Candeglia

Candeglia Circolo arci
Via Carota e Molina, 64 – 51100 Pistoia tel. 0573.4515554
Quando si balla  
sabato sera liscio e revival con  orchestra
Prezzo  
inferiore a 10 euro  
Pista da ballo  
8 passi x 13 passi  
Parcheggio  
davanti al locale, non grandissimo
Dove si mangia  
al piano superiore del circolo, pizza, antipasti e pastasciutta

E’ la lunga strada che esce dalla città e porta verso le colline, ultima traversa a destra prima della strettoia, e poi subito sulla destra, non si può sbagliare.

Una casa del popolo è riconoscibile al primo sguardo: intanto la collocazione che non è mai in centro città ma in quelle periferie campagnole  che con gli anni sono state inglobate da quartieri dormitorio con l’ultima lottizzazione di cooperative.

E poi gli edifici: privi di linee architettoniche di un qualsivoglia gusto estetico, parallelepipedi tirati su senza armonia, con brutti finestroni, spesso con un resede lastricato e coperto da una tettoia che diventa pista da ballo o luogo dove collocare tavoli per la pizza o per sostare a frescheggiare nelle sere d’estate.

Ci sono il bar, una sala dove giocare a carte con moccoli che volano ad altezza uomo, bagni spartani. Poi la televisione in un angolo,  un paio di flipper, una slot machine o un biliardino, altre volte una saletta con un biliardo logoro e l’aria ancora impregnata di fumo dagli anni ottanta.

Soffitti alti, luci fredde al neon, la pittura alle pareti neutra, non definita, può esserci anche un rivestimento in finto legno, gli arredi tassativamente fuori moda, in plastica e ferro, sopra i tavoli una copia del giornale locale, da una parte il congelatore della sammontana con i cartelloni dei gelati.

Spesso attraverso un corridoio o una rampa di scale si accede ad un altro salone più grande adibito a sala da ballo e luogo per la tombola, ambiente per cene sociali e platea per assemblee sindacali. Una volta era qui che si svolgevano le riunioni di partito e le feste dell‘unità con lo stand dei libri delle Edizioni Riunite e il banco col gioco del tappo.

Le case del popolo ora si chiamano circoli arci, quelle delle mie parti sono tante e sono fatte proprio così, ogni volta che entro in uno di questi edifici mi assalgono sentimenti contrastanti: la constatazione di quanto mostrino la loro età  e la nostalgia della mia giovinezza, comunque luoghi fuori del tempo.

La mia balera è una di queste e prende il nome di quello che una volta era un borgo e adesso è un quartiere di periferia, Candeglia, ma non ditemi che è un brutto edificio solo perché uguale alle altre case del popolo perche questa io la vedo in un altro modo. Il significato del luogo ha trasceso il luogo stesso e quelle che vedo non sono stanze, ma immagini di ricordi ed emozioni.

E’ lì che ho mosso i primi passi di ballerino scoprendo l’emozione dei primi programmi di ballo allacciato alla mia dama.

Il bar ha un ritmo di paese: è sempre semivuoto, mai deserto, il  lavoro è continuo e rallentato e i liquori non sono à la page, nel cantuccio della tv ci sono tutte le sere due anziani signori che guardano Walker Texas Ranger. Certe sere d’inverno ho atteso l’apertura della sala guardando gli altri giocare a carte e gridare lo striscio e il busso del tressette,

Conosco la piccola pista di graniglia come le mie tasche, potrei muovermi ad occhi bendati fra le poltroncine azzurre  il sabato sera quando sono piene di gente allegra di mezza età.

Conosco il piccolo guardaroba e il vecchio guardarobiere e il salone al piano superiore a cui si accede da una scala che si avvolge in un semicerchio.

Volti oramai familiari si associano all’ambiente, sono nell’aria, respirano con il calore che impregna la sala in primavera inoltrata.

Ormai ho una visione romantica e non oggettiva del posto, come  potrei averla della casa dove sono nato o della mia vecchia scuola elementare che non c’è più.

Proprio non posso dire che è un brutto edificio, è un ambiente di famiglia, è una specie di rifugio del pensiero e di sogni fatti di musica e movimento, in compagnia dei quali mi addormento volentieri.

Da tutto ciò si desume che il mio giudizio su Candeglia non è dei più oggettivi, tuttavia posso assicurare che nel panorama delle sale da ballo della città è un piccolo e apprezzato gioiello gestito con passione da Luciano Vannacci e dagli altri soci, coi divanetti azzurri e le pareti salmone, i tendaggi e gli specchi, un palco sufficiente per un’orchestra di cinque elementi e un ottimo impianto audio.

Il castello dei riflettori colorati che sormonta la pista, un po’ piccola, diffonde una luce attenuata che rende i lineamenti morbidi. La clientela è tradizionale, ovvero ci sono sempre gli stessi, e fra questi buoni ballerini e altri non più giovani e pertinaci  amanti della beguine che certe volte intralciano il percorso, ma fa niente.

Attiva da oltre cinquanta anni si vanta di aver rilanciato in città il gusto del liscio in sodalizio con la mitica orchestra Lottini.

A fronte dell’andamento altalenante della moda del ballo di questi anni gode di una zoccolo duro di clientela affezionata che garantisce  il pieno del sabato sera, unica serata fissa di ballo, però  se ci capitate quando la sala fa il pienone dei 230 posti a sedere sarà meglio che vi dedichiate alla pratica del ballo del mattone.

Le orchestre sono quelle del giro, con predilezione per l’agenzia teatrale Regno Unito, e a mezzanotte passano le signore del bar con la focaccia per tutti.

Si balla fino alle due del mattino e di sicuro non ci si annoia.

Giudizio: Un approdo caldo e sicuro del sabato sera invernale, è confortante sapere che esiste.

Tre ballerini

La posta del cuore: Flamina core abbacchiato

Ciao Ivà

te scrivo a distanza de du’ mesi dar fattaccio, quanno ormai ‘a tristezza e ‘a rabbia se so’ un po’ attenuate, anche se er core nun riesce proprio a dasse ‘na regolata.

