Le indagini del maresciallo Battaglia – 11° – Altopascio

Il giorno 15 ottobre c.a. la volante contraddistinta col numero 41/bis avente a capo pattuglia il maresciallo Battaglia che trovavasi in  auto con l’autista agente semplice Tasselli Gerardo  mentre l’ausiliario Rino Badalà si posizionava al lato della strada statale con la paletta alzata al fine di comminare contravvenzioni  fermava una autovettura di marca  Polo Volkswagen di colore begiolino che procedeva con andatura definita sospetta. 

All’altolà fermi o sparo pronunciato dal Badalà imbracciante la paletta rossa  l’autovettura si fermava sul ciglio della strada. Affacciatosi   con cautela al finestrino  il milite notava una moltitudine indistinta di arti inferiori e superiori all’interno della vettura e insospettito dal caos che regnava dentro estraeva prontamente l’arma di ordinanza peraltro munita di sicura, intimando agli occupanti di scendere cautamente uno alla volta e con le mani in alto.

A questo punto la pattuglia assisteva incredula ad una scena raccapricciante in quanto dalla Polo  scendeva una folla di occupanti di ogni razza, specie ed età.

Su quell’auto, stretti come sardine, erano state infatti stipate  dieci persone. Il maresciallo Battaglia spinto dalla curiosità era frattanto sceso dall’autopattuglia e richiedeva i documenti al conducente,  tale Radu Ciobanu trentenne di origine rumena ma  residente a Capannori disoccupato e nullatenente che dichiarava la propria estraneità ai fatti in un italiano definito approssimativo.

Il Ciobanu risultava non essere in possesso di patente o di altri documenti, ma solo di una tessera nominativa del FrescoMarket di Altopascio che veniva posta sotto sequestro cautelativo. Gli altri nove passeggeri declinavano la loro nazionalità che risultava essere mista fra italiana, marocchina e albanese, tutti di età compresa tra i 20 e i 30 anni, alcuni dei quali con precedenti penali e non. L’auto intestata a un certo conte Manfredi di Ripafratta risultava inoltre priva di assicurazione, con la revisione scaduta da quattro anni, le gomme usurate e i fanali posteriori di stop non funzionanti. Dal controllo incrociato effettuato con la centrale conseguivasi che il Ciobanu non solo non era in possesso di patente ma neppure ne aveva mai fatta richiesta e possedeva bensì precedenti penali di ubriachezza molesta e maltrattamento di animali da cortile. Difficile mettere insieme così tante infrazioni. L’ausiliario Badalà spalleggiato da tutta la pattuglia, comminava una contravvenzione record di euro 10.420 di cui 5mila solo per la guida senza patente e per la quale il Ciobanu testualmente  affermava “Pazienza, tanto soldi non ci sono !”

La macchina è stata posta sotto sequestro  tramite intervento di carro attrezzi e la moltitudine degli occupanti è stata rilasciata a piede libero. Il Ciobanu è stato tradotto senza manette alla centrale per la prova del palloncino e per dare una lezione alla popolazione giovanile del luogo. Il giudice preliminare deciderà con calma cosa fare.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzanteAgente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

http://iltirreno.gelocal.it/lucca/cronaca/2018/10/12/news/in-dieci-su-una-polo-priva-di-assicurazione-multa-da-6mila-euro-1.17346259?ref=search

Le indagini del maresciallo Battaglia – 10° – Pisa

In data 25 settembre si presentava qui davanti a me verbalizzante tale Marta Sandretti di anni 52 nubile e illibata residente a Vecchiano di professione guida turistica la quale trovavasi per lavoro a transitare nel percorso turistico alternativo denominato “Curiosando di qua e di là” che percorre alcuni camminamenti lungo le case adiacenti le mura di Pisa.

La Sandretti stava procedendo unitamente a  gruppo di quarantaquattro  famelici turisti di ogni genere e nazionalità sul suddetto percorso quando da un giardinetto, posto a circa metri sei, protendevasi verso di loro con fare definito minaccioso un individuo di razza bianca impugnante un fucile di grosse dimensioni che così appellava il nutrito gruppo: «Andate via, cosa avete da guardare brutte merde ? andate via sennò vi sparo».

A seguito di tale minaccia armata alcuni turisti in età avanzata venivano colti da malori di varia natura quali svenimenti, vomito, fuggi fuggi e diarrea e si veniva quindi a creare un panico definito incontrollabile nella comitiva.

Al termine del caos la Sandretti effettuava la conta tramite appello nominale con alzata di mano dal quale appuravasi  che quattro anziani di genere maschile e femminile dovevano ricorrere alle medicazioni della Misericordia per ecchimosi sparse da calpestio maldestro. Inoltre una coppia effettuante il viaggio di nozze d’oro originaria di Wuttenberg (Germania) risultava dispersa  fino a tarda notte quando veniva rintracciata in una cappella mortuaria  di proprietà della famiglia Nencini nell’adiacente camposanto monumentale.

Poscia la suddetta Sandretti si faceva carico di sporgere  denuncia contro ignoti, peraltro riconoscibili, per minaccia  a mano armata, offese a turisti stranieri e non, provocazione e lesioni multiple e abbandono di anziani.  

In data di ieri 29 settembre, come la famosa canzone, veniva inviata sul camminamento in oggetto una pattuglia investigativa formata dal maresciallo Battaglia e dall’ausiliario Badalà, in quanto il terzo componente agente semplice Gerardo Tasselli stazionava nell’auto volante parcheggiata in temporaneo divieto di sosta.

Dopo accurate ricerche percorrendo il suddetto camminamento turistico il maresciallo Battaglia veniva minacciato anch’esso da una coppia agguerrita e, disvelatosi, appurava che trattavasi di tale Joele Pancani di anni 65 e della sua legittima consorte Nadia Lottini in Pancani di anni 65 anche lei, pensionati  residenti nell’appartamento posto al numero civico 2 della strada adiacente il didietro delle mura di Piazza dei Miracoli di Pisa.

A seguito di sopralluogo trattavasi di appartamento di modeste dimensioni ad equo canone godente di una superba vista sulle mura stesse e sul camminamento sopra citato.

Di fronte al persuasivo e stringente interrogatorio effettuato in loco  i due  Pancani ammettevano il proprio comportamento e lo giustificavano asserendo che ogni giorno, tre volte al giorno una manipolo di sfaccendati turisti di ogni genere e religione transitavano davanti al loro giardinetto  gettando sguardi invasivi e spesso commentando in maniera malevola le loro abitudini alimentari ed il loro abbigliamento definito casual o trasandato. Il Pancani sosteneva altresì di essere stato oggetto in alcune circostanze di lancio di noccioline e banane da parte di turisti parlanti lingue straniere, forse americane.

