e suppellettili varie.

Il magic moment odierno è una riflessione amara e malinconica di fronte al bel lungomare, allo scorcio dei mulini e alla musica che fuoriesce dai locali strapieni di varia umanità: sono nato troppo presto, ai miei tempi altro che Mikonos, ci si accontentava di giocare a tappini. Beata gioventù !

giovedì

Giornata ricca di avvenimenti a bordo

La nostra peregrinazione ci conduce al centro della regione Attica nella prefettura della mitica città di Atene dove, dopo una notte di navigazione tranquilla,  siamo sbarcati alle prime ore del mattino.

Stefano e Silvana non hanno messo la sveglia e non si sono presentati all’appuntamento fissato per lo sbarco: li abbiamo chiamati per misericordia e solo  dopo aver messo ai voti la decisione, siamo o non siamo nel regno della nascita della democrazia? In dieci minuti si sono svegliati, hanno indossati calzari e vesti appropriate alla canicola e ci hanno raggiunto. Stefano con grande sconforto ha rinunciato alla colazione e questo credo che non ce lo perdonerà mai, del resto avrebbe preferito mille volte perdere il Partenone che l’ovetto sodo.

Le guide per l’Acropoli  sono state Carlo e Claudio con l’ausilio della stagista Cristina che fa tutto questo come volontariato: sono stati perfetti. Sono riusciti nell’impresa di mantenere compatto un gruppo di ben ventitre sciagurati senza perderne neppure un pezzo. Uniti e coesi siamo saliti fino al Partenone  assieme a un paio di milioni di turisti incolonnati scesi da una flotta di navi da crociera da far invidia alla spedizione di Troia. Ci siamo pestati abbondantemente i calcagni sospinti dalla ressa e da una leggera brezza che ha evitato insolazioni e rincoglionimenti.

Abbiamo potuto ammirare la sommità dei templi che era l’unico punto non occultato dall’orda di turisti totalmente disinteressati. Sono però state scattate un milioneequattrocentomila fotografie a casaccio con vari gruppi misti: mogli con gambe di passaggio di altra gente, teste di turisti spagnoli che sbucano tra le spalle del cognato e così via. Un bel ricordo per quando torneremo a casa.

I  commenti sull’Acropoli sono stati i più vari e profondi  “.. ma chi me l’ha fatto fare ?” “L’ha  indovinata chi è rimasto a bordo” “Ma qui è tutto rotto!” “A che ora si mangia?” “E’meglio il colosseo”” ma che bella visuale” “Amore, attento a non farti male” “Quello laggiù dev’essere lo stadio del Panathinaikos” e così andando.

Bollettino di giornata

Sulla strada del ritorno Annalisa si è ingegnosamente procurata una storta alla caviglia, curata con bendaggi ed unguenti dal maniscalco di bordo per la modica cifra di cinquanta euri nautici.

Claudio è stato vittima di uno scippo del portafoglio sulla metro oppure sull’autobus, oppure al mercato della Plaka, o forse lo ha semplicemente perduto. Il fatto comunque contribuirà ad accrescere la meritata fama di ladri e borseggiatori dei pacifici abitanti del luogo.

Da rilevare che tutta la nave era ben conscia di non doversi portare appresso  valori, ebbene il nostro si era voluto distinguere portandosi  carta di credito, bancomat carta d’identità e cospicuo contante, mancava solo la tessera della Coop e la frittata sarebbe stata completa. Probabilmente era  la sola persona sbarcata in mattinata con tutto quel bendiddio appresso. La cosa mette in evidenza  l’arcinota astuzia degli ateniesi  che evidentemente sono dei fenomeni, infatti qualsiasi altro avessero scippato non avrebbero cavato quasi niente.

Fortunatamente Claudio è un gentleman e l’ha presa bene. Allegria.

Al rientro a bordo Raffaele ha preso la bronchitella abituale nel passaggio tra la doccia e il self service al piano tredici, cento gradi fahrenheit di sbalzo.