Sto a grafffia’ i vetri dalla disperazione e me chiedo perché l’amore renda davero così ciechi e pure sordi.

L’omo mio oltre a esse fidanzato co’mmè, stava fidanzato pure con artre du’ fije de na mignotta, le portava a ballà na sera una, na sera n’antra e a me nun me restava che stà a casa a pijiarmelo in saccoccia.

Te pare giusto ?

Te devo pure dì che forse forse proprio fidanzati nun eravamo, diciamo che se serviva dar fruttarolo mio e ce siamo scambiati quarche occhiata significativa.

Na vorta s’è pure fermato per raccattamme la busta de peperoni che m’era caduta. Che occhiata che m’ha rifilato Ivano mio! Me so’ tutta strutta er core e per ringraziallo ho voluto daje subbito er numero de telefono, nun se sa mai, anche si, a ripensacce, lui me parve un pochetto reticente.

Daje  e daje na serata de circa du’ mesi sono, me so’ proprio ingrifata, allora so ita ar Varicocele, na balera che sta a Ladispoli, e l’ho beccato co’ quella zozzona della Mafalda de Pimavalle che staveno a ballà en chachacha tutti abbrancicati come  cozze ar pontile de Fiumicino.

L’ho acchiappata p’i capelli bionni e lunghi e jo detto “A fanatica, mo’ vedi che te sporvero!”

Tralascianno i particolari de raccapriccio te dico che l’ho strascicata pe’ tutta la pista come n’canotto, l’ho sdrumata !

A sera doppo so ita a Centocelle andò sta er Gabbiano Azzuro, na discoteca dove lui stava co a zinghera de ‘a Giusy a strofinasse come ‘n porco.

I’ ho detto

“’ ’a Giusy, vedi d’annà a fatti fottere che mo’ te strappo le gambe e te ce pijo a carci in culo! Poi vedi come t’abballi er varzer“ e jo ammollato due sganassoni pure a lei.

Aho Ivà, l’ho gonfiata come ‘na zampogna de Natale.

Ivà nu’o so perché ma l’omo mio da quella sera nun se fatto più vede, manco dar fruttarolo. M’ha mannato un messaggio ar cellulare dove c’e sta scritto

“Sono profondamente addolorato che si sia così tanto alterata. Mi spiace cara signora, ma non tollero alcuna forma di violenza. Addio”

Da alora me sto a  spugnà da ‘a disperazione e da ‘a solitudine amorosa, Ivà, ho forse sbajato quarcosa nell’approccio ?

Me firmo Flaminia, core abbacchiato.

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 Mia benevola Flaminia

Permettimi di darti un consiglio: non prendertela per costui, non ti merita minimamente, come si può infatti ignorare una così focosa gentildonna?

Pensa che  anche io ebbi un tempo a che fare con una tenera signora testaccina che  aveva due fissazioni: la “maggica” e il sesso.

Erano anni di febbrile speculazione edilizia e la dolce dama intrallazzava con palazzinari privi di ogni scrupolo. Io me la cavavo partecipando con assiduità alle feste e ai ricevimenti dei portaborse,  più che altro le servivo per dare un po’ di charme alla sua vita piena di impegni, fondi neri e abissale volgarità: la portavo a cena nei migliori locali e a ballare languidi slow nei night, era magnifico, facevamo una vita molto al di sopra le righe e soprattutto pagava sempre lei, anche se ogni domenica mi toccava sorbirmi le partite della Roma.

E’ allora che mi sono fatto il corredo di biancheria per la casa.

Bei tempi, la cosa ebbe fine quando la gentil signora si accorse che intrattenevo relazioni sentimentali anche con la sua più accanita rivale, della dinastia Cecioni di Torpignattara, anch’essa attivamente impegnata nel settore edilizio.

Diciamo che fui cacciato a brutte parole e anche qualche gesto di inaudita violenza per una signora, ma riuscii a mettere in salvo il corredo che ancora custodisco nell’armadio con la canfora e la corteccia di cipresso.

Questa esperienza mi ha insegnato molto sul carattere delle donne capitoline e ho imparato il senso del profondo rispetto che meritano, specialmente quelle un po’ manesche.

Io credo che tu meriti più di un bellimbusto che se la fa con due donne e le porta a ballare a targhe alterne, tu meriti di essere amata come sei, con la tua sensibilità e fragilità. Però lascia perdere i sogni o meglio, apri gli occhi e guarda la vita reale e forse i sogni potranno realizzarsi veramente: potresti cercare nelle palestre di pugilato fra qualche boxeur suonato o alla libera uscita della caserma dei guastatori, o anche fuori dallo stadio potresti individuare tra i capipopolo degli ultrà qualche teppista con cui intraprendere una eterea e platonica storia sentimentale.

Ti auguro le cose più belle

Per curiosità, puoi dirmi qual è il fruttarolo da cui ti servi, vorrei evitarlo.

Grazie

LAIDE Libere Associazioni di Idee……. a ferragosto

Oggi è ferragosto dal latino feriae augustae, giorni feriali introdotti dall’Imperatore Ottaviano Augusto per la fine della raccolta del grano e nei quali gli uffici e le scuole restavano chiusi, ci si dava all’allegria e si facevano regali.

Il Cristianesimo, una volta divenuto religione dell’Impero, inserì diverse feste proprie al posto di quelle pagane, ferragosto è diventata la festa dell’Assunta: la Madonna, al momento del suo trapasso, chiamato anche Dormizione, si trasferì immediatamente, sia con l’anima che con il corpo, in Paradiso fu “assunta”, ricevuta, accolta in Paradiso.

L’Assunta è anche una ballerina di Ripafratta, dove c’è l’omonima stazione ferroviaria incustodita, il sabato va a ballare il liscio al circolo dei lavoratori disoccupati.

La disoccupazione in Italia è in forte crescita, dunque ci sarebbe più tempo per dedicarsi al ballo, però c’è sempre meno voglia perché i pensieri sono altri, altro che cazzate !