I due coniugi protestavano con veemenza e intendevano sporgere denuncia contro numerosi ignoti per disturbo della quiete familiare e calunnia acciocché venisse fatta giustizia nei loro confronti in quanto non beneficianti di alcun corrispettivo economico per queste visite con sosta, bensì essendo vittime di sbeffeggiamenti ilari e non.

I due intendevano inoltre richiedere i danni materiali e morali  alla agenzia “Viaggi Ardimentosi srl” organizzatrice dei tour “Curiosando di qua e di là”.

Il maresciallo Battaglia trovavasi quindi nella invidiabile posizione di essere il terzo fra i due litiganti e procedeva di autorità  al sequestro dell’arma, un fucile a pallettoni e ad una cartucciera piena di cartucce a sale grosso fatte a mano dalla tesso Pancani.

A questo punto nei confronti dell’uomo sarà celebrata al più presto l’udienza di convalida dell’arresto e anche della donna per favoreggiamento  e contestualmente il processo che si svolgerà oggi stesso con rito direttissimo.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzante Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

http://iltirreno.gelocal.it/pisa/cronaca/2018/12/02/news/punta-un-fucile-contro-i-turisti-sulle-mura-basta-guardare-dentro-la-mia-proprieta-1.17521860

Le indagini del maresciallo Battaglia – 9° – Capannori

Alle ore 07.00 di questa mattina si presentavano qui davanti al sottoscritto piantone verbalizzante il signor Genesio Baccolini fu Giovanni di Turrita di Siena celibe e incensurato fino a questo momento e il signor Attanasio Furgiuele originario di Pozzuoli nullatenente seppure perito informatico, i quali venivano qui scortati dalla pattuglia comandata dal maresciallo Battaglia nelle loro vesti dei due litiganti.

Ma veniamo ai fatti

Nel corso della serata quasi notturna di ieri sera in località Capannori si stava svolgendo presso il Bar Stellarossa di proprietà di tale Xu-Xiaohao-Kozu di origine cinese una partita di calciobalilla a due ritenuta molto accesa dai testimoni avente in palio una serie di bevute per tutti gli avventori nel corso della quale venivano segnati molti goals da parte della squadra degli omini di colore rosso manipolati dal Baccolini tramite manovra detta “frullone”, modalità non prevista dalla contesa secondo il regolamento vigente nel bar Stellarossa essendo essi qualificati come non professionisti del settore calciobalilla.

Nonostante le reiterate proteste del Furgiuele il Baccolini insisteva svariate volte nella effettuazione del suddetto tiro a frullone infliggendo numerosi punti all’avversario ed avviandosi quindi a concludere  trionfalmente la partita  a proprio favore.

All’ennesimo utilizzo del tiro proibito ed alle parole che secondo le testimonianze il Baccolini rivolgeva all’avversario “Te tu sei una sega a biliardino!” il Furgiuele evidentemente esasperato dalla tattica aggressiva dell’avversario aveva una reazione dai più definita sopra le righe in quanto estraeva dalla tasca posteriore dei calzoni una pistola scacciacani a pallini di gomma parecchio dura  ed esplodeva alcuni colpi in varie direzioni, dette anche a casaccio, colpendo una fila di bottiglie del bancone, due avventori di striscio e più che altro il torace del Baccolini.

A questo punto scatenavasi una baraonda generalizzata all’interno del Bar Stellarossa e mentre il proprietario cinese chiamava utilizzando la lingua italiana il pronto intervento i due contendenti più un folto numero di avventori procedevano ad una rissa tramite spintoni, calci e numerosi cazzotti.

Il caso volle che la pattuglia volante comandata dal maresciallo Battaglia trovassesi  nelle vicinanze di ronda presso il cinema Eden dove veniva proiettato il film a luci rosse “Malattie veneree”   e quindi poteva intervenire nel giro di pochi minuti.

Al  sopraggiungere della pattuglia i contendenti che erano già fuoriusciti dal locale e si trovavano nella strada antistante ove proseguivano incessantemente i combattimenti, tentavano di allontanarsi il Baccolini a piedi e il Furgiuele salendo su una autovettura Clio verde con targa VY 345 GH, indi detto Furgiuele dava una sgommata dai più definita poderosa e si dirigeva ad andatura costante verso il Baccolini colpendolo nel posteriore tramite  cofano anteriore e gettandolo a terra ove veniva trascinato per metri dodici.

Dopo di che il Furgiuele, non sazio, scendeva dall’autovettura impugnando  il cric e, nonostante il timido  intervento dell’ausiliario Badalà, cercava di calarlo sul cranio del Baccolini inerme.

Il maresciallo Battaglia decideva quindi di intervenire e provvedeva  ad applicare una scarica di botte al Furgiuele tramite il  manganello d’ordinanza  annientandone le velleità e quindi a tradurlo ammanettato mani e piedi in centrale.

Trasportato al nosocomio di Capannori al Baccolini veniva riscontrato oltre allo scioc  emotivo, anche un politrauma e contusioni sparpagliate dappertutto che i medici giudicavano guaribili in un mese e quindi dimesso avendo firmato la liberatoria sanitaria.

L’arma, una modello 92 di scacciacani modificata calibro 8 marca Bruni con canna di 15 centimetri è stata sequestrata.

Presentatisi qui davanti a me verbalizzante i due contendenti rifiutavano una pacificazione bonaria in quanto il Baccolini intendeva sporgere denuncia per aggressione a mano armata e tramite autovettura nei confronti del Furgiuele mentre costui gridando “ommesfaccimmo”  tentava ancora di colpirlo tramite una sedia facente parte dell’arredo del commissariato centrale. 

Nei confronti dell’uomo sarà celebrata al più presto l’udienza di convalida dell’arresto e contestualmente il processo che si svolgerà oggi stesso con rito direttissimo.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzante Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

http://iltirreno.gelocal.it/lucca/cronaca/2018/11/18/news/spara-al-rivale-del-calcio-balilla-e-lo-travolge-con-la-macchina-1.17475024

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Le indagini del commissario Battaglia – 8° – Correggio

Alle ore 23.30 circa di ieri notte, cioè quella che precede oggi, l’agente semplice Tumiriello Genesio in servizio di piantone notturno veniva svegliato da un sonno ristoratore da una telefonata allarmata con la quale un individuo maschile richiedeva aiuto utilizzando le testuali parole:

“Presto ….. aiuto…… madre santa .. ….la mi’moglie mi vuole sparare.”

Scossosi dal giustificato torpore l’agente Tumiriello richiedeva ulteriori informazioni al chiamante: generalità, data di nascita, domicilio fiscale, estremi della patente di guida e ultimo ma non ultimo (?) l’indirizzo dal quale stava chiamando.