Sembra un uccellino bagnato. Ce lo siamo giocato per un paio di giorni.

A chiusura di giornata Gianfranco si è sfracellato a bordo piscina saltando sugli infradito traditori: molteplici danni al costato, alla testa ed alla spalla e sopratutto ai coglioni che hanno preso a girare furiosamente.

Finalmente a cena. Serata  di gala con dolce  a sorpresa consistente in una torta gelato sammontana con al colmo un ciotolino di benzina incendiata. Flambé, si dice.

L’elezione di Miss Musica ha riservato un fuori programma di Valdo che ha impersonato una convincente versione del noto pornoattore Rocco Siffredi,  con tanto di appropriata camicia nera lucida. Come sempre Valdo ha contagiato il folto pubblico con la sua simpatia e mimica, ha perfino accennato la mossettina di bacino che lo ha reso famoso su tutte le navi da crociera del Mediterraneo.

Dopo l’elezione della miss, ovviamente ha vinto la partner di Valdo, Stefano e Silvana hanno improvvisato una spettacolare sceneggiata napoletana di litigio coniugale con soggetto libero dal titolo “Ti avevo detto che aspettavo in discoteca e tu mi ti fermi al Cristal, cazzo!”  Splendida anche l’interpretazione di Concetta che pure in un ruolo minore ha recitato la parte con grande impegno. Per alcuni minuti le grida dei tre hanno sopraffatto l’orchestrina Blue Sound Band.

Visti i numerosi infortunati di giornata a un certo punto Proto si è trovato a ballare un mambo con sei ballerine sei, tre ad ogni lato e tutte sincronizzate.  E’ stato un ulteriore momento memorabile.

La sera si è chiusa in discoteca, cosa poco gradita dai giovani della compagnia che colà stanziano  a tempo pieno.

Ammirare nella notte il mare da poppa e  la lunga silenziosa candida scia della nave con le luci de Peloponneso sul magico fondale dell’orizzonte  è stato stupendo, il magic moment di oggi.

venerdì

Oh dolce Kerkira, morbidi rilievi ammantati di verde, alte scogliere e spiagge sabbiose, patria dei Feaci, ove approdò il naufrago Ulisse, ricca di bar dai prezzi stracciati e ove approdiamo pure noialtri.

Quanto è rilassante il bagno nelle tue calme acque profonde, e quanto fresca l’ombra sotto l’unica pianticella occupata dai bianconi Valdo e Loriano.

Odo il suono allegro del buzuki e rumor di danze sarde, che non c’entrano niente, e forse non sono sarde ma di questi posti qui però ci somigliano assai.

Il bagno nel mare fresco mi ispira rime baciate e mi rigenera

dal cibo eccessivo del bastimento

di pieno gradimento

ma ricco di condimento

che mi rende corpulento.

Visitiamo le piccole stradine alla caccia di souvenir e di foto ricordo a coppie, singoli misti, incrociati e scambiati e gruppi compositi. Manca solo il febbricitante Raffaele che è rimasto a bordo per la mestizia di Paola che non si gode il passeggio e il paesaggio.

Il posto ricorda le nostre terre natie per architettura e usanze, non certo per i prezzi che sono modici. Monica cerca tendaggi e tendine, Gianna scarpe e scarpine, Enza cerca di non perder Proto a sua volta perso dietro a curiose femmine obese.

Dopo la refrigerante abluzione si rientra sul naviglio stanchi e contenti, pronti al notevole sforzo della cena perché dovete sapere che anche il mangiare così di frequente spossa le membra di noi viaggiatori.

Quindi la combriccola si espande dappertutto come chiazza d’olio: c’è qualcuno di  noi in ogni recondito angolo del piroscafo, e questo è un bene per l’armatore perché rechiamo l’armonia e la felicità del culto di Focus e facciamo proseliti un po’ dappertutto.