Finisce che l’Assunta non trova partner per i suoi valzer saltellanti e deve accontentarsi dei balli di gruppo da fare con altre spose, vedove e nubili donzelle del circondario di Ripafratta, i soli uomini arruolabili sono pensionati bolsi, i giovani sono incazzati neri col mondo, ridotti a comperare gratta e vinci per conservare la speranza di una vita migliore.

L’Assunta il lavoro ce l’ha, fa la manicure per corrispondenza, non si guadagna tanto ma ci sono poche spese vive, insomma se la cava,

Il giorno di ferragosto è festa grande in tutto il paese, non si lavora quindi i disoccupati  si sentono più uguali agli occupati, purtroppo dura poco fino al mattino seguente  giorno di San Rocco.

San Rocco era nato a Montpellier, proprio per merito suo oggi esistono frazioni e quartieri che si chiamano San Rocco in molte città italiane e forestiere.

Anche nella mia città esiste un sobborgo che si chiama San Rocco, lì ha la casa il mio amico Claudio che coltiva pomodori e squisite susine claudie come lui che, a differenza di lui, fanno andare di corpo a più non posso.

San Rocco era anche il patrono di Popiglio.

Una volta in questo giorno si faceva gran festa e montavano l’albero della cuccagna dove salivano i poco raccomandabili, secondo mia mamma, personaggi locali: ragazzacci di bosco coi capelli incolti e lo sguardo di sfida, sempre pronti a bestemmiare e a far cose per me proibite, tipo fumare e pescare scalzi nel torrente.

A me sarebbe piaciuto arrampicarmi sul palo scivoloso con la saccoccia di farina, allora si usava quella non il carbonato di magnesio, ma non ero proprio capace e oltretutto soffrivo di vertigini.

L’albero della cuccagna non si fa più da nessuna parte, è più sbrigativo giocare al lotto, anche se poi non si vince mai niente.

Alla sera alla casa del popolo gli adulti ballavano mazurche e foxtrot coi vestiti della domenica.

Il foxtrot è una danza briosa e veloce di origine americana che letteralmente significa “trotto della volpe. Viene eseguito nelle balere con frequenza impressionante perché il ritmo è piacevole all’ascolto e lo si può ballare gradevolmente tanto in maniera elementare quanto con elaborazioni complesse. E’ l’abbecedario dei ballerini da sala,  la base che consente di trascorrere comunque una serata piacevole.

Per trascorrere una serata piacevole basta un po’ di musica e gli amici, e se non ci sono quelli basta la morosa.

Avere la morosa rende la vita amabile e movimentata, per quelli che non ce l’hanno cercarne una anche temporanea a ferragosto è più facile perché tutti hanno desiderio di allentare i freni inibitori.

Certi ballerini truffaldini che conosco sono sempre all’erta per vedere se durante un merengue a qualcuna saltino i freni inibitori. Invano.

Questo ferragosto lo passo tranquillo al mare, fra bagni di sole e di tirreno, mangio e dormo, una pacchia da terza età, ma mi manca il ballo. In compenso  ci sono le vespe che entrano dentro il costume e massacrano il sopraccoscio e fanno saltare come in una polka piemontese, fortunatamente la farmacia locale è ben fornita di pomatine al cortisone,

Tanti amici sono passati da qua, alla stazione di posta, hanno abbeverato i cavalli e lasciato frutta e verdura per alimentarci e tenerci in forma per l’inverno. Si prendono cura di noi e noi di loro, recano un bagaglio di affetto e premure e pettegolezzi estivi, risate e commozione e voglia di stare insieme.

Fa caldo ed è giusto così.

C’è un sacco di gente al mare, questione di una settimana, eppure questo è il momento migliore per stare in ufficio e in città, ma vaglielo a dire a chi non può muoversi da casa che lui si che è fortunato, mica noi che stiamo in vacanza !

Da domani l’estate praticamente finisce, è vero che ci sono ancora tanti giorni ufficialmente estivi, ma è sempre finita a ferragosto.

Si comincia a pensare al campionato di calcio, ai funghi e alle caldarroste, ai nuovi passi di ballo da imparare e a una buona zuppa di pane che Marcello preparerà per noi e che mangeremo tutti assieme, con gioia.

A me vanno bene tutte le stagioni, specialmente quelle dell’anima.

Circolo Sperone

Circolo Sperone
Via Fiorentina, 189 – Pistoia tel. 0573.380560
Quando si balla  
sabato sera liscio e revival con musica riprodotta
domenica pomeriggio liscio e revival con musica riprodotta
Prezzo  
inferiore a 5 euro  
Pista da ballo  
10 passi x 10 passi  
Parcheggio  
Non c’è sul fronte strada. Esiste sul retro con accesso dalla parallela Via Erbosa
Dove si mangia  
a piano terra pizzeria trattoria aperta sabato e domenica sera

Diciamolo, è piccola, una balerina annessa al circolo, e anche il circolo è piccolo, e la strada e stretta e trafficata, e per arrivare al parcheggio sul retro ci vuole il navigatore,  e pochi la conoscono, e l’orchestra non c’entra neanche a pigiarla, o meglio se ci si pigiasse occuperebbe l’intera pista da ballo, quindi è saggio che abbiano lasciato perdere e ballino con musica riprodotta.

Ho detto subito le cose che non vanno, ovvero le caratteristiche che potrebbero non andare per quelli che cercano pienoni, grandi spazi, mega ristoranti e orchestre sfavillanti.

Per coloro che invece amano gli ambienti intimi e familiari, un po’ come un salotto di casa extra dove ritrovarsi con i compagni di ballo o di chiacchiera, è perfetta.

Si accede alla sala posta al primo piano da due rampe di scale e si entra in un ambiente accogliente, colorato e confidenziale: pavimento ben scorrevole di piccole piastrelle in gres avana chiaro, ampi tendaggi bianchi e blu, pareti arancio e celeste, divanetti azzurri con righe rosse.