A tali precise richieste, utili peraltro alla compilazione del modulo PIC 112 del manuale del pronto intervento celere, l’individuo rispondeva in maniera piuttosto concitata declamando solo l’indirizzo che appuravasi essere quello di Piazza degli Ortaggi  della ridente località di Correggio senza peraltro specificare il numero civico, dettaglio che come vedremo rivestiva la sua importanza.

A questo punto pur insistendo per reperire i dati mancanti per la compilazione del  modulo con il richiedente aiuto che farfugliava frasi sconnesse, l’agente Tumiriello allertava la pattuglia di ronda notturna con l’altro telefono in dotazione al centralino, in quanto detto centralino ha per l’appunto più apparecchi telefonici a disposizione come da regolamento.

Veniva quindi allertata subitamente la pattuglia comandata dal maresciallo Battaglia che trovavasi in  auto con l’autista agente semplice Tasselli Gerardo  e l’ausiliario Rino Badalà posizionato alle sue spalle. La pattuglia stazionava in località Fosdondo nelle vicinanze di una passeggiatrice abusiva conosciuta come Luana che peraltro stava opponendo resistenza verbale alle forze dell’ordine. Lasciata perdere momentaneamente la passeggiatrice abusiva, l’auto si dirigeva a folle velocità lungo la strada provinciale in direzione di Correggio e precisamente sul luogo denunciato dal richiedente aiuto e quivi giungeva in circa dodici minuti avendo polverizzato ogni precedente  record di celerità sebbene con qualche danno secondario ad alcune autovetture parcheggiate sul lato destro della strada.

Giunti in Piazza degli Ortaggi la pattuglia si mostrava incerta sul palazzo nel quale effettuare l’intervento di soccorso, il maresciallo Battaglia comandava allora l’ausiliario Badalà affinché suonasse con insistenza tutti i campanelli dei palazzi circondanti la piazza al fine di reperire quello giusto. Il Badalà eseguiva di buon grado tale fanciullesca mansione e al sesto tentativo, dopo aver raccolto diversi insulti ed improperi da numerosi cittadini risvegliati in piena notte, individuava la casa giusta nella fattispecie l’appartamento posto al piano secondo del numero 17 intestato a Filippo Santiloni di Varazze quivi domiciliato e residente con la moglie Ardia-con-l’accento sulla-i Benesperi.

I  militi piombavano subitamente nell’appartamento e quivi rinvenivano la signora  Ardia-con-l’accento sulla-i Benesperi con in mano una Luger 08 (talvolta chiamata P08 Parabellum) che agitava in maniera maldestra e minacciosa in varie direzioni declamando le seguenti parole: “ Quel porco mi tradisce, se non mi fa subito vedere il cellulare gli sparo, sorbole !”.

Facendosi scudo col corpo recalcitrante dell’ausiliario Badalà, il maresciallo Battaglia abbastanza esterefatto intimava l’altolà alla Benesperi che come risposta traccheggiava, nel frattempo l’agente Tasselli piombava alle sue spalle e con una decisa mossa di arte marziale detta ta-che-vondo stendeva  a terra la donna e le montava sopra con  tutto il peso del corpo schiacciandola pesantemente sotto i suoi novanta chili vestiti.

Mentre la donna guaiva dal dolore e dalla frustrazione il maresciallo provvedeva ad apporre le manette ai polsi ed a recuperare la pistola e indi procurarle un paio di scariche a scopo intimidatorio tramite il nuovo storditore elettrico modello X26 in dotazione alla pattuglia.

Avendo ridotta finalmente al silenzio la Benesperi  si sentiva aprire cautamente la porta del bagno posto in fondo al corridoio a sinistra e una testa di uomo affacciavasi nel vano della porta. Tale testa risultava appartenere al corpo del richiedente aiuto Santiloni Filippo di anni 40 coniugato, impiegato statale e incensurato fino ad oggi, il quale uscendo lentamente dal bagno  si presentava in vestaglia da camera color azzurro e ciabatte di pelo e tutto tremante passava accanto alla donna ammanettata e ancora  distesa a terra esanime sotto il possente corpo dell’agente Tasselli.

Riportata una calma apparente nell’appartamento il maresciallo  sottoponeva a stringente interrogatorio il Santiloni al fine di ricostruire l’accaduto e veniva così a sapere che la signora  Ardia-con-l’accento-sulla-i Benesperi, scoperto che il marito aveva inserito una nuova pass-uord al cellulare, non  poteva più controllare il registro dei messaggini detti uo-zap in entrata ed uscita e quindi non poteva verificare le scappatelle amorose di costui. In preda a un attacco di gelosia parossistica la signora aveva pertanto recuperato la pistola Luger del marito malamente custodita nel cassettone e l’aveva minacciato di morte e danni materiali permanenti se non le avesse rivelato la nuova pass-uord del telefonino. Vista la mala parata il Santiloni, avendo evidentemente  qualcosa di sessuale da nascondere dentro il cellulare, temeva di rimanere vittima di insana gelosia, e si era barricato in bagno recando seco il telefono con il quale aveva allertato il centralino del comando.

Questi i fatti prontamente ricostruiti dal maresciallo Battaglia.

A questo punto non restava che tradurre la signora incatenata in cella di sicurezza con  l’accusa infamante di minaccia  a mano armata nei confronti del coniuge, rissa e resistenza passiva a pubblico ufficiale e quivi trattenuta in attesa di processo sommario.

Al signor Santiloni veniva sequestrata la pistola Luger il porto d’armi, la patente di guida e il cellulare di marca cinese che viene consegnato alla autorità giudiziaria onde verificare la cronologia dei messaggi amorosi da archiviare come prova agli atti processuali.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzante Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

https://gazzettadireggio.gelocal.it/reggio/cronaca/2018/11/13/news/minaccia-il-marito-con-la-pistola-mostrami-il-cellulare-o-sparo-1.17460911

Le indagini del maresciallo Battaglia – 7° Titignano

Il giorno 6 novembre u.s. alle ore 16 un autoveicolo Hyundai modello Atos di colore rosso con targa AB 789 CD irrompeva nell’area di servizio del distributore della nota marca petrolifera cu-eit sito in località Titignano al chilometro 27 della  FI-PI-LI direzione LI, dove LI sta per Livorno, con andamento oscillatorio sussultorio del tipo zigzagante. L’autovettura viaggiava a velocità sostenuta e ondivaga fuori controllo motivo per cui urtava una fila di cartelloni espositivi recanti i prezzi dei carburanti e quattro secchi di plastica ad uso clientela per lavaggio andando poi a fermare la sua corsa contro la pompa del gasolio contrassegnata dal numero 2.