Enza e Gabriella si appartano misteriosamente complici, stanno  cercando un posticino sul ponte dove fumare in pace senza che qualcuno le rimbrotti.

Sulla pista a mezzaluna del Cristal  si esibiscono in un delicato paso doble i fieri Paola e Proto inventori, per la goduria degli occhi e delle orecchie, del famoso passo della lambretta, con tanto di messa in moto e smanettamento di gas

Sul ponte, Franca accenna passi di danza con tutti gli animatori contemporaneamente: è la nostra musa ispiratrice e sacerdotessa, ma in questa spedizione non è al massimo del vigore fisico, attorniata dalla premurosa Patrizia e dal consorte è comunque il baricentro della nave e delle nostre attenzioni.

Paolo e Massimo stanno proseguendo il censimento che dall’inizio del viaggio compiono sulle femmine imbarcate classificandole per età, peso e girovita, mentre le rispettive consorti Cosetta e Patrizia, a loro volta, monitorano con discrezione, scuotendo il capo, che i due non allunghino troppo il passo o le mani.

Vinicio e Mariagrazia come incrociano un foxtrot e uno spazio libero si mettono a ballare seri seri, possibilmente da soli, Stefano  è un po’ fuori dal suo mondo, ritrova se stesso solo in sala da pranzo, nel tempo rimanente  girovaga tra discoteca Q32, Crystal e Tucano senza sapere cosa scegliere e intanto Silvana, che nel frattempo si è infortunata ai piedi scuotendoli con troppa energia nell’acqua della piscina, non lo segue più, non ballano mai assieme, e questa è una notizia .

Concetta e Pasquale si aggirano perplessi  tra i piani e i corridoi per ritrovare la cabina.

Sauro e Silvia sono inseparabili, galleggiano a un metro dal suolo felici e contenti che è un piacere, Annalisa cerca in giro spunti per aggregarsi a balli di gruppo, a giochi di gruppo, a bischerate di gruppo mentre Carlo, sornione, accenna qualche passetto distaccato e si risiede comodamente ad osservare, dividendo l’attenzione tra i compagni di viaggio, il giornale e il cellulare.

Sabatino non rinuncia alle battute ed al jive che esibisce senza risparmio su qualsiasi ritmo, Gabriella ciarla a destra e a manca mentre Valdo è in compagnia degli animatori o dei camerieri o di altri passeggeri o di qualcun altro, ma sempre in compagnia sta.

Salvatore e Federica stanno bene in salute contemporaneamente e ne siamo felici, Gianfranco invece è acciaccato e Monica cerca di prendere la linea al telefono con  qualcuno di casa.

Come sempre, ogni volta che ballano, Massimo e Patrizia discutono se la guida debba essere decisa o flessibile, se il passo a destra o sinistra, se le braccia incrociate o distese, si lasciano e si riprendono, si rilasciano e vien loro da sorridere, non si prendono sul serio.

Raffaele è riemerso dal letto col golfino di lana e si aggira per i fatti suoi, Claudio filma anche la sciacquatura dei bicchieri del bar e il rullare della batteria mentre Cristina vorrebbe scendere in pista, ma è pure contenta che lui registri tutto a futura memoria.

A fine giornata viene stilato il bollettino medico:

due feriti leggeri da contusioni in condizioni stabili dal giorno precedente, un ammalato di bronchite in via di guarigione, una doppia storta alle caviglie di giornata, alcuni mal di testa risolti positivamente. Concetta ha ritrovato la cabina  e può andare a nanna.

Il momento magico oggi è questa consapevolezza che assaporo di poter girovagare a casaccio in questo enorme contenitore, fra migliaia di persone, come in un  formicaio immenso e non sentirmi solo, in ogni luogo incontro un amico e mi sento fortunato per questo.

sabato

Sbarco nella splendida città slava di Dubrovnik, o Ragusa, raggiunta dopo una lunga e faticosa camminata.