La postazione color arancio del disck jockey è sopraelevata e dotata di un buon impianto audio. Un castello di luci piccolo e funzionale troneggia sulla pista, il soffitto non è opprimente.

Poche formalità all’ingresso e costo minimo.

Un ambientino davvero comodo e confortevole e, a proposito dell’orchestra che non c’entra, a sentire  certi gruppi musicali che ci sono in giro è meglio far andare dei buoni cd. Ci stanno fino a centoventi persone di tutte le taglie, se siete il centoventunesimo non entrate perché potreste rimanere incastrato e non uscire fino a notte inoltrata.

Giudizio

Ci si può venire per trascorrere un pomeriggio domenicale in piacevole compagnia, conversazione e qualche balletto non impegnativo in amichevole intimità, friendly come si usa dire, adatto a frequentatori non più giovanissimi, non più giovani ….., non più…., non ……. . Insomma gente della mia età o giù di lì.

Il giovedì In questa sala i miei compagni animano la serata  tentando di dare una qualche struttura al ballo di alcuni dei frequentatori abituali, impresa che credo li terrà occupati per un bel po’di tempo !

Un ballerino

La posta del cuore: tanguera arrabbiata

Esimio professor Libanore della posta del cuore, sono proprio arrabbiata.

Io e il mio uomo siamo andati a lezione di balli argentini per due anni di seguito, ogni lunedì e giovedì dal maestro Don Diego de La Vega e solo adesso siamo diventati autosufficienti. Finalmente ci possiamo permettere di andare a fare delle belle milonghe in giro per le sale da ballo e far morire di invidia chi ci guarda.

Lui però da un paio di mesi  si è messo a soffrire di emorroidi e da allora non si riesce  a cavare il famoso ragno dal buco. Quando balliamo ha una paura incredibile, tiene lo sguardo perso e timoroso, sembra paralizzato e non vuole chiudere le gambe neanche a piangere, mi dica lei che è un esperto come si fa a ballare decentemente in questo modo, come possiamo andare il venerdì sera alla tanguera se questo mi sta  perennemente a gambe larghe e fa mille smorfie di sofferenza.

Lui insiste a non volersi operare perché si vergogna, ma nello stesso tempo non rinuncia alle nostre serate di ballo perché ha paura che lo pianti per mettermi con Piercarlo che è tanto che mi fa la corte e che balla pure bene.

Io dico che se le emorroidi se le fosse fatte venire due o tre anni fa sarebbero stati fatti suoi e anche fatti intimi, ma proprio ora non ci stava, non lo doveva fare ora che possiamo far vedere a tutti quanto siamo diventati bravi.

E poi, che sarà mai ! sapesse quante dobbiamo sopportarne noi donne, altro che emorroidi !

Mi dica come devo fare per farlo ballare decentemente senza tante storie. Guardi un po’ se gli dice qualcosa lei che è così autorevole.

Sua arrabbiata

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 Mia cara tanguera non ti arrabbiare

La tua missiva mi riporta indietro di molti anni a un’estate trascorsa in quel di Bagnara Calabra. Facevo l’aiuto cuoco nel campeggio Miramonti, si chiamava miramonti anche se era sul mare perché il proprietario aveva nostalgia della Val Sugana dove aveva fatto il militare, il periodo più bello della sua vita.

C’era una cameriera di nome Carmela, bella tosta e abbronzata con capelli nerissimi e  un accenno di baffi; furono tre mesi di calore e fatica diviso tra la cucina arroventata dai fornelli ed i mucchi di fieno tagliato, arroventati anch’essi dalla nostra passione.

Per tenermi su Carmela mi rimpinzava fin dal primo mattino di cibarie locali  salsicce, soppressate, capicolli, morsello e nduja di Spilinga perché, sosteneva,  “cu mangia i bon’ura, cu nu pugnu scascia nu muru” ovvero “chi mangia di buon ora, con un pugno sbriciola un muro“.

Dentro, sopra e sotto a questo cibo regnavano sempre abbondanti dosi di  peperoncino di Soverato dalle  alte qualità aromatiche e terapeutiche.

In effetti ero perennemente in tiro e Carmela era radiosa e serena.

Ebbene dopo un paio di mesi di questa cura tonificante mi ritrovai con una infiammazione paurosa alle parte basse. Non mi potevo quasi muovere perché il minimo sfregamento con mutande o calzoni mi martirizzava il sopracoscio. Più che focoso ero diventato infuocato e, ti garantisco, non era una goduria, l’unico refrigerio era quando stavo a mollo immerso nello splendido mare calabro.

Finalmente l’estate finì e me ne tonai al nord, ma ci volle un mese a semolino e purea, naturalmente assunti per via orale, per rimettermi in sesto il deretano.

Capisco le difficoltà che provi, ma la sola idea di ballare con l’infiammazione o, mi sia consentito il termine, l’emorroidi, mi fa accapponare la pelle, per questo credo che dovresti avere più pazienza col tuo uomo.

Le emorroidi sono un’esperienza sgradevole per chiunque le abbia provate e la maggior parte delle persone sono piuttosto imbarazzate nel parlarne al dottore.

Bisognerebbe interrompere l’attività danzerina fino a quando non sia sfiammato, se tuttavia non volete perdere l’esercizio ed insisti a farlo ballare procuragli almeno qualcosa in grado di lenire il dolore, magari  ricorrendo a antichi rimedi naturali e casalinghi.

Come primo intervento potresti provare con pannoloni ripieni di ghiaccio sbriciolato da indossare al posto degli slip, poi dovresti amorevolmente preparare con le tue sante manine impiastri a base di erbe varie come la corteccia di pietra, la radice della quercia bianca e la nocciola di strega.

La radice di pietra è conosciuta per la riduzione della pressione interna, la corteccia della quercia bianca serve per rinforzare le vene ed arrestare lo spurgo e infine la nocciola di strega, che non ha niente in comune con la strega Nocciola di zio Paperone, è usata come agente antinfiammatorio, pare infatti che si comporti  come un magnete che attira  all’esterno lo sporco, nel frattempo elimina le tossine ambientali, l’acne e restituisce vigore ai gerani del terrazzo.