Assistendo alla scena al sicuro dal suo gabbiotto il gestore dell’autopompe chiamava il pronto intervento e questo allertava la pattuglia volante di servizio che nella fattispecie risultava essere quella costituita da:

autista alla guida agente semplice Gerardo Tasselli, sedente davanti al comando maresciallo Battaglia al di cui didietro si posizionava l’ausiliario Rino Badalà.

La pattuglia era in corso di pedinamento a bassa velocità di una autovettura recante alcune donne di genere femminile in abiti succinti per constatare dove fossero dirette quando allertata dell’urgenza dal piantone di servizio decideva con riluttanza  di dirottare verso l’autopompa di Titignano di cui sopra, ove pergiungeva alcuni minuti più tardi a forte velocità e sirene spiegate.

Qui giunta la pattuglia si avvicinava a piedi in ordine sparso alla autovettura e quivi rinveniva seduta sul sedile in posizione definita semisdraiata una donna di colore bianco che brandiva amichevolmente una bottiglia di limoncello da litri due marca “Sorrento” già in parte consumata dalla quale attingeva ripetuti sorsi di liquido giallo.

Insospettito dalla ilarità della donna il maresciallo Battaglia le intimava di scendere dalla autovettura e di consegnare la bottiglia e comandava all’ausiliario Badalà di effettuare la prova del palloncino alla suddetta.

La donna spalancava di colpo lo sportello urtando con violenza la parte anteriore pelvica dell’ausiliario Badalà che si stava avvicinando e sbattendolo a terra dolorante indi poi scendeva recalcitrantemente dall’auto ed estraeva con difficoltà i documenti dalla borsetta dai quali dimostravasi essere tale Manrica Favero di anni 50 separata, di professione portalettere residente a San Giuliano Terme.

Approntandosi  quindi alla redazione del verbale a suo carico per danneggiamento di proprietà privata petrolifera e mettendola repentinamente di fronte alle sue responsabilità civili e penali la Favero assumeva un atteggiamento definito languido e pregava i verbalizzanti di soprassedere tramite ammiccamenti, al diniego opposto dal maresciallo Battaglia la suddetta Favero decideva improvvisamente di slacciare la camicetta di colore verde chiaro e gettarla  a terra rimanendo in reggipetto a  coppa  traforato  color nero posizionando ambedue le mani sotto al seno medesimo in una offerta erotica nei confronti dei militi strizzando a più riprese l’occhio sinistro in atteggiamento provocatorio.

Nonostante la titubanza mostrata dall’ausiliario Badalà, la reazione del maresciallo Battaglia era ferma e tesa a scoraggiare ogni avance sessuale della Favero.

A questo punto la medesima, visti vanificati i suoi tentativi corruttivi, si alterava vieppiù e si gettava impetuosamente contro tale Demetrio Gaggini, di professione paramedico che si trovava sul luogo in quanto curioso.

Scaturiva quindi una focosa colluttazione nel corso della quale la Favero mordeva ripetutamente il paramedico a numerosi arti superiori e inferiori procurandogli lesioni multiple.

Il maresciallo Badalà si trovava quindi costretto a comminare alla Favero una serie di scariche elettriche tramite dissuasore modello X26 in dotazione alla pattuglia atte a stordirla procurandogli ustioni e abrasioni varie.

Ridotta all’impotenza l’indemoniata  veniva ammanettata e tradotta nella camera di sicurezza della caserma in attesa del procedimento per direttissima per guida in stato di ebbrezza alcolica, lesioni multiple volontarie a paramedico  e resistenza a pubblico ufficiale. La maggior parte dei convenuti si sono costituiti parte civile.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzante

Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

http://iltirreno.gelocal.it/pisa/cronaca/2018/10/27/news/si-offre-di-fare-sesso-con-i-poliziotti-per-evitare-il-verbale-1.17397107?ref=search

Le indagini del maresciallo Battaglia – 6° Stabbia

Addì 16 ottobre dell’anno corrente si verbalizza l’intervento effettuato  tramite la pattuglia di ronda così composta: autista alla guida della vettura agente semplice Gerardo Tasselli, sedente anteriore destro maresciallo Battaglia al cui didietro si posizionava l’ausiliario Rino Badalà.

I fatti:

Nella serata di ieri 15 ottobre perveniva una  telefonata al centralino di servizio con la quale una voce di genere femminile rotta dal tremore raccontava che il proprio vicino di casa la stava aggredendo ripetutamente in località Stabbia.

Veniva immediatamente allertata la pattuglia volante sopra specificata che stava stazionando nei pressi del negozio di alimentari gestito da tale Luana Battocchi detta “la panaia” di anni 25  sulla quale girano da alcuni mesi voci inquietanti di adescamento a scopo prostituivo.

Avvisati della urgenza i militi abbandonavano a malincuore la sorveglianza e si precipitavano a sirene spiegate e fari rotanti azzurri a led verso l’abitazione della richiedente soccorso della quale peraltro non conoscevano l’ubicazione poiché il piantone di servizio al centralino si era dimenticato di chiedere l’indirizzo preciso dell’aggressione.

Si trovavano quindi costretti a percorrere numerose strade e vicoli della località Stabbia a forte velocità procurando danni collaterali a cassonetti, motorini ed auto in sosta nel disperato tentativo di rintracciare la chiamata quando dopo una mezz’ora di folle corsa si ritrovavano finalmente sul luogo del delitto che dimostravasi essere posto in Via del Salsero 12.

Qui giunti scendevano dall’auto e di fronte ai fari a led che illuminavano a giorno la zona si trovavano dinanzi a uno scenario apocalittico composto  da vasi di terracotta infranti a terra, piante di geranio e rododendri sparpagliate, frutta, verdura, un pollo disossato, fustini di detersivo di varie marche e molteplici barattoli di marmellata di marca Citterio infranti e una  signora richiedente aiuto barricata sul terrazzino della propria abitazione posta al primo piano con un energumeno di sesso maschile che da piano terra continuava a lanciare oggetti di varia natura nella sua direzione colpendola e non.

Il maresciallo Battaglia prontamente intimava l’altolà all’aggredente e ordinava all’ausiliario Badalà di avvicinarglisielo con lo scopo di circuirlo e catturarlo.

L’ausiliario Badalà recalcitrava più volte combattuto fra  la imperiosità dell’ordine impartitogli e la foga dell’energumeno, poi, con l’ausilio di un poderoso calcio nelle terga sferratogli dal maresciallo stesso a scopo di sollecito, si decideva ad affrontare l’aggredente il quale a sua volta sguainava all’improvviso non si sa da dove una katana giapponese del XVIII° secolo di pregevole fattura e della lunghezza di cm. 80 e lo minacciava puntandogliela con cattiveria proprio in mezzo alla gola gridando “ora vi sgozzo tutti, razza di merde !”