Luogo affascinante offuscato dalle migliaia di visitatori, perennemente incolonnati tipo stadio nel giorno del derby, tra piedi, scarpe e gambe di  varie nazionalità e lingua si è perfino  intravisto il pavimento marmoreo dello Stradun la strada principale che collega le due porte principali. Ci siamo perduti e ritrovati con tutti gli altri una mezza dozzina di volte, ci hanno pure costretto a cambiare i  nostri pregiatissimi denari in una valuta inutile come le kune che abbiamo utilizzato per comprare biglietti del tram e ricordini indigeni made in china, e buttando ai pesci il resto.

La visita ci ha fatto scoprire alcuni aspetti sociali interessanti:

  • questo popolo non fa salire sull’autobus se non si è in possesso di regolare biglietto,
  • alcuni rappresentanti di questa terra non sono molto cortesi con gli stranieri come noi
  • sull’autobus Concetta ha preso una accanita  discussione con una spagnola con tema “vai indietro che c’ero prima io” che ci fa capire quanto i rapporti siano tesi anche all’interno della Comunità Europea

Pasquale si è mostrato molto combattivo e, ovviamente, solidale con Concetta soprattutto sul fatto che gli stranieri, specie se slavi, specie se croati, ma anche spagnoli, ma anche tutti, dovrebbero starsene a casa loro e non venire da noi a spaccare i marroni e non pagare il biglietto del tram.

Si sono avuti numerosi interventi concitati e poco costruttivi da quali si trae la conclusione che sarebbe bene che ognuno facesse i fatti suoi e specialmente non invadesse Casalguidi.

Più tardi, tornati a bordo, Concetta e Pasquale si sono calmati.

Magic moment odierno al tardo pomeriggio:  un sodalizio di trenta persone legate dalla pratica devozionale della danza che decidono di fare a meno dell’animazione di bordo ed organizzano autonomamente giochi fanciulleschi sul ponte tredici attirando bambini gioiosi e commenti benevoli dei grandi, e, soprattutto, divertendosi un sacco.

Adoro la levità senile che anima i miei compagni di viaggio, mi fa sentire vicino a loro ed alla mia perduta giovinezza, mi ispira un sospiro.

Mare mosso

Da questo pomeriggio il mare si è agitato, stasera a cena i tavolini erano inclinati e il brodo disteso a quarantacinque gradi dentro la scodella faceva uno strano effetto. I ponti esterni sono stati chiusi col lucchetto (in inglese look-at). Silvia si è avvicinata sorridendo e dondolando, qualcosa era inclinato paurosamente, o lei o il pavimento.

Paola prima ha mangiato abbondantemente poi è sparita nella stiva a distendersi per non fare i maialini sui tappeti blu.

Qualche audace ha tentato dei passi di ballo liscio al Crystal Lounge, ho notato Vinicio e Maria Grazia e Salvatore e Federica che barcollavano, sembrava di esser sul Tit….. , ma non lo voglio nemmeno nominare.

Il piano bar funziona anche adesso,  al Tucano c’è uno spettacolino con la gente che si aggrappa alle poltrone per non cadere, il vento soffia forte e piove, non c’è nessuno che passeggia per non sbandare e battere boccate sulla moquette. Il personale di bordo chiude gli stand dei ricordini e ripone tutto in bauli verdi.

Ho deciso di prendere le pagine del diario di bordo di questi ultimi sette giorni e chiuderle nella bottiglia di Ferrochina Bisleri comprata al Vitamin Bar per soli tremila euro pagabili in comode rate mensili che mi sono testé scolato per farmi coraggio, sto facendo debiti, tanto a questo punto chissenefrega.

Adesso chiuderò la bottiglia con un bel tappo e la getterò fuori dalla nave.

Qualora dovesse accadere l’irreparabile il mondo un giorno saprà come i figli di Focus hanno vissuto questi giorni di navigazione: tutti insieme, appassionatamente.