Naturalmente avrai l’occasione di dimostrare la tua abnegazione ed il tuo vero interesse nei confronti del tango applicandogli personalmente queste pozioni con periodicità quotidiana, mattina e notte, tramite un delicato massaggio sulla pelle umida attraverso un morbido movimento circolare.

Evita il contatto di questi impiastri con gli occhi e, sopratutto, lascia perdere Piercarlo.

PS
Fai tanti saluti al grande maestro Diego de la Vega.

Scuole di ballo

Oggi parliamo di scuole di ballo.

Al solo termine di scuola qualcuno si impressionerà ma qui non si tratta di scuola dell’obbligo, a queste scuole si va volontariamente si paga e si accettano regole e insegnamenti fino a quando regge voglia e pazienza e, soprattutto, si può smettere quando ci pare.

Agli inizi del secolo ho frequentato due scuole di ballo:

la prima era un vero spasso, abbiamo trascorso quattro divertentissimi mesi di serate di lunedì in palestra sotto la guida di un maestro pressappochista che ci ha insegnato la nobile arte del passo base del merengue  e del cha cha cha.

Non abbiamo imparato un tubo, ma ci siamo fatti un mucchio di risate.

Era una bella combriccola,  una dozzina di sfigati poco disciplinati e poco propensi al ballo che andavamo lì per ridere dopo una giornata di lavoro e preoccupazioni.

La frase preferita del maestro era “con voi divento ricco !” nel senso che per portarci ad un livello decente sarebbero occorsi anni e anni di lezioni.

Non è andata così, abbiamo smesso tutti per manifesta incapacità.

Un paio di anni più tardi ci siamo lasciati coinvolgere in un’altra scuola, non dico quale, per affrontare ancora i latini, in effetti eravamo fissati coi latini.

A questo giro c‘era invero più professionalità, ma  siamo arrivati un po’ tardi e ci hanno piazzato in una specie di corso differenziato per zucconi.

Abbiamo smesso dopo un mesetto quando abbiamo visto provare la rueda a sessantenni scosciate, non volevamo correre rischi di fare quella fine.

Cosa abbiamo imparato ? niente però almeno non ci ha fatto passare del tutto la voglia.

Infine due anni fa siamo approdati casualmente a Candeglia con la sensazione che sarebbe stato un ulteriore buco nell’acqua: un sacco di allievi, due maestri giovani e belli, corso già iniziato da quattro mesi, e noi sempre più vecchi, figuriamoci !

E’ andata che questa volta, inattesa, insperata è avvenuta la magia, è scattato quel non-so-che che trasforma un passatempo in una passione, nella passione che senti dentro che potrebbe accompagnarti per sempre.

E’ una alchimia, una magica miscela fatta di maestri, di compagni, di ambiente, di assistenti e della consapevolezza dell’ultimo tentativo.

E’ il  mistero che  ci accompagna in certe scelte felici della vita, la scintilla che scocca improvvisa e fa scoprire un nuovo mondo.

Oggi si chiude la nostra terza stagione di ballo e il nostro pensiero va ai nostri cari maestri Fabio Sacconi e Katia Foderi e alla loro bella e florida scuola di ballo Progetto Danza Toscana.

A loro dobbiamo quel che abbiamo imparato, a loro il grazie di cuore per il tempo che ci hanno dedicato e per ciò che ci hanno trasmesso. a loro dobbiamo soprattutto i momenti di felicità trascorsi sulla pista da ballo.

C’è una morale in tutto questo ? Boh, noi abbiamo avuto fortuna e al terzo tentativo abbiamo beccato la scuola giusta, ma non è detto che per tutti valga la stessa cosa, comunque se fossi in voi a ottobre una scappatina in Candeglia dopo cena ce la farei ……..

Rimini, Rimini …….

Questa volta parlerò di me.
E così è passato anche maggio, e con maggio i campionati italiani di Rimini, appuntamento agognato da un intero anno fatto di giri a sinistra  e di “su con la testa” e di “giù con le spalle” sopportati proprio in previsione di questa gara.
E’ andata male che più male non si può a causa di quello che incarna  il terrore di ogni ballerino, lo spauracchio nel quale sdegnosamente ognuno pensa e si augura di non imbattersi mai: il fuori tempo !
Ma come,  un fuori tempo alle prime note del primo valzer della prima gara, cazzo !
un errore che ti insegnano a evitare fino dalla prima lezione di collettivo, un errore che con il tuo famoso “orecchio musicale” pensi che non faresti mai, mentre osservi con superiorità i poveretti che l’orecchio proprio non ce l’hanno e devono combattere ogni volta con la frase musicale.
E proprio su quel valzer, quel pezzo che conosco benissimo e che in prova ho ballato dozzine di volte e proprio all’inizio quando più ci piace scivolare e aprire.
Descrivere la delusione e la mortificazione non è cosa semplice: intanto aver trascinato nell’errore la mia incolpevole dama, la responsabilità del tempo è tutta mia, poi il dispiacere di sapere che avremo dovuto e potuto fare meglio, molto meglio, di avere la consapevolezza di non essere nemmeno scesi in pista, di non aver partecipato, quei successivi due balli fatti col cuore in gola, col magone di fare una cosa ormai inutile, di aver buttato una opportunità per inesperienza e scarsa lucidità.
Proprio non ci siamo!
Il fatto è che proprio a Rimini un anno fa era maturata l’idea e la ferma volontà di costruirci un futuro da competitori che vivesse almeno il tempo necessario per partecipare a questa gara, a Rimini un anno dopo.
Su questo obiettivo, invero ambizioso, la mia dama ed io abbiamo investito tempo, passione, denaro e lavorato duramente, settimana dopo settimana con maestri e allenamenti e lezioni e ginnastica e diete, tutto fino a pochi giorni or sono.
La settimana precedente la gara eravamo pronti e concentrati, allenati, tonici e gasati da buoni risultati, poi gli ultimi sette giorni tutto si è andato progressivamente sgonfiando:  allenamenti fiacchi e un fine settimana con nozze in Piemonte, pranzi, cene, viaggi, vino e canti fino a tarda notte, concentrazione perduta e buonanotte al secchio. Faticoso trasferimento a Rimini, nottata in bianco, tossine e tensioni che improvvisamente emergono al mattino e attanagliano gambe e testa, rigidità corporea da cadaveri, nervi a fior di pelle, gola prosciugata e un bisogno continuo di andare in bagno. La ballerina, flessuosa come una  porta di castagno, aveva perso il sorriso e messo su un ghigno pauroso, io cercavo di concentrarmi, ma pensavo solo a quanti minuti avrebbe retto questa volta la vescica.
Poi la ressa al cancelletto di partenza, tanti bravi concorrenti che spingono per conquistare le postazioni migliori come alla marcialonga, tanta gente, tanti inutili consigli dell’ultimo minuto e infine la pista che appare minuscola, troppo stretta per dodici coppie, senza spazio vitale e vie di fuga, gli avversari enormi e minacciosi, due tre coppie che ti si piazzano un metro davanti mentre attacca la musica.
Perduta la gioia di esser lì, perduto l’entusiasmo che ci aveva sorretto per un anno.
Forse inconsciamente il nostro traguardo era esserci e non gareggiare, il viaggio e non l’arrivo, era logico che sarebbe finita così.
La morale
Dalle sconfitte si impara, bisogna imparare altrimenti sarebbe un casino, per questo leggo e rileggo le considerazioni di Vittorio Tognazzi, noto manager e formatore sportivo, e ne riporto uno stralcio significativo:

Lo sportivo e pronto alla competizione quando comprende e vive con il giusto equilibrio le esperienze della vittoria e della sconfitta. Infatti, sono entrambe positive se intese come momento di conoscenza del proprio e altrui limite.
Il saper perdere è un obiettivo che pare utopistico da realizzare, ma la coscienza e la cultura del significato, in senso sportivo, è di facile apprendimento se la sconfitta non viene drammatizzata e colpevolizzata.
Lo sportivo vivrà tutta la vita attraverso vittorie e sconfitte; se sarà in grado di accettarle e superarle non avrà nessun timore di affrontare qualsiasi esame, ostacolo, gara o confronto.

Grande. Però io non sono affatto uno sportivo, sono una merdaccia disposta a corrompere i giudici e a calpestare gli avversari pur di andare avanti, per questo lasciatemi solo con la mia incazzatura fino a che non mi sarà sbollita.
E vaffanculo Rimini e tutti i riministi !

Ekò

Ekò dancing
Via Vecchia Pesciatina, 155 – Lunata (Lucca) tel. 0583 935412
Quando si balla  
venerdì sera revival e moderno con orchestra
sabato sera revival e moderno con orchestra
domenica pomeriggio revival e moderno con orchestra
domenica sera revival e moderno con orchestra
Prezzo  
da 10 euro a 15 euro  
Pista da ballo  
Circolare, 52 passi di circonferenza  
Parcheggio  
Grande, a pagamento, davanti al locale
Dove si mangia  
Non previsto, arrivare già “mangiati”

Dai e dai una sera di primavera qualcuno dei nostri propone di lasciar perdere con le balere di sempre e di provare l’Ekò.

Mi chiedo: sapevano cosa è o non lo sapevano ?

Forse c’erano passati qualche anno prima, forse volevano andare alla scoperta o forse erano semplicemente annoiati dai soliti tradizionali compagni di serata.

Fatto sta che tutta la combriccola si è mossa compatta e fiduciosa un sabato sera, in direzione di Lunata.

Eccoci dunque all’Ekò che si presenta in tutta la sua fierezza con un grande parcheggio e un’insegna verde altissima attorniata da bianche bandiere che garriscono al vento della notte su alti pennoni argentei davanti a una fontana sparluccicante zampilli. Ostrega !

L’ingresso è bello, rifinito, lucido e colorato,  ampio guardaroba, cassiera arcigna che non fa sconti comitiva e distinto signore che controlla i biglietti.

Decisamente abbiamo capito che non siamo nella solita balera.

Poi dentro: una grande struttura circolare, un anfiteatro gradiente pieno di luci e colori, poltrone e divani multicolori ovunque a creare nicchie confidenziali, un grande bar sulla destra, un’altra saletta separata molto tranquilla e un locale karaoke con buon impianto audio e un altro bar, c’è anche la tivu per chi non può proprio farne a meno.

Ai lati salgono due scale elicoidali con corrimano variopinti che portano ad una bella balconata con altre poltrone e altro bar e una gradevole vista panoramica sulla pista da ballo circolare e sulla orchestra.

Il soffitto da dove pendono stelle filanti farfalle e fiori stilizzati, ricorda il tendone del circo, rotondo a cerchi concentrici giallo, rosso, arancio e  verde, negli interstizi fari e faretti luci colorate e  proiettori che tranciano la sala senza pietà.

Il progettista ha mischiato ispirazioni da circo e da juke box, un accampamento nel  deserto e una foresta tropicale, chissà perché mi vengono in mente stromi di pappagalli brasiliani. Un piacere guardare l’insieme e il particolare!

Il dancing nasce nel 1970 per volere di un signorotto della zona, per i disegni e per la realizzazione vengono chiamati i più grandi ingegneri e architetti toscani di quel tempo. La particolarità della costruzione è la cupola composta da piccoli mattoncini rettangolari uno incastrato all’altro, completamente autoreggente e totalmente antisismica.

Da sempre il locale è stato adibito al ballo, nei primi dieci anni di vita ha ospitato le più grandi celebrità di quegli anni: Mina, Patty Pravo, Gino Paoli, Dik Dik, Camaleonti  e tanti altri, il locale allora si chiamava “Golden Boy”.

Successivamente vi fu un cambio di gestione e il nome del locale fu cambiato in “Ekò” e divenne una discoteca.

Nel 1983 infine è subentrata l’attuale gestione che ha rintrodotto il ballo liscio e revival con la musica dal vivo delle orchestre, ha dato al locale un aspetto più accattivante e ha introdotto il Karaoke e l’animazione latino americana con i maestri brasiliani.

A sedere si può comunicare e ci si può appartare in angoletti riservati e discreti. L’impianto luci è possente e senza risparmio i camerieri inappuntabili, la direttrice di sala gentile e disponibile.

Insomma l’impatto è dei migliori, non ci resta che buttarci in pista che è in marmo bianco lucido di Carrara ben levigato e scorrevole, circolare con una circonferenza di cinquantadue passi. Non è grandissima e ha un diametro che non sono riuscito a misurare per la calca, non me la sono sentita di fare una passeggiata attraverso la pista fendendo coppie strette in effusioni amorose, il palco dell’orchestra è  spazioso e profondo su due livelli

Il locale è corredato anche di un giardino estivo, che al momento viene utilizzato solo come giardino per conversazione con musica soft.

Cosa c’è che non va ? Niente, solo  che non è il mio posto, non è quello che mi si confà, non mi calza.

Non è il solito ambiente delle balere tradizionali, delle case del popolo o delle sagre estive per intenderci. Non c’è tanta passione per il ballo liscio, non c’è spazio, né clientela adatta, almeno quella sera lì.

Non si gira, c’è pieno e ci si pesta, coppie stazionano al centro delle sala a darsi confidenze e fare approcci dondolandosi sui fianchi e otturando il passaggio, e non c’è neppure verso di seguire una linea sul bordo pista sempre aggredito da pappagalli intenti a lumare le pupe.

Clientela eterogenea con la voglia di mettersi in mostra: mezza età diciamo dai trentacinque ai sessanta, scapoli, zitelle, separati e divorziate, concubine e nottambuli, playboy dismessi e scarti di vetrina, nani e ballerine, ma anche coppie regolari in cerca di musica.

Di tutto un po’, un circo Barnum dove magari  acchiappare l’avventura di una notte.

Sarebbe la struttura ideale per un night club magari con ristorante raffinato e tavoli apparecchiati a bordo pista, un gruppo jazz che suona classici americani mentre in pista volteggiano languide coppie in una atmosfera ovattata da anni cinquanta, camerieri in smoking e aria rarefatta. Sarebbe magnifico.

Lo spettacolo di questa sera è invece diviso tra una sequenza interminabile di foxtrot, pausa latina con balli di gruppo guidati dalla solita coppia energetica di questi casi, disco music con aspiranti cubisti di ogni genere e di nuovo sequenza di foxtrot e così via a ripetere, senza interruzioni.

Ottima orchestra specie sul revival, ottimi pezzi classici, impianto audio come si deve ed aria rinfrescata da un impianto di condizionamento da palazzetto, casino totale in pista.

Giudizio

Definire l’Ekò una balera non rende giustizia alla categoria dei dancing né a quella delle balere popolari. Il mondo della musica notturna non è fatto di solo liscio e  questo locale compete a buon diritto con il Don Carlos di Chiesina Uzzanese non con le case del popolo e non voglio mischiare le cose.

Sono in imbarazzo nell’attribuire un giudizio: per la struttura sarebbe il punteggio massimo, per la possibilità di ballare il liscio tradizionale il minimo e non lo merita. Segnalo il locale a qualcuno che anziché di patriebalere voglia occuparsi di patriidancing  e anziché la possibilità di ballare come si deve cerchi compagnia per una sera.

Due ballerini

Buon divertimento.

La posta del cuore: Demetria

Gentile signor Ivano, fermo posta del cuore del SAMBA

Mi scuso se mio italiano non è buono, io sono Demetria della provincia di Ruda Śląska in Polonia e faccio badante a vecchio sporcaccione con tante mani qui in vostro bello paese di Italia da due anni. Lavoro per guadagnare denaro per mettere da parte e tornare in mia Ruda Śląska e conosco solo mia sorella Petrovna che abita in città lontana in Belgio e anche lei badante, ma di donna vecchia bizzosa e non maschiaccio voglioso.

Mio problema è che quando io vado al ballo al locale Frigidaire il sabato sera che è libero da mio lavoro di badante, tutti i maschi che ballano con me vogliono subito pomiciare  e palpare mio culo e mie tette senza perdere tempo invece di fare ballare a me tango e valzer viennese. Io devo difendere me tutto il tempo e tirare calci e schiaffi di arti marziali che io imparato da bimba in palestra militare di Ruda Śląska. Ma a me dispiace vedere uomo a terra dolorante che regge parti basse e dice me “brutta zoccola tornatene a tuo paese” perché io menato forte per difendere mie tette.

Io voglio solo ballare tango e valzer viennese in Frigidaire che è unico sala da ballare in questo paese in Italia dove vive vecchio sporcaccione.

Io grande amante di ballo ma volere sesso solo con mio marito che aspetta in mia città di Ruda Śląska e bada i campi di cavolfiore.

Come posso ballare e basta senza essere palpata in questa Italia di pari opportunità ?

Demetria un poco sconsolata

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Mia cara Demetria

Benvenuta in Italia.

La tua storia mi riempie di nostalgia perché mi riporta indietro di tanti anni quando ancora esisteva quella benedetta cortina di ferro che lasciava nell’arretratezza i paesi che stavano dall’altra parte ed io ogni estate caricavo l’utilitaria di penne bic e calze di nylon e mi facevo un mese di bagordi dalle vostre parti: un anno in Ucraina, uno in Romania, uno in Cecoslovacchia  e così via. Un anno sono pure passato nel tuo magnifico paese, ma onestamente non ricordo proprio se sono capitato a Ruda Śląska, del resto il posto contava il giusto per me e devo dire di non aver mai visto molto del paesaggio.

Mi son fatto tutte le campagne dell’est meglio di Napoleone, vivevo come un re e con le donne era una pacchia senza fine.

Che bei tempi.

Poi è caduto il muro di Berlino e il progresso e la globalizzazione ci hanno portato a questo livellamento incolore e ora tu sei qui da noi e ti trovi in condizioni analoghe ed opposte: anche tu attiri i maschi come le mosche ma non ti accontenti più di due accendini e quattro penne bic, purtroppo i tempi sono cambiati, ma la testa degli italiani no.

Devi sapere che il maschio latino come sente parlare una bella figliuola con accento slavo perde la testa ed allunga le mani, si tratta di un movimento inconscio, un riflesso condizionato presente nei nostri geni profondamente tamarri.

Il consiglio che ti posso dare Demetria è di farti più repellente che puoi: innanzitutto nascondi tutte le forme davanti e didietro con camicioni asessuati tipo vestaglia, metti una cuffia in capo per nascondere le fluenti chiome bionde, non so come sei tu ma quelle che bazzicavo io erano tutte bionde, usa scarpe ortopediche e grossi calzettoni di lana, non tingere unghie  e labbra e cerca di colorare di nero quella bella ed eccitante peluria bionda delle braccia, infine disegna con il pennarello marrone qualche verruca sul bel viso rotondo.

Insomma sarai un vero cesso al Frigidaire, così facendo non ti disturberà nessuno ed avrai ottenuto il primo risultato, ora bisognerà trovare chi ti faccia ballare un tango o un valzer viennese e qui non so proprio cosa dirti, chi vuoi che inviti a  ballare un cesso ambulante ? I maschi ti rifuggiranno come la peste, ma non si può pretendere tutto e subito qui in Italia.

L’unica possibilità sono quegli sciagurati di omuncoli sfigati che se ne stanno negli anfratti del locale nascosti agli occhi di tutti a guardare con invidia gli altri che si divertono, agguantane uno e a trascinalo in pista sperando che sappia ballare decentemente.

Può anche essere poi che nonostante tutta questa mascheratura ci sia qualche  marpione che indovinando le tue vere forme nascoste ti inviti a ballare con il solo scopo di andare al sodo, non so se mi capisci,  beh in quel caso ritengo che un piccolo premio se lo meriterebbe, non credi ?

Beautiful

Beautiful Dance
Via San Bartolo a Cintoia, 95 – Firenze tel. 055.786356
www.arci-sbartolo.it info@sbartolocircolarci.it
Quando si balla  
venerdì sera boogie boogie con disk jockey
sabato sera liscio e revival con  orchestra
domenica sera liscio e revival con orchestra
Prezzo  
inferiore a 10 euro  
Pista da ballo  
21 passi x 15 passi  
Parcheggio  
grande, a fianco e di fronte al locale
Dove si mangia  
a piano terra nel circolo Arci ristorante e pizzeria I Murales aperto venerdì sabato e domenica

Da  più di venti anni è un punto di riferimento per i ballerini di liscio di Firenze e dintorni. Situato all’Isolotto, quartiere popolare e popoloso, vanta una storica fama di circolo dinamico, perfettamente inserito nella società cittadina.

La struttura è moderna e funzionale: a piano terreno la grande pizzeria ristorante, al primo piano la sala da ballo e nel seminterrato il guardaroba.

Si salgono le scale e gli addetti alla pista ci accolgono con garbo indirizzandoci verso un tavolo libero, mentre andiamo sono attratto dai ballerini che viaggiano fluidi come treni  al centro della sala, la  pista in piastrelle lucide è grande e scorrevole, alle pareti tendaggi scuri intervallati da stretti specchi, ai due estremi due apparecchi tv appesi alle pareti, casomai qualcuno volesse seguire il tiggì nel caos della serata.

Il bar staziona in una angolo ed ha prezzi miti, le sedute non sono il massimo della vita.

Ecco, l’aspetto negativo di questa bella sala sono le sedie ancorate in gruppi l’una con l’altra modello cinema o sala conferenze. Probabilmente erano nate per questi scopi e risultano adattate per necessità.

In effetti la pista predomina nel grande salone  e se lo mangia in gran parte, va bene per ballare, ma non si agevola la conversazione.

In compenso la selezione dei gruppi orchestrali  è effettuata con scrupolo e varietà in sodalizio con la Vegastar e si ascolta della buona musica.

Ultima trovata la combinazione pizza e boogie woogie del venerdì sera: con modica spesa si fa l’una e l’altro accompagnati e guidati da disck jockey di eccezione,  trovate che dimostrano la vitalità del circolo.

Il Beautiful gioca le sue carte migliori sulla pista, l’orchestra e la tradizione

Tira su una media di duecento persone a sera con punte fino a duecentocinquanta  che è il massimo che può assorbire; ci sono stato con questo pienone e in effetti eravamo un po’ tanti per muoversi in pista, ma ce l’abbiamo fatta comunque.

I ballerini provetti conoscono il locale e lo frequentano con assiduità, la presenza stabile di scuole di ballo di vario genere ne favorisce la diffusione fra gli addetti.

E’ per questo che i balli di gruppo sono confinati in specifici intermezzi e non  invadono mai i pezzi classici da ballo tradizionale.

Sarà per il nome, per l’impianto luci soffuso, per la sua tradizione, per le orchestre, o per chi lo frequenta, ma questo locale ha l’aria raffinata, chic per usare un termine un poco desueto, per questo spicca e si esalta in un panorama dove non si privilegia questo aspetto.

Gli addetti sono numerosi, squisitamente gentili e si danno un gran da fare, e vi faranno sentire in un ambiente confidenziale.

Si realizza magicamente una indovinata contraddizione: un ambiente familiare e ricercato allo stesso tempo.

Giudizio: si va sul sicuro nella migliore tradizione di ballo, la pista è assolutamente da provare, ma sappiate che quando sarete lì è molto meglio ballare che starsene seduti nello stretto. Non adatto a quelli a cui piace stare a guardare, ottimo per chi ama volteggiare. Si balla fino alle due del mattino e il tempo vola.

Wonderful Beautiful !

Due ballerini  e mezzo