A questo punto l’ausiliario Badalà retrocedeva addosso al maresciallo Battaglia mentre con una repentina iniziativa l’autista della volante agente semplice Gerardo Tasselli lanciava la vettura verso l’aggressore e lo stendeva a terra con un perfetto colpo nelle reni del cofano anteriore. A quel punto potevano intervenire a completamento dell’operazione gli altri due militi che zompavano addosso all’aggressore e tramite dissuasori elettrici modello X26 in dotazione alla pattuglia lo stordivano procurandogli ustioni e abrasioni varie.

Dai documenti estratti dal corpo esanime deducevasi che trattavasi del trentasettenne Alvaro Cacangelo originario di Pozzuoli con precedenti penali per risse e abuso di corpi contundenti, residente da numerosi anni a Stabbia in Via del Salsero 13 ovvero vicino di casa della vittima aggredita, il soggetto stazionava dunque davanti a casa sua a lanciare suppellettili sulla vicina.

Il Cacangelo ancora stordito veniva raccolto da mani pietose e tradotto al nosocomio di Cerreto Guidi dove gli venivano diagnosticate diverse escoriazioni da scossa elettrica, una forte colica renale e alcuni pestoni minori guaribili in diversi giorni s.c..

Il maresciallo Battaglia provvedeva quindi a raccogliere le testimonianze e rassicurare la difendente la quale risultava essere tale Nencioni Rosaria di anni 54 nubile atta a casa e il di lei fratello Nencioni Onofrio di anni 56 che prudentemente, vista la mala parata, stava al riparo nel tinello di casa non volendo correre rischi inutili e rinchiudendo la sorella all’esterno sul terrazzino. 

Pare che il litigio fra  Cacangelo e i fratelli Nencioni sia stato originato dalla pungente  rivalità dei propri animali domestici, nella fattispecie di cani, di cui un carlino di marca molossoide di nome Eusebio di proprietà dei fratelli Nencioni ed un ci-ua-ua  femmina di nome Fedora di proprietà del Cacangelo. Nello specifico pare che Eusebio cercasse  ripetutamente da alcuni giorni di montare la Fedora senza il permesso del proprietario.

A lungo andare questo corteggiamento inevaso aveva fatto infuriare il Cacangelo che aveva reagito con inusitata violenza verbale e non.

A seguito della puntuale ricostruzione dei fatti il Cacangelo veniva dichiarato in arresto, prelevato a forza dal nosocomio di Cerreto Guidi,  incatenato ai ceppi e messo in camera di sicurezza  blindata con l’accusa infamante di  aver scagliato vasi e suppellettili varie fra le quali una busta della spesa all’indirizzo dei due fratelli (colpendo la donna che ha riportato lesioni), aver danneggiato l’auto di pattuglia urtando il cofano col proprio corpo e spaccato gli specchietti ed i paraurti delle due estremità della vettura e minacciato i militari. La katana veniva altresì requisita e messa agli atti in una busta robusta.

Il colpevole veniva dunque assicurato alla giustizia affinché farebbe il suo corso.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto e dal maresciallo Battaglia. Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

http://iltirreno.gelocal.it/empoli/cronaca/2018/10/16/news/ferisce-la-vicina-e-spacca-auto-e-vasi-poi-minaccia-i-carabinieri-con-la-spada-1.17358719?ref=search

Le indagini del maresciallo Battaglia – 5° Camaiore

Addì 20 luglio dell’anno corrente si verbalizza l’indagine effettuata nei giorni precedenti dei quali poi saremo più precisi dalla pattuglia mobile al comando del maresciallo Battaglia.

La pattuglia risultava così composta: autista alla guida agente semplice Gerardo Tasselli, sedente davanti maresciallo Battaglia al didietro del quale si posizionava l’ausiliario Rino Badalà.

Il giorno 12 luglio u.s. la pattuglia stava stazionando in località Fiumetto dinanzi alla abitazione di tale Fernanda Bucelli di anni 39, incensurata, nubile, a suo tempo fidanzata con il sopracitato maresciallo Battaglia, sorvegliandone  i movimenti  quando veniva richiamata dal centralino per un intervento urgente al supermercato Esselunga del Lido. Accese le luci rotanti azzurre e la sirena di ordinanza l’autovettura lasciava l’appostamento e si recava a tutta velocità verso il luogo segnalato attraversando molteplici semafori recanti colore rosso ed invadendo la corsia rotabile ciclistica  causando spavento e apprensione in numerosi bagnanti di ritorno dalla spiaggia che si trovavano inopportunamente a transitare in quel preciso momento.

Giunti nel parcheggio del supermercato, del quale non faremo più il nome per non fare pubblicità occulta, la pattuglia raccoglieva la deposizione della signora Concetta Tasselli, di anni 75 abitante a Camaiore in Via delle Pulci 12, incensurata e pensionata delle ferrovie, attraverso la cui testimonianza si ricostruivano i fatti occorsi:

Era passato da poco mezzogiorno e la signora Tasselli, che a precisa domanda non intrattiene alcuna parentela con l’agente di pattuglia Gerardo Tasselli, usciva dal supermercato ….. omissis…… con  la busta della spesa quando un tizio di marca albanese piuttosto malvestito e tarchiato le si avvicinava  con la scusa di aiutarla e le afferrava subitamente la catenina d’oro per estirpargliela dal collo gettandola a terra. Intendesi la vecchia e non la catenina.

Con grande presenza di spirito la signora Tasselli reagiva attaccandosi tramite morso dei denti al braccio del tizio che per reazione strattonava violentemente l’arto e la bocca della signora riuscendo a liberarsi della stretta e si allontanava fuggendo in direzione lungomare su una bicicletta rubata lì per lì con il braccio sanguinolento e la dentiera appartenente alla Tasselli in esso conficcata come un pugnale, inseguito vanamente da una  folla urlante composta da tre o quattro passanti.

Giunti sul luogo del misfatto il maresciallo Battaglia comandava di prestare il primo soccorso alla signora Tasselli mentre inviava l’ausiliario Badalà in perlustrazione tramite piedi dell’area circostante in cerca delle tracce dell’uomo di genere albanese. Quantunque non entusiasta l’ausiliario Badalà  procedeva svogliatamente percorrendo alcune strade intorno al supermercato  …… omissis ….. sotto il sole dell’una di pomeriggio che era cocente e ritornava un’ora dopo non  avendo raccolto alcuna testimonianza utile, bensì perlopiù sudato.

La signora Tasselli colpita da sciok e dalle escoriazioni subite nella selvaggia lotta doveva  ricorrere alle cure dei sanitari del nosocomio versiliese  che le comminavano  un referto di sette giorni più due, salvo complicazioni. Il maresciallo Battaglia faceva sgomberare la piazza e indi poi raccoglieva la denuncia della Tasselli contro  ignoti albanesi per scippo e furto con destrezza di una catenina d’oro del valore di euro  1.500 e una dentiera del valore di euro 2.000.

Quanto sopra  per quanto riguarda l’incidente occorso con scippo in data 12 luglio.

Il maresciallo Battaglia, pur continuando a svolgere le proprie mansioni di sorveglianza e pattugliamento alla abitazione della signora Bucelli, non dimenticava la faccenda e manteneva lo sguardo vigile e la mente attenta in  attesa di acciuffare colui che nell’immaginario collettivo era oramai soprannominato il ladro della dentiera.

La sorte volle che in data 18 luglio c.a.  un anonimo cittadino esemplare e bagnante occasionale mentre si recava a fare due passi sul bagnasciuga del bagno Cicogna di Viareggio calpestasse inavvertitamente un corpo estraneo procurandosi una lacerazione  al piede sinistro e meglio guardando nella sabbia, assieme a residuati organici non definiti e mozziconi di sigaretta, rinvenisse una dentiera.

Molto civilmente l’anonimo bagnante consegnava la protesi al bagnino il quale a sua volta rapidamente la sbolognava ai vigili urbani del luogo che procedevano ad emettere un cartello di avviso nella bacheca sindacale del comando.

“Il proprietario della dentiera è invitato in questo ufficio per ritirarla nel termine di un anno a decorrere dalla data di pubblicazione del presente avviso, con avvertenza che trascorso inutilmente il termine fissato, l’oggetto sarà consegnato al ritrovatore. Astenersi perditempo”.

A questo punto essendosi il maresciallo Battaglia recato presso il Comando di polizia municipale al fine di farsi togliere una multa per sosta in doppia fila comminata a tale Cesira Tognozzi, nubile di anni 38 parrucchiera, notava con la coda dell’occhio l’avviso esposto e veniva colto da fulminea illuminazione.

Facendo dentro di sé due più due il maresciallo collegò il ritrovamento con lo scippo da lui rilevato giorni prima e facendo valere il proprio grado, si fece consegnare la dentiera per ulteriori indagini penali.

Rientrato in caserma il maresciallo comandava l’ausiliario Badalà affinché questa mattina raggiungesse l’abitazione della signora Concetta Tasselli in Via delle Pulci 12  recando con se il corpo del reato e la sottoponesse ad un test di adattabilità fisiologica ovvero inserisse la dentiera nelle fauci della signora Tasselli per verificarne la compatibilità.

Molto recalcitrante l’ausiliario Badalà si convinse alla fine ad eseguire l’ordine dietro patteggiamento di una licenza straordinaria di giorni tre e si recò al domicilio della vittima dove effettuò “manu propria” la prova con risultato positivo: dentiera e cavità orale combaciavano perfettamente.

Il caso fu quindi risolto parzialmente in data odierna con soddisfazione della signora Tasselli. Proseguono senza sosta le ricerche dell’individuo di genere albanese a tale scopo il maresciallo Battaglia richiede alla squadra scientifica la prova del DNA sulla dentiera.

https://www.lanazione.it/toscana/cronaca/2012/07/15/744435-ladro-furto-dentiera.shtml

http://iltirreno.gelocal.it/cecina/cronaca/2014/08/30/news/dentiera-in-spiaggia-i-vigili-a-caccia-del-padrone-1.9843297

Le indagini del maresciallo Battaglia – 4° Formia

Erano le ore 01.00 circa del mattino di questa notte quando il piantone di servizio notturno agente semplice Tumiriello Genesio veniva svegliato da un telefonata anonima.

Dopo aver risposto più volte “Pronto chi parla ?” senza avere alcuna risposta l’agente Tumiriello si metteva ad ascoltare e percepiva rumori di fondo sospetti come di rufolamenti affannosi provenienti  dal telefono chiamante ed alcune voci sommesse che scambiavano il seguente colloquio, come da registrazione conservata su nastro magnetico:

“……Vedi se nel cassettone ci sono gioielli”

“Già fatto, c’è solo una collanina “

“Ma guarda te che morti di fame “

“Sei stato te a voler entrare qui. Io sarei andato nell’appartamento di sopra”

“Cazzo, abbiamo sbagliato casa !”

Il piantone Tumiriello mostrando un brillante spirito investigativo effettuava la ricerca usando la funzione “trova il mio telefono” e rintracciava il numero chiamante che nella fattispecie era costituito da un cellulare localizzato in Via Rocca Tebalda 36 in località Cicerone.

A questo punto con una fulminazione di pensiero il piantone si rendeva conto di assistere telefonicamente ad un furto in piena regola e chiamava immediatamente  la pattuglia volante di servizio.

Veniva quindi allertata la suddetta pattuglia volante notturna composta dall’agente semplice Gerardo Tasselli, alla guida della vettura, dal maresciallo Battaglia sedente anteriore, e dall’ausiliario Rino Vadalà sedentegli didietro. La pattuglia stava effettuando appostamento in località lungomare di Formia presso il noto ritrovo danzante Excelsior dove si esibisce un gruppo folcloristico di ballerine brasiliane da tempo sospette di adescamento.

Appena ricevuta la telefonata dalla centrale la pattuglia si dirigeva a sirene spiegate e con i fari rotanti a led azzurri verso località Cicerone colpendo inavvertitamente  a causa della forte velocità una serie di motorini in sosta che venivano abbattuti senza conseguenze per i passeggeri che peraltro non erano presenti.

Giunti davanti  al civico 36 di Via Rocca Tebalda la vettura vedeva passare davanti ai propri fari a led due individui incappucciati a forte velocità di gambe sicuramente atleti molto allenati che sfrecciavano via. Senza perdere tempo in un inseguimento dall’incerto esito il maresciallo Battaglia comandava all’ausiliario Badalà affinché gli facesse strada nell’appartamento indicato dal piantone e seguendo lui a distanza di sicurezza per un questione di grado. Il Badalà seppure recalcitrante piombava dunque in casa e a gran voce intimava l’alt anche se non scorgeva nessuno, quando entrati nel tinello in formica dell’appartamento scorgevano un individuo di genere maschile munito di passamontagna che stava disperatamente cercando di cancellare la cronologia delle chiamate dal suo telefono cellulare di marca Samsung Galaxy che risultava essere di origine cinese.

Circondato l’uomo i componenti della pattuglia insospettiti dal passamontagna di colore scuro, lo gettavano a terra piombandogli addosso e comminandoli numerose scariche con il  nuovo storditore elettrico modello X26 in dotazione alla volante.

L’uomo cadeva in stato di intronamento epilettico e si riprendeva solo dopo svariati minuti.

Ripresosi dal malessere fu accertato che trattavasi di tale Carlo Nardoni di anni 46, originario di Napoli, con numerosi precedenti penali e non,  che fu trovato in possesso di un passamontagna e di un borsello contenente attrezzi da scasso e parte della refurtiva composta da diversi oggetti d’oro ed alcuni in peltro, il quale suddetto Nardoni nel corso del furto aveva inavvertitamente premuto il tasto di chiamata rapida del 112 salvato fra i preferiti confondendolo evidentemente con il numero della fidanzata, tale Rossella Anastasi di Caserta, incensurata.  

Il Naldoni è stato quindi arrestato dal maresciallo Battaglia e tradotto in catene nelle camere di sicurezza del comando di Scauri,  provincia di Latina, in attesa di essere processato con rito direttissimo. Per gli altri due complici fuggitivi proseguono incessantemente le ricerche lungo il litorale laziale e non.

Il comando centrale proporrà un encomio ed un richiamo all’agente Tumiriello Genesio autore di una brillante deduzione investigativa ma reo di essersi addormentato durante il turno di guardia notturno.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto

Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

https://roma.repubblica.it/cronaca/2018/10/14/news/chiama_per_sbaglio_il_112_mentre_svaligia_appartamento_ladro_maldestro_arrestato_a_formia-208928462/?ref=search

Le indagini del maresciallo Battaglia: 3 – Capalbio

Addì 24 settembre dell’anno corrente alla mia presenza si verbalizza la deposizione del maresciallo Battaglia per un intervento effettuato nella serata di ieri 23 settembre tramite la pattuglia di servizio di cui egli maresciallo deteneva il comando essendo il più alto in grado gerarchico.

La pattuglia risultava così composta: autista alla guida della vettura agente semplice Gerardo Tasselli, sedente davanti maresciallo Battaglia al cui didietro stava l’ausiliario Rino Badalà.

La pattuglia si trovava in zona Capalbio per monitorare presunta attività criminosa di personaggi non ancora identificati in travestimento femminile che frequentano da alcuni mesi tale strade e a causa dei quali si sono avute numerose lamentele dai residenti rispettabili.

Si verbalizza come di seguito:

“Erano le ore 19 circa quando mentre stavamo percorrendo la strada poderale della Crocetta in direzione Aurelia notavamo un’autovettura di colore marrone poggiata sul lato della strada in posizione nella quale poteva creare turbativa al traffico, peraltro assente.  Decidevo quindi di comandare l’ausiliario Badalà affinché accertasse se detta auto si trovasse in stato di guasto o semplicemente parcheggiata.

Poiché l’auto risultava aperta nello sportello anteriore lato guida l’ausiliario Badalà decideva autonomamente di azionare la suoneria del volante ed emettere un suono di richiamo. A tale circostanza si notava un movimento sospetto nel canneto adiacente la strada poderale, in particolare notavasi una testa con riccioli spuntare tra le canne con aria interrogativa. A questo punto decidevo seppure a malincuore di uscire dall’abitacolo della vettura di servizio e avvicinarmi cautamente alla figura sospetta.

Fatti alcuni passi nel canneto e dopo aver immerso i piedi in una pozzanghera di mota di notevoli dimensioni ivi presente, mi sono avvicinato a distanza di sicurezza dalla testa ed ho acclarato trattavasi di uomo maschio di età adulta in posizione fetale. Ho intimato l’alt seppure egli fosse già fermo e ne ho chiesto le generalità e cosa stesse facendo accucciato a terra. A domanda l’uomo rispondeva con le testuali parole “Non lo vede ? sto cacando !” senza peraltro declinare le generalità.

A questo punto insospettito dal tono evasivo della  risposta ho comandato l’ausiliario Badalà affinché si avvicinasse ulteriormente  all’individuo ed effettuasse un accertamento sul medesimo. Seppure recalcitrante l’ausiliario si avvicinava a tal punto da afferrare per un braccio l’individuo e sollevarlo quel tanto sufficiente per accorgersi senza ombra di dubbio che l’uomo seppur avesse i  calzoni  abbassati alle caviglie conservava le mutande nella loro posizione naturale e soprattutto che non vi erano tracce di defecazione recente.

Insospettito da tutto ciò facevo condurre all’auto di servizio l’uomo ancora con i calzoni abbassati per sottoporlo a stringente interrogatorio.

Da questo desumevasi che trattavasi di tale Erminio Gualandi di anni 68, di origini abruzzesi ma residente da anni nelle campagne capalbiesi, con precedenti penali per reati contro il patrimonio.

A questo punto l’ausiliario Badalà suggeriva una perlustrazione del territorio circostante ed io decidevo di effettuare la perlustrazione stessa.

Dopo circa un’ora di ricerche infruttuose l’ausiliario Badalà richiamava la mia attenzione in una zona poco distante dalla strada. Incatenato saldamente il Gualandi in manette allo sportello della sua auto ci recavamo quindi in forze dove richiamati dal collega e qui con somma sorpresa reperivamo una refurtiva composta da:

  1. una batteria da trattore da 100 Ah
  2. una torcia a batteria
  3. una vanga con manico in legno
  4. quattro confezioni di Kinder Bueno
  5. una bottiglia di birra Ichnusa ancora chiusa

A questo punto risultava evidente che l’uomo accucciato a terra anziché espletare le proprie funzioni corporali stesse semplicemente nascondendosi al nostro sguardo per proteggere la refurtiva e financo lui medesimo.

A precisa domanda in tal senso il Gualandi rispondeva celandosi dietro mutismo e quindi ci trovavamo autorizzati a condurlo al comando centrale per gli accertamenti del caso e l’incriminazione. Qui giunti il Gualandi, cedendo allo stringente interrogatorio condotto dal sottoscritto,  confessava di aver rubato la batteria e gli altri oggetti da un mezzo agricolo parcheggiato in un campo poco distante dal luogo del ritrovamento.

Una volta risaliti al proprietario, un agricoltore residente a Capalbio Scalo e terminati gli accertamenti, è stata restituita la refurtiva al legittimo proprietario, che dimostrava molta contentezza perché  altrimenti non avrebbe potuto lavorare l’indomani.

Per il ladro è scattata la denuncia per furto aggravato.”

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto e dal Maresciallo Battaglia

Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

http://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2018/07/10/news/ruba-batteria-di-un-trattore-e-si-nasconde-in-un-canneto-1.17047456

Tre umarell… – 24° Y llegó el último día: desde Madrid en casa

L’ultimo giorno non fu il più bello del loro viaggio perché sentivano la fine dell’avventura  e provavano un pizzico di malinconia. Prima però c’era Madrid, l’ultima cosa da vedere.

Il vecchio forestale che avrebbe fatto da guida in quella mini escursione perché già c’era stato altre volte, li buttò giù dal letto, o dalla sedia per meglio dire, alle sei spaccate. Non aveva chiuso occhio e non vedeva l’ora di mettere in marcia la comitiva. Stranamente colse gli altri due che pisolavano dopo una notte lunga e tomentosa ma non gliene poteva fregare di meno, Depositati i bagagli  presero la metropolitana in direzione centro città e sbarcarono in Plaza del Sol che era ancora buio pesto.

Nella piazza deserta c’erano solo ubriachi che concludevano le sbronze della notte precedente con le ultime birre e gridavano ad alta voce. Tutti i bar erano chiusissimi nel centro di Madrid alle sette di mattina. Strade e piazze deserte, tutto sprangato, qualche auto della policia che lampeggiava nella notte a sorvegliare. Questo fu l’impatto dei nostri umarelli con la grande capitale . E fu un impatto quantomeno strano.

Alle sette e mezzo finalmente un bar aprì e si fiondarono dentro a mangiare briosce e churros  fritti. Il bar era antico, quasi vecchio, ed era vicino ad un delizioso mercatino in cristallo, ovviamente chiuso. Traccheggiarono un pochino e poi partirono e videro l’alba di Madrid.

La città iniziò a svegliarsi pigramente dopo e otto, quando il traffico si infitti e i madrileni decisero che per piacere o per forza la giornata andava incominciata  anche se non ne avevano alcuna voglia. Era più facile incontrare turisti pimpanti che cittadini. Questa cosa che in Spagna e a Madrid in particolare  si viva più volentieri di notte che di mattina piaceva moltissimo al ballerino di liscio che pensava che con questi orari si sarebbe trovato proprio bene.

Girarono a piedi in strade magnifiche, enormi, lucide e pulite, accompagnati da un sole sfacciato e da un caldo che non provavano da una dozzina di giorni. A Madrid c’erano un sacco di cose da vedere, ma ogni minuto che passava la stanchezza si faceva largo dentro di loro ed ogni monumento, palazzo o piazza non faceva l’effetto che avrebbe meritato.  

Diciamo la verità, quella escursione a Madrid pensata mesi prima non era stata una scelta saggia bensì una emerita cazzata, ma ormai erano in ballo e ballarono fino a quando le forze li supportarono.

Un paio d’ore più tardi nella mattina e dopo aver camminato per qualche chilometro, ma tanto ormai non ci facevano neanche più caso, ripresero volentieri la metropolitana per tornare all’aeroporto e affrontare l’ultimo ostacolo burocratico al bancone della Ryanair con i documenti farlocchi del camminatore.

Con grande sollievo la cosa funzionò anche se fu necessario qualche chiarimento nel loro fluente spagnolo. Il camminatore fece l’unica sparata del viaggio davanti all’ultima hostess che controllava i biglietti immediatamente prima di metter piede sull’aereo. Forse non ne poteva più, aveva tenuto tutto dentro per tutti quei giorni facendo finta di nulla e poi sbottò con chi semplicemente aveva chiesto se si trattasse di una fotocopia o di un originale.

Così è la vita. Lui ebbe il suo sfogo, gli altri due omarelli lo squadrarono stupiti e severi e la hostess lo guardò come se fosse stato trasparente e tirò di lungo e gli omarelli salirono sul velivolo.

In questo volo non ci fu da raccontare niente al vicino di posto anche fosse stata una femmina provocante perché erano già con la testa a casa.

E a casa arrivarono a sera e si salutarono e ritrovarono il loro bagno pulito, le loro camerette immacolate e le spose pazienti. Tutto era andato bene, ce l’avevano fatta ad andare, a camminare e anche a tornare a casa.

Tutto era quindi finito.

Santiago Resumen Final

Fine della storia ?

E così siamo arrivati alla fine di questa avventura appagante come non avrei mai sperato,  vissuta e assaporata con gioia giorno per giorno, passo dopo passo facendo completamente mio il detto che il cammino stesso è la meta.

Ho iniziato questo diario di viaggio molto prima di partire, avevo bisogno di raccontare a qualcuno le sensazioni che andavano prendendo forma in me dopo che  ci siamo incontrati di nuovo, insieme come una volta e ancora capaci di fare qualcosa di elettrizzante.

Negli ultimi anni avevo scritto tante cose sulle mie passioni senili: il ballo, le commediole, il blog, gli sketch per radio divertendomi un sacco, ho poi scritto la storia delle radici della mia famiglia  a beneficio dei miei figli, ma ancora mancava un capitolo importante della mia storia: la narrazione dell’amicizia. Questo viaggio me ne ha dato l’occasione.

Tanti amici ho avuto nella mia fortunata vita, fortunata anche perché con tante persone ho vissuto esperienze e giorni tanto semplici quanto indimenticabili. Molti sono passati e non di tutti ricordo i nomi o il volto, con altri sono stati rapporti fugaci durante brevi periodi intensi che mi hanno lasciato sempre un poco più maturo: la scuola, l’università, il Guelfi magnifico esemplare di Montecatinese, Josè Fornelli, Ruggiu e le corse dei cavalli, la montagna, il servizio di leva, Claudio con i suoi problemi fisici, Alessandrini di Ancona, Olper di Trieste,Travi che mi insegnò il lavoro di fureria e quel bersagliere con i baffoni biondi che esclamava “minchia bollita” con accento romagnolo e di cui non ricordo il nome. La squadra di hockey e i suoi pittoreschi giocatori, i pakistani, Ciccio il frate che amava Che Guevara, e poi i colleghi di lavoro, Luca che mori giovanissimo, e gli amici di montagna, lo sfortunato Angelo, quelli di ballo, di volontariato, di musica, figure che anche se per poco tempo sono state importanti, alcuni un vero esempio di vita, e poi voi, vecchi amici di giovinezza tralasciati e ritrovati con lo stesso entusiasmo che avevamo da  ragazzi mitigato dalla consapevolezza dell’età.

E gli amici sono proprio così certe volte devono stare molto vicini altre volte allontanarsi e lasciare spazio.

Valeva davvero la pena ritrovarsi, ridere ancora, sognare ancora, progettare ancora, andare, osare, vivere, perché in fondo noi siamo sempre gli stessi: siamo i ragazzi della Via Paal che si schierano solidali, siano i Goonies circondati da esseri terrificanti, siamo i compagni di Stand by Me alla scoperta della vita e della morte, siamo i signori delle mosche sull’isola deserta,  siamo i moschettieri del re, siamo esseri unici che si riconoscono uno nell’altro, da sempre.

E alla fine di questa piccola avventura che ci ha tenuti legati ancora una volta io vi ringrazio amici miei, quelli che sono stati in cammino e quelli rimasti a casa ad aspettare, omarelli fuori e adolescenti nell’animo, il mio cuore è con voi, voi avete visto in me qualcosa che ci ha tenuto legati per tutto questo tempo,  con nessun altro io so essere così come voi mi conoscete.