La posta del cuore: Pina incerta e dubbiosa

Caro signor Ivano della posta del cuore

Mi rivolgo a lei perché so che è un uomo di mondo mentre io sono solo una povera ragazza incerta e dubbiosa.

Sono disperata perché mi hanno detto che ricomincia il campionato di calcio !

Ho un uomo che non mi porta mai a ballare e se ne sta tutte le sere in ciabatte a guardare le partite della Fiorentina e il processo di Biscardi sgranocchiando pistacchi.

Il sabato sera dopo la partita mi porta a cantare il karaoke in localacci  dove non si balla e mi tocca stare a sentire lui e una manica di citrulli che sbraitano nel microfono gli ultimi successi degli Alunni del sole  che, fra l’altro,  non sopporto più.

Un tempo non era così: quando mi doveva conquistare prometteva mari monti e sale da ballo, poi, una volta che mi ha soggiogata, ha mostrato la sua vera natura di maschilista che detesta i balli caraibici.

Io sono una grande appassionata di salsa e merengue e modestamente sarei anche piuttosto portata, ma devo esercitarmi da sola davanti allo specchio e sono due anni che non imparo passi nuovi.

Sono esasperata, sono tentata di mettere un annuncio sulla Pulce offrendomi come ballerina, ma ho molta paura che qualcuno fraintenda e con la scusa del ballo mi proponga altre cose che non voglio neanche nominare. Sa com’è, di questi tempi……

Mi consigli lei che ne ha fatte di cotte e di crude, che devo fare per uscire da questa ambasce ?

———————————————————————————————————————

 Mia dolce incerta

La tua storia mi rimanda ad un po’ di anni addietro quando anche io canticchiavo le canzoni degli Alunni del sole: era un estate rovente che trascorsi in Versilia come aiuto bagnino e nel mese di giugno, notoriamente molto indicato per la salute dei pargoli, mi ripassavo le mamme villeggianti dal lunedì al giovedì sera, prima che arrivassero i mariti da Firenze.

Mi ricordo che al bagno Lucciola attaccavo bottone con le mammine  girando nel juke box Concerto, Ombre di luci o Jenny e la sera ce la spassavamo a tutta randa

Che stagioni epiche, e quanti gelati ho comprato ai bambinelli per tenerli buoni !

Tutto finì quando il proprietario del bagno mi fece bruscamente notare che non facevo con adeguato scrupolo il mio lavoro di bagnino e che mentre me la spassavo si erano fregati tre patini e un pedalò.

Ma veniamo a te.

Il tuo è un problema piuttosto comune, molte giovani donne se la devono vedere con una rivale praticamente imbattibile che personalmente non mi tange: la passione per il football. Una rivale così si combatte male perché non la puoi graffiare o prendere a ceffoni ed è anche inutile sfasciare la tivvù  perché ci sono sempre i bar sport che è ancora peggio.

Penso però che potresti fare un tentativo sollecitando i suoi istinti più belluini.

Ci vorrà un completino baby doll da ballo caraibico in colore viola con reggiseno a balconcino e tanga con giglio bianco e rosso davanti, un grande tatuaggio del  numero dieci con la scritta rui costa sulla schiena e calze a rete a maglia larga da porta di calcio. In testa farei una acconciatura a riccioli d’oro stile Antognoni ed ai piedi scarpette da calcio rosso brillante. Ultimo tocco una coccardina tricolore con la dicitura “nonsonogobbo”.

Adesso ti manca solo di agitare festosamente una bandierina gialla da calcio d’angolo e dimenare ritmicamente il posteriore con gridolini di “alè viola alè”.

A me una messinscena così farebbe sicuramente effetto, a parte il numero dieci di rui costa che non mi dice niente, e farei tutto ciò che mi chiedi..

Se il tuo lui non si smuove nemmeno così, figliuola, mettigli pure le corna perché se le merita.

Fammi sapere come è